YURI
LUCIA
YURI
LUCIA
Presenta:
WONDER WOMAN
YEAR
ONE…
I,
AMAZON
A
Warning
I
“Le sue ricerche sono davvero interessanti,”
fece Steve Travor senza mai smettere di fissare Clark
Kent, da poco ex giornalista del Daily Star.
“E
mi sono costate parecchio, come lei ha avuto modo di verificare,” fece lui con
una punta di amarezza nella voce.
Steve
girò lo zucchero nel suo caffè ed in ingollò un po’ della sua bevanda, “non è
da tutti avere il coraggio delle proprie idee fino al punto da giocarsi la
carriera. Lei era un astro nascente del Daily Star,
uno dei migliori quotidiani del Paese, uno di quelli storici. Taylor l’aveva
presa sotto la sua ala protettrice e posso capire perché,” spinse verso Clark la copia dello Star di due anni prima,” questo è uno dei suoi pezzi migliori.
Puro giornalismo investigativo alla vecchia maniera, senza fronzoli, senza
compromessi, senza nascondere dietro vili trucchetti quello che lei pensa
veramente e al tempo stesso senza giocare con l’intelligenza del lettore. Il
caso sul traffico di prostitute dal Messico è stato difficile e sicuramente
pericoloso ma lei non ha mollato. Lei è un ottimo giornalista e, cosa rara,
sembra una persona integra.”
“Cerco
solo di non vendermi per poco.”
“Fama
e soldi le sembrano poco?”
“La
mia anima non ha un prezzo così basso,” sorrise divertito lui.
“Ottimo
punto,” a Steve stava davvero
simpatico quell’uomo,” i suoi studi
religiosi hanno avuto un qualche peso sulla sua formazione morale?”
“Hanno
avuto un gran peso ma più di tutto lo ha avuto la mia famiglia.”
“Allevatori
del Kansas, gente alla vecchia maniera.”
“Non
proprio. I miei non sono esattamente la coppia di fattori che uno si
immaginerebbe guardando vecchi film o leggendo libri sull’argomento. Però hanno
dei loro valori e hanno cercato di trasmettermeli. Signor Trevor, cosa posso
fare per lei? Mi ha detto di rappresentare un’agenzia governativa senza però
specificare quale. Si rende conto che non è semplice accettarlo senza avere un
minimo di credenziali.”
“Non
posso fornirgliele, Signor Kent, perché la mia indagine è del tutto ufficiosa.
Sono convinto, come lei, che l’Intergang rappresenti
un pericolo maggiore di quanto non appaia e che sia stato assurdamente
sottovalutato. Non abbiamo a che fare con semplici criminali ma con veri e
propri terroristi. Io sono convinto che lei possieda più informazioni di quante
non ne abbia divulgate e vorrei che le condividesse con me.”
“Mi
chiede un salto di fede, Signor Trevor. Nel mio lavoro può essere pericoloso.
Deve darmi qualcosa.”
“La
Prigione di Calipatria, Los Angeles.”
“Che
intende dire?” chiese Clark, il cui interesse era stato attratto da
quell’affermazione.
“Io,
se ne avessi la possibilità, svolgerei delle ricerche in merito. Alcuni ex
detenuti facenti parte di un programma di recupero, sono scomparsi praticamente
nel nulla. Parliamo di almeno quindici persone.”
“Perché
dovrebbe interessarmi?”
“Credo
sia pertinente alla sua indagine sull’Intergang.”
“In
che modo?”
“Sappiamo
entrambi che l’Intergang sta probabilmente preparando
qualcosa. Lei ci deve essere arrivato come ci sono arrivato io. Il programma di
reinserimento di ex-detenuti può essere un buon bacino di reclutamento, qualora
stessero incrementando i propri ranghi e sappiamo che è così.”
Clark
Kent sorrise soddisfatto, “l’imbeccata potrebbe essere buona. Cosa vuole
esattamente da me?”
“Lei
conosce la storia dei Cuchillos
vero?”
Il
giornalista assentì con grande serietà, “una lotta intestina ne ha notevolmente
ridotto il potere e l’influenza.”
