Yuri N.A. Lucia
Presenta
Yuri
Lucia
Presenta:
4 PT II
I
Los
Angeles - 27 Settembre
I due Adam sedevano insieme, sul retro della Crysler
grigio metallizzato noleggiata dall’uomo che in precedenza si faceva chiamare
Mr. Alvin ed ora solo Mr.
Black Adam era fisicamente più grande e presentate
di Adam ma quest’ultimo gli aveva dolorosamente dimostrato che nella lotta non
sempre questo era determinante per sopraffare l’avversario.
Mr guidava l’auto, un completo grigio a righe,
cravatta con motivi bianchi, camicia oxford candida, costose scapre Prada ai
piedi.
Per un attimo si chiese se, tentando di aggredirli
all’improvviso, sarebbe riuscito ad ucciderli ma subito represse il pensiero.
Anche se fosse riuscito ad avere ragione di uno dei due contando sul fattore
sorpresa, l’altro l’avrebbe ucciso.
“Vuoi vivere?” La domanda giunse del tutto inattesa
e Black Adam ebbe un sussulto. La voce artificiale aveva scandito senza alcuna
emozione quelle parole.
“Si.” Disse quasi in un singhiozzo.
“Ti lascerò vivere.”
Black Adam era incredulo e guardò con diffidenza
Adam che invece, apparentemente, non si curava più di tanto di lui ed era
intento a scrutare il paesaggio di cemento e vetro che Los Angeles offriva.
“Davvero?” Non era riuscito a reprimere la speranza
che fosse vero.
“Non mento. Se dico una cosa, è quella. Mr lo sa.”
“Mi lascerai andare via?”
“Ad operazione terminata, si. Sarai libero di andare
dove vorrai.”
“Io ti giuro che non dirò a nessuno…”
“Lo so.”
Tagliò corto ma non seccato.” Non lo farai
perché non servirebbe a niente e se dovessi sapere che hai rivelato qualcosa
che mi riguarda, presto o tardi ti troverei facendoti rimpiangere il giorno in
cui sei nato. Non ti piacerebbe però restare?” Adam si era voltato verso di
lui. Occhi rapaci, neri come la pece, indagavano mettendo a nudo l’animo del
delinquente ormai consapevole di esser stato per sempre scalzato dalla vecchia
vita.
“Dici a lavorare per te?”
“Per essere il mio discepolo.”
Mr non tranne un esclamazione di stupore. Non si
sarebbe mai aspettato di udire qualcosa del genere.
Adam indossava un completo scuro, piuttosto semplice
ma elegante, scarpre italiane, cravatta versace a righe annodata alla windsor.
“Discepolo?” Black Adam era esterrefatto.
“Ti prenderei sotto la mia ala e ti insegnerei tutto
quello che so.” Si aggiustò uno dei
polsi della manica e poi dette un’occhiata al suo Rolex, un esemplare in
acciaio, quadrante nero, sobrio ed in linea con il suo vestiario.” Potrei fare di te un uomo molto
diverso. Potrei persino darti potere, Black Adam, oltre ogni tuo più folle
sogno.”
“Pensavo …”
“Cosa?”
“Pensavo che mi disprezzassi.”
“Ti disprezzo. Sei debole, gretto, stupido ed
incapace. Il tuo piccolo e patetico impero del crimine te lo sei costruito
grazie ad una serie di fortunate coincidenze ma quando la fortuna s’esaurisce,
e allora che si capisce la stoffa di cui si è fatti e la tua è da quattro
soldi. Non vali granché. Eppure, in te, c’è qualcosa che inesplicabilmente mi
attira. Forse è la simpatia che eserciti su di me per via del nome che porti.” Quello che aveva detto era persino più
inatteso di quanto avesse detto fino a quel momento.” Con me avresti la possibilità di vedere il mondo in modo nuovo e
di fare cose per te altrimenti impossibili.”
“Si.”
Adam sorrise soddisfatto e scoccò un’occhiata a Mr
che lo ricambiò dallo specchietto.
“Visto? Non ci ha nemmeno pensato su. Ha seguito
l’istinto ed ha scelto di rimanere con il più forte. Ha capito che da me, dopo
quanto gli ho detto, ora può solo prendere. Hai nulla da dire?”
“Ho sottovalutato il coraggio del nostro amico.” Ammise Mr.” O la sua stupidità.” Non poté resistere dall’aggiungere.
“Potrebbe rivelarsi un’acquisto prezioso per la
nostra società.”
“Pensavo avresti preso l’altro come tuo discepolo.”
“Posso farlo con entrambi. Avranno occasione di
prepararsi insieme. Forse è questo che è mancato a me a suo tempo: un compagno
d’addestramento; comunque sia, inizieremo a pensarci seriamente quando questa
transazione sarà stata completata.”
Adam non disse più nulla durante tutto il viaggio e
gli altri due non si sognarono di disturbare il suo meditabondo silenzio.
L’uomo che rappresentava i fornitori con cui Black
Adam trattava affari non corrispondeva allo stereotipo del narcotrafficante.
Era biondo, capelli corti, un taglio di foggia volutamente antiquata,
lienamenti spigolosi ma regolari, persino piacevoli, occhi azzurri, mento ben
rasato, vestito con un semplice completo, giacca alla francese e pantalone
grigio chiari, una camicia fil-à-fil bianca, un tipo d’abbigliamento piuttosto
discreto, unica nota di eccentricità, il nodo Balthus su una cravatta
regimental grigia attraversata da linee di grigio più scuro. Aveva l’aria
innocqua, persino simpatica. Salutò cortesemente Adam Black, con cui aveva già
trattato affari e quest ultimo ricambiò in modo rude e scortese come il suo
personaggio richiedeva. Adam e Mr erano stati entrambi molto chiari mentre
uccidevano Jamhal, uno degli amici che lo stesso Black Adam aveva attirato nel
suo covo: “Non devono sospettare nulla. Nessun comprtamento fuori dalla norma,
nessun tic nervoso, nessuna parola di troppo o in meno rispetto a quelle che si
aspetterebbero da te”; Black Adam aveva annuito mentre a Jamhal venivano
estratti i molari con una pinza.
Adam e Mr vennero perquisiti dagli uomini del
trafficante, quattro prezzolati che dall’aspetto provenivano da qualche paese
dell’est Europa, forse Romania.
“Sono le mie nuove guardie del corpo.” Fece Black
Adam sprezzante come suo solito. Aveva provato la parte allo specchio più e più
volte per darsi coraggio.
L’altro annuì ed invitò il suo cliente a prendere
posto di fronte a lui.
Il luogo dell’appuntamento mensile cambiava ogni
volta, per esigenze di sicurezza. Veniva sempre scelto all’ultimo momento in
modo da rendere più difficile ad eventuali agenti della narcotici o
dell’F.B.I., organizzare un’operazione di sorveglianza o piazzare cimici.
Per quel meeting era stato affittato un ufficio al
quindicesimo piano di un palazzo di recente costruzione. Fuori erano ancora
esposti i cartelli rental, che invitavano compagnie ed associazioni varie a
servirsi della moderna e confertevole struttura dotata di tutti i confort e
rispettosa di tutte le normative vigenti sulla sicurezza. L’affitto si pagava
mese per mese, più un deposito. Si parlava di almeno un totale di 5000 dollari
che erano stati dati in contanti. Cifra esigua se rapportata a quelle trattate
di solito durante gli incontri d’affari e loro erano ben disposti a pagarla per
la propria tranquillità. Una società che si occupava di contabilità, questa la
copertura.
“Singor Black Adam,” erano otto, con quelli, gli incontri tra l’ex rapper e porno
attore e il trafficante,” come
concordato al nostro ultimo incontro, i lotti oggetto della nostra transazione
odierna sono 10, stessa qualità dei precedenti, stessa modalità di pagamento,
stesso prezzo.”
“Senti bello, la roba che mi hai procurato è ottima!
Sono anche disposto ad aumentare la richiesta fino a 20! Però stavolta me li
devi portare entro 15 giorni! I miei clienti sono persone esigenti!” Aveva
parlato con tono arrogante a cui il biondo replicò con ferma cortesia:
“Dieci lotti, ogni mese. Al momento è questa la
disponibilità. Sono costernato nel non poterla accontentare ma se preferisce o
necessita di aumentare le quantità di merce trattata, può rivolgersi ad altri
produttori.”
Adam, leggermente in disparte, aveva studiato
quell’uomo e sapeva trattarsi di
qualcuno di molto pericoloso. Se c’era una cosa in cui era sempre stato bravo,
oltre che nell’intimidire e nel torturare, quella era il saper capire le
persone. Così come aveva capito bene Mr sin dal loro primo incontro, riuscendo
in tal modo a sfruttarne le debolezze a proprio vantaggio.
