Marvel Origins #1

 

Preludio

 

La camionetta militare sobbalza immersa nella polvere del deserto del Nevada, sollevata da quelli scossoni e dal vento che soffia su quella distesa. A grande velocità, il veicolo sfreccia all’interno di un cancello in rete metallica che è stato tirato su in fretta e furia assieme alla recinzione che circonda il sito di proprietà del dipartimento della difesa americana. Due occhi castani scrutano attraverso il finestrino impolverato l’edificio basso e grigio che si staglia in mezzo al deserto. Quello sguardo è di un uomo di quaranta anni che ha una paura dannata di guardare altrove, specie all’interno della camionetta. È una cosa inconsueta, per lui, avere paura, il rischio è solo un dato statistico, in fondo, che può essere analizzato, compreso e tenuto sotto controllo…ma tutte queste cose non valgono quando Susan è presente. Il profumo della bionda satura in quel momento l’aria all’interno della jeep, così che anche se gli occhi dell’uomo sono distratti, la sua presenza non può essere ignorata.

- Beh, prima o poi dovremo parlarci. – conclude la ragazza, scrutandolo con i suoi profondi occhi azzurri.

- Ah… - mormora l’uomo, aggrottando la fronte, prima di voltarsi - …signorina Storm… - comincia, ma viene rapidamente interrotto.

- Davvero?  “Signorina Storm”? – chiede lei ironicamente.

- L…lei ha contestato le mie pubblicazioni dal ’99 ad oggi e…e…senza un briciolo di preparazione o di prova scientifica…aggiungerei… -

- Ok, starò al gioco. – mormora la ragazza, riavviandosi i capelli – Dottor Richards, i suoi lavori sulla propulsione spaziale non esplosiva sono brillanti, almeno trent’anni avanti a qualsiasi altro trattato. –

- Allora perché una biologa di Long Island si è tanto impegnata a rispondere ad ogni mia pubblicazione con un articolo di protesta? –

- Perché, dottore…anche se le sue intuizioni scientifiche sono degne dei più grandi geni della storia, la sua idea di testare i veicoli che ha costruito sugli animali è degna di un torturatore di cuccioli di foca! – grida la bionda, facendo sobbalzare l’autista in mimetica, seduto davanti a loro.

Chiunque nel Dipartimento della Difesa abbia deciso di ingaggiare Reed Richards e Susan Storm per questo lavoro, deve avere un grande senso dell’umorismo. I due sono famosi nella comunità scientifica per le loro discussioni nei momenti e nelle modalità meno opportune. Il primo, di solito, è l’ospite d’onore alle conferenze, la seconda è l’affascinante scienziata idealista che interrompe l’evento senza badare alla forma e contesta il lavoro di Richards, nonostante la comunità scientifica non possa fare a meno di ammirare il suo genio. Susan Storm è in effetti impegnata con Green Peace da anni, assieme a suo fratello ha girato il mondo e anche le sue pubblicazioni hanno avuto un grande rilievo in ambito della difesa dell’ambiente e delle specie a rischio d’estinzione. Mettere i due nella stessa auto, dunque, appare come uno scherzo di pessimo gusto, per entrambi, o un azzardo, reso necessario da motivi che sono sconosciuti ad entrambi.

In breve, la camionetta si ferma di fronte ad un container adibito a centro operativo da cui spunta una piccola delegazione di militari.

- Dr. Richards, dottoressa Storm. – è un saluto formale quello che il generale Thaddeus Ross rivolge ai due ricercatori, circondato da ufficiali di grado inferiore – Spero che il viaggio sia stato stimolante. –

- Lei non immagina quanto. – commenta laconicamente Susan.

- I vostri bagagli verranno trasportati agli alloggi. – taglia rapidamente corto l’uomo, con un tono di voce profondo e autoritario.

A questo punto, il gruppetto di militari si volta e si addentra nel complesso poco distante. Si tratta di un agglomerato di container di qualità superiore, che circondano una struttura più stabile.

- Sarà questo il nostro laboratorio? – chiede rapidamente Reed Richards.

- Questo è solo l’accesso. L’area 53 è prevalentemente sotterranea ed è lì che svolgerete le vostre ricerche. Ci sarà un meeting con il resto dello staff alle sedici e zero zero, fino ad allora, cercate di ambientarvi. –

- Reed! – con questa frase, il generale Ross viene interrotto, mentre un uomo alquanto minuto e dall’aspetto malaticcio corre incontro a Richards - È un piacere rivederti! –

- Bruce Banner! A quanto pare ce l’hai fatta…contratti governativi. – esclama Reed, sorridendo all’amico e stringendogli rapidamente la mano.

