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Alla fonte della fantasia.




INTERVISTA CON I THE STEFANO PAPARCONE DEGLI ALTER EGO:
cassettina
26/09/2010






Nessun brano ascoltabile per gli Alter egO



alter ego

 

 Intervista a Stefano Paparcone degli Alter egO. 26 Settembre 2010

 

Di Yuri Lucia.

Confesso  di aver avuto paura quando ho contattato Stefano Paparcone, ex cantante dei, purtroppo, disciolti Alter egO. Temevo di fare la figura del classico psicopatico che viene a turbare la quiete di chi ha deciso di starsene per conto proprio ed invece, per mia fortuna, ho trovato in lui un interlocutore disponibilissimo, cortese e simpatico.

Mi ha colpito il fatto che, cosa che non gli ho detto, pur essendo stato uno dei protagonisti della scena Prog Metal laziale degli anni '90, militando in un gruppo che può essere considerato come uno dei migliori tra quelli allora esistenti, si è comportato con grande modestia, ponendo più l'accento sul suo, grande, amore per la musica e sui suoi legami personali con gli ex compagni d'avventura, che non sulla sua figura d'artista.

Lasciatemi dire che in un ambiente dove l'egocentrismo è imperante non accade di incontrare spesso persone del genere.

L'intervista è stata per me una fonte di grandi emozioni, tenendo conto che con gli Alter egO è stato un vero e proprio amore a primo ascolto e che, come dicevo, sono stati grandi protagonisti in una scena che al tempo era estremamente vitale e variegata.
Nel mare magnum di proposte, di qualità altalenante a dire il vero, il loro Prog Metal sapeva essere, se bene fossero presenti delle influenze, libero da "sudditanze psicologiche" che rendevano tante, troppe band, cloni mal riuscito di questo o quel gruppo riducendole al meglio a "cover band" mancante. La maturità e la bravura compositiva erano eguagliate solo dalla perizia tecnica del gruppo e dalla grande forza ed intensità che riuscivano a profondere in ogni loro brano e dal vivo.

Dunque, senza ulteriori indugi, riporto il testo della chiacchierata con Stefano, ringraziandolo ancora una volta per il suo tempo e la sua disponibilità.

Yuri: Cosa ricordi della tua esperienza con gli Alter egO?

Stefano: è stato il periodo più bello della mia vita! Era come una famiglia ed ho avuto modi di scrivere musica con degli ottimi musicisti! Uno su tutti, Alessandro Bevenuti.


Yuri: Perché gli Alter egO, nonostante i buoni successi di critica e di pubblico si sono sciolti?

Stegano: dopo l'uscita del secondo tempo, accolto in modo positivo dalla stampa specializzata, ricevemmo diverse offerte da sedicenti manager e da case discografiche che però non produssero nulla di positivo in quanto erano del tenore: "voi pagate produzione e stampa, noi pensiamo alla distrubuzione e poi, il 90% è nostro ed il rimanente è vostro.
Al tempo l'autoproduzione non era certo semplice e non c'erano grandi mezzi per farci pubblicità e distribuire, quali youtube e myspace e c'è da dire, poi, che eravamo cinque teste di cazzo.
Abbiamo prodotto meno di quello che avremmo dovuto a causa di una maniacalità nella stesura dei pezzi che rasentava l'assurdo (n.d.Y: è vero che il gruppo era maniacale durante la fase di composizione ma devo dire che i risultati si sentono e come!).
Fare un demo di 50 minuti e costituito da 5 pezzi ti da la dimensione della cosa. Non credo ce ne siano molti altri in giro. Nel 1996 accettammo di riangiare il Fantasma dell'Opera di Andrew Lloyd Webber per una compagnia  teatrale di Roma, lavoro che ci portò via u anno di tempo a fronte di scarsi risultati: tutto naufragò dopo solo due esibizioni! L'impegno ci lasciò esausti e credo sia stato quello il momento della fine, anche se non esiste un motivo ufficiale o un giorno preciso. Indicativamente parliamo del 1998.

Yuri: Mai pensato ad una reunion?

Stefano: L'anno scorso abbiamo suonato al compleanno del batterista e c'è un album che aspetta da tre anni di essere registrato. Lo ammetto, sopratutto per colpa mia.

Yuri: Quindi esiste del materiale inedito? Sulla stessa riga di quello già uscito?

Stefano: Si, ci sono 4 nuovi brani o quasi.

Yuri: Vi definivano Progressive Metal. Ti riconosci in quella definizione?

Stefano: Direi di si. Avevamo tutti influenze diverse ma alla fine mescolavamo tutto con il "metallo" e veniva fuori il nostro genere.

Yuri: Ho letto le tue "influenze" sul profilo, tra cui si trova ad esempio anche Mike Patton, e da quello che ricordo infatti l tuo modo di approcciarti al genere era diverso da quello che andava per la maggiore al tempo, ovvero uno stile alla La Brie per intenderci.

Stefano: Ah, di sicuro. Ho sempre amato i cantanti più sanguigni ed io non ho studiato molto. Per dirla tutta, La Brie non piaceva nemmeno molto. Preferisco voci più "calde".

Yuri: Cosa ne pensi della scena Prog Metal di quegli anni? C'era qualche gruppo interessante a livello undergound qui nel Lazio o in Italia?