Quella richiesta fatta da Black Adam era destinata a
cadere nel vuoto ma la spacconeria era una sua caratteristica e così come gli
era stato detto durante il processo di indottrinamento, si era comportato in
modo naturale per non allarmare i suoi fornitori. Adam era compiaciuto. Avrebbe
ricompensato Black Adam con una notte di sonno tranquilla e forse persino con
una donna.
I due scambiarono poche altre battute e Black Adam,
seccato, accettò i soliti 10 lotti, accordandosi per il successivo incontro.
Ci fu uno scambio di valige, entrambe identiche e la
transazione fu conclusa.
“Oddio, oddio, oddio.” Black Adam respirava
pesantemente mentre la Crysler si allontanava.
“Stai calmo.” Lo ammonì Mr.
“Gesù! Li abbiamo fregati! VE NE RENDENTE CONTO!”
Sembrava averlo realizzato solo in quel momento, a dispetto del fatto che
conoscesse già quali erano i loro piani.
“Si!”
Esclamò soddisfatto Mr.” Alla grande
tra l’altro.”
“CI AMMAZZERANNO COME CAN…” Interruppe la frase non appena sentì il tocco di Adam sulla sua
spalla.
“No.”
Disse con ferma autorevolezza.” Al
più saremo noi ad ammazzare loro, quando sarà il momento. Quell’uomo non mi
piace. L’organizzazione da cui ti sei rifornito in questi tuoi anni d’attività
criminale è diversa dalle altre. Non si muovono lungo gli usuali canali del
Cartello. Sembra anzi che siano in conflitto con i vecchi Signori della coca,
anche se non c’è stata nessuna guerra per il controllo del narcotraffico
ultimamente. A suo tempo dovrò occuparmente. Non mi piacciono le incognite. Per
ora recupera il controllo e mantieniti freddo. Mr ha messo l’idea che la
valigia è piena di contante nella mente di tutti i presenti.”
“Dimmi una cosa…”
forse Black Adam aveva fatto l’ultimo errore della sua vita nel porre una
domanda al suo quasi omonimo ma sentiva di doverlo fare.” Mr ha questo… questa… non so nemmeno come definirla! Insomma,
cazzo! Riesce a far, fare alle persone quello che vuole! Perché avevate bisogno
di me?! Non potevate convincerli a darvi la roba e filarvela via indisturbati.”
Adam, contro ogni previsione, sorrise benevolo. “Mr,
vuoi spiegarlo al nostro Black Adam?”
Dopo essersi schiarito la voce con un colpo di
tosse, mentre guidava verso il quartier generale, spiegò con tono didattico:
“Se tu fossi un culturista capace di sollevare 150 chili, passeresti tutta la
tua giornata con un peso del genere addosso? No. Useresti tutta la tua forza
per aprire una comune scatoletta di tonno? Nemmeno. Il fatto di essere molto
forti, non significa che non sia comunque preferibile fare qualcosa con il
minor sforzo possibile. Ora, essendo tu presente alla transazione ed essendoti
comportato come tuo solito, le menti dei presenti erano meno vigili di quanto
lo sarebbero state se tu non ti fossi fatto vivo ma ci fossimo presentati solo
noi due. In questo modo, ho potuto agire senza dover forzare troppo.”
“Ma avreste potuto fargli credere di essere me …” a
metà tra la protesta ed il dubbio.
“Si ed avrei dunque dovuto agire sulla loro mente,
oltre che per mettergli l’illusione di aver ceduto la loro droga per dei soldi
che non hanno mai ricevuto, anche quella di star trattando con il solito
acquirente. Ora, solitamente potrei far credere ad uno come te che sta parlando
con la sua adorata nonnina defunta senza che questi capisca cosa stia realmente
accadendo. Tuttavia richiamare un ricordo dalla memoria, implica che io debba
trovare il giusto impulso, decodificarlo in modo da capire che cosa diavolo sto
pescando dal calderone ed alimentarlo, in modo da farlo sembrare vero. Farlo
con cinque persone e contemporaneamente agire per farsi dare la droga
comportava dei rischi.
I tuoi amici avranno contattato chi di dovere per
avvertirli che è andato tutto bene ma se avessi alterato le loro menti fino a
quel punto, probabilmente a quest’ora non riuscirebbero più nemmeno a digitare
il numero giusto sulla tastiera e ci ritroveremmo in città dei trafficanti
molto, molto incazzati. Invece ora il tipo tornerà a casa con tutta
tranquillità e probabilmente avrà il suo bel da fare prima che riesca a
convincere i suoi che non li ha fregati e a capire che cosa diavolo sia
successo. Prima che vengano qui a cercarci, o meglio, a cercarti, passerà
qualche giorno e poiché abbiamo ancora bisogno di te, questo è un bene.
Soprattutto per te, ovviamente.”
“Cosa volete fare con i miei soldi e con la droga?”
“La droga la venderai. La piazzerai sul mercato come
hai sempre fatto. Quanta più ne puoi, anche a prezzo di favore. L’importante è
che tu lo faccia in una settimana. Ci servono ancora più soldi di quelli che
possiedi per quello che dobbiamo fare e,”
alzò l’indice agitandolo in segno d’avvertimento,” non metterti in testa di chiedermi perché invece di venire da te
non siamo andati a rapinare una banca per procurarci i soldi.”
“Io lo so perché lo avete fatto.”Adam e Mr attesero che Black rivelasse loro i propri pensieri.” Sono un debole. Adam ha ragione. Sono
un fottuto debole. Me ne stavo in bella vista, convinto di essere intoccabile
solo perché ho qualche amico che mi ha protetto dagli sbirri in cambio di un
po’ di neve del cazzo. Sapere tutto di me era facile. Era lo sfigato idale per
quello di cui avevate bisogno e così siete venuti da me.” Per la prima volta
Black Adam sentiva di non provare né paura, né risentimento nei confronti dei
propri carcerieri.
“Ben detto.” Fece Adam.
Quelle parole sancivano l’inizio di una nuova fase
nella vita di Black Adam, o meglio, dell’inizio di una vita del tutto nuova.
III
Contea
di Coryl, Texas – 27 Settembre
“Hai avuto davvero del fegato.”
Billy si ridestò come da un sogno, scosse un po’ il
capo a scacciare i pensieri che lo tormentavano e si rese conto che le parole
udite erano state pronunciate dal ventenne che aveva visto nella sala d’attesa,
giù alla base militare.
“Grazie.” Non era un gran ché come risposta ma non
si dette troppa pena a cercarne di migliori. Qualcosa si era lacerato dentro il
giovane Billy Batson. Era preda degli eventi che come fiere selvatiche lo
incalzavano, costringendolo per sentieri sempre più impervi ed oscuri,
tagliandogli una ad una tutte le vie di fuga aspettando di fiaccarlo, al punto
che non sarebbe più riuscito a scappare e sarebbe alfine dovuto capitolare.
“Frederich Freeman Jr.” Billy squadrò il suo interlocutore e, dopo qualche esitazione
strinse la mano che gli veniva tesa.”Puoi
chiamarmi Freddy. Gli amici mi chiamano così. In realtà mi ci chiamano tutti,
visto che Frederich sembra un nome troppo pomposo e antiquato per gran parte
della popolazione.”
“William Batson,”
un sorriso fece la sua timida apparizione sul volto segnato dal sonno e dalle preoccupazioni
del ragazzino” Billy. Di solito per
gli amici o per chiunque decida che William è troppo pomposo e antiquato.”
“Posso sedermi?” Freddy indicò il sedile
dell’altalena di fianco a quello di Billy.
“Prego.” Acconsentì cortese.
Freeman non si dette troppa pena dello sporco sulla
gomma del sedile e si limitò a prendervi posto. Si lasciò dondolare un po’,
muovendosi ritmicamente con gli occhi fissi all’orizzonte. Billy si chiese come
mai lo avesse seguito. Un adulto ed un adolescente da soli in un parco di una
città sconosciuta a quest’ultimo era una situazione potenzialmente pericolosa
ma c’era qualcosa in quel profilo ossuto e dal mento forse un po’ troppo
sporgente che lo acquietava.
“Sono il Soldato Semplice Frederich Freeman. O
meglio, lo ero.” Billy lo ascoltò con
solenne serietà mentre quello continuava a guardare in un punto non meglio
determinato.” Sono stato congedato
dopo la mia prima ed ultima missione in medioriente. 52 giorni in un inferno di
polvere e rocce. Nessun amico intorno a noi, solo la compagnia dei propri
commilitoni ed il conforto del fucile tra le braccia. Nemmeno gli humvee erano
sicuri. Sapevi che sono meno blindati di quanto non si pensi? Ho conosciuto tua
sorella.”
Dopo aver soppesato quelle parole, Billy decise che
si trattava della verità. Deglutì e chiese, un po’ titubante. “Eravate nella
stessa unità?”
“No. La conobbi alla base, mentre mi stavo
addestrando. Lei era stata da poco nominata Sotto-Tenente ed io invece mi ero
finito di fare un paio di giorni di fresco per via della mia condotta
indisciplinata. La sera in cui tornai in reparto, i miei compagni mi accolsero
con una bella cappotta.”
