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Alla fonte della fantasia.




Recensione brani in italiano degli Alter egO:
cassettina
26/09/2010






Nessun brano ascoltabile per gli Alter egO



alter ego

 

I brani in inglese degli Alter egO

 

Di Yuri Lucia.

Eccomi di nuovo qui, dopo un po' di tempo, forse troppo, a parlare nuovamente degli Alter egO  e dei loro brani, prendendo però questa volta in considerazione la loro produzione in inglese.

Produzione che interessò sia la "riscrittura" di brani prr renderli più appetibili ad eventuali mercati esteri, sia la scrittura di testi ex novo, per nuovi brani.

Premetto che, come ho già detto, non ho assolutamente nulla né contro i gruppi italiani che decidono di scrivere i testi in lingua in inglese, né tanto meno contro i gruppi che decidono di riproporre i propri testi in questa lingua.

Capisco che, effettivamente, a livello discografico, ci siano delle pressioni in questo senso o, semplicemente, si possa reputare giusto tentare questo tipo di approccio.

Non riesco però a non provare un certo dispiacere, pensando che alla fine il conquistare o meno i mercati esteri possa essere considerato un segno "indispensabile" per il successo di gruppi che suonano un certo genere quando forse, in realtà, si ingora il mercato potenzialmente più prolifico, quello di casa propria.

Se un gruppo non vende in G.B. o USA perché non dovrebbe essere considerato valido o di successo? Perché viene ignorato e snobbato anche quando produce brani di grande caratura compositiva e di grande impatto emotivo come quelli che scrivevano gli     Alter egO? Senza contare che, in ambito pop ad esmepio, ci sono tanti artisti italiani che riscono a vendere anche a l'estero, e non parliamo di poche migliaia di copie, portando le proprie canzano nella propria lingua madre.

Troppo facile parlare dei soliti nomi e di immigrati nostalgici perché ci sono persone come la Pausini, Ramazzotti o Irene Grandi che attirano nelle loro arene un pubblico giovane, non necessariamente di origini italiane. Certo, a molte delle persone che leggono questa recensione potrebbe venire da pensare che sto prendendo ad esempio artisti che si cimentano in un genere molto diverso da quello degli Alter egO ma sostanzialmente, cosa cambia? Perché chi suona Rock o Metal deve per forza scrivere testi in inglese? Perché l'italiano, il nostro italiano, non va bene?

Ricordate gli Herois del Silencio? Io si! Erano spagnoli e cantavano in spagnolo e questo non gli ha impedito di scrivere bei pezzi rock. Non era Progressive Metal ma nemmeno pop.

Perché non possiamo costruire una scena nostra? Con artisti nostri che cantino nella nostra lingua? Perché, ad esempio, in Germania o Francia, o Spagna e Portogallo, o nel Sud-America dovrebbero essere meno seguito di gruppi che scrivono i testi in inglese? Andiamo! Non venitemi a dire che la conoscenza dell'albionico idioma in quelle nazioni è superiore a quella posseduta mediamente dagli italiani perché sapete benissimo che è un semplice luogo comune!

Provate a parle in inglese con un francese o con un tedesco e poi venite a raccontarmi!

Dunque, sfoghi a parte, per cui tra l'altro mi scuso, passo a recensire i brani degli Alter egO.

Premetto che, nonostante nei brani recensiti sia stata la lingua inglese per i testi, la vocalità molto particolare e, per me, bellissima di Stefano Paparcone non ne risente., sebbene, forse, ci sia qualche momento di "imbarazzo", più di natura piscologica che altro, per cui la sua voce non esplode pienamente come nei brani in italiano. Si tratta però per l'appunto di momenti ma in generale il suo lavoro dietro il microfono non è meno notevole ed encomiabile rispetto ai precedenti lavori.

I tre brani di cui parlerò sono postumi rispetto al concept-demo Messia del Silenzio, e probabilmente avrebbero dovuto comparire in un nuovo disco.

Quello che ho notato, in generale, oltre all'ottimo livello tecnico, come nei precedenti, è stato qualche richiamo in più al Prog di matrice '70es e alla musica fusion. Tra l'altro, come ho già scritto altrove, Alessandro Benvenuti, l'eccezionale chitarrista di questo grande e, purtroppo, al momento intattivo gruppo, continua a lavorare proponendo una fusion molto moderna e godibile anche ai neofiti del genere.

The Jungler

Non esito a dire che questo brano avrebbe davvero potuto conquistare i mercati anglofoni. Il riff di chitarra è accattivante e grintoso e la voce di Stefano si sa innestare con il giusto spirito in una canzone che trascina ed è contraddistinta, tra l'altro, da un bellissimo assolo di Alessandro che si trova a proprio agio tanto negli sweep quanto nelle tecniche di legato e che non perde mai in "cantabilità" delle sequenze che esegue, evitando così di mettere in fila una semplice serie di esercizi funanbolici ma regalandoci un vero e proprio a solo, del tutto integrato nella canzone.

Dr. Jekil Serenade


Apertura ariosa, molto Rock Progressive, con Stefano che che ci regala una bellissima prova. Bravissimi entrambi i Benvenuti,  Gianmarco e Alessandro, sia nell'assolo, giocato su un duetto botta e risposta tastiera-chitarra e una menzione in particolare a Gianmarco che dona una marcia in più ad una canzone già di per sé molto efficace e bella.

Choices

La canzone è una bella mistura tra linee dirette e cambi di ritmici, catturando con il ritornello che entra a lungo nella testa e difficilmente, se ne va via. C'è la "solita" grande prova di Paparcone che mi ha davvero conquistato. Un cantante molto al di sopra di tanti suoi colleghi nostrani e non. L'assolo di Ginamarco è molto bello ma purtroppo, una registrazione non proprio perfetta, svilisce un po' quello di Alessandro. Va fatto un encomio speciale anche a Armando Croce e Johnny Mazzolla che, insieme, formano una sezione ritmica affiata e molto versatile.

In definitiva, tirando le somme, grandi emozioni nell'ascolto di questi tre brani e tanto rimpianto di non averli trovati in un bel disco, fatto e finito, dove avrebbero meritato di essere.

Unico nata negativa, la qualità generale delle registrazioni, problema riscontrato anche nei brani in italiano. Si parla comunque di un livello accettabile per un ascolto ma con i soldi ed il produttore giusto...



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







   









Yuri Lucia.


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