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Alla fonte della fantasia.




Recensione brani in italiano degli Alter egO:
cassettina
26/09/2010






Nessun brano ascoltabile per gli Alter egO



alter ego

 

I brani in Italiano degli Alter egO

 

Di Yuri Lucia.

Sono ufficialmente arrabbiato

So che una recensione dovrebbe essere imparziale, condotta persino con un certo distacco professionale ma non essendo io, per fortuna, un critico di professione mi concedo il lusso, legittimo o meno che sia, di esprimere in piena libertà la mia opinione.

Negli anni ’90  nacque il così detto Prog Metal che ha avuto vari precursori, riconosciuti o meno che siano a seconda dei gusti e delle opinioni personali ma che ebbe di per certo i suoi più importanti rappresentanti, anche qui che piaccia o meno, nei Dream Theater che con il disco Images e Words, anche se mi si potrebbe obbiettare che il loro esordio avveniva già nel’89 con When Dream and Day Unite, codificarono “ufficialmente” quelli che sarebbero stato gli stilemi del genere Prog Metal, o almeno quello che potevano essere considerate le sue “linee guida”.

Sempre che piaccia o meno, non si può non riconoscere che se c’è stata una riscoperta del Prog Rock da parte delle nuove generazioni lo si è dovuto molto proprio all’affermarsi del Prog Metal, spesso visto dai Prog Rockers di vecchio stampo non proprio in modo amichevole e fatto oggetto di recensioni e commenti poco lusinghieri. I gusti sono gusti e c’è libertà d’opinione ma almeno il merito di aver avvicinato nuove leve al mondo del Progressive gli sarebbe dovuto essere riconosciuto e se, parlando del nostro Paese, più di un ragazzo oggi ha conosciuto veri e propri tesori nazionali quali la PFM, il Banco del Mutuo Soccorso, il Balletto di Bronzo, le Orme e tanti altri grandi protagonisti del passato ma anche tante nuove proposte Prog Rock, lo si deve, anche, al Prog Metal.

Non è per questo però che sono arrabbiato.

Negli anni ’90 tanti  si cimentarono in questo nuovo genere, perché di un genere vero e proprio secondo me si trattava, al punto che ricordo ci fu un sovraffollamento di gruppi Prog Metal tale da rasentare, ad un certo punto, il ridicolo.

Non tutte le proposte e le situazioni erano all’altezza e tanti cambiarono presto bandiera rendendosi conto essere più conveniente dirigersi, artisticamente parlando, verso altri lidi.

Altri invece continuarono sul sentiero intrapreso, con ottimi risultati.

Il problema di gran parte della band italiane che suonavano Prog Metal in quegli anni era l’essere troppo ossessionati proprio dai Dream Theater, proponendo brani che erano delle scopiazzature di quelli del gruppo newyorkese, spesso veri e propri Frankenstein nati da parti rubacchiate di qua e di là. Il risultato era una marmellata incomprensibile in cui, magari anche a fronte di innegabili capacità tecniche-esecutive, non emergeva nulla che fosse degno di nota e musicalmente apprezzabile.

Per fortuna c’erano delle belle eccezioni che hanno saputo cimentarsi in dischi alcune volte originali ed interessanti, altre volte magari meno originali ma comunque dotati d’una precisa personalità e di classe.

Ecco che arriva l’arrabbiatura: perché gli Alter egO non sono fra di essi?!

 

In Italia esiste una realtà dal punto di vista discografico piuttosto  “difficile” per questo tipo di band, è inutile nasconderselo. Non voglio, per carità, non riconoscere l’impegno ed il lavoro di chi ha tentato di creare in questo senso un discorso diverso e che fosse professionale e competitivo anche a livello internazionale ma tant’è che una band che suona Prog Metal non ha certo vita facile nei patri confini. Sia chiaro, voglio precisare che nessuno ha vita facile dal punto di vista discografico e che per tutti, anche per chi si cimenta magari in generi più “commerciali”, non sono certo rose e fiori ma in questa particolare realtà la situazione è persino più critica sebbene non mancherebbero i potenziali fruitori, viste le vendite di gruppi esteri nella nostra Italia.

D’accordo tutto, quindi ma possibile che nessuno abbia capito che con gli Alter egO abbiamo rischiato di poter vantare una band che poteva avere successo a livello internazionale ed un grandissimo successo aggiungo io!

La Svezia ha dato i natali ai Paino of Salvation, che oggi hanno, giustamente, un grandissimo seguito anche al di fuori del proprio paese. Essi non sono né statunitensi, né anglo-sassoni. Potrei citare altre band che pur non provenendo da U.S.A o U.K. vantano un buon successo anche al di fuori della propria “casa”.

Gli Alter egO erano ad un livello superiore a molti di essi! E qui son pronto a prendermi tutte le critiche che volete ma prima, sfiderei chiunque voglia farlo, ad ascoltarli!

Non solo non si è riusciti a portarli al di fuori dell’Italia ma anche qui, a casa nostra, non gli si è data quella possibilità che avrebbero senza dubbio meritato, di poter essere conosciuti da un pubblico più ampio, limitandosi magari a far spallucce quando, al loro esordio, proponevano brani cantati in italiano, dicendogli che non riuscivano a “vedere” questo genere cantato in italiano, e producendo spesso band meno espressive e meno ricche di potenziale.