“Erano
legati all’Intergang.”
“Erano
il loro braccio armato nei sobborghi di Los Angeles ed ora stanno cercando un
sostituto.”
“Cosa
è successo la notte dello scontro? Quando i capi hanno deciso di massacrarsi a
vicenda.”
Clark
lo fissava imperscrutabile, “non ne sono certo. Qualcosa deve aver fatto
scoppiare una miscela che ribolliva già da un bel po’.”
“Però
quella sera non c’erano solo i Cuchilos nel loro
covo, vero?”
“So
a cosa si riferisce. Pequeńo,
uno dei luogotenenti della gang, parlò di uno sconosciuto, un uomo che stando
alle sue deposizioni, era a prova di proiettile. Non le interesserà davvero
questa storia?”
“Diciamo
che sono curioso.”
“Lei
crede che io possa esserle di una qualche utilità? Perché?”
“Anche
l’uomo-antiproiettile sembra interessato all’Intergang.”
“Se
mai un simile individuo sia mai esistito,” puntualizzò con tono divertito
Clark.
“Se
mai fosse esistito,” concesse Steve,” però gradirei comunque avere altre
informazioni in merito. Sono certo che durante le sue investigazioni debba
essersi imbattuto in qualcosa.”
“Meno
di quanto lei creda. Parliamo di voci, storie da bar, resoconti assai poco
attendibili di senza tetto, delinquenti di quart’ordine, tossico dipendenti. Posso
dirle come la penso?”
“Sono
qui per questo,” invitò Steve Trevor.
“Un
fondo di verità c’è. Credo che qualcuno, nel corso degli anni, abbia condotto
un’indagine parallela alla mia, servendosi spesso di quanto ho scoperto. Non
voglio passare per paranoico ma credo abbiano violato il mio portatile e il mio
cellulare più di una volta.”
“Chi
lo avrebbe fatto?”
“Per
quanto ne so anche i suoi datori di lavoro, se davvero lei appartiene ad una
qualche agenzia governativa. Sono però portato a credere ad un’organizzazione
rivale che stia cercando di scoprire quanto più possibile sull’Intergang per poi poterli colpire meglio.”
“E
l’uomo anti-proiettile?”
“Magari
è un killer al soldo di questa organizzazione o una voce messa in giro per
creare il panico tra le bande subalterne all’Intergang.”
“Forse.”
“Forse,”
concordò Clark Kent.
“Sarebbe
comunque pronto a condividere con me le sue informazioni in cambio del favore
che le ho fatto e, ovviamente, di qualche altra interessante informazione?”
Il
giornalista assentì compiaciuto, certo che Steve Trevor gli stesse ancora
nascondendo molto e che probabilmente non aveva creduto alla sua teoria
sull’uomo anti-proiettile ma il suo aiuto poteva fargli davvero comodo nella
lotta all’Intergang dichiarata anni addietro.
II
Alexander
“Lex” Luthor era uno degli
uomini più influenti del Paese. Il suo supporto era stato deciso per la
rielezione del Presidente attualmente in carica e dunque per Steve Trevor era
facile capire che con lui non poteva giocare o tanto meno nascondergli troppo
le sue reali intenzioni.
Era
stato uno dei più giovani imprenditori di successo degli ultimi anni e le Lex Corp avevano messo le mani su
diversi contratti in esclusiva con il Governo, tra cui quello più importante la
realizzazione e la messa in orbita dei Pinkerton, i
satelliti di sorveglianza di nuova generazione che avrebbero reso gli USA nuovamente
un paese sicuro, o almeno era quello che sosteneva il CEO della Lex Corp.
L’uomo
lo aveva ricevuto con modi informali nella sua villa a Malibu, facendolo
accomodare e servendogli personalmente da bere. Era un padrone di casa dai modi
impeccabili e piacevoli, possedeva un indubbio carisma personale pensò Steve,
deciso però a non farsi sedurre troppo da quello che comunque sapeva essere un
individuo potenzialmente pericoloso.
“Lei
sa che la Weller ha un filo diretto con me, vero?”