“Cioè?” Chiese Billy che temeva di non aver capito.
“Venni picchiato. Mi imbavagliarono e mi presero a
botte. Non credo volessero farmi veramente male ma sai come vanno queste cose.
Uno si fa prendere la mano ed il giorno dopo era pieno di lividi ed ecchimosi.”
“Perché lo hanno fatto?”
“Per colpa della mia condotta, un simpatico
sottoufficiale decise di far punire tutta la mia camerata. Non posso dargli
torto, poveri diavoli. Alcuni di loro hanno perso la possibilità di poter
rivedere le famiglie prima di essere mandati al fronte. Tua sorella era nuova
della base eppure notò subito quello che mi era accaduto. Tutti gli altri
fecero finta di nulla perché quel tipo di iniziativa fa parte dei codici non
scritti che regolano la vita militare. Io non volevo saperne di parlare ma lei
fece pesare tutta l’autorità del suo grado e mi pressò, con un’energia che non
ti puoi immaginare.”
“E tu alla fine glielo dicesti?”
“Ma sei matto? Non sono mica un soffione, io! Eppure
andò comunque dritta dai miei superiori e pretese di parlare con loro. Li
affrontò a muso duro, dicendogli che quel tipo di giustizia da caserma non
andava bene, che sarebbe potuta andare peggio, che sarie potuto rimanerci secco
o invalido.”
“E loro le dettero ascolto?”
“Ma allora sei proprio suonato!” Lo canzonò con un sorriso bonario.” Tua sorella era stata veramente ingenua. Ovviamente nessuno si
sarebbe mosso per quella storia. Il morto non c’era, le ferite alla fine non
erano così gravi. Tua sorella venne punita per quel gesto.”
“Non lo sapevo.”
“Non sono il genere di cose che tui dicono quando
vengono a casa tua per dirti che hai perso una delle persone che più ami al
mondo. La vita di caserma è dura, specie se sai che verrai mandato al fronte e
delle regole servono. La disciplina, Billy, può davvero far la differenza tra
vivere e morire. Questo Mary non lo capì ma era stata comunque molto coraggiosa
e generosa a tentare di prendere le mie difese.”
“Quello che dicevano alla base su di lei?...” La
pena nel porre quella domanda era stata grande per Billy ma, ormai, arrivati a
quel punto voleva sapere tutto. Anche se la verità fosse stata difficile da
accettare.
“Quello che si dice di lei è quello che si dice di
ogni donna che è entrata nell’esercito negli ultimi vent’anni. Per più di metà
di loro è vero. La carriera, è carriera e pur di farla, ci sono persone pronte
a tutto. Le donne di solito sfruttano quello che hanno in mezzo alle gambe o
dentro il carnio. A quale categoria appartenesse tua sorella non posso dirlo,
indipendentemente da questo però aveva fegato e mi chiedo, oggigiorno, quanti
nell’esercito possano dirlo. Di certo ne ha avuto abbastanza da morire per
salvare i suoi compagni. Ricorda questo. Sempre. Tutto il resto sono
chiacchiere da corridoio.”
“Grazie.” Gli occhi di Billy erano umidi e
trattenevano a stento le lacrime.
“Ed ora, amico, dimmi la verità: sei scappato di
casa?”
L’altro boccheggiò più volte, tentando di
giustificarsi, di inventare una scusa plausibile ma, dopo aver emesso una
dozzina di suoni inarticolati, ammise: “Si”;
“Lo sai che è pericoloso, alla tua età andarsene in
giro da soli in una città che non si conosce?”
“Lo so.”
“Però dovevi farlo lo stesso.”
“Più o meno. Tu come lo hai capito?”
“Come avrei fatto a non capirlo, al più. Ce lo hai
scritto in fronte che sei in fuga. Alla tua età ero già alla mia quinta
sparizione, con buona pace della mia famiglia. Ti ho detto che ero un ragazzo
problematico?”
“L’avevo intuito ma ora ne ho la certezza.” A Billy piaceva Freddy. Non lo
conosceva, l’aveva incontrato da poco ma c’era qualcosa in lui che catturò
istintivamente la sua fiducia.” Tu
come mai eri alla base?”
“Questioni burocratiche. Mi servivano dei moduli che
dovevo ritirare di persona.”
“E come mai non sei più nell’esercito?”
Billy temette d’aver fatto un passo falso. La
domanda aveva turbato Freddy e lo si capiva immediatamente. Lo sguardo era
cambiato, solo per una frazione di secondo ma sufficiente a rivelare un dolore
non sopito che lo corrodeva dentro.
“Ti ricordi quando ti ho detto che gli Humvee non sono
corazzati come dovrebbero?”
“Si.”
Freddy Freeman si alzò in piedi. Non era molto alto
ma aveva un fisico slanciato che faceva sembrare la sua statura maggiore di
quanto in realtà non fosse.
“Tocca qui.”
Sulle prima Billy non capì. Poi, con un po’ di incertezza,
toccò la coscia destra di Freddy e allora capì. Ritrasse quasi subito la mano e
si sentì in colpa. Quel gesto forse l’avrebbe potuto ferire ma se questo
accadde l’ex militare non lo dette a vedere. Sorrideva. Un sorriso di amaro
auto-scherno.
“Mi dispiace…” Mormorò Billy senza sapere bene cosa
dire.
“Un ordigno rudimentale. La strada l’avevamo fatta
una decina di volte. Gli abitanti del villaggio sapevano tutti i nostri
percorsi di pattugliamento. Magari a metterlo è stato un ragazzino della tua età.
Forse anche più piccolo. Sai quante volte davano cioccolata e caramelle ai
bambini? Due dei miei commilitoni morirono sul colpo. Tirarono fuori me ed un
ragazzo di nome Nathan Mc Guire.
Non dimenticherò mai la scena, finchè avrò un filo
di vita in corpo. In realtà non dimenticherò mai gli odori, perché avevo la
vista offuscata dal sangue e dal fumo e lo scoppio mi rimbombava ancora nelle
orecchie. Sentivo solo un acuto fischio. Un attimo prima stavamo facendo
battute su Ophra e poi, il tempo di un lampo ed ero lì, con quel insopportabile
odore nel naso. Un pezzo pestilenziale. Erano le interiora di Nathan.” S’accese una sigaretta estratta da un
pacchetto schiacciato che aveva preso dalla tasca posteriore dei suoi jeans.
Inspirò e buttò fuori un paio di nuvolette.”
Urlava che pareva un agnello al macello. Credo che, dentro la carcassa
rovesciata che era stato il nostro veicolo, mi abbia parlato, mi abbia chiesto
qualcosa. Forse me lo sono solo immaginato. Magari ho scambiato i suoi lamenti
per un discorso, una richiesta. Spero fosse così perché se mi avesse affidato
le sue ultime volontà, allora le avrebbe affidate all’uomo sbagliato. Alla sua
famiglia, settimane dopo, avrei detto che non aveva sofferto e che l’ultima
volta che avevamo parlato mi aveva detto di quanto gli voleva bene e via
dicendo. L’ultimo discorso fatto non credo che glielo avrei potuto riportare
veramente. Gesù, era un tale mattatoio e c’era una tale confusione che non mi
son reso conto di niente. Solo quattro giorni dopo, in ospedale, quando mi sono
risvegliato ho realizzato che mancava un pezzo di me.”
Billy era pallido ma non abbassò mai lo sguardo.
“Deve essere stato orribile.”
“Lo è stato. Mi dispiace di averti turbato ma sono
dell’opinione che sia meglio dirle certe cose. Ma ora parliamo di te. Rimane il
problema sul cosa fare adesso. Dovresti tornare a casa.”
Billy pensò di essere impazzito. Però in tutta
quella vicenda aveva bisogno di un amico, di qualcuno su cui fare affidamento e
quello sconosciuto, forse era il candidato ideale.
Di certo, al momento, non poteva permettersi di
tornare da Simon Azam.
IV
Deserto
della California, Sito A – 28 Settembre
“Tutto bene?”
Charles Langley trasecolò. Taddeus Sivana si era
come materializzato improvvisamente alle sue spalle. Maledisse sé stesso,
dicendosi che non si poteva concedere il lusso d’essere troppo preso nei propri
pensieri. Se lo scienziato fosse arrivato solo poco prima, allora sarebbe stato
in guai seri ed invece, la fortuna era stata dalla sua parte quella volta.
Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi di circostanza
e, scherzosamente: “Niente affatto, Tad, ho un dolore!” Portò una mano al ventre, massaggiandolo lentamente.” La cucina messicana non fa per me.
Purtroppo però ho una passione insana per il chili, specie quando è bello
piccante.”
Pregò d’essere stato convincente onde non destare
sospetti nell’altro che per tutta risposta, con suo grande sollievo, si concesse una gustosa risata e,
strizzandogli l’occhio con fare complice: “Quanto ti capisco! Ho lo stesso
problema! Io ed il peperoncino non siamo fatti l’uno per l’altro ma se potessi,
ne mangerei a quintali!”
