Yuri N.A. Lucia

 

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Yuri Lucia

 

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6 Pt II

 

1

 

Sacramento, Stato della California – 21 Novembre

 

Billy osservava la villa risalente ai tempi in cui la California era stata una parte del Messico. Era appartenuta ad un funzionario spagnolo e per diversi decenni per poi passare, nel corso degli anni, da un proprietario all’altro, ultimo un uomo che era stato legato a Black Adam, rapper ed ex attore a luci rosse, che risultava, in base ai filmati visionati e alle notizie avute dagli informatori nella polizia, legato all’altro Adam, quello la cui testa ora voleva più di ogni altra cosa.

“Parlami ancora di lui, rivolgendosi a Tamerlano Tiger dopo essersi accomodato meglio sul sedile posteriore, voglio saperne di più sul mio predecessore.”

Tarmerlano rispose con fatica, più di quanta non avrebbe creduto possibile. Il peso di quella storia se lo era portato silenziosamente dietro per anni. Simon ne aveva continuato a soffrire, ogni giorno e lui altrettanto, sebbene non avesse dato modo di accorgersene a nessuno.

“Simon nutriva grandi speranze in lui. Era convinto che l’era del grande ritorno, quella in cui eroi e semidei avrebbero nuovamente camminato su questo mondo fosse giunta. Un campione, diceva sempre, era necessario. Qualcuno che difendesse l’umanità e ne rappresentasse al tempo stesso le migliori qualità, che con le sue gesta potesse ispirarla e guidarla. Lo preparò, nel corso degli anni, per farsi carico di tale fardello. Non gli risparmiò nessuna prova, fisica o psicologica. Pretese da lui sempre e solo la perfezione, premiandone i successi di rado e con grande moderazione e punendone i fallimenti in modo severo ed inflessibile. Lo amava. Potrà sembrarti strano dopo quello che ho detto ma tutte le sue azioni erano dettate solo e soltanto dall’amore che aveva per lui. Voleva che fosse all’altezza e pronto.”

“Non lo è stato però.” Osservò tristemente Billy.

“Forse invece lo è stato troppo. Commentò con amarezza Tamerlano. Cominciò a reputare l’umanità indegna. Pensava che il mondo fosse diviso e in mano ad una classe dirigente debole e corruttibile. Mi disse che se mai davvero l’era dei miti fosse rinata, allora nessuno di loro avrebbe saputo difendere i comuni mortali. Non lo avrebbero mai seguito, diceva, perché sarebbero stati troppo occupati a difendere i propri egoistici interessi particolari. Sognava un mondo unito e forte, un mondo in cui tutti avrebbero beneficiato di un’educazione simile alla sua ed in cui solo i migliori sarebbero andati avanti.”

“Una replica della sua agogé. Un incubo su scala globale.” Billy lanciò un rapido sguardo a Cee Cee. La ragazza, come sempre al volante, aveva lanciato un’occhiata allo specchietto retrovisore e si sentì imbarazzata per essere stata scoperta. Avrebbe dovuto essere più discreta ma Billy non ne fu infastidito, anzi, le elargì un timido, sebbene triste, sorriso a cui lei replicò flebilmente.

Era un ragazzino di quasi tredici anni ma sembrava invecchiata di almeno due decenni dal giorno della morte di Azam. Il suo sguardo si era fatto duro e freddo. I suoi modi distaccati e autoritari. Non aveva mai alzato la voce o tanto meno mancato di rispetto a nessuno ma il suo nuovo ruolo l’aveva preso sul serio. ‘Quanto reggerà?’ si chiese preoccupata.

“Nelle sue intenzioni, fece Tamerlano, era il modo per rendere l’umanità indipendente e capace di difendersi da sola da minacce esterne. Un campione, mi disse una volta, poteva fare la differenza in talunne circostanze e vincere delle battaglie ma nemmeno uno dotato delle virtù divine poteva farsi carico di tutta una guerra per la libertà. Ogni sua azione come campione sarebbe stata inutile se ogni singolo abitante del pianeta non fosse stato disposto a combattere con ogni oncia di forza che aveva in corpo. Doveva liberare le popolazioni dal giogo di stati che sarebbero stati inadeguati alla nuova era in arrivo.”

“Eri d’accordo con lui?”

“Si. Che il cielo mi perdoni ma si. All’inizio, parlava in modo pacato e tranquillo e le sue erano osservazioni intelligenti. Ho avuto diverse esperienze che mi hanno portato a contatto con il mondo della politica e anch’io credevo che non vi fossero capi di stato o nazioni adatte a sopravvivere ad una nuova era del mito. Parlava di essere una fonte di ispirazione e di utilizzare l’influenza della Fawcet per favorire un nuovo corso della storia.”

“Poi hai scoperto che voleva un trono, un trono tutto per sé.”

“Ha cominciato a pensare che fosse l’unico ad avere le qualità morali ed il potere per ricoprire il ruolo di signore dell’umanità.”

“Cosa che il campione, disse Billy, non può e non deve essere. Il campione deve ispirare non comandare. Perché altrimenti diverrebbe un tiranno, un oppressore che condurrebbe la Terra nelle tenebre e nel sangue.”

“Cosa pensava Simon e così pensavano i suoi predecessori.”

“Quando scoprì cosa stava per fare Adam lo punì. Ma come lo convinse a ritrasformarsi? Aveva il potere nelle sue mani e nessuno di voi poteva più fermarlo. Hai volontariamente omesso questa parte le scorse volte che mi hai raccontato la vicenda. Tamerlano, non sono stupido, ormai lo sai. Voglio la verità. Voglio sapere cosa gli avete fatto.”

“Lo ricattammo.”

