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                     Michele Rizzi: Chitarra e Voce,           Pino McKeena: Basso             Christian Hirsh: Batteria


Intervista a Michele Rizzi 14/11/2010



YURI:Allora, parto dall’ultima domanda: quale strumentazione usi? Quali sono le tue influenze come chitarristi, voci e gruppi? Hai fatto un percorso particolare di studi come chitarrista e/o come cantante? Le tue tecniche chitarristiche preferite?

MICHELE:Parliamo dunque di amplificazione, quella “hot” che a me piace.. uso una testata Marshall JCM800  curata dal sottoscritto e due diffusori della Laney da 400w.
 Vado a ritroso: poi  mi sono progettato e costruito un rack che preamplifica il segnale delle guitars prima di entrare nella testata e comanda anche i canali clean/lead tramite degli switch a relè statici.
Come effettistica adoro il mio Whammy pedal e il non recente ma molto affidabile e duttile, per quanto mi riguarda, multieffect A2 della Korg. E’ un multieffect usato anche dagli U2 in passato e ormai fuori produzione, con una conversione seppur datata a 16 bit molto calda e dei delay lunghi quanto bastano, poi adotto un compressore di segnale che faccio lavorare solo per il canale clean. Ne ho provata di strumentazione,  alla fine sono rimasto affezionato sempre alla mia negli anni. Non sembra, ma sono un tipo fedele! Poi credo che chi cambia troppo la strumentazione e non è mai contento, cerchi solo un modo per avere degli stimoli, ma gli stimoli devono essere presenti dentro di noi artisti e non necessariamente tramite le apparecchiature atte alla traduzione di noi stessi.
Chitarre: le chitarre sono come le donne, bisogna saperle trattare e curare al punto giusto poi dipende se sono costanti, appaganti e funzionali nel tempo per il tipo di approccio, comunque uso Ibanez - Steve Vai - dal vivo, mentre ne ho altre per eventuali pezzi quando lavoro su progetti in studio, mi piacciono molti modelli, ma per il mio modo di sfruttare lo strumento, le Ibanez sono quelle con le quali posso avere un controllo quasi a 360° sul cantarle e vibrarle. Corde GHS - GBXL da sempre, le più resistenti ai miei “strattoni”, plettri hard per un controllo al massimo, mi sono fatto anche dei plettri in acciaio armonico per graffiature e plettrate alternate particolari.
Le mie influenze sono estese dalla musica classica al rock…ora elencare tutti… ma il mio primo maestro è stato mio padre, sicuramente il più importante. Studi ne ho fatti molti da autodidatta, ho frequentato dei corsi di chitarra classica da ragazzino, poi con l’elettrica mi si è aperto il mondo, ho frequentato successivamente un piccolo periodo di chitarra moderna qui a Trieste. Avrei voluto volare a Los Angeles per imparare bene l’inglese e frequentare il Git, però i costi erano già alle stelle e le mie tasche non potevano permetterlo, comunque nella mia vita artistica e non - tutte le persone che ho incontrato nel mio percorso hanno avuto modo di insegnarmi qualcosa - dal bambino al maestro più competente, fino ad arrivare ai grossi nomi: Blackmoore – Allan Holdsworth - Vinnie Moore – Steve Vai – Yngwie Maalmsteen – Tony Macalpine – Satriani etc. c’è ne sono tanti, però il mio preferito forse è Vai, mi piace la sua ricerca nello strumento.
Ho lavorato molto su me stesso e cerco di farlo ancora oggi anche se ho meno tempo, ho studiato in passato anche sei ore al giorno ma, credo che la cosa più importante per un artista, secondo me, è riuscire a comunicare attraverso gli stati emozionali, toccando le tue corde attraverso il cuore e l’anima, particolare indispensabile che nessuno può insegnare e non puoi imparare ma deve essere già presente nella propria personalità, poi la tecnica e l’esperienza ti possono essere d’aiuto nell’espressione, mentre non deve essere strettamente legata alla divulgazione del tuo spirito.  Per intenderci; suonare veloce è molto accattivante, bisogna però saper creare gli spazi e silenzi giusti, nonché le pause e i sospesi fondamentali perchè anche una nota solamente vuol comunicare.
Per quanto riguarda le voci invece, Demetrio Stratos è stato veramente un grande personaggio del nostro patrimonio artistico musicale insieme gli “Area”, persona che purtroppo ci ha lasciato troppo presto!! Ho studiato un po’ la diplofonia attraversando il suo percorso, più che altro per curiosità e per vedere se riuscivo a farlo, oggi mi aiuta negli esercizi riguardo le consonanti che sono importanti per il rinforzo delle corde vocali, fondamenti che dovrò ripercorrere dopo questa pausa che ho avuto nel canto, in quanto mi dedico totalmente da un po’ nel progetto e creazione del prossimo album anche come sound engineer.