Stefano: ritengo ci siano stati dei grandi musicisti a Roma e nel Lazio, in vari generi e comunque molto preparati ma non ricorod qualcosa in particolare ma più per un limite della memoria che non per altro.
Io, ad esempio, andavo pazzo per i Ritmo Tribale che non sono underground ma nemmeno sono riusciti a sfondare, e per i Karma.
Gente che ha fatto ottimi dischi e non ha concluso nulla.
A mio avviso la scena Prog Metal era troppo "influenzata" ed il che, suonando Prog, è un difetto.

Yuri: Ricordo che c'era un bel momvimento in quegli anni e al tempo c'era molto interesse intorno al genere, interesse oltre che della gente anche di fanzine e riviste a tiratura nazionale. Oggi come vedi la scena underground, sempre che tu la segua ancora? C'è un gruppo che ti interessa in modo particolare? Come mai le band italiane faticano tanto ad affermarsi, non solo all'estero ma persino in casa propria?

Stefano: No, la scena non la seguo più. Lavoro e mi sono imbolsito! Il problema dei gruppi italiani è lo stesso da anni. Negli anni '70-'80 avevamo band a livello di quelle inglesi e statunitensi, gruppi che spaccavano quali Le Orme, PFM, il Balletto di Bronzo. Gente che a Milano faceva concerti per 100.000 persone!
Però il mondo discografico ha scoperto che era molto più semplice arricchirsi con Caterina Caselli e Battisti (per carità, servono pure quelli!) e non era preparato a seguire gente che proponeva un genere sopra le righe, di qualità diversa.
(N.d.Y.: sono rimasto stupito, nel ricevere questa risposta perchè riflette bene un pensiero che ho sempre avuto in merito a tale questione).
Il soldo vince sull'intelletto, anche se oggi c'è un po' più d'apertura: ai miei tempi i Lacuna Coil non sarebbero mai usciti!
Certo, ci sono molte menti ancora atrofizzate e di merda ce ne è ancora tanta in giro anche se, per fortuna, Marco Masini non si sente più in giro come una volta!

Yuri: Possibile che in Italia non si riesca a creare un discorso discografico serio e ad hoc per i gruppi Prog Metal?

Stefano: Mhhh, non so. Pensa che a noi dicevano fosse impensabile sentire quella musica cantata in italiano!

Yuri: Come mai la scelta di cantare in italiano?

Stefano: Beh, mi piaceva scrivere nella mia lingua e dare vita a testi che dicessero qualcosa di sensato, cosa che in inglese non sarei riuscito a fare, per quanto poi negli anni sia stato costretto a farlo e poi, diciamocelo, la nostra lingua è superiore! (n.d.Y.: non ho nulla contro le band italiane che dedicono di cantare in inglese, è una scelta rispettabile e valida come ogni altra e non ho nemmeno nulla contro la lingua inglese stessa ma ricevere una risposta del genere, che dire, risveglia il mio orgoglio!)

Yuri: Come mai, discograficamente, nell'ambiente Metal c'è tanta ostilità contro la nostra stessa lingua?

Stefano: Semprel a stessa motivazione! Omologarsi con i più forti è più facile che non creare realtà proprie e noi italiani siamo esterofili per natura. Però guarda gli spagnoli ed i sud-americani cosa sono riusciti a creare!

Yuri: La cosa che ho sempre trovato incredibile è però la chusura del pubblico nei confronti di chi, nel Metal, tenta di portare avanti un discorso come quello che avete tentato voi, ovvero avvalersi della lingua madre per scrivere i testi e nei forum che ho frequentato, in cui si discutevano argomenti quali Rock e Metal in italiano c'era chi si scagliava contro le band che facevano tale scelta, bollandole come patetiche.

Stefano: e questa è la ragione per cui la nostra scena Metal fa cagare! Trovo penoso costruire testi di canzoni costituite da frasi senza un senso compiuto! Alla fine gira tutto su frasi copiate da altri gruppi!

Yuri: Perché il Metal lo si fatico tanto a concepire come una realtà dotata di una sua dignità qui in Italia?

Stefano: Non so ma sospetto che sia un po' così ovunque, solo che in Italia la percentuale delle persone alla ricerca di "cultura" è in generale minore. Il Metal, comunque, è in ogni paese vissuto come una realtà "minore" ma da una serie di minoranze accomunate dall'amore per esso nasce un movimento unico spronato dalla determinazione di quegli appassionati che sono unici e che in nessun altro tipo di realtà musicale riesci a trovare perché il metallaro non è solo uno che ascolta la musica ma la ama dal profondo e che per essa farebbe follie!
Quando avevo 17 anni, ricordo, andai a vedermi i Soundgarden in Svizzera perché mi piacevano  però obbiettivamente non è una musica per tutti e, aggiungo io, meno male! Le case discografiche, poi, sono un caso a parte. In Italia si legge poco, si ascolta poca musica e si va poco al cinema e chi lavora in questi campi, ovviamente, tende a limitare i danni e a copiare ciò che ha successo.
Credo di essere un po' prolisso!

Yuri: No, no! Non preoccuparti, anzi! Due domande a concludere. La prima: rivedremo mai gli Alter egO sulle scene?

Stefano: no, al novanta per cento ma chi può dirlo con certezza? La vita ti riserva sempre delle sorprese.

Yuri: Mi hai appena dato un grandissimo dolore. Ultima domanda: consigli per chi intraprende la strada della musica?

Stefano: per carità! Sono l'ultimo a cui chiedere consigli di questo genere!

Yuri: Grazie ancora a Stefano Paparcone per la sua simpatia e per il tempo concessomi!






 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







   









Yuri Lucia.


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