L’aveva detto. Dopo tutti quelli anni l’aveva detto. Non si sentì meglio, anzi. Il dolore era esploso ed era come se stesse lacerando la sua stessa anima.

“Immaginavo qualcosa del genere.” Disse dopo un po’ Billy.

“Aveva una persona a lui cara …”

“E lo minacciaste. Si sarebbe ritrasformato o avreste ucciso quella persona.”

Tamerlano si passò una mano sul capo e si lasciò scappare un lungo sospiro. “Si.” Ammise.

“Ecco perché vi odia così tanto. Quella persona alla fine l’avete uccisa veramente? Silenzio. Qualcosa è andato storto, vero? E quando lui l’ha scoperto gli avete tagliato la gola, prima che potesse ritrasformarsi.”

“Fu Simon a farlo. Simon stesso gli tagliò la gola.”

“Tagliò la gola a suo figlio.”

Nessuna parola, a mala pena erano percettibili dei respiri dentro la macchina.

“Come lo sai?”

“Scherzi vero? Si somigliavano a tal punto che era impossibile non capirlo.”

“Abbiamo sbagliato con lui …”

“Anche con l’altro? Con il suo complice? Ho notato che sei stato evasivo parlandomi di lui. Un altro vostro peccato di cui dovrei sapere?”

“Si.” Ammise con un forte senso di colpevolezza.

“Mi dispiace per loro. Mi dispiace per Adam e per quello che ha passato ma non lo perdonerò ugualmente.”

Quelle parole furono pronunciate come se fossero state una sentenza e Tamerlano, allora, si rese conto di quanto Billy fosse cambiato in quei giorni.

 

2

 

Los Angeles, Ospedale Cedar-Sinai – 21 Novembre

 

“Non c’è nulla che si possa fare?” La voce di Susan Kent tradiva il dolore che provava nel vedere l’uomo di cui era innamorata ridotto all’ombra di sé stesso.

“Attualmente, disse lo psichiatra che lo aveva in cura, ci limitiamo ad osservarlo e tenerlo sedato. Non ha pianto, non ha urlato, niente di niente. Non è un vero stato catatonico quello in cui si trova ed infatti temo possa, da un momento all’altro, tentare il suicidio o una qualche azione che risulti dannosa oltre che per lui anche per chi gli è vicino. La mancanza di reazioni emotive lo lascerebbe supporre. Tuttavia non sono convinto che il suo problema sia solo di natura psichica.”

“Che vuol dire?”

“Ho chiesto un consulto ad un neurologo di mia conoscenza, un professionista affermato nel suo campo. Sono convinto che ovviamente il trauma abbia giocato un ruolo chiave per portarlo nel suo attuale stato ma gli elettroencefalogrammi a cui l’ho sottoposto ampliano lo scenario. Ho alcune cartelle con dei vecchi tracciati risalenti a visite a cui si sottopose cinque anni. Se non avessi avuto l’idea di controllarli, probabilmente non mi sarei mai accorto di nulla. Sembra che sia cambiato qualcosa, quasi a livello impercettibile ma pur sempre cambiato.”

“E questo cosa significa?”

“Che è avvenuto qualcosa nel suo cervello. Qualcosa che lo ha cambiato.”

Susan Kent ringraziò il dottore per il colloqui concessole e s’avvicinò a Sivana.

Lo aveva accompagnato lei, con l’aiuto di due infermieri, alla cerimonia funebre della sua famiglia durante la quale non aveva pronunciato una sola parola o tanto meno dato ad intendere di capire dove si trovasse. Il suo sguardo era perso nel vuoto e appariva smunto e più magro di quanto non lo fosse mai stato. Non mangiava nulla e al momento lo nutrivano con delle flebo. Non si opponeva a nessun trattamento, nessuna analisi. Non collaborava ma nemmeno rifiutava di sottopor visi. Lei non aveva avuto modo di pensare a Jim, il cui corpo era ancora nelle mani delle autorità.

Jim, per l’amor di Dio che cosa hai fatto?” Solo questo Susan si ripeteva in continuazione senza riuscire a liberarsi dall’opprimente senso di colpa. Non poteva non pensare che se avesse capito prima, se magari lo avesse aiutato, lui sarebbe ancora vivo, insieme alla famiglia del suo amato Taddeus.

“Mi riesci a sentire? Puoi capirmi?” S’era accovacciata vicino allo scienziato che sedeva immobile sulla sedia a rotelle, lo sguardo basso, come sempre, insensibile a quanto accadeva al di là della finestra che lo separava dal mondo. Lei gli carezzò una mano, dolcemente, cercando, sperando in una reazione qualsiasi ma nulla accadde.

Non riuscì a trattenere le lacrime e poggiò la fronte sul dorso della mano di lui.

Qualcosa era cambiato veramente in quell’uomo sorridente e pieno di vita che l’aveva conquistata con il suo calore, la sua innata, grande bontà ed il suo intelletto. Un vuoto guscio di carne le si trovava di fronte ma sentiva che qualcosa albergava ancora in quelle spoglie. Qualcosa che attendeva rafforzandosi un giorno dopo l’altro, nutrita da disperazione e dolore, qualcosa che presto o tardi sarebbe emersa. Questo Susan Kent temeva. Chiuse gli occhi e rimase lì con lui per diverso tempo, senza più dire nulla, attendendo in silenzio.

 

3

 

Sacramento, California – 21 Novembre

 

Adam osservò il suo discepolo prepararsi, annuendo soddisfatto.

“Tra poco faranno la loro mossa”, sentenziò Black Adam.

“Tra poco inizierà l’ultimo atto”, confermò Adam.

“Il problema è che non siamo sicuri di quale sarà il finale.”