- Come stavo dicendo… - la voce del generale tuona su quei commenti - …cercate di ambientarvi. – e detto questo, i militari si allontanano in silenzio, verso un’altra zona della struttura esterna.

- Così vi conoscete? – chiede Susan, restando leggermente distante dagli altri due scienziati.

- M.I.T. – spiega sbrigativamente Reed – Bruce, questa è la dottoressa Storm. Ti ho parlato di lei. –

- Oh, si…mi hai parlato molto di lei, non mi avevi detto che era così carina. Le tue parole sono state intelligente e… -

- Di sicuro non ho usato quel termine… - prova a interromperlo Richards.

- …e irritante… -

- È un piacere conoscerla, dottor Banner. – conclude Susan – Finalmente ho modo di conoscere un pioniere della ricerca nucleare. Un uomo che ha dimostrato una grande lungimiranza in vari campi…tranne quello dello smaltimento delle scorie. Il suo ultimo esperimento è diventato un problema ambientale per tre diverse nazioni, lo sa questo? –

Bruce resta gelato da quella sfuriata della donna, comprendendo solo ora cosa intendesse Reed per “irritante”.

- Ne sono al corrente. – mormora, quasi impercettibilmente, lo scienziato – E anche il governo ne è al corrente ed è soprattutto per questo che è stata richiesta la sua consulenza, dottoressa. –

- Sarò la sua coscienza? –

- Qualcosa del genere. –

- Allora…vuoi spiegarci che state facendo qui? – interviene Reed, per portare la conversazione su quello che realmente lo interessa.

- Alle quattro, al meeting. Mi dispiace, nessuna anticipazione…sono arrivati anche gli altri. – spiega Bruce.

- Gli altri? –

- Eh…beh, vedrete. Alle quattro, sala riunioni…davvero, resterai sorpreso Reed. – pronuncia Banner, con un sorriso – Ora vi mostro gli alloggi… -

 

La sala riunioni del campo base chiamato Area 53 è abbastanza ampia da ospitare una serie di tavoli disposti a formare un perimetro quadrato, con un lato mancante rivolto verso un grande schermo scorrevole. Banner siede ad un banco posizionato accanto allo schermo, accanto a lui un uomo più avanti negli anni, i primi capelli grigi sapientemente tinti, un vestito costoso e un tablet di fronte a sé. Nella sala, molti si conoscono di fama, o hanno letto degli altri su qualche rivista, ma nessuno scambia più di poche parole. Il Generale Ross è in piedi, accanto alla porta, con il solito sguardo severo puntato su Banner. Quell’uomo, pensa, è l’ultima scommessa degli Stati Uniti d’America, una scommessa che lui non avrebbe mai fatto.

- Bene, ci siamo tutti? – chiede Banner, alzandosi in piedi.

- Manca mio figlio… – fa notare l’uomo accanto a lui - …ma cominciamo pure. Non credo che sarà un problema. –

- Molto bene, spero che gli alloggi siano di vostro gradimento e che siate riusciti ad ambientarvi… - comincia Bruce - …perché c’è molto lavoro da fare e ognuno di noi avrà un ruolo decisivo. Non sono mai stato molto bravo a parlare in pubblico, perciò andrò direttamente al punto. Questo… - e sullo schermo cominciano ad apparire degli schemi, che via via vanno a sovrapporsi - …è quello che andremo a realizzare. –

Passano pochi secondi, prima che Reed Richards intervenga – Non capisco, Bruce. – mormora – Di che cosa è composto il nucleo? –

- Di una lega mai sintetizzata prima. Una lega di Cesio / Vibranio. –

- Sembra lo schema di una bomba. – replica Reed.

- Lo è. – precisa Banner, inspirando profondamente – Vedete, viviamo in un’epoca che sta cambiando rapidamente. Questo è il primo passo verso una nuova fonte di energia nucleare, con delle potenzialità fondamentalmente sconosciute. Quando ho cominciato a pensare a questo processo, non sono riuscito ad andare oltre alcune teorie. Per riuscire a prevedere il comportamento di una centrale che si basi su questi principi, devo far detonare un ordigno e rilevare i dati sperimentali. –

- Stronzate. – è l’intervento di Susan Storm e il suo sguardo si rivolge verso il generale.

- Come, prego? – è Ross a parlare, ora.