Steve assentì a quell’affermazione, senza preoccuparsi di nascondere ciò che
sapeva.
“Ufficialmente
il personale non dovrebbe esserne a conoscenza,” spiegò Steve Trevor, analista al servizio dell’Intelligence
americana,” in pratica però lo sanno
tutti. È normale del resto, visto il ruolo del Direttore Weller
e il suo ruolo, Mr. Luthor, come fornitore dei Pinkerton.”
“La
prego,” fece lui,” mi chiami Lex e diamoci pure del tu.
Immagino che sia quello che gli italiani chiamerebbero segreto di Pulcinella, se capisce l’espressione. Sai perché ho
chiesto quest’incontro?”
“Perché
la Weller ha chiesto un accesso prioritario e
riservato per la mia persona ai dati dei Pinkerton.”
“Un
agente del tuo livello, senza offesa, non dovrebbe possedere una simile
autorizzazione, a meno che sotto non ci sia qualcosa di grosso. La Weller è una persona molto riservata ma ovviamente non ha
potuto non accennarmi a qualcosa. Non sono un semplice fornitore, ho anche
fortissimi appoggi politici e per quanto il Presidente adesso non goda di molta
popolarità, è ancora a capo di questo Paese ed io sono ancora uno dei suoi
migliori amici, oltre che uno dei suoi più generosi sostenitori. Amanda Weller è
anche una persona solitamente molto scettica e se l’hai convinta a seguire
questa storia dei meta-umani deve aver quanto meno offerto delle argomentazioni
valide.”
Trevor
era stato preso in contropiede. Non si aspettava che Luthor
affrontasse subito quel discorso ed in modo tanto diretto o tanto meno che avesse
capito che la cosa era partita da lui e non dal Direttore Weller,
“ho motivo di reputare che dietro i presunti meta-umani si nasconda qualcosa,
non so dirle se una minaccia o meno, però ho investigato e raccolto
informazioni, informazioni che ho presentato al Direttore Weller,”
spiegò lui deciso a proseguire sulla linea del non nascondere la verità, almeno
temporaneamente.
“Informazioni
che hai acquisito sbirciando di nascosto nel data-base Pinkerton,” strizzò l’occhio con fare complice,
cosa che lasciò ancor più sorpreso Steve,”
e lasciamelo dire, sei stato davvero molto abile e prudente nel rovistare tra
informazioni secretate ma quando gestisci un servizio del genere, ti aspetti
sempre che qualcuno possa tentare di guardare la dove non dovrebbe, a
prescindere dalle intenzioni, e assumi i migliori per assicurarti di sapere per
tempo quando questo avviene. Nel momento in cui ho ricevuto il primo rapporto
sul suo accesso sono rimasto colpito dai dati che aveva acquisito e ho dato
esplicite disposizioni di non segnalare la cosa ai suoi capi. Volevo vedere
dove sarebbe arrivato ma la Weller, che non è
stupida, se ne è accorta da sé. Conoscendola, se tu non avessi avuto in mano
qualcosa d’interessante, ti avrebbe dato in pasto ai leoni per questo. Steve,
noi due abbiamo un comune interesse perché anche io condivido i tuoi pensieri.
I meta-umani esistono o quanto meno dietro di essi c’è una verità, una verità
che al momento ci sfugge nella sua interezza ma che non possiamo e non dobbiamo
permettere di ignorare.”
Steve
Trevor non avrebbe mai immaginato né che Luthor
sapesse della sua intrusione non autorizzata nel database Pinkerton,
cosa che la Weller sospettava ma di cui non era certa
e su cui non aveva voluto indagare, né tanto meno che Luthor
svolgesse attività di sorveglianza su quei dati. Era convinto che le Lex Corp fornissero solo i server
e gli hard-drive ma che i responsabili della sicurezza informatica fossero
appartenenti al Governo e all’Intelligence. Lex Luthor era più potente e pericoloso di quanto non avesse
creduto.