“Nessuno ne può essere certo. Possiamo solo lavorare con impegno e perizia per cercare di rendere le condizioni il più favorevole possibile affinché si realizzi quello da noi desiderato ma il Fato, sai, è spesso cieco e sordo nei confronti dei nostri desideri.”

“Se quel demente non fosse intervenuto all’Otto building …”

“Ciò non di meno è accaduto, Adam dissimulò il dolore nel ricordare la figura di Azam che si accasciava in terra. Il suo sangue, il sangue che avrebbe voluto tanto spargere, sgorgava per l’opera di un altro. James Barr, lo ricordava, sebbene l’espressione del volto fosse stravolta. Uno dei ricercatori più abili di suo padre. La cosa che più lo tormentava era che, dentro, provava ancora dell’amore per l’uomo che gli aveva tolto ogni cosa. Con composta serenità, possiamo compiangerci quanto vogliamo e continueremmo a non cambiare le cose. Ora è il momento di agire. Abbiamo un’ultima possibilità e dovremo essere veloci e determinati o l’avremo persa per sempre.”

“Mr sembra sul punto di crollare. Non voglio essere equivocato. Ho parlato con lui e di sicuro in altre circostanze potrebbe davvero fare dei veri e propri miracoli ma è da dopo l’Ottobuilding che qualcosa è cambiato in lui. È stanco, è arrabbiato con sé stesso. È impaurito.” Black Adam aveva pensato a lungo se dirglielo o no. Alla fine aveva optato per l’essere sincero.

“Lo so. Mr tiene da troppo tempo assieme i pezzi della sua anima. Il suo passato e i recenti sforzi lo stanno fiaccando. Non dubito però che potrà esserci utile. Inoltre fino ad ora è stato leale.”

“Solo perché ti teme.”

“Anche tu mi sei leale perché mi temi.”

“No.”

“No?” Adam era divertito da quella conversazione. Nonostante la drammatici del momento, nonostante rischiasse di perdere ogni cosa. Era divertito.

“Io ti sono leale perché ti rispetto.”

“Ti ho fatto torturare dopo aver ucciso sotto i tuoi occhi molti dei tuoi amici.”

“Era una vita fa. Per tutta la vita ho atteso di capire chi fossi veramente ed ora lo so: voglio essere come te; voglio imparare quello che hai da offrirmi. Sei il mio mentore e sono pronto a seguirti ovunque.”

“Anche verso la morte?”

“Anche verso l’inferno.”

Adam sorrise compiaciuto. Non avrebbe commesso l’errore di Azam. Non sarebbe stato sordo ai bisogni del suo pupillo. Lo avrebbe seguito, aiutato, lo avrebbe rispettato. Aveva visto Black Adam sollevarsi dalle ceneri di una vita che ormai gli andava troppo stretta, una vita di finzione, una vita di auto-mortificazione causata dalle sue insicurezze, dalla mancanza di una guida. Per lui sarebbe stato tutto. Anche un padre se necessario.

“Potresti aver ragione. Potremmo esser diretti verso l’inferno, per quanto ne so. Tuttavia ho intenzione di cadere combattendo.”

“Ed io sarò al tuo fianco.”

Balck Adam caricò la propria pistola sotto lo sguardo attento e benevolo del suo maestro.

 

Mr bevve un bicchiere d’acqua. Li poteva avvertire. Erano lì, che lo osservavano. Quanti esattamente non avrebbe potuto dirlo. Di certo Tamerlano Tiger era con loro. Sentiva ‘l’odore’ che emanava la sua mente, quell’impronta inconfondibile di cui aveva grande tema.  Presto avrebbero fatto irruzione nella villa, ne era certo, la tensione che gli arrivava era inconfondibile. La prospettiva di essere catturato e dover tornare a vivere da cavia non lo aggradava molto. Si era procurato una capsula di cianuro che avrebbe usato al momento opportuno se necessario. L’unica cosa che gli dispiaceva era non aver avuto tempo per andare un’ultima volta con una donna. Adam era tranquillo. Quell’uomo lo terrorizzava ma ancor di più quando era quieto. C’era la furia stessa della tempesta in quella mente che non riusciva a sondare agevolmente. Per lui la vita e la morte erano quasi la stessa cosa ormai. Poteva dire lo stesso di sé? La domanda gli bruciava da tempo. Voleva solo vivere. Forse non avrebbe dovuto imbarcarsi in quella missione suicida.

Un po’ tardi per pentirsi delle proprie scelte, non credi?” Disse con un pensiero rivolto all’immagine dell’uomo madido di sudore, dalla barba mal rasata e smunto che lo specchio gli rimandava. Gli occhi erano infossati ed in generale era molto dimagrito. Aveva bruciato una gran quantità di grassi in breve tempo. Non era la prima volta che gli capitava.

Ripensò per un istante a tutto quello che gli avevano fatto e poi disse ad alta voce: “no, per potergli strappare le budella dal ventre a quei porci valeva la pena tutto quanto quello che ho fatto fino ad ora”; le sensazioni che riceveva stavano nuovamente mutando, cambiando di intensità. Stava per giungere il momento. Si alzò e andò da Adam per avvertirlo.

 

4

 

Nei pressi di Buenos Aires, Argentina – 21 Novembre

 

Karl attese pazientemente l’arrivo dell’uomo che tutti conoscevano semplicemente con l’appellativo di  Der Kaptain. Questi varcò la soglia della villetta insieme alla sua scorta, due figuri che avrebbero scoraggiato anche il peggior malintenzionato al primo sguardo.