- Il dottor Banner ci sta indorando la pillola, vuol farci credere che farete detonare questo ordigno per raccogliere i dati che lo porteranno a creare delle centrali elettriche, ma il governo ha messo in mano la cosa ai militari. Vi interessa la bomba. –

- Non le si può nascondere niente… - commenta un uomo dai capelli neri e gli occhi grigi intensi, alla sua destra, l’accento è chiaramente straniero, anche se l’inglese è impeccabile - …è ovvio che sia così, dottoressa Storm. Questo ordigno ha una capacità distruttiva mai vista prima e nessuno ne detiene i progetti. È in grado di ridurre a zero le difese di una nazione molto prima che questa si renda conto di dover mettere mano agli armamenti. Con chi la testerete, generale? Avete già qualche candidato in medio oriente? – pronuncia sprezzante.

- Non le permetto di parlare così Von Doom! – sbraita il generale – Lei è qui per un motivo preciso, quindi… -

- Può risparmiarselo, generale. E non usi mai più il mio cognome in questo modo. – sono le parole di Victor Von Doom, ma è l’uomo accanto a Banner a intervenire per bloccare sul nascere la discussione.

- Signori! – fa, alzandosi in piedi – Siamo di fronte ad una svolta epocale nell’industria bellica e anche in quella energetica. Si, dottoressa…è un’arma, un’arma che speriamo di non dover usare mai. –

- Così parlò Howard Stark. – commenta Susan, ironica.

- Le assicuro, le Stark Industries sono il principale fornitore di armi dell’America, i nostri ingegneri lavorano sui brevetti secondari e persino loro si stanno occupando di tenere segreti i progetti dell’ultima spoletta di questo ordigno. Il prototipo sarà protetto da una rete di mine Stark di cui solo pochissimi addetti ai lavori conosceranno il posizionamento, perciò credetemi…quest’arma non sarà fatta per essere replicata e diffusa nel mondo, quest’arma è qualcosa di diverso da tutto quello che avete visto finora. Voi siete le migliori menti al mondo e siete riuniti qui per un motivo solo: rendere questo progetto unico e veramente utile per l’umanità. – una breve pausa, il meeting non sta andando come Stark vorrebbe, perciò opta per interromperlo – Visto che mio figlio non si è ancora fatto vedere e che lui parteciperà attivamente al progetto, propongo di cercarlo nel perimetro esterno, così potrò presentarvelo. –

Anthony Stark, Tony per gli amici, ha passato le ultime due ore a bere la riserva di vodka che ha scovato nell’ufficio di un ufficiale, e ora la sua mente, la mente brillante di un ragazzo prodigio di appena vent’anni, riesce a capire soltanto che arrampicarsi su due bidoni e sbirciare da una finestra è la cosa più giusta da fare. Specialmente se l’alloggio in cui va a sbirciare è quello della figlia del generale, Betty Ross, mentre lei…beh, ignara di tutto, ovviamente, sta facendo la doccia. Un sorriso da ebete stampato sul viso, Tony si dondola appena sulle gambe, completamente immerso nei fumi dell’alcol.

- Stark! – quel ringhio lo fa sobbalzare e, nel suo stato, rotolare giù dai bidoni nella polvere. Non vi rimane molto, il bavero della sua camicia costosa e sudata viene afferrato dal generale Ross e in un attimo si ritrova a mezz’aria. Le facce che vede non le riconosce tutte, ma riconosce suo padre, Banner e il generale.

- Ehi Banner…ti consiglio di dare un’occhiata… - a questa frase, Ross sta per strangolare il rampollo degli Stark.

- Generale! – interviene suo padre – Penso di sapere esattamente quello che serva a mio figlio, se vuole lasciarlo andare…questo spiacevole incidente potrà rimanere isolato… -

Qualche minuto dopo, il gruppo di scienziati assiste alle immersioni ripetute del viso di Tony in un bidone di acqua ghiacciata. Mentre molti ridono, specialmente i militari, solo Reed e Bruce sembrano più interessati a parlare.

- Sei pazzo se pensi che questo gruppo di ricerca possa funzionare. – fa Richards.

- Non dare nulla per scontato. Non me lo hai insegnato tu? –

- Non mi piace costruire armi. –

- Reed…tu stai lavorando alla propulsione spaziale non esplosiva, giusto? Qual è il tuo problema più grande? –

- Beh…l’alimentazione… -

- Eccola l’alimentazione, Reed. È questa. Io farò in modo che ti concedano ogni applicazione per il viaggio spaziale, e intanto…lavorerai con gli Stark, puoi parlare di energia repulsiva con loro, sono anni avanti a tutti su questo. Ti sto offrendo tutto quello di cui hai bisogno, perché…ho bisogno di te. Questo è il lavoro della mia vita. –

Reed Richards sospira. Quello che Bruce gli sta offrendo è davvero allettante, inoltre la sua curiosità scientifica ormai è stata stuzzicata.

- E questo tuo…lavoro…ordigno…ce l’ha un nome? –

- Beh, ho pensato di chiamarla…bomba a raggi gamma… -