“Signor
Luthor, Lex,” doveva stare al suo gioco, dargli del
tu, accettare la condiscendenza con cui lo trattava lasciandogli condurre
quell’incontro per vedere dove voleva andare veramente a parare,” posso chiederti una cosa? Se dici così
può esserci una sola ragione. Anche tu hai svolto delle indagini per conto tuo
e devi aver scoperto qualcosa.”
Lex
sorrise compiaciuto e sinceramente ammirato, “comincio a capire perché l’inflessibile Amanda Weller
non ti abbia sbattuto in qualche carcere per spie. Sei un uomo intelligente e
capace. Si, ho fatto delle indagini. Se sono arrivato fin qui non è certo stato
ignorando informazioni importanti, a prescindere da quanto improbabile
potessero sembrare. Se è vero solo la metà di cosa sospetto, dobbiamo giocare
d’anticipo mio caro.”
“E
come vorrebbe condurre la partita?”
“Per
prima cosa dobbiamo raccogliere più informazioni. Quel Cavaliere Oscuro che
agisce a New York, l’Uomo d’Acciaio che ha affrontato la gang dei Cuchilos, la Dama
in Bianco che sventa rapine, dobbiamo sapere di più su ognuno di loro.”
“La
Dama in Bianco?”, chiese Steve sorpreso.
“Un
terzo giocatore in questa partita di cui so ancUn
terzo giocatore in questa partita di cui so ancora poco. Agisce con molta
cautela, sincerandosi che i dispositivi di sorveglianza delle banche dove
interviene siano spenti. Non lascia prigionieri, come si suole dire, però
alcuni testimoni ci sono. Guardie, un paio di impiegati, troppo spaventati e
confusi per rendere testimonianze precise, tenendo anche conto che lei si
agisce rapidamente, con decisione, almeno stando a quanto dicono. Le faccio una
proposta: collaboriamo; scambiamo attivamente informazioni, idee, discutiamo di
strategie e consultiamoci prima di agire.”
“Lei
mi chiede molto anche perché sa molto di qualcosa che dovrei fare mantenendo
all’oscuro il mio diretto superiore.”
“Ovviamente.
La Weller non autorizzerebbe mai un mio diretto
coinvolgimento nelle indagini ma io voglio esserci. ora
poco. Agisce con molta cautela, sincerandosi che i dispositivi di sorveglianza
delle banche dove interviene siano spenti. Non lascia prigionieri, come si
suole dire, però alcuni testimoni ci sono. Guardie, un paio di impiegati,
troppo spaventati e confusi per rendere testimonianze precise, tenendo anche
conto che lei si agisce rapidamente, con decisione, almeno stando a quanto
dicono. Le faccio una proposta: collaboriamo; scambiamo attivamente
informazioni, idee, discutiamo di strategie e consultiamoci prima di agire.”
“Lei
mi chiede molto anche perché sa molto di qualcosa che dovrei fare mantenendo
all’oscuro il mio diretto superiore.”
“Ovviamente.
La Weller non autorizzerebbe mai un mio diretto
coinvolgimento nelle indagini ma io voglio esserci. Devo esserci, capisci?”
“Credo
di sì, Lex e penso che sia meglio così. Possiedi le
risorse ed una mente brillante. Sono sicuro che lavorando insieme potremmo
raggiungere i nostri obbiettivi con maggior facilità ma prima di stringere
questo patto con te voglio la tua parola che sarai onesto con me,
completamente, come io lo sarò con te ed inoltre devi assicurarmi che la Weller non lo scoprirà mai, altrimenti si prenderà le mie
palle per appenderle al muro del suo ufficio.”
Lex
sorrise soddisfatto per quella sua vittoria, Steve simulò altrettanto
compiacimento, sicuro che il milionario capitano d’industria si sarebbe
rivelato un problema. Al momento il meglio che poteva fare era tenerselo buono
per poter accedere alle informazioni da lui detenute.
III
“Lobo?”,
chiese il giovane uomo piuttosto stupito.