Di contro il Kaptain aveva l’aria di essere una persona tranquilla, lo sguardo sereno, i modi pacati, il tono di voce basso e piacevole, il taglio di capelli un po’ demodé, come il panama che si era appena tolto, ma che gli conferiva nell’insieme un aspetto elegante e piacevole. Pur non essendo un bell’uomo emanava un discreto fascino, forse per le sue maniere cortesi, forse per gli occhi nocciola che esercitavano una misteriosa, magnetica attrazione su chi li fissava.

Salutò in modo confidenziale il padrone di casa che lo introdusse al giovane. Karl si alzò e salutò marzialmente, come il suo addestramento gli imponeva.

“Comodo, comodo giovanotto. Fece quello con un gesto gentile.Apprezzo la disciplina ma questa non è un’audizione ufficiale davanti ad un tribunale militare.”

Karl non capiva. L’essere stato convocato lì e l’esservi stato portato da una scorta l’aveva interpretato come un atto d’arresto. Sapeva che quanto accaduto negli USA sarebbe stato interpretato come o tradimento, o imperizia da parte sua. Entrambe le accuse potevano condurre solo ad un’unica pena. Tuttavia desiderava aver l’occasione per difendersi davanti ai propri superiori per ribadire che non era un traditore. Preferiva essere ricordato come uno stupido che non come un voltagabbana.

“Signore, confesso di essere confuso.”

“Karl, fece il Kaptain, siediti. Vuoi?”

“Grazie, Signore.” Karl fece come gli era stato chiesto e tornò a sedere.

La stanza dove si trovavano era al primo piano di una bella magione in stile colonico, appartenuta un tempo ad una ricca famiglia di allevatori e comprata un cinquantennio fa dall’Organizzazione.

L’arredamento era quasi lo stesso di allora e gli interventi di ristrutturazione effettuati non ne avevano alterato né l’aspetto, né la piantina originale. Dalla porta-finestra che dava sul balcone si poteva godere un panorama stupendo. Quel luogo era pieno di luce ed era estremamente rassicurante.

“Sai perché ti è stato affidato il compito di condurre i nostri affari a Los Angeles?”

“Perché ho superato le prove necessarie.” Affermò con prudenza ma non senza una punta d’orgoglio Karl.

“Bene, sorrise compiaciuto il Kaptain, né troppo spavaldo, né troppo timido. Odio l’arroganza ma ancor di più la falsa modestia. Ti ho selezionato io stesso per questo compito, lo sai?”

Jawohl, herr Kaptain”, confermò Karl.

“La scelta è caduta su di te per i risultati che hai ottenuto nei test, è vero. Però ho anche tenuto conto di tutta un’altra serie di tue caratteristiche e qualità. Il tuo aspetto, il tuo modo di porti, la tua intelligenza e, soprattutto, la tua fedeltà alla causa e all’Organizzazione. Sei un modello per le nostre reclute, Karl. Il fatto che tu sia un traditore? Non lo credo minimamente. Sei stato ingannato? Si, però non certo per colpa tua.”

Karl si sentiva smarrito e chiese, “ ma allora cosa è successo?”

“Mai sentito parlare dell’MK Ultra? Karl lo conosceva. Aveva studiato la storia dell’MK Ultra ai tempi dell’addestramento e annuì. Kaptain sorrise soddisfatto ma c’era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che a Karl non sfuggì. Misero appunto diversi sistemi per il ‘controllo mentale’ che ancora oggi vengono utilizzati non solo dai Servizi Segreti Americani ma anche da quelli di molti altri paesi, sistemi molto efficaci. Tuttavia ne erano allo studio diversi altri prima che MK fosse smantellata. Al tempo i nostri agenti infiltrati nelle Organizzazioni Governative e Paragovernative parlarono di un’idea, un sistema radicalmente diverso, non contemplante utilizzo di droghe o stimoli audio-visivi ipnotici, per ottenere il controllo della mente. Tale progetto venne abbandonato per quanto ne sappiamo ma non è da escludere che un privato sia subentrato alla sua realizzazione. Vedi Karl, quando sei tornato sei stato sottoposto a diversi test, tra cui quello della macchina della verità e anche al sodio-pentotal per assicurarci che non stessi mentendo sull’effettivo svolgersi dei fatti. In realtà sono stato dispiaciuto per il trattamento che hai dovuto subire, compresa la durezza degli interrogatori  subiti. Karl era sorpreso. L’uomo sembrava sincero in quella sua costernazione appena esternata. Non fraintendermi, è stato tutto necessario ed ho approvato io stesso ogni passaggio della procedura autorizzandola in toto, però non riuscivo a darmi pace. Come poteva un elemento talentuoso come te essersi fatto mettere nel sacco? Come ti ho già detto non potevo credere ad un tradimento anche perché l’essere tornato implicava che fossi anche completamente pazzo. Voglio mostrarti una cosa. Ad un suo cenno, uno degli uomini che lo avevano accompagnato posò un notebook su di un tavolo e lo collegò con uno schermo piatto che fece la sua comparsa allorché, premuto un comando sul medesimo tavolo, un quadro scivolò di lato rivelandone la presenza. Partì un filmato che mostravo uno degli interrogatori di Karl. Come puoi vedere, a margine dello schermo, c’è un grafico. È un encefalogramma, il tuo per la precisione. Ad un certo punto, raccontando l’accaduto, hai parlato delle guardie del signor Black Adam, due guardie che dalla tua descrizione sono diverse da quelle che lo accompagnavano di solito. Questo fatto di per sé avrebbe quanto meno dovuto attirare la tua attenzione ma ne parlavi come se fosse una cosa normale, persino scontata ed è a questo punto che è sorto il primo sospetto. Ti abbiamo chiesto di descriverli, più e più volte ma la risposta era sempre una descrizione generica, superficiale, impensabile per un uomo che è stato addestrato a ricordare ogni particolare, anche il più piccolo. Vedi? Indicò con l’indice il tracciato. Quando insistono nel domandarti di loro, accade qualcosa, una variazione quasi impercettibile eppure presente, come se nella tua mente scattasse qualcosa. C’è un angolo cieco e questo le crea dei problemi, soprattutto in virtù della disciplina a cui sei stato per anni sottoposto.”