Rimasero lì, per un po’, a scambiarsi battute poi
Sivana chiese: “Come va con il software?”
“Tutto bene. I nuovi multi-processori lavorano
egreggiamente ed il programma è stabile. Non ci sono conflitti o errori di
sistema. Possiamo trasferire in tutta tranquillità i dati dall’esemplare Dumso
precedente a quelli che usciranno dalla catena di montaggio. Praticamente, i
nostri soldati di latta sono pronti ad imparare tutto quello che c’è da sapere
da quelli che andranno in azione prima di loro e lo faranno più rapidamente di
quanto non abbiano fatto fin’ora.”
“Molto bene,”
Sivana era compiaciuto e gli batté una mano sulla spalla con fare amichevole,” direi che siamo a cavallo. Charley,
senza di te questo progetto non sarebbe mai decollato. L’ho detto a Simon. Io
avrò anche avuto l’idea giusta per quanto riguarda l’hardware ma senza il tuo
software Dumso sarebbe di poco più intelligente di un comune drone. Dio solo sa
se non ne abbiamo avuto abbastanza di quelle così dette intelligenze
artificiali da quattro soldi. Fanno più danni che altro.”
“Sono in debito con voi,” Charles sentì una punta di colpa nel dire quelle parole. Quasi
fosse stato Giuda che si apprestava a dare il fatidico bacio,” al Caltech mi prendevano tutti per i
fondelli e mi tagliarono i fondi solo perché si verificò uno stupido, banale
incidente di laboratorio. Dissero che al massimo avrei potuto progettare
software per i robot delle arene da combattimento.”
“Invece eccoti qui, a rendere il soldato del futuro
competitivo e, soprattutto, reale. La forza di Dumso, la sua vera forza è nella
sua capacità di apprendere e passare al valio tutte le soluzioni possibili,
prendendo decisioni autonome in situazioni critiche. Un vero automa. Prima di
lui, tutti i robot, sono stati solo pallide imitazioni di quello che avrebbero
dovuto essere. Il tuo nome finirà sui libri di storia, insieme a quello di
Stevenson e Marconi.”
“Dimentichi Edison, Archimede e Tesla.” Si concesse
un po’ di genuino autocompiacimento, anche se era consapevole della propria
crudele recita.
“Giusto! Li dimenticavo.” Risero ancora.” Darti
una seconda chance è stata la decisione migliore che potessi prendere. Ci hai
tirato fuori da una brutta empasse.”
“So che hai sempre perorato con forza la mia causa.
Grazie Tad.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo. Ci sono passato
anch’io. Non dimenticarti che avevo la fama di scienziato pazzo prima di
entrare a far parte della famiglia di Azam. Lui ha aiutato me, dandomi fiducia
e fondi. E amicizia. Soprattutto amicizia. Su questo si basa il nostro modo di
lavorare, Charley. Diamo fiducia ed amicizia.”
“E fondi.”
“E fondi.”
Tad guardò lo schermo piatto da ’22 pollici su cui scorreva il flusso di dati
che costituiva quella che si poteva considerare la mente del dumso.” Simon mi ha insegnato che i fondi sono
degli investimenti ma è la fiducia che sta alla base di quegli investimenti ad
essere importante. È un diavolo d’uomo ma sa come coinvolgerti.”
“So che dopo hai ricevuto diverse proposte dai
concorrenti di Azam.”
“Vero.”
“Proposte per cifre a molti zeri.”
“Vero anche questo.”
“E non è stato solo il contratto a vincolarti a
rimanere.”
“È stata soprattutto la lealtà. La lealtà è tutto,
Charley. Senza non saremmo diversi dagli sciacalli o dagli avvoltoi.”
“Hai ragione.”
“Ti lascio al tuo lavoro. Sono al laboratorio 4 se
ti servo.”
“Buon lavoro.”
“A te.”
Charles Langley gettò un paio d’occhiata da sopra le
spalle alla scarna e piccola figura che s’allontanava. Non c’era dubbio: Sivana
era un idealista; aveva sempre trovato disdicevole che uno scienziato fosse
idealista. Per tutta la sua vita, conscio del fatto di essere un piccolo pesce
armato solo della propria intelligenza superiore in un acquario di barracuda
famelici, aveva accuratamente evitato sentimentalismi o moralismi d’ogni sorta.
La parte dell’uomo dai modi umili e dismessi, dal carattere tiepido e riservato
gli riusciva bene. L’aveva imparata a recitare sin da ragazzino. Tuttavia
Taddeus era un individuo per cui non riusciva a non provare una forte
ammirazione. Possedeva un cervello veramente fuori dal comune ed era convinto
che un genio del suo calibro nascesse ogni 50 o 100 anni. Inoltre era onesto.
La persona più onesta che avesse mai incontrato. Qualcosa in lui si sarebbe
voluta ribellare. Avrebbe voluto persino rinunciare a tutto ma ormai, arrivati
a quel punto, non osava farlo.
Introdurre oggetti estranei nei laboratori del Sito
A era praticamente impossibile, o almeno così pensavano. Cellulari o
dispositivi elettronici di sorta erano tassativamente vietati. Si lasciava
tutto ai piani superiori in custodia ad una severa vigilanza affidata ad ex
militari. Bodyscanners garantivano che nessuno tentasse trucchi e ci si doveva
persino cambiare gli abiti. I vestiti da lavoro erano usa e getta. Quando si
lasciava gli shelter sotterranei si veniva nuovamente perquisiti accuratamente
e solo alla fine della trafila, si riceveva indietro i propri effetti
personali.
Charles possedeva un q.i. al di sopra della media.
Molto al di sopra. Trovare una soluzione al problema era stato uno dei suoi
compiti. La sua scrivania la utilizzava solo lui ed era riusciti, con molta
pazienza, a creare un piccolo scomparto sotto di essa utilizzando materiali di
fortuna reperiti negli shelter stessi. Due denti finti era tutto ciò che gli
aveva garantito di poter trasportare quello di cui aveva bisogno. Piccole
componenti realizzate per lo più in leghe ceramiche. Per i conduttori si era
servito dei suoi stessi strumenti da lavoro. Ne smontava uno o due per volte,
assemblava velocemente il dispositivo, lo utilizzava e poi lo disassemlbava
nuovamente a tempo di record, senza che nessuno s’accorgesse di quello che
stava facendo. Aveva ormai terminato di criptare tutto il programma inserito
nelle sotto-routine di dumso. Ormai sarebbe bastato che venisse copiato ed
inserito negli altri dumso ed il gioco era bello e che fatto.
“Se ti scoprono, vedi di non farti venire in testa
strane idee.” Gli aveva detto l’uomo
che l’aveva ingaggiato.” Posso
raggiungerti ovunque.” Quello sguardo che l’aveva inquietato sin dalla prima
volta, era di chi è disposto a tutto e non conosceva scrupoli. C’era una nota
di sadico compiacimento nelle minacce che gli aveva elargito e al contempo non
era mai stato brutale nel fargliele. I pagamenti erano stati regolari così come
le attrezzature richieste erano state regolarmente consegnate ad ogni incontro.
Estremamente costose e difficili da reperire. Si trattava di poche cose perché
la gran parte del suo dispositivo di criptamento era costituita da parti di
fortuna ma quelle poche specifiche di cui abbisognava, era imperativo venissero
comprate all’estero e tramite acquirenti presta nome per far in modo che
nessuno potesse risalire a lui. Un uomo come Taddeus avrebbe capito a cosa
servivano se gli fossero capitate sotto gli occhi ed era certo che tutti i suoi
acquisti erano tenuti sotto sorveglianza, a dispetto dei discorsi del collega
sulla fiducia. Sivana poteva anche essere sincero ma era sicuro che Azam non
fosse così buonista. Probabilmente lo stesso Taddeus era sorvegliato a propria
insaputa.
Si rilasciò sulla poltrona e si disse che ormai era
andata. Lui sarebbe stato molto ricco e, grazie ai dati trafugati, lo sarebbe
stato ancora di più.
Spero che questo bastasse ad uccidere il senso di
colpa che continuava a montargli dentro.
V
Ospedale
‘San Francesco dei bisognosi’, città di Berklee, California – 29 Settembre
“Dodecateisti.” Disse Freddy Freeman.
Un’affermazione buttata lì, o almeno così parve a Billy che ancora non sapeva
ben decifrare le espressioni dell’altro.
“Chi sarebbero?” Chiese mentre la macchina era ferma
al parcheggio antistante l’ospedale cittadino che raccoglieva coloro i quali
non potevano permettersi una polizza medica.
“Un gruppo che vuole far rivivere i fasti
dell’antica religione greca, o almeno così mi dissero una volta.”
“Tu che ne sai?”