YURI:Ora andiamo con ordine: Michele, ho letto che ci sono stati diversi cambi di formazione nel corso della storia dei Notturna.Possiamo dire che avete finalmente raggiunto un’incarnazione stabile?Puoi dirmi come è avvenuto l’avvicinamento con i tuoi attuali compagni d’avventura?

MICHELE: Si, ci sono stati molti cambi di formazione, soprattutto prima della pubblicazione dei nostri dischi, sai, è difficile trovare le personalità coerenti per mantenere un progetto costante, duraturo e serio. Il mio batterista Christian Hirsch è da una vita in questa avventura con me ed è un pilastro fondamentale nei Notturna, poiché anche Christian, ha una dote naturale per suonare e esprimersi sullo strumento, personalmente non vedo nessun altro seduto su quel “maledetto seggiolino” (come dice lui) più adatto a quello che creo.
Il basso invece è suonato da un po’ di mesi da Pino McKenna, bassista di una storica metal band triestina “Steel Crown”, una delle prima in Italia, che ha stampato un paio di vinili e varie compilation in passato, anche lui ha un bagaglio di esperienze non indifferenti.
Devo collegarmi purtroppo ad un evento molto spiacevole, dato che la band ha perso l’11 gennaio 2010 un amico e un prezioso musicista e collaboratore, sto parlando del nostro ufficiale bassista - Stefano Simoni - che ha combattuto coraggiosamente e fino all’ultimo contro una grave malattia degenerativa. Non lo dimenticheremo mai, come compagno di avventure -  come musicista e amico. Con Stefano (per gli amici SIBI) abbiamo inciso Illusioni e Le tue ali,  più tre compilation, sarà sempre impresso nei nostri cuori. Pensa che insieme a Sibi ho trovato l’attuale bassista McKenna che lo avrebbe sostituito, proprio mentre stava costretto su una maledettissima sedia a rotelle e suonava ancora con noi!
Mi auguro quindi che questa sia la formazione giusta per perseguire il nostro verbo musicale anche a nome di Stefano, il quale sosteneva molto me stesso ed era un aiuto raro di questi giorni per la band. Spero anche di rincontrarlo, un giorno, per ridere insieme sulla nostra vita terrena.
Semmai, sarebbe un mio sogno, poter implementare in futuro qualche altro strumento nei Notturna, tastiere e archi per le situazioni dal vivo. Ma ci sono anche qui delle difficoltà, ci sono musicisti che preferiscono suonare per 25 euro a sera, pur di tentare una strada difficile come la nostra, forse troppi.

 YURI: La Musica dei Notturna mi ha colpito perché riesce ad essere contemporaneamente “pop” (nel senso di molto fruibile ed accessibile a tutti) e al contempo mantiene sempre una certa eleganza nella forma e sa concedere il giusto spazio a tecnicismi che sono di solito la gioia soprattutto di chi suona o ha gusti particolarmente raffinati. Come avviene il processo di composizione dei brani?Dalle vostre origini ad oggi quanto è cambiata “l’identità” musicale dei Notturna?Come definiresti il vostro genere?