Allora a Karl fu chiaro e si sentì annichilito: “Cosa mi hanno fatto?! Come possono aver alterato la mia memoria senza che io me ne accorgessi?! Sono stato sottoposto ad ipnosi, in passato, faceva parte dell’addestramento e sono stato anche allenato a resistervi in caso di cattura.”

“Non credo si tratti di semplice ipnosi. Come ti dicevo potremmo trovarci di fronte a qualcosa di completamente diverso e non solo la tua memoria è stata alterata. Quando ti trovavi a Los Angeles sono state le tue stesse percezioni ad esserlo.”

Il giovane sarebbe voluto morire. Qualcuno lo aveva toccato, per quanto incredibile fosse, nel luogo che si presupponeva essere il più sicuro ed inviolabile del mondo. Sentì la rabbia che da dentro premeva per riversarsi all’esterno. Chiunque fosse, se avesse potuto, lo avrebbe ucciso in modo lento e doloroso. Non dette sfogo a quel pensiero ma disse solo, tristemente: “Sono compromesso. Se ha fatto qualcosa al mio cervello, per quanto ne so, potrei non essere più in grado di assolvere ai miei compiti. Cosa ne sarà di me?”

Kaptain mise una mano sulla spalla del giovane: “Karl, prima di ogni cosa devi capire che non è colpa tua. Da un uomo, per quanto volenteroso e addestrato, non si può pretendere l’impossibile. È una minaccia del tutto nuova, mai incontrata prima. Eravamo impreparati e lo siamo ancora visto che non abbiamo idea di come agisca e quindi, come contrastarlo.

Non devi preoccuparti. Ho fatto eseguire analisi comparate con vecchi tracciati encefalografici e non risultano alterazioni. In realtà, una volta appurato cosa accaduto, tutti i test che hai affrontato erano volti a sincerarci del fatto che fossi ancora in possesso delle tue facoltà mentali. Sono lieto di dirti che non c’è motivo di credere il contrario. Tuttavia, anche se posso immaginare benissimo quello che vorresti ora, rimarrai qui ancora per qualche settimana. Ti riposerai, cercherai di riacquistare la tua freddezza, perché in questo momento la rabbia rischia di renderti irrazionale, dopodiché penseremo a come muoverci. Le due così dette guardie del corpo di Black Adam sono implicate con questa storia e al momento giusto ci occuperemo di capire chi sono e dove trovarli. Per ora l’Organizzazione ha un’altra operazione per le mani. Vorrei che tu vi partecipassi. Ovviamente dopo aver goduto del necessario riposo.”

Karl sentì una forte sensazione di calore propagarglisi nel petto. Solo pochi istanti prima credeva la sua carriera ormai terminata. Quell’uomo l’aveva salvato dalla disperazione e non l’avrebbe mai dimenticato.

“Certo, mein Kaptain!” Esclamò entusiasta strappando un sorriso soddisfatto all’altro.

 

5

 

Los Angeles, California – 21 Novembre

 

L’avvocato di Billy Betson, Brian Butler osservava il giovane uomo seduto al capo opposto del tavolo gongolare, un ampio sorriso in cui non c’era nulla d’allegro.

“Il suo cliente sarebbe introvabile?” Chiese quello divertito.

“Al momento non sono riuscito a contattarlo.” Ammise con riluttanza Brian, maledicendosi per aver accettato di rimanere nel team di legali che avrebbe dovuto difendere Billy Batson. Tamerlano Tiger era stato piuttosto rude nel ricordargli i vincoli di fedeltà che lo avevano legato a Simon Azam.

Gli devi tutto. Senza Azam ti saresti ritrovato con il culo per terra e nessuno ti avrebbe più ingaggiato come avvocato, nemmeno se fossi stato tu a pagare”, questo gli aveva detto e per quanto potessero averlo irritato quelle parole era la pura e semplice verità. Sebbene l’essere avvocato l’aveva reso avvezzo ad una vita dai contorni morali incerti, si era imposto di non tradire il codice d’onore che lo faceva sentire ancora umano e poiché Billy era l’erede di Simon, era rimasto a sua disposizione nonostante le numerose defezioni tra le fila dei legali di Azam e della Fawcet & Fawcet, azienda ormai praticamente fallita.

“Il suo cliente dovrebbe essere più responsabile, incalzò l’altro, esultante per quella situazione, si può dire che la sua eredità ormai sia bella e che persa. Mi sarei aspettato un po’ più di combattività da parte sua.”

“Il mio cliente è più combattivo di quanto non creda. Semplicemente, in questo momento, non riesco a rintracciarlo.”

William Fawcet lo squadrò con aria di superiorità, lo sguardo quasi compassionevole.

L’acquisizione dell’azienda che Azam aveva strappato a suo nonno, il progetto di tutta una vita, era divenuto improvvisamente non solo realizzabile ma persino facile grazie al prezzo stracciato a cui aveva acquistato azione dopo azione. Ora il suo sogno era lì, a portata di mano. Doveva solo chiudere le dita e stringere forte. Non aveva trovato rivali nel suo processo di acquisizione perché l’azienda, visto il suo nome, non faceva più gola a nessuno. Niente più contratti con il Governo, beni sequestrati o bloccati, laboratori messi sotto sigillo e una sinistra fama che difficilmente gli si sarebbe più scrollata di dosso, senza contare le cause multimilionarie intentategli contro, cause a cui si aggiungeva quella del Municipio di Los Angeles che si era costituito parte civile contro l’azienda che per imperizia, aveva messo in pericolo l’intera popolazione locale.