“Un mio commilitone, al college, faceva parte di una
confraternita che era, per usare le sue parole, ‘spiritualmente’ vicina al
dodecateismo. Gli aderenti al culto venerano le 12 divinità principali del
pantheon greco. Zeus, Era e compagnia bella per intenderci.” Billy assentì, seguendo con crescente interesse il discorso.” Originariamente nacquero in Grecia,
una sorta di movimento per la riscossa culturale e morale del paese che si
opponeva idealmente al Cristianesimo, reo a loro dire, di aver in qualche modo
indebolito il popolo privandolo del suo vero retaggio. Si dividono in due
correnti. Una che conserva il carattere originario di movimento prettamente
intellettuale che trova nei miti greci
la bandiera del riscatto che vanno cercando ed i cui i riti religiosi hanno
valore puramente simbolico, ed uno in cui invece l’aspetto religioso è
tutt’altro che secondario. Questi ultimi si dichiarano fedeli ed aderiscono ai
dettami della fede, ricostruita secondo i frammenti lettarari, storici e le
tradizioni orali tramandate in alcune zone isolate della Grecia.
Ambedue le tendenze comunque fanno capo ad un unico
coordinamento che con il tempo ha potuto contare su affiliati oltre i patri
confini. Germania, Gran Bretagna e tanti qui negli USA. Dalla passione che mi
hai detto che questo Azam nutre per i manufatti greci e dalla scena che mi hai
descritto, potrebbe essere un dodecateista.”
“Dici? Secondo te, è una specie di adoratore di
dei?”
“I ricchi hanno molti soldi e spesso non sanno come
spenderli. Così si dedicano alle imprese più balzane solo per il piacere di
vedersene sfilare un po’, oppure era in una confraternita, simile a quella in
cui stava il tipo di cui ti ho parlato prima. In generale le confraternite universitarie
richiamano in qualche modo la cultura della grecia antica. Non sono un esperto
di queste cose. È solo un mio parere personale.”
“E mia sorella? Cosa significava quel discorso che
ho sentito su di lei?”
“Bella domanda. Mi hai detto comunque che Azam
lavora con i militari, vero?”
“Si, mi ha spiegato il Signor Tiger che il Governo è
il maggior appaltatore dell’azienda di Azam.”
“Magari non centra niente ma effettivamente,
potrebbe pur sempre essere una connessione.”
“Cosa dovrei fare secondo te?”
“Se sei convinto che stia avvenendo qualcosa di
losco, dovresti denunciarlo. Non credo che riuscirai a nuocergli, visto lo
stuolo di avvocati di cui, sicuramente, si può avvalere quel tipo ma basterà
mettere la pulce nell’orecchio a qualcuno e gli toglieranno la tua custodia.
Tornerai all’ofranotrofio ma sempre meglio che stare sotto il tetto di qualcuno
di cui non ti fidi.”
Il ragionamento di Freddy, che nel frattempo si era
acceso un’altra sigaretta, non faceva una piega o almeno in quel momento così
pareva al ragazzino.
“Ora devo entrare.” Billy aveva dato un’occhiata
all’orologgio sul cruscotto.
“Te la senti?”
“Si. Dopo? Mi porterai dalla polizia?”
“Si, se è quello che vuoi. Pensaci bene. Non puoi
scappare per sempre da quel tipo.”
Billy deglutì. Per quanto detestasse ammetterlo,
Freddy aveva ragione.
Lo ringraziò e dopo esser sceso dalla macchina del
suo nuovo amico, si diresse verso l’ospedale.
“Come stai Charles? Dov’è hai lasciato Marylin?”
Lo sguardo sognante di Dudley era fisso in quello di
Billy che in tutti i modi stava cercando di non tradire quello che provava
dentro.
‘Mi ha scambiato per mio padre.’, disse
silenziosamente nella sua mente.
“Sto bene. Marylin è a casa, non è potuta venire.”
“Sta guardando i ragazzi?” Chiese preoccupato.
“Si, è con loro.” Confermò Billy, continuando nella
recita.
Dudley voltò il capo, guardando fuori dalla
finestra.
“C’è una signora che coltiva delle rose bellissime.
Mi sono sempre piaciute le rose. Ha anche una casetta per gli uccelli e
pettirossi e cardellini ci vanno a mangiare i semi che lei lascia dentro una
vaschetta. Lì, proprio sul tetto di quel palazzo.”
Billy aveva già dato un’occhiata prima. Non aveva
bisogno di guardare nuovamente per sapere che quella scena si ripeteva ogni
giorno nella testa di suo zio. Solo lì e non nel mondo reale.
“Qualche sera fa ha avuto una crisi. Stava
soffocandosi con la propria saliva ma siamo riusciti ad intervenire per tempo.”
Lo aveva avvertito un infermiere.
“Perché nessuno ha cercato di contattarmi?! Sono il
suo unico parente in vita! Ho lasciato i miei nuovi recapti proprio per queste
evenienze!” Aveva protestato indispettito.
“Mi dispiace, ragazzo. Purtroppo qualcuno ha deciso
di non prender sul serio questa cosa per via della tua età.” L’uomo era stato
sincero e aveva pronunciato quelle parole con tutta la gentilezza ed il tatto
possibile ed immaginabile.
Billy non riuscì a replicare. Era stato trattato da
adulto e non poteva prendersela con la persona che gli aveva usato un simile
rispettoso riguardo. Purtroppo per il mondo, Billy Batson era un ragazzino di
13 anni e nulla di più. La nuova consapevolezza non lenì il dolore nel
realizzare che suo zio sarebbe morto da solo. Sapeva a che cosa la malattia
dello zio portava. Presto o tardi, per una ragione o per l’altra sarebbe accaduto.
Si era sempre detto però che lui sarebbe corso, non appena lo avessero
avvertito. Non importa da dove ma sarebbe arrivato e gli sarebbe stato vicino.
Mentre nei due anni passati all’orfanotrofio si figurava la scena, non teneva
conto di cause improvvise. Lo zio si spegneva, serenamente, un po’ alla volta e
lui gli teneva la mano. Non lo lasciava mai solo in quella fantasia. Non come
Mary, morta in un paese polveroso, in cui si parlava una lingua incomprensibile
piena di vocali aspirate ed in cui tutti l’avevano guardata come se fosse stata
la peggiore degli assassini e la più abietta delle peccatrici. Non lo zio
Dudley. Non quell’uomo che li aveva accolti in casa sua, spaccandosi la schiena
per garantirgli una vita agevole e normale, lontana dalle mancanze e dagli
eccessi di quella offerta da una coppia di tossici e spacciatori, i genitori
naturali di cui ricordava pochissimo. Non l’uomo che le sparava grosse ma che
gli strappava sempre un sorriso, come quando raccontò di aver scalato il monte
Rushomore con una bicicletta per salvare una delle facce dei presidenti da un
pericoloso dinamitardo deciso a rimodellarla a colpi di tnt per farla
somigliare al volto della sua attrice preferita, Julie Andrews. L’eroica
missione riuscì a metà e siccome le cariche non erano esplose tutte, per ben 10
anni il pubblico ammirò la faccia di Judy Garland, prima che il Governo si
dicidesse ad assumere uno scultore professionista che restaurò l’antica, severa
faccia. “Se guardi bene,” diceva
sempre con grande serietà suo zio,”
noterai però che il naso di quel faccione assomiglia terribilmente a quello di
Dorothy.” Billy amava quella storia. Non ci credeva. Nemmeno quando era
piccolo, piccolo ma gli piaceva ugualmente sentirsela raccontare e vedere lo
zio sbracciarsi per mimare la salita lungo la parete rocciosa a suon di
pedalate e, ogni volta che la raccontava di nuovo, gli arricchimenti di
particolari che precedentemente ‘aveva dimentico’ di aggiungere.
Era stato un uomo paffuto, con incipienti calvizie a
cui rimediava con un riporto un po’ ridicolo, un ciuffo bianco come la neve,
nonostante al tempo non fosse così vecchio da giustificare un simile colore,
che s’arricciava sulla punta. Aveva spalle larghe e un collo possente, che
tradivano un fisico un tempo vigoroso, da solido lavoratore, così come la
pancia prominente tradiva la sua passione per il mangiare e per un’abbondante
pinta di ‘moretta d’Irlanda’, come la chiamava lui, il fine settimana, al bar
con gli amici. Zio Dudley era stato tutto questo e, soprattutto, era stato la
sua famiglia. Ora giaceva nel letto, talmente dimagrito da dar l’improssione,
in un primo momento, di aver sbagliato stanza. “Non può essere lui”, si era
detto, salvo poi doversi ricredere. Quando lo zio aveva accusato le prime
perdite di memoria, non avrebbe mai immaginato potesse ridursi così. Nessuno
poteva farlo. Nessuno poteva concepire che le persone care potessero essere
talmente martoriate da una malattia. C’era un adore acre, urina, acquito
dall’aria stantia e venato da qualcosa di disgustosamente dolciastro. Il capo
dello zio era completamente calvo. L’antico riporto era stato tagliato da tempo
e rimaneva solo una coroncino sudata e unta ad ornargli la nuc, protendendosi
fin alle tempie, dove si diradava per poi scomparire.