MICHELE: Grazie!! Ne sono felice!! Non dirai mica a tutti così però?? ;)))... sono lusingato del fatto che tutte quelle persone che ci conoscono come band, apprezzino il nostro lavoro, comprese quelle che hanno recensito i nostri dischi, peccato che le grosse label non la pensino così…o meglio, apprezzano ma non investono sul prodotto, vedi…siamo sempre rimasti in attesa di eventuali decisioni mai avvenute o promesse che ci hanno fatto perdere molti anni!! In realtà il discorso è molto complicato, perché sembra che la nostra band sia identificata troppo leggera per il mercato estero e viceversa troppo dura per il mercato italiano. Infatti, soprattutto per il mercato estero, sembra sia più facile canalizzare una band che suona un genere molto direzionato e non con delle composizioni che possano spaziare da un estremo all’altro, quindi sostanzialmente bisognerebbe costruire delle song che puntano tutte verso una direzione sola e con sonorità molto identiche tra loro. Poi non parliamo del panorama produttivo italiano che è indecente, lasciando perdere certe realtà veramente ridicole, potrei fare un elenco indefinito di eventi e fatti che ci sono accaduti per i quali siamo sempre rimasti e obbligati in disparte.
Comunque, per rispondere alla tua domanda, non c’è un vero metodo o “protocollo” per la costruzione dei brani, perché li compongo tutti in perfetta solitudine, poi faccio sentire le mie idee agli altri e insieme cerchiamo di concretizzarne la struttura come puro trio. Successivamente, una volta consolidata una struttura soddisfacente, dopo un paio di registrazioni in sala prove e alcuni ascolti, facciamo qualche modifica strutturale oppure musicale, se necessario, mentre intanto creo gli arrangiamenti su un multitracks. In realtà questo processo può durare dei mesi prima di avere un prodotto quasi finito e consono al nostro nome. La musica che compongo è parte di ciò che sono ed ho vissuto, quindi per forza in continua ricerca e mutabile nel tempo, mi auguro però sempre con delle caratteristiche distinguibili. Il nostro genere nessuno sa ben definirlo; tu che dici??... rock italiano – rock progressive – metal – pop, forse un “new romantic rock prog” targato Italia però, che miscela un po’ tutto in certe occasioni! Per questo forse, secondo le major, non siamo fruibili al grande pubblico, mentre invece, probabilmente, potremmo esserlo il triplo, visto che abbiamo provato sulla nostra pelle alcune produzioni che dopo passaggi multipli radiofonici, seguiti da concerti di presentazione all’interno della quale c’era tantissimo pubblico e veramente eterogeneo. La maggior parte di queste persone, di fronte a noi, ed erano tante,  sapevano a memoria le canzoni, seppur non proprio semplici. Quindi credo proprio di poter dire che, disponendo della facoltà di sfruttare i grandi mass media, i Notturna avrebbero avuto qualche soddisfazione in più diciamo, non qui però, la mentalità dei produttori italiani è troppo ristretta per noi. Basti pensare che da New York, ci scrivono per poter avere i brani e passarli in alcune emittenti, qui in Italia, disponendo già dei nostri dischi (in alcuni casi anche più di una copia) se la tirano dicendo che le song non sono del target corretto. 

YURI: Credo si possa dire che apparteniate a quella realtà underground di cui mi occupo nella sezione Musica del mio sito, realtà che chiamo “Sottobosco”, estremamente ricca e variegata ma la dove sembra di certo non esserci penuria di gruppi o talenti, le etichette molto spesso latitano o non sembra comunque essere facile trovare interlocutori interessati alle proposte che nascono in tale ambito.Perché?Ho posto la stessa domanda ad altri gruppi: tenendo conto che il livello di vendita di prodotti esteri di generi più di “nicchia” nel nostro Paese non sono certo bassi, è possibile che non si trovi nessuno disposto ad investire su realtà nostrane?Hai mai avuto a che fare con qualche etichetta? Puoi raccontarci le tue esperienze in questo senso?

MICHELE: Sì, come accennavo prima, il discorso è complesso…collegandomi alla tua affermazione, che io condivido pienamente sul fertile e interessante sottobosco; è una realtà oggettiva anche abbastanza logica, perché tutte quelle band come noi, possono esprimere liberamente il proprio talento e le proprie idee come vogliono, senza restrizioni dettate da un mercato assurdo come quello italiano, quindi chi ricerca buona musica si ritrova poi ad avere tutto un mondo sotterraneo di cui non era a conoscenza. Peccato poi che questi talenti siano costretti a far la fame e a suonare per pochi intimi se non solo per se stessi! Facciamo però una distinzione mentre parliamo di talento, non è detto che chi suona sia un vero talento, perché c’è ne sono in giro di personaggi che suonano anche molto, ma non sono dei talenti, attenzione!! Mi riferisco anche e non solo alle tribute band ma anche a quelle band che, in ambito underground, non hanno le idee molto chiare.
Ho avuto a che fare con un buon numero di etichette, alcune ci hanno anche imposto delle regole artistiche, che poi si sono rivelate inutili e antimusicali, per non dire che ci hanno fatto perdere solo del tempo prezioso. Poi abbiamo avuto la Bluetattomusic di Trieste che ci ha aiutato nella co-produzione dell’album “Illusioni” e la Musicalbox di Venezia che ha co-prodotto insieme a noi l’album “Le tue ali” e  prodotto il videoclip “Apri il cuore” relativo allo stesso album.
Noi ringraziamo queste etichette indipendenti che ci hanno aiutato, poiché le persone all’interno di esse hanno tentato di sostenerci credendo nel nostro prodotto, d’altro canto però non siamo stati seguiti a dovere in altri progressi che potevamo sfruttare nel tempo. Comunque non potevamo nemmeno pretendere dei miracoli, ci vogliono investimenti veramente consistenti per ottenere dei risultati e purtroppo le capacità e la meritocrazia non centrano nulla.
Tutte le etichette che investono un po’ di denaro, oppure una grossa consistenza nella produzione compreso soprattutto il marketing, ne vogliono subito almeno tre volte tanto in termini di guadagno, quindi la musica oggi non è più trattata come arte ma come oggetto di commercio che deve essere subito assimilabile da più persone possibile attraverso i mass media, i quali vengono quasi in tutti i casi pagati profumatamente per diffondere il più delle volte delle mediocrità, prodotti da alcune persone, dette (volpi del caso), che si avvalgono di artisti che sono anche di basso livello, ma ciò non interessa al produttore perché sa bene che anche se questo artista durerà 1 anno, sarà un anno di guadagno per se stesso e la società. Una volta spremuto o sfruttato il personaggio, avanti un altro e così via…è triste ma è così!
Poi c’è di mezzo anche il discorso della crisi di mercato, della pirateria, che fanno insieme girare pochi soldi e anche dei dischi che costano troppo, anche questo è un discorso vastissimo, per cui l’artista, se guadagna qualcosa, è l’ultimo a farlo e credimi - ci sono troppe persone ed enti che “mangiano” dietro ad un personaggio o band che sia.