A lui non interessava. Comprare la Fawcet e Fawcet era tutto quello che voleva. Semplicemente. Poteva riconvertirla, inglobare quanto ne rimaneva nelle sue aziende, rivenderla a prezzi ancora più stracciati ma doveva essere sua.

Tuttavia era in parte deluso. Sapeva che Billy Batson era poco più che un ragazzino ma potersi far beffe dell’erede dell’uomo che più aveva odiato in vita, dopo suo nonno, era un piacere a cui non voleva rinunciare. Voleva guardarlo negli occhi ed esprimergli tutto il suo disprezzo.

Ovviamente non aveva nulla contro di lui ma Azam lo aveva eletto suo successore e dunque, dopo la morte di questi, era l’unico bersaglio rimasto al suo odio. Niente di personale, si disse.

 

 

6

 

Sacramento, California – 21 Novembre

 

Beck fece irruzione dalla porta posteriore, Tamerlano dal lato ovest delle mura che proteggevano la villa. Erano armati con pistole automatiche e fucili anti-sommossa, protetti da elmetti tipo swat, maschere facciali e giubbotti in kevlar. Non incontrarono nessuna resistenza. Tamerlano sapeva che disattivare gli allarmi elettronici e le telecamere non sarebbe servito a nulla. Il mostro che accompagnava Adam poteva sentire i loro pensieri e le loro emozioni a centinaia e centinaia di metri di distanza. Un segugio psichico, così l’avevano definito una volta al vecchio laboratorio, solo che si era rivelato essere ben peggiore e ben più pericoloso.

Tamerlano ricordava ancora cosa era accaduto allo staff, cosa gli aveva fatto e cosa li aveva costretti a fare prima di ucciderli tutti.

Sfondò una porta con un calcio e s’assicurò che la stanza fosse libera.

“Qui via libera, passo”, disse a Beck tramite la ricetrasmittente che indossava.

“Anche qui, passo” replicò l’altro.

Nessuna reazione. Nessun tentativo di difesa. Non poteva essere così semplice. Con Adam non lo era mai.

Tamerlano si ritrovò davanti  ad uno schermo che si attivò non appena gli fu vicino.

Sensori”.

“Salve, Tamerlano. Lo salutò con voce metallica Adam. Scommetto che ti stai chiedendo come mai non hai trovato nessuna resistenza, né mia, né dei miei uomini. Sei intelligente, Tamerlano. Molto intelligente ma la voglia di vendetta ha alterato le tue capacità di giudizio.  La sete di sangue ti ha spinto a cercarmi per azzannarmi al collo ma una vocina dentro di te ti stava avvertendo che desiderarlo e farlo son due cose ben diverse. Credevi che avessi perso tutte le mie risorse? Credevi che dopo quanto accaduto a Los Angeles avessi accusato il colpo? No. La morte di Simon mi ha colto alla sprovvista, lo confesso. Dovevo essere io ad ucciderlo e non quel patetico drogato delirante James Barr. Ho perso la mia occasione di pareggiare i conti con quell’uomo che ho odiato tanto ma posso ancora prendermi quello che mi spetta. Del resto, se ci pensi bene, non sono io Adam Azam? Legittimo erede e del dono? Non ti preoccupare, Tamerlano. Ci rivedremo. Avverrà prima di quanto tu non creda ed in condizioni a te meno favorevoli di quanto non avresti voluto. A presto.”

Il sorriso che arrivava dal monitor mise in allarme Tamerlano che solo allora realizzò: “ TRAPPOLA!” tentò di allertare Beck ma il rombo dell’esplosione spense quel avvertimento.

 

Billy urlò, precipitandosi fuori dalla macchina. Cee Cee lo seguì lesta come il vento e lo bloccò.

“NON FARLO!”

“LASCIAMI! SONO LA DENTRO!”

Le fiamme avevano avvolto rapidamente la villa, divorandola rapidamente. Il tetto crollò in diversi punti.

“Non puoi entrare lì! Moriresti!” Cee Cee aveva il cuore stretto in una morsa. Tamerlano e Beck erano lì dentro e avrebbe dato il braccio destro per salvarli ma la priorità era la sicurezza di Billy.

Gettò il ragazzino di lato, estraendo la glock con un gesto rapido e fluido. Sparò all’uomo che aveva tentato di prenderla di sorpresa. Quello incassò ma Cee Cee non era una novellina. Si era accorta che sotto l’ampia camicia hawaina indossava un corpetto.

Sentì il braccio irrigidirsi.

“COSA?!...” riuscì a dire prima che la paralisi arrivasse anche alle corde vocali.

“Non ci provi, Signorina.Fece con cattiva strafottenza l’uomo chiamato Mr. Se continuerà a resistermi, la sua mente ne rimarrà seriamente danneggiata. Si ritroverà ridotta ad un vegetale. Un bel vegetale. A dirla tutta un bel morso glielo darei volentieri anche ora.”