“Non
ti piace?”, fece divertita la statuaria donna al cui cospetto si trovava. Lei
vestiva abiti candidi, come la volta precedente, una tuta che sembrava essere
stata cucita appositamente per lei. I suoi capelli erano corvini, corti, gli
occhi di un azzurro che gelava il sangue, i suoi lineamenti avevano un che di
selvaggio, impossibili da identificare come appartenenti ad una qualche
nazionalità in particolare, un’aria vagamente orientale, simile a quella di
certe popolazioni di pastori transumanti che vivevano tra gli sconfinati
territori della Russia e della Cina. Il portamento era marziale, i modi
inflessibili ma ogni tanto si concedeva uno di quei sorrisi che si sarebbero
potuti definire di tenera accondiscendenza.
Lui
mandò un paio di colpi di tosse, per schiarirsi la gola. Odiava ammetterlo con
sé stesso ma lei lo impressionava davvero. E non solo. Solitamente con le donne
i suoi modi erano molto più sprezzanti e sarcastici ma non con lei. Sia perché
le sarebbe stato facile ucciderlo con un colpo solo, sia perché sentiva di
esserne attratto. Non nel modo in cui si era solitamente attratti dal sesso
opposto ma in maniera più profonda, coinvolgente, totale.
Nei
sei mesi passati con lei aveva imparato molto, più di quanto non avesse fatto
da quando aveva iniziato la sua movimentata carriera di mercenario e guardia
del corpo.
Era
un’insegnante esigente ma giusta, dura come la roccia ma al tempo stesso capace
di tirare fuori il meglio dai propri allievi. La rispettava. Non erano molte le
persone che rispettava ma di certo lei era una di quelle, “Lobo mi suona un po’
strano. Non che mi dispiaccia ma non credi sia un po’, come dire, ardito?”
“Tu
non sei un tipo ardito? E poi non sei tu ad avermi detto che delle volte sei
stato soprannominato così?”
“Non
con il termine spagnolo.”
“Mi
avevi chiesto un nome da battaglia ed io te l’ho dato. Sei soddisfatto?”
“Signorsì,
signora!”
Lei
fece per colpirlo e lui reagì rapidamente, tentando di bloccarle il braccio.
Era stato molto veloce, l’esecuzione fluida e precisa, se fosse stata un’altra
quella presa sarebbe stata dolorosa e lei non avrebbe potuto liberarsene
rapidamente, “Le tue abilità sono notevolmente accresciute, Lobo. Hai un
talento naturale, non mi ero ingannata quel giorno. Avevi bisogno di sgrezzarlo
e disciplinarlo, per poterlo rendere più efficace. Sono davvero soddisfatta di
te, bravo,” gli disse dandogli una leggera ed amichevole pacca sulla spalla.
Lobo
si sorprese nel rendersi conto che le stava sorridendo, “Grazie Maestra,” disse
ancora più sorpreso.
“Lobo,
è tempo che io ti testi sul campo. Sei pronto?”
“Stavo
aspettando con impazienza questo giorno! Quale sarà la mia missione?”
“Si
tratta di qualcosa di estremo, di particolare. Si tratta di qualcosa che andrà
pianificato fin nell’ultimo dettaglio altrimenti potrebbe costarti la vita.”
Lobo
sorrise divertito, “Quando mai non è stato così nella mia vita?”
“Stavolta
sarà diverso. Sto rischiando grosso nello scommettere su di te ma sento che non
mi deluderai.”
“Non
lo farei mai.”
“Allora
lascia che ti illustri bene quello che ti attenderà.”
Lei
parlò mentre Lobo ascoltava in silenzio, con grande serietà ed attenzione, ogni
singola parola, soppesando bene il senso di quanto gli veniva detto. Gli
vennero mostrate mappe, foto, alcuni filmati su di un portatile e quando lei
finì chiedendogli se fosse tutto chiaro lui, senza esitazione alcuna, rispose,
“Si.”
“Molto
bene.”
“Avevi
ragione, rischierò molto.”
“Vuoi
tirartene indietro? Non te ne farei una colpa.”
“Ho
un debito d’onore con te e sono tipo da onorare sempre i miei debiti. Non ho
intenzione di iniziare a fare diversamente proprio ora, specialmente con te.”