YURI: Su youtube ho potuto assistere ad alcune vostre esibizioni live, con grande piacere aggiungo ma oltre a chiedervi se Roma o comunque il centro sud saranno mai vostra meta per futuri concerti, vorrei chiederti quanto pensi, e come, l’informatizzazione ed il diffondersi di mezzi quali youtube, myspace, f.b. abbiano cambiato il mondo della musica ed in particolare dei “piccoli” gruppi..

MICHELE: Spero con tutto il cuore di riuscire a concretizzare un tour, se ci sarà la possibilità e mi auguro veramente di venire anche a Roma o dintorni.
I mezzi di comunicazione aiutano sempre una qualsiasi attività, però ci vuole molto del proprio tempo per gestire il tutto e con quello che ho a mia disposizione oggi, faccio fatica nel gestire la situazione.. ci vorrebbero almeno due o tre segretarie… gestisco personalmente myspace, facebook, almeno 7 caselle di posta elettronica, alcune volte mi sembra di impazzire, perché ci scrivono da tante parti del mondo e rispondere a tutti diventa un bel po’ di lavoro. Sarebbe un lusso avere del personale idoneo per amministrare tutta la parte web, in fondo noi dovremmo solo suonare… Aggiungo anche qui che bisogna avere dei fondi concreti per la creazione – gestione – coordinamento e divulgazione del materiale in rete.
Il nostro sito ufficiale www.notturna.net  è ancora datato al 2006, ora comunica della formazione Notturna di 3 anni fa ed ha tutta una serie di informazioni utili anche di carattere tecnico, però sarà necessario eseguire una serie di modifiche, anche se ottengo molti contatti, al momento, con myspace e ultimamente, da un po’ di tempo, anche su facebook.

YURI: Alcuni tuoi brani, come Sonno di Luce ed Ali (proposto anche in una bellissima e delicata versione acustica) sembrano dedicati a persone importanti della tua vita.  Ti va di parlarci della genesi di questi due brani?Tra l’altro, su di te, si legge sul tuo f.b. che sei un papà e si ha l’impressione che tu conduca una vita familiare molto intensa ed “attiva”, insomma, non sei di certo un genitore latitante. Come riesci a conciliare il tuo ruolo di chitarra/voce dei Notturna con quello di “pater familia”? 

MICHELE: Mi hai fatto delle domande non da poco…allora, intanto non sono il tipo che rivela ogni sfumatura letterale delle mie composizioni e tutti i segreti che ogni canzone imprime nelle proprie righe, ritengo che siano comunicazioni talmente intense, ricche di emozioni e intime da proferire solamente con il mezzo che mi è più consono, lasciando libera lettura del significato a chi ascolta, certo mi auguro di donare una direzione abbastanza precisa.
Posso invece rivelarti che, quando scrivo e suono mi emoziono veramente tanto, credo che questo sia molto importante per me.
Poi ti posso dire inoltre che, scrivo e compongo, forse troppo spesso quando sono triste o malinconico. Credo che anche questa sia una mia caratteristica dell’artista inquieto e passionale.
Parliamo di mio figlio sì: Thomas! La mia più bella creatura e composizione!!! Il più bel bambino del mondo!! Per me è la realtà affettiva più importante, alla quale voglio un bene incommensurabile e cerco di essere il più presente possibile per lui.
Mi bastano poche ore senza Thomas che ne sento già la mancanza, però purtroppo, come ogni genitore, tra il lavoro e i vari impegni è impossibile starci ventiquattro ore insieme. Essere padre è una sensazione meravigliosa e anche una fatica enorme che però completa il nostro scopo esistenziale e spirituale in questo mondo. Credo di essere anche troppo apprensivo con mio figlio e se vorrà un giorno perseguire una strada paragonabile alla mia, sarò sempre pronto ovviamente a dare il mio apporto e le mie esperienze come uomo e come artista.
Per come faccio a conciliare tutto??.. Non lo so nemmeno io sinceramente, so solo che senza mio figlio e senza musica (che già insieme completano la parola amore, tralasciando un istante la parte femminina che è anche molto importante per la mia sopravvivenza ;)) non posso vivere bene con me stesso e nemmeno con tutto ciò che mi circonda, quindi vado avanti dritto per la mia strada e sono sempre in movimento, non mi fermo quasi mai.