Il grosso afroamericano si alzò, torreggiando sull’altro. L’impatto balistico era stato doloroso e dallo sguardo feroce che lanciò a Cee Cee fu chiaro che l’avrebbe riempita volentieri di botte per ripagarla. Dominò il suo istinto. Era stato bravo fino a quel momento. L’idea della villa a Sacramento era stata sua. “C’è un passaggio sotterraneo, una via di fuga risalente ai tempi in cui la casa fu costruita. Pensavo sarebbe stato un buon modo di fuggire dagli sbirri in caso di necessità”. Si sentiva orgoglioso per come Adam aveva accolto la sua proposta. Voleva dimostrarsi degno del suo nuovo mentore perché per la prima volta in vita sua sentiva un legame completo ed autentico con qualcuno. I suoi genitori erano stati figure evanescenti nella sua vita e quando riusciva a metterle meglio a fuoco ricordava solo sguardi carichi di disinteresse e disprezzo. Adam era diverso da tutti. Adam non temeva nessun e al tempo stesso aveva un grande rispetto per il coraggio e l’onore. Sarebbe stato come lui o sarebbe morto nel tentativo.

Cee Cee piangeva. Lo sforzo di resistere a quel mostro la stava straziando.

“Abbiamo una vera combattente. Asserì gongolante Mr. Coraggio, vediamo di pepare un po’ la situazione.” La mano di lei si mosse portando la canna della pistola contro la tempia.

Billy era inorridito ed infuriato. Sua sorella era morta. Lo zio Dudley era perso. Azam era stato ucciso e ora anche Tamerlano e Beck forse avevano subito la stessa sorte.

Cissy no. Cissy sarebbe sopravvissuta si disse.

Scattò in piedi levando le braccia verso il cielo. Quello era il momento, il momento in cui si sarebbe messo alla prova, in cui avrebbe dimostrato di essere degno del dono.

“SHAZAM!”

 

Il tempo si spezzò. La folgore si era manifestata rapida, dopo che una corona di nembi si era formata altrettanto rapidamente.

La scossa avvertita inizialmente era quasi subito stata zittita da una calda sensazione di estasi. Il mondo si muoveva a rallentatore, ne era certo. La pelle si sciolse, ossa e muscoli si fecero di cera e rivide Azam, per alcuni istanti. L’uomo lo fissava preoccupato, come se cercasse di dirgli qualcosa.

Voglio solo essere il tuo degno successore”, cercò di rassicurarlo Billy.

Quello che era stato il suo corpo era un vorticare di particelle cariche di elettricità, una nube in cui non c’era un confine esatto tra spirito e materia.

Fu come se coagulasse, come se la luce che era stato per una frazione di secondo, assumesse una nuova forma, una forma suggerita da un pensiero di Billy.

Qualcosa però, ne era certo, non era andato come avrebbe dovuto.

Era la prima volta che Billy richiamava a sé le divine virtù ma il sentore che non tutto fosse andato come avrebbe dovuto lo aveva subito colpito.

Lo sguardo di Azam, del suo spettro o di qualsiasi cosa fosse, era chiaro: è un trappola; la stessa parola che aveva udito pronunciare da Tamerlano prima che la villa dove si trovava si trasformasse in un inferno di fuoco.

La forma era ormai stata presa e sentiva un vigore e una potenza mai avvertite prima.

Era talmente inebriante che non resistette e alcune lacrime di stupefatta gioia gli rigarono il volto.

Fissò le sue nuove mani, più grandi delle vecchie, più forti. Mani da adulto, mani di un uomo capace di qualsiasi cosa.

Per poco non dimenticò Cee Cee e si sentì colpevole.

“Anche a me è successa la stessa cosa la prima volta. Incredibile, vero?”

 

Billy si voltò inorridendo. Quella voce era simile a quella di Simon. La ricordava nei suoi accenti lievemente baritonali e nel modo sicuro con cui pronunciava ogni parola.

L’apparecchio con cui aveva parlato dal giorno della fuga era andato distrutto, ridotto ad un cumulo di metallo fuso da un calore spaventoso. Il suo sorriso era sardonico e intimorente, come sempre ma il suo corpo era rinvigorito. Sembrava all’apice della sua forma. Adam aveva riconquistato la sua antica forza.

“No …” Si lasciò scappare Billy.

“Eri troppo concentrato, Billy. Troppo arrabbiato per renderti conto che ero alle tue spalle. Avendo perso la voce non potevo più evocare la celeste folgore ma tu si. Mi è bastato starti vicino e le virtù degli dei che riposavano in me sono state risvegliate. Certo, ho solo metà della potenza che possedevo in passato. Già. Essendoci trasformati entrambi, possediamo la metà del potere. Tuttavia, anche così, non è esaltante? Più di qualsiasi altra cosa tu abbia mai provato in vita tua.”

Il potere è come un dolce vino. Ti seduce con lusinghe e ghiotte promesse ma è un vino avvelenato. Ne desidererai sempre di più e questo, per quanto buono sia, ti devasterà dentro”, questo gli aveva detto più volte Simon Azam e allora capì a pieno il senso di quelle parole. Adam stava fiaccando la sua volontà, approfittando della sensazione di beatitudine che lo aveva pervaso.

“Lasciala.” Disse Billy con decisione. La sua voce suonava aliena alle sue stesse orecchie.

Adam sorrise benevolo e comprensivo: “Guardati. Simon ha esercitato una così grande influenza su di te. Vuoi che risparmi la tua serva? Sono ben disposto a farlo ma solo se tu prometterai di seguirmi e giurarmi lealtà.”

“Sei impazzito?!” Billy urlò con sdegno quelle parole.

“Voglio solo una famiglia, Billy. La famiglia che Azam non mi ha mai dato. La famiglia che potremmo essere io, te ed il mio Black Adam. Sarete entrambi miei discepoli e condivideremo il potere. Insieme, credimi, cambieremo in meglio questo mondo.”