“Tu e Marylin dovreste smetterla con quella
robaccia.” Billy era sorpreso. Lo zio
aveva pronunciato quelle parole con greve solennità e senza rispiarmare un
risentito biasimo, quasi lo avesse trattenuto da troppo tempo.” Avete due bambini, per amor del cielo!
Fate ancora la vita degli hippies, neanche abitaste in quella merdosa comune
dove vi siete conosciuti! Charles, lo sai che ti ho dato tutte le possibilità.
L’ho fatto per amore di Marylin e perché fosse giusto farlo ma, per Gesù
misericordioso, tu non hai fatto altro che dare il peggio di te, anno dopo
anno. Hai picchiato quella poveraccia non so quante volte e poi l’hai costretta
anche a girare quei film. Non l’hai portata nuovamente da quei tipi, vero?” Dudley squadrò Billy con ostilità.” Ti ricordi, cosa ti dissi? ‘ Se lo
farai ancora, se la costringerai ancora, ti taglierò le palle con queste mie
mani’, ho pensavi che stessi scherzando? Marylin non ti ha mai mollato solo
perché è una povera spostata. Solo il Signore sa quanti dolori ha dato a quella
poveraccia di mia sorella. L’ha portata sul letto di morte per colpa di tutte
quelle preoccupazioni eppure, fino all’ultimo, chiedeva di lei, come stava,
cosa stesse facendo ed io, di certo, non potevo dirle che magari era in qualche
cella per aver sgraffignato della roba in un negozio, o per venduto della
robaccia a qualche minorenne strafatto. Le ho mentito, Charles. Le ho mentito
fino al suo ultimo respiro. ‘Va tutto bene, Marylin sta bene’. La cosa migliore
che potreste fare voi due, per quelle due creature, è scomparire, andarvene il
più lontano possibile. Sono più al sicuro quando non ci siete. Non hai vergogna
di te? Non ti fai schifo? L’ultima volta vi ho trovato talmente fatti che tu
avevi cagato nella cesta dei panni sporchi e mia nipote se ne stava seduta nuda
sulla porta sul retro. Mary, povera stella, teneva suo fratello in braccio e
gli cantava la ninna nanna per farlo dormire. Aveva gli occhi pieni di lacrime
ma non emetteva un solo singhiozzo per evitare di allarmarlo. Charles, voi
siete del tutto inadatti a fare i genitori e ve la fate con persone pericolose.
Quanti soldi devi ai tuoi fornitori? E cosa farai la prossima volta per pagare
i debiti? Tremo al solo pensiero. Andatevene. Non so dove, non so come ma
andatevene. Lasciate Mary e Billy a me, mi occuperò io di loro.”
“Va bene.” Rispose debolmente Billy, ormai
consapevole che quello non era un delirio. Semplicemente lo zio stava ripetendo
parole già dette nel passato perché era nel passato che ora lui stava vivendo.
Vide il sollievo sul suo volto per essere riuscito nell’impresa di strappare
due creature innocenti ad una coppia di debosciati quali dovevano essere stati
i suoi genitori.
Billy non aveva mai saputo di quello che Mary aveva
dovuto sopportare. Lui, per sua fortuna, non ricordava nulla, se non poche
immagini sbiadite e decontestualizzate. Mary invece era cresciuta ricordando
tutto perfettamente. Gli venne per un istante il dubbio che suo padre non si
fosse arreso così facilmente, che avesse protestato alla richiesta di Dudley ma
poi si disse “illuso”, perché un uomo che prostituiva la moglie per pagare i
propri debiti, non aveva abbastanza dignità da spendere lottando per i figli.
Magari, nel dirlo a Dudley, era stato persino sollevato.
“… c’è una signora che coltiva delle rose belissime
la, su quel tetto. Lo sai che ho sempre amato le rose? Come mai la mamma non è
venuta a farmi visita?” Chiese
dispiaciuto l’anziano.” Mi hanno
tolto le tonsille e lei non si è fatta ancora vedere. Papà, ho fatto qualcosa
di male?”
“Nulla. Sei stato bravissimo.” Un singhiozzo gli
incrinò la voce ed il tanfo nella stanza gli parve insopportabile.
“NADIA! NADIA! NADIA!” Chiamò il vicino di letto
dello zio, che s’era svegliato di soprassalto, il braccio gonfio per una flebo
mal gestita, gli occhi sgranati e la bocca sbavante.
“Ieri è venuto Jeoffry a portarmi i compiti,” proseguì lo zio, appena un’occhiata
distratta al compagno di stanza, incolpevolmente insensibile alle sue urla,” spero di non rimanere troppo
indietro.”
“No, no che non rimarrai indietro.” Si alzò, facendoglisi d’appresso. Mise
una mano sulla sbarra montata per impedirgli di cadere dal letto, dove erano
attaccati diversi cerotti ingialliti. Si protese verso di lui.” Ora devo andare. Devo andare al
lavoro.”
“Tornerai presto?”
“Certo.” Mentì con tenerezza, dandogli un bacio
sulla fronte, con tutto l’amore del mondo, con tutto quello di cui lui era
capace, un bacio in cui indugiò per diversi secondi e con cui lo ringraziava
per essersi fatto carico di lui e la sorella, di averli strappati ad una brutta
fine, di avergli dato una bella vita finché aveva potuto, di aver combattuto
per loro anche quando gli assistenti sociali lo avevano dichiarato inadatto al
ruolo di tutore legale, di averli pensati e cercati fin quando la sua mente non
era stata inghiottita del tutto dalla malattia. Lo ringraziò e al medesimo
tempo gli dette l’addio definitovo.
Uscì dalla stanza senza voltarsi. Negli occhi l’uomo
consumato, nella mente lo zio dal sorriso contagioso e dalle inesauribili
storie inverosimili.
Camminò lungo il corridoio, puzza di urina e feci a
sovrastare quella dei detergenti. Le grida e le risate demenziali di chi non
riceveva visite se non dai fantasmi del passato.
Camminò, incrociando distratti medici ed infermieri,
del tutto scontenti di trovarsi lì, in quel momento.
Camminò passando al fianco dell’unico infermiere che
aveva avuto cuore di prepararlo, “la malattia è progredita velocemente ed è
possibile che non ti riconosca più ormai. Se vuoi vederlo, se ne sei
assolutamente certo, dovrai farti molta forza”, gli aveva detto posandogli
paternamente le mani sulle spalle. Gli lanciò un’occhiata di grato rispetto.
Era stato trattato da adulto e non lo avrebbe scordato.
“Ti voglio bene.”
Aveva mormorato uscendo dall’ospedale, rivolgendosi allo zio Dudley che in quel
momento, forse, stava guardando la sua invisibile signora delle rose o forse,
stava andando a casa di Charles e Marylin per prendere con sé gli amati nipoti.” Se c’è un unico dio o ce ne sono
dodici, non me ne importa nulla. Prendetevelo presto però. Vi prego.” Non
pronunciò quelle parole.
Alzò il capo e trovò ad incrociare il suo sguardo
quello di Simon Homer Azam.
“Ciao, Billy.” Fu il semplice saluto di Simon.
Tamerlano Tiger era a poca distanza da lui, la Bentley in strada con Cee Cee
alla guida. Notò Beck leggermente in disparte ma con gli occhi ben fissi alla
scena.
“Non ti ci è voluto molto per ritrovarmi.” La
considerazione fatta non era dettata dall’amarezza o dalla paura. Era solo una
semplice presa d’atto.
“Dove hai dormiti in questi giorni?”
“Stazioni, bus. Un ragazzino di 13 anni può sparire
molto velocemente, se lo desidera.”
“Troppo velocemente. È una vergogna per lo Stato.”
“Non dire assurdità. Hai denunciato la mia
scomparsa?” Il silenzio di Azam dette
ragione alla supposizione di Billy.”
Nessun volantino, nessun poliziotto che mi ferma per farmi domande. Niente di
niente. Cos’hai da nascondere alle autorità, al punto da non denunciare la fuga
del ragazzino che hai adottato?”
“Billy, non è come pensi.”
“Appunto. Spiegami cosa penso, visto che quello che
ho visto mi ha lasciato piuttosto interdetto.” I suoi occhi s’erano fatti due
fessure e c’era un’espressione rapace sconosciuta a Simon eppure, allo stesso
tempo, terribilmente famigliare.
“Di cosa stai parlando?”
“Non fingiamo. Ho assistito al tuo convegno, l’altra
sera. Quello dove sono si sono presentati quei cinque. Chi diavolo erano? E
soprattutto, come hai conosciuto mia sorella? Che significa quel discorso che
hai fatto su di lei?”
Simon si voltò lanciando un’occhiataccia a Tamerlano
che per tutta risposta alzò le spalle. Si girò nuovamente verso Billy: “è
meglio se ne parliamo a casa”;
“Salve a tutti.”