YURI: Tornando a parlare dell’ambito underground c’è qualche artista o band che ti sentiresti di consigliare al pubblico? Qualcuno con cui suoneresti volentieri delle date dal vivo?

 MICHELE: …intanto mi auguro di suonare di più con i Notturna, da troppo tempo ci teniamo in disparte per varie vicissitudini, ora però abbiamo prima un altro album da completare. Consigliare al pubblico  non credo sia di mia competenza sinceramente, anche perché ognuno ha i propri gusti, mentre posso ribadire a chiunque sia interessato che; la musica non è solo quella che viene suonata dalle emittenti e proposta dai madia, c’è ne tanta ancora da scoprire, bisogna solo avere il tempo di farlo.
Fatelo e forse qualcosa, in futuro, per qualcuno e probabilmente anche per voi stessi, cambierà.

YURI: A quando il prossimo disco dei Notturna? E cosa potremo aspettarci dal tuo prossimo lavoro?

MICHELE: Il prossimo album è all’inizio del grosso e immenso lavoro che mi spetta , sarà un lavoro spero apprezzato da chi ascolta e completamente progettato e curato da me stesso sotto ogni profilo, dalle composizioni alle liriche, dalle registrazioni ai suoni, dai mix ai master. Già nell’album “Le tue ali” credo di aver sudato le famose “sette camicie” per concretizzare le idee, qui invece devo impegnarmi ancor di più e fare le scelte giuste. Quindi aspettati un lavoro, per quanto mi riguarda, maturo e pieno di emozioni, dalle song  poco banali ma fruibili ad un pubblico cosiddetto “normale” ad alcune composizioni che richiederanno l’ascoltatore elargito ed acuto per noi. Poi vedremo che cosa  penserà il pubblico e la critica, in effetti sono molto curioso e ansioso di concludere, ma un lavoro fatto bene richiede del tempo. Poi bisognerà fare i conti con le famose label major o indipendenti senza escludere il management booking, per vedere quale e quanto interesse avranno sul prodotto finito. Per farti un esempio l’ultimo disco “Le tue ali” ha dovuto attendere 2 anni prima di uscire allo scoperto, ci sono sempre attese incredibili e promesse da sottovalutare nel tempo, perché ci sono troppi che tentano di fregarti. Quindi staremo a vedere.
Non pongo limiti alla mia fantasia ed immaginazione.  

YURI: Ultimissima domanda: un consiglio a tutti i ragazzi e le ragazze che decidono di intraprendere il sentiero della musica.

MICHELE:  La musica è una componente fondamentale della mia vita, posso dire che bisogna credere molto in se stessi e perseverare nel tempo fin dall’inizio del percorso. Per esempio riguardo gli studi di uno strumento è indispensabile essere testardi e non mollare mai se si ha una vera spinta interna nel farlo, continuare sempre ciò che più ci appaga e che fa parte di noi stessi. I risultati arrivano da soli ed è importante non abbattersi mai, ma combattere sempre…che di guerre e ostacoli  ce ne sono da affrontare nella vita e soprattutto per quello di cui si è più capaci.

YURI: Grazie di cuore per il tempo che hai deciso di dedicarmi.

MICHELE: Io ringrazio te invece per avermi contattato e spero che questa intervista venga divulgata il più possibile, perché è importante che la gente sappia cosa vuol dire essere artista nel nostro bel paese. Forse sono stato un po’ duro o polemico, ma credo di aver detto solo e sinceramente la realtà delle cose e soprattutto quello che penso e che ho vissuto, ovviamente riassumendo più di 20 anni di musica. Ciaoooo e grazie ancora…!!!







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