Adam per poco non venne travolto da Billy. Si era aspettato una reazione da parte del ragazzo. Era prevedibile ma non era abituato a qualcuno che possedeva le sue stesse virtù e la rapidità di Hermes lo aveva quasi colto di sorpresa. Quasi. Bloccò il pugnò diretto al suo volto con il palmo della mano. L’impatto fu tale che lo spostamento d’aria spaccò i vetri della Bentley e fece perdere a Mr, che rotolò in terra, la presa su Cee Cee. Black Adam ruzzolò a terra una decina volte e quando riguadagnò la posizione eretta, istintivamente, aprì il fuoco su Billy.

Non è necessario, avrebbe voluto dire Adam ma non ce ne era bisogno. Il proiettile non riuscì a guadagnare le carni del ragazzo grazie all’invulnerabilità di Athena. Il sottile campo di energia che avvolgeva la nuova forma di Billy, tuttavia, reagì alla sollecitazione esercitata dal proiettile con grande forza rispedendolo da dove era venuta.

Gli sguardi di Adam e di Black Adam si incrociarono per un istante.

In quello di entrambi c’era incredulità. L’apprendista di Adam crollò a terra, inerte e Billy approfittò del disappunto di questi per colpirlo con ferocia. Un colpo, un altro, una ginocchiata, tutti portati con il vigore di Ares. Per un po’ Adam vacillò, senza reagire e Billy s’illuse di averlo sottomesso ma quando il taglio della mano di quello lo colpì alla gola le speranze di vittoria svanirono. Sentì bruciare i polmoni per la mancanza d’aria. Non riusciva più a respirare. Il calcio che Adam gli portò al pube lo fece quasi svenire. Sentì il nemico afferrargli i capelli e non riuscì ad impedirgli di sbattergli la faccia contro l’auto. Il cofano si squarciò ed il motore venne ridotto ad un rottame. Adam lo lanciò via, come fosse un fuscello, mandandolo a finire a quasi cinque chilometri di distanza. Corse dal suo pupillo solo per prendere tra le braccia un cadavere. Il sangue colava ancora dalla ferita al collo e allora gridò al cielo il suo scorno.

“Dobbiamo andarcene …” Trovò la forza di dire Mr.

“Si.” Convenne Adam. Cullò con delicatezza il corpo di Black. Per quanto si sentisse morire, non era quello il momento ed il luogo di vendicare quella morte. Billy era inesperto nell’utilizzo delle sue virtù ma rimaneva un nemico formidabile. Ci sarebbero stati tempi più adatti per decidere cosa farne.

 

Billy era finito in terra, creando, nell’impatto, un affossamento nel terreno. La testa girava e pulsava ma trovò la forza di rimettersi in piedi. Solo pochi istanti per capire cosa dovesse fare. Corse, nella direzione da cui era venuto, spinto in avanti da muscoli gonfi del vigore d’un dio. Corse veloce, divorando in breve tempo la distanza.

Cee Cee era a terra ma quando la vide tossire si sentì sollevato. Era viva.

“Come stai?!”

“Non preoccuparti per me… lo rassicurò anche se con voce tremante, Adam e l’altro sono andati, spariti. Cerca di salvare Tamerlano e Beck se possibile …”

Billy assentì e si diresse verso la villa in fiamme. Alcune vampe di fuoco lo avvolsero ma inutilmente. Avvertiva a malapena un lieve calore. Doveva stare attento mentre procedeva tra le macerie e quanto rimaneva delle stanze, non voleva provocare ulteriori crolli.

Localizzò per primo Back che aveva trovato la salvezza rifugiandosi in una delle camere della villa ormai prossima a crollare su sé stessa. L’uomo era annerito dal fumo e semi svenuto. Billy lo portò rapidamente fuori, affidandolo alle cure di Cee Cee solo per ritornato immediatamente sui suoi passi. Tamerlano doveva essere vivo, si disse. Non poteva accettare che quell’uomo morisse così, lasciandolo solo. Aveva bisogno della sua guida.

Dove sei? Pensò disperato. Vide qualcosa muoversi sotto un mucchio di calcinacci e subito vi si precipitò, estraendo il corpo di Tamerlano. Lo portò fuori, proprio pochi secondi prima che quanto rimaneva della villa collassasse su sé stesso.

Cee Cee aveva soccorso Beck che sebbene ancora confuso e sotto shock si era tirato a sedere contro lo sportello della Bentley. La ragazza aiutò immediatamente Billy. Insufflò aria in Tamerlano e ne compresse il torace diffidando Billy dal farlo. Con la forza che possedeva in quel momento, senza volerlo, avrebbe potuto ucciderlo sfondando lo sterno.

Billy rimase da parte, terrorizzato. Voleva vendetta ed invece aveva probabilmente ucciso Tamerlano.

Questi tossì improvvisamente e Billy, allora, pianse.

 

EPILOGO:

 

Prometeo arretrò, indebolito. Ormai il fato degli dei era compiuto.

Non aveva previsto quello scoppio di pianto.

“Perché siamo dovuti arrivare a tanto?” rimproverò Zeus, ridotto ad una gelido silenzio di pietra.

Tremò, cadendo in terra più e più volte. Ogni volta che si rialzava la nausea lo coglieva più forte di prima.

Quando, dopo diverse ore, riuscì a raggiungere l’altura che gli avrebbe offerto un ampia vista dell’isola e del mare circostante rimase basito.

Delle navi della Flotta divina non v’era traccia alcuna. Solo Tifone s’ergeva sulla lontana spiaggia e cosa pensasse quella orribile creatura nata dal Tartaro e dalla magia di Prometeo era impossibile da dire.

Era confuso anche lui?

Poco importava. Il suo scopo era terminato così come l’Impero di Zeus ed ora Prometeo l’avrebbe zittito, una volta per sempre.

 

 

Fine