Non riuscivano a vedere il Prog Metal cantato in italiano? Mi chiedo se almeno avessero ascoltato i brani del quintetto laziale perché mi viene il dubbio che si siano limitati a leggere i titoli dei brani.

 

Sfogo terminato. Ora credo sia meglio passare alla recensione vera e propria dei tre brani, in italiano, che voglio presentare per primi ai lettori di OroborO. Più avanti, parlerò anche della produzione in lingua inglese del gruppo.

 

C’è solo una critica negativa che voglio muovere e lo farò ora: la produzione purtroppo non è sempre all’altezza del lavoro degli Alter egO; sia chiaro, i brani rimangono sempre fruibili ed ascoltabili ma a mio avviso ci troviamo ad una veste inadeguata alla bellezza delle opere che ho ascoltato.

 

Se tanti gruppi si proponevano come “copia carbone” di nomi eccellenti, gli Alter egO si proponevano come gruppo con le sue influenze ma libero da rapporti di vassallaggio con chi che sia, nome eccellente o meno della scena internazionale.

Cambi di tempo, intrichi armonici, duetti solistici erano elementi presenti in molti dischi o demo e lo sono anche nei tre brani in questione, risalenti al ’97, ma pur riconoscendogli senza riserva alcuna lo status di “virtuosi”, si distinguevano per la complessiva maturità compositiva ed espressiva, con lavori estremamente curati da questo punto di vista a tal punto che non si sarebbe mai detto di star ascoltando un demo ma un disco di un gruppo già affermato e con una notevole esperienza, oltre che talento.

Il quartetto di strumentisti, i fratelli Benvenuti, Alessandro e Gianmarco, rispettivamente alla Chitarra e alle Tastiere, e la sezione ritmica costituita da Mirko Bellini e Armando Croce, Basso e Batteria, lasciava esterrefatti per brani perfetta commistione tra passaggi tecnici arditi ed estremamente orecchiabili e fruibili così come la Voce di Stefano Paparcone che puntava molto su un’espressività ed una grinta spesso sconosciuta alla maggior parte dei colleghi che militavano nell’ambito Prog Metal, troppo spesso stereotipati nel modo di cantare e troppo in debito con altre voci eccellenti.

Era un connubio perfetto tra i cinque ragazzi che possedevano una compattezza sconosciuta ad altri gruppi: ognuno di loro brillava di luce propria senza rubare la scena agli altri, senza imporsi con prepotenza, ognuno parte di un qualcosa di più grande e quindi superiore alla mera somma dei singoli; questi erano gli Alter egO, grande occasione sprecata da parte dei discografici italiani (lo so, avevo detto niente più polemiche…).

 

Labirinti colpiva sin dall’attacco, con controtempi e accelerazioni che si sposavano superbamente a momenti di grande lirismo espressivo di Stefano, che fa venire i brividi in più d’un passaggio.

La batteria di Armando sottolinea con la giusta grinta e perizia le diverse anime del brano, mentre Alessandro regala un assolo da antologia, che nulla ha da invidiare a colleghi al tempo più famosi del ragazzo di Latina.

 

Camera con Vista viene aperta da un talentuosissimo Gianmarco che rapisce ed incanta con le note di piano, dolcemente accarezzato rivelando sensibilità e raffinatezza fuori dal comune.

Mi è piaciuto tantissimo il lavoro di Mirko in questo brano, che ad onor del vero è sempre adeguato anche negli altri due brani ma che rivela una bella personalità sullo strumento.

Il “ritornello” cantato da Stefano è di quelli che davvero riescono a strapparti le lacrime tanta è l’intensità dei sentimenti e la comunicatività di cui è capace. Tra l’altro adoro il suo timbro, perfetto per la musica del quartetto.

 

La Notte e la Pioggia è una serie di colpi di “forza” alternati a parti oniriche e dall’incredibile spessore “narrativo”. La ricerca di melodie raffinate ma sempre “cantabili” che i nostri compiono e mirabilmente coronata da questo brano in cui c’è un duetto dal sapore “mediterraneo-fusion” dei fratelli Benvenuti che stupisce, per bravura e per eleganza.

 

Non si può cantare Prog Metal in italiano? Davvero? Peccato, perché gli Alter egO non solo dimostrarono il contrario ma che era possibile anche produrre dei veri capolavori nella nostra lingua. Confesso di non essere molto attento ai testi, di solito, in quanto più interessato alla “musica” che non alle parole ma quelli degli Alter egO erano dei bellissimi poemi, perfettamente sposati alle note e agli accenti ritmici che era la loro incredibile e, purtroppo, clamorosamente ignorata proposta.

 

Anche se ormai non sono più attivi, era giusto che dedicassi questa recensione a tale realtà, per far sapere che è esistita e che è stato un vero momento di gloria per tutta la Musica italiana!

 

Va detto che Alessandro Benvenuti è ancora in attività con due ottimi dischi alle spalle, dischi di cui parlerò il prima possibile!

 

A presto anche la recensione dei brani in lingua inglese del gruppo e, dei loro inediti!

 

Yuri








 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







   









Yuri Lucia.


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