Ora gli sguardi Azam, Tiger, Beck e Cee Cee erano
puntati su Freedy Freeman che, per sicurezza, aveva deciso di scendere dalla
sua auto e andare ad aspettare Billy davanti l’ingresso dell’ospedale.
Si portò con calma ed un’espressione paciosa al
fianco del ragazzino e, braccia conserte, attese di vedere cosa sarebbe
accaduto.
“Lei sarebbe?” Chiese Simon.
“Frederich Freeman Jr. La prego, mi chiami Freddy.
Lo fanno tutti. Sono un amico di Billy e lei deve essere il Signor Simon Azam
di cui Billy mi ha parlato tanto.” Fece in modo di enfatizzare quel ‘parlato’
perché voleva che fosse chiaro: sapeva tutto, ogni cosa;
“Lei ha accompagnato Billy aiutandolo nella sua
fuga?”
“Ho incontrato Billy in Texas, al 4° Fanteria. Il
ragazzo ha fatto molta strada da solo per avere informazioni su sua sorella.
Così mi è sembrato giusto premiare tanto coraggio e quando mi ha detto che
voleva rivedere lo zio ricoverato a Berklee, ho pensato fosse giusto premiare
tanta intraprendenza e l’ho accompagnato io.” Aveva volutamente ignorato il
sottile tono accusatorio dell’altro rispondendo con assoluta calma.
“Lo sa che avrebbe dovuto riportare subito il ragazzo
ai suoi affidatari nel momento in cui ha saputo che era scappato?”
“So che era mio dovere sincerarmi che fosse al
sicuro. Posso comunque continuare a fare il mio dovere e portare Billy dalla
polizia, dove potrete chiarire tutta la situazione. Che ne dice?” Strizzò
l’occhio insolentemente a Simon che rimase impassibile.
“Billy?” Chiese l’uomo d’affari, rivolgendosi
direttamente a lui.
“Tornerò a casa.” La reazione di Freddy fu misurata,
ben lungi dal dimostrarsi sorpreso.
“Ne sei certo?”
“Freddy sa dove abito,” scandì bene le parole, sincerandosi che anche Tamerlano le
sentisse,” ha l’indirizzo, i numeri
di casa, i miei indirizzi di posta elettronica e, se non riceverà nessuna
comunicazione da me entro breve, andrà dalla polizia con una mia dichiarazione
firmata riguardo quanto accaduto in villa. Chiariremo questa storia e poi,
Azam,” usò intenzionalmente il
cognome in luogo del nome,” mi
riporterai all’orfanotrofio, dicendo che non sei tagliato per fare il padre. La
storia del tuo club greco rimane a me ed io non la dico a nessuno.” Erano in
mezzo alla strada e se mai Billy avesse temuto che Simon Azam in altre
circostanze avrebbe potuto fargli del male, dubitava seriamente fosse così
spostato da rischiare in un luogo pubblico con tanti potenziali testimoni in
giro.
“Sta bene.” Capitolò Simon, dopo aver deciso che
quella era la cosa migliore da fare.
“Rimango in ascolto, campione.” Disse Freddy.
“Ci conto.” Rispose Billy.
“Sai una cosa? Se fossi stato nell’esercito
avrebbero dovuto farti capitano su due piedi, solo per le palle che hai tirato
fuori qui.”
“Grazie. Una futura carriera militare non è da
escludersi. Ricordami di chiederti una lettera di referenze.”
Senza dirgli nulla, Freddy di sua iniziativa si
diresse verso Azam. “Posso dirle una cosa?”
“Prego.”
Azam riuscì a deviare per un soffio il pugno che
l’altro gli aveva sferrato, mirando al naso. Il braccio di Simon era scattato
trasformandosi in un cuneo che deviò il colpo, facendolo passare al pochi
centimetri dall’orecchio destro. Tamerlano era scattato con la rapidità di un
felino, trascinando via da Azam, Freddy che, per tutta risposta, non reagì
nemmeno quando l’aiutante di Azam gli piegò il braccio destro dietro la
schiena. I muscoli erano rilassati così come l’espressione. Un sorriso strafottente
sul volto e disse: “Sai qual è il brutto dei soldi? Eh, Mr. Azam?”
“Qual è?” Chiese incuriosito e un po’ stupito mentre
si aggiustava la cravatta regimental che aveva deciso di indossare quel giorno.
“Che per quanti ne puoi avere non mi impedirebbero
di spaccarti la faccia.”
“Mi sembra di esserci riuscito senza spendere un
cent.” Osservò il ricco imprenditore.
“Sei veloce. Te lo concedo. Se però avessi voluto
farti male, ci sarei riuscito.” Era serio. Non stava né bluffando, né
vantandosi a vanvera. Gli stava semplicemente dicendo quello di cui era
sinceramente convinto.
“Potrei chiamare la polizia.”
“Per favore.”
Sbuffò divertito Freddy.” Non ci
vuole un genio per capire che la polizia lei non la vuole intorno.”
“Potrei ricorrere ai miei avvocati e metterla in
mutande.” Insistette.
“Poveri loro, allora.”
“Perché?”
“Poi spaccherei la faccia anche a loro.” Strizzò
nuovamente l’occhio.
“Lascialo.” Ordinò Azam. Tamerlano Tiger che aveva
capito l’antifona lo lasciò andare, rimanendogli comunque vicino quanto serviva
a scoraggiare eventuali altri colpi di testa anche se, ne era consapevole, non
si era trattato di uno scatto ma di un atto deliberato. Beck era stato veloce
quasi quanto Tamerlano, facendosi vicino ad Azam, pronto a coprirgli il fianco
sinistro. Cee Cee era scesa della macchina. Alcuni passanti avevano osservato
la scena solo nel momento in cui era tutto finito.
“Ricorda cosa ha detto Billy. Mi raccomando.”
Consiglio Freddy.
“Lo farò.”
“Bene, perché altrimenti ti aprirò,” fece un gesto con il pollice,
facendolo scivolare lungo un immaginaria linea che attraversava il torace
passando per lo sterno,” come un
pesce.”
“Grazie per l’avviso.” Fece un cenno per richiamare
i suoi uomini e Billy, dopo aver ringraziato ancora una volta Freddy, lo seguì
verso la macchina.
“Ah,”
esclamò Freddy,” mi sono dimenticato
di dirle una cosa, Azam.”
“Che cosa?”
“Che se la dovessi aprire in due, poi le piscerei
dentro come se fosse una latrina da due soldi. Mi raccomando! Guidate con
produenza.”
Simon salì in macchina dopo Billy, che si ritrovò
così seduto tra lui e Tamerlano.
“Il tuo amico ha davvero fegato.” Disse poi con un
sorriso compiaciuto sulle labbra.
“Se mi fai qualcosa, ti denuncerà.” Replicò
tranquillo Billy.
“Qualcosa la farò ma non quello che credi.”
“Ah, no? E che cosa farai?”
“Ti dirò tutto.”
Ora Billy era davvero sorpreso. Lanciò un ultimo
sguardo a Freddy mentre la macchina si allontanava e poi tornò a focalizzare la
sua attenzione su Azam.
“Tutto?”
“Hai ragione. Ci sono cose che ti ho colpevolmente
taciuto ma solo perché pensavo avessi tempo. Tempo per farti capire ed
addestrarti.”
“Addestrarmi a fare cosa?”
“Nella vita, delle volte, si viene chiamati a
compiere una missione, Billy. Ti ho scelto perché confidavo nella tua naturale
forza d’animo ma al tempo stesso non volevo gravarti con responsabilità che
forse non eri pronto ad assumerti. Ho sbagliato tutto e me ne dolgo. Ti faccio
una proposta. Io ti dirò ogni cosa e tu, poi, deciderai se accettare o
rifiutare, se rimanere con me o tornartene in orfanotrofio.”
“Mi dirai anche di mia sorella?”
“Tutto vuol dire tutto.” Specificò Azam.
La macchina imboccò l’autostrada che li avrebbe
riportati a casa.
VI
Los
Angeles, da qualche parte nella periferia – 3 Ottobre
Mr ebbe avvertì una violenta contrazione degli arti
a cui seguirono una serie di dolorosi crampi. Dette di stomaco un paio di
volte. Succhi gastrici e poco altro visto che non era riuscito a mangiare nulla
durante tutto il giorno. Era sempre così quando si profilava all’orizzonte una
crisi. Stimoli come sonno o fame s’attenuavano ma stavolta, tra il suonare del
campanello d’allarme e l’attacco vero e proprio era passato un intervallo di
tempo più breve del solito.
Portò le mani tremolanti alle tempie che pulsavano
ritimicamente. Alzò lo sguardo allo specchio, gli occhi arrossati ed umidi, le
carotidi dilatate e ben visibili, il torace che s’alzava e abbassava con ritmo
irregolare.
Il tremore gli percorse le braccia, fino alle mani,
inarrestabile, inevitabile.
Un filo di sangue cominciò a colare copiosamente dal
naso, gocciando nel lavandino.