“Vai
a riposarti. Abbiamo ancora un lungo cammino da percorrere insieme prima che tu
debba cimentarti nel compito che ti ho affidato.”
Lobo
assentì con decisione, pronto a tutto pur di compiacerla.
IV
Matt
tornò in città a notte inoltrata, quando parcheggiò l’auto si sentiva stanco, a
pezzi. Erano state giornate estremamente impegnative e se avesse potuto avrebbe
passato almeno una settimana buona rintanato nel suo appartamento, affondato
tra coperte e cucini, senza vedere o tanto meno sentire nessuno. Weller e Luthor erano il tipo di
persone che aveva sempre disprezzato. Sebbene possedessero un’indubbia
intelligenza, caratteristica che invece ammirava, non conoscevano il
significato delle parole etica, morale o tanto meno giustizia. La Weller era una scaltra arrampicatrice che puntava ai
vertici dei Servizi Segreti. Luthor era un astuto
imprenditore affamato di potere. “Sono preso tra l’incudine ed il martello,”
disse mestamente mentre inseriva l’allarme dell’auto e lentamente si dirigeva
verso l’ingresso.
“Signor
Travor,” quel richiamo bloccò il suo cammino e si
voltò incrociando il volto di un uomo di mezza età, capelli bianchi, l’aspetto
piuttosto anonimo e l’aria un po’ stropicciata.
“Un operativo,” pensò subito. “In
persona. Lei invece sarebbe?”, aveva con sé la sua Glock,
una precauzione incoraggiata dalle politiche dell’agenzia anche se non era un
agente sul campo. Non tentò nemmeno di sfiorarla, perché sapeva che nonostante
l’aspetto genericamente poco preoccupante degli agenti, quelli sapevano essere
estremamente pericolosi e rapidi al momento opportuno. Erano selezionati ed
addestrati per esserlo.
“Lei
non mi conosce, Signor Trevor. Mi chiamo Faraday. King Faraday.”
Matt
corrugò il sopracciglio destro, “Mi scusi, ma è davvero il suo nome?”, la
domanda era di per sé sciocca ma l’idea che un agente scegliesse un nome
fittizio del genere con cui presentarsi gli sembrava assurda.
“I
miei genitori volevano mettermi un nome che rimanesse in testa alle persone che
avrei incontrato durante la mia vita. Non si rendevano pienamente conto che
avrebbe potuto suonare un po’ ridicolo.”
“Appena
un po’,” fece Matt decidendo di essere sincero su quel punto.
“Io
conosco lei invece, e conosco molti dettagli sul suo lavoro.”
“Immagino.”
“Non
mi sembra sconvolto.”
“Sono
un analista, so riconoscere le cose partendo da poche informazioni e so già che
lei è un agente. Il punto è che non so per quale agenzia lavori o, tanto meno,
se sia americano.”
“Sono
americano ma al momento, diciamo, sono una specie di free-lance.”
“I
tagli hanno colpito anche da lei eh? Mi faccia indovinare, NSA? CIA?”
L’uomo
sorrise divertito, “Ho lavorato diversi anni per tutte e due le agenzie,
ultimamente ero finito per un gruppo che lavorava alle dirette dipendenze del
Dipartimento di Stato fin quando il Segretario non ha deciso che i nostri fondi
sarebbero stati destinati meglio alla Homeland
Security e alla National Clandestine Service. La vita è così, che ci vuol
fare.”
“Pensionato?”
“Diciamo
che mi hanno costretto al pensionamento visto che ho espresso più volte la mia
contrarietà alla politica dell’attuale establishment. I signori non gradiscono
le critiche.”
“Decisamente
no. Cosa posso fare per lei?”
“Clark
Kent.”
“Se
è interessato al Signor Kent dovrebbe parlare con lui direttamente. È un uomo
piuttosto impegnato ma troverà sicuramente uno spazio per lei nella sua
agenda.”
“Volevo
un suo parere.”
“Come
mai?”
“Per
via del suo ruolo d’analista presso una delle principale agenzie governative e
per il fatto che lo ha incontrato di persona.”
“