‘Andrà tutto bene’, cercò di calmarsi come faceva di
solito. ‘ Tra poco passerà ogni cosa’. Anche solo il formulare quei pensieri
gli costava fatica.
Uscì lentamente dal bagno, le gambe rigide, i piedi
piegati, il bordo esterno a poggiare sul pavimento. S’era pulito alla meno
peggio ma, con la sua coordinazione momentaneamente in tilt, temeva d’aver
fatto solo peggio. Disseminò un po’ di gocce scarlatte sul pavimento. Si era
dimenticato del sangue ma il suo sapore nella bocca gli aveva ricordato della
massiccia epistassi in corso. ‘Non l’avevo fermata?’. La confusione aumentava
ma darsi per vinto significava ammettere la sconfitta e lui non lo avrebbe mai
fatto. Mai più.
‘Nessuno mi spezza. Nemmeno me stesso’ asserì tra sé
e sé con orgoglio.
Si lasciò cadere sul letto e rimase lì per un po’,
tentando di riordinare i pensieri.
La depressione che accompagnava quei terribili
momenti non s’era tardata a farsi sentire e pareva volergli togliere ogni
speranza ma lui rise, crudele, spietato perché erano la crudeltà e la
spietatezza le armi che lo rendevano forte, così forte da poter guardare con
divertito cinismo persino alla propria condizione, per quanto patetica potesse
trovarla.
“E così anche tu hai i tuoi punti deboli.”
Mr alzò la testa e posò il suo sguardo su Black Adam
che, sulla soglia della porta, lo studiava, il volto una maschera
indecifrabile.
“Se stai pensando di pareggiare i conti,” lo canzonò con un sorriso sprezzante
sul viso,” sappi che non sono del
tutto indifeso. Ho ancora abbastanza forza da farti tuffare di testa dalla
finestra della mia stanza.”
“Non era mia intenzione fare nulla del genere.” Lo
rassicurò l’altro.
Mr lo squadrò con sospetto. Non riusciva ad
avvertire niente durante gli attacchi e questo perché era come se la sua mente
fosse una radio che avesse perso un dato canale e non riuscisse più a
risintonizarcisi. Si pulì la bocca dal sangue che gli aveva insozzato i
pantaloni.
“E qual è la tua intenzione?”
Black Adam, con calma, s’andò a sedere di fronte a
Mr e, dopo essersi accomodato su di uno sgabello, “ Volevo solo informarti che
ho piazzato l’ultima partita. Ho i soldi che mi avevate chiesto ed insieme al
gruzzolo che mi avete sottratto, avete la cifra che vi serve per finanziare le
vostre operazioni.”
“Molto bene.” Commentò secco.
“Questo ti capita per via di quel tuo potere?”
“Questo mi capita per via di quel mio potere.”
Confermò Mr, non riuscendo a trovare un motive per mentire.
“Tu non sei nato così, vero?”
“Come mai sei venuto da me e non da Adam?”
“Sono andato da lui. Gli ho fatto rapporto e lui mi
ha mandato a cercarti. Ha detto che dovevo fare rapporto anche a te.”
Mr sospirò, cercando di calmare il suo tremore. Non
gli piaceva che qualcuno lo vedesse così, specialmente se quel qualcuno era
stata una delle sue vittime. Che Adam lo avesse fatto a posta? Anche Adam aveva
capito che certi segnali preludevano a quegli episodi. A quale scopo quella
mossa? Forse era un modo per fargli capire che doveva accettare definitivamente
Black Adam nella loro squadra? Delle volte le azioni di quell’uomo, così come
le sue motivazioni, gli erano imperscrutabili. “No, non sono nato così,” ammise,” anche se, fin dalla nascita, possedevo un certo latente talento
psichico, o almeno lo chiamavano così quelli che mi hanno fornito questa bella
abilità.”
“Che ti sta consumando.”
Mr ridacchiò e si trovò a dover ammettere che
l’altro aveva perfettamente colto nel segno.
“Ti ricordo nuovamente che non sono indifeso.”
Sottolineò ancora una volta l’altro.
“Lo so. Chi ti ha fatto questo?”
“Una lunga storia ma per fartela breve, l’uomo che
io e Adam intendiamo mettere in ginocchio.”
“E per questo che avete bisogno di tanti soldi? Fa
parte del vostro piano per vendicarvi? Perché è di questo che parliamo, vero?
Vendetta.”
“Ammetto che la vendetta è una componente importante
delle nostre vite e il suo raggiungimento è tra i nostri obbiettivi ma è al
potere che miriamo e quest’uomo è l’ostacolo principale tra noi ed il potere.”
“Il potere di cui mi parla Adam?”
“Quello.”
“Esiste davvero? Non dubito delle sue parole. Lui ci
crede veramente e anche tu. Voglio dire, per me è già incredibile che qualcuno
possa fare quello che tu fai. Non arrivo a capirlo veramente. Figurati capire
un potere come quello di cui mi racconta lui.”
“Io sono figlio della scienza.” Spiegò paziente Mr, atteggiamento nuovo per Black Adam che era
sempre stato oggetto dei suoi maligni scherzi e delle sue vessazioni.” Il potere di cui parla Adam, quello
che per lui è il Potere con la p maiuscola, è figlio di un tempo in cui era il
misticismo e la magia a reggere questo mondo.”
“Tu lo hai mai visto?”
“Ho visto molte cose incredibili nella mia vita ed
io stesso, come hai notato tu, ne faccio parte. Più che altro ho visto Adam, la
sua determinazione, il fuoco che gli arde negli occhi. Si, gli credo.”
“Credi che con quel potere davvero possa prendere il
Mondo intero?”
“Qual è la cosa più importante di un’arma.”
Black Adam ci pensò alcuni istanti, corrugando la
fronte e mordendosi istintivamente il carnoso labbro inferiore: “Chi la usa”,
rispose con convinzione.
“Ottimo! Le lezioni di Adam stanno sortendo il loro
effetto!” Era stupito. Black Adam non
era certo stato un campione d’intelligenza e lui lo sapeva, meglio di molti
altri, avendone sfiorato la mente, sebbene impercettibilmente per non correre
il rischio di rovinarla irreparabilmente. Forse, dandogliene l’opportunità ed i
giusti stimoli, gli esseri umani potevano migliorare sé stessi.” Forse con quel potere, un altro uomo
non riuscirebbe comunque in un’impresa così titanica ma lui? Adam è diverso.
Adam potrà fare cose che gli altri non possono, arrivando a luoghi per altri
inaccessibili e compiendo imprese apparentemente impossibili e tutto questo
perché ha il potenziale e la volontà per farlo. Ora gli servono solo gli
strumenti adatti.”
“Lui è la mente di tutta questa operazione? O tu?”
“Forse cinquanta e cinquanta. Io ho trovato lui,
scoprendone per caso l’esistenza. Ero in fuga, preoccupato che nessuno
s’accorgesse di me che non scoprissero che ero ancora vivo. Andai da lui perché
mi dissi che era la migliore occasione per riscattarsi, per raggiungere gli
obbiettivi che mi ero prefissato o, semplicemente, pensavo che avrebbe potuto
dirmi che cosa fare. Abbiamo organizzato insieme il piano ma è lui che lo ha
sempre diretto, devo ammetterlo. Era intrappolato in questa specie di clinica
eppure, nonostante lo avessi risvegliato solo da poco tempo dal torpore in cui
l’avevano affossato, dimostrò di possedere una lucidità spaventosa. Sapeva bene
cosa voleva e come ottenerla. Impiegammo alcuni anni per realizzare il nostro
disegno ed organizzare questa fase finale ma ne è valsa la pena.”
“Credo che tu abbia ragione. Siete incredibili e
state per fare qualcosa di straordinario ed ora, voglio esserne parte.”
“Anche se ti ho schernito? Anche se ti ho
perseguitato? Anche se ho ucciso i tuoi amici e le tue puttane? Anche se ti ho
fottuto il tuo piccolo impero del crimine?”
“Si.” Una
risposta sobria e franca.” Le tue
torture, alla fine, mi hanno rafforzato. Amici? Non credo di averne mai avuti e
le puttante si possono sempre sostituire se ti dovesse tornare la voglia.
Eravate forti, i più forti, e vi siete semplicemente presi quello che volevate.
Quello che ora io voglio e imparare da voi. Quello che desidero veramente è elevarmi
ed essere come voi.”
Mr sorrise, per la prima volta in modo amichevole.
“Allora imparerai. Le lezioni che ho da impartirti
non sono finite. Ora però toglieti dalle palle, ho bisogno di riposare.”
Black Adam si alzò e, dopo averlo salutato
rispettosamente, se ne uscì.
“La mente.” Sussurrò mentre si sdraiava sul
letto. ‘ La mente’ si ripeté senza
parole.
“Ho trovato il mio nome.” Disse, ripensando al
discorso che Adam gli aveva fatto sull’importanza dei nomi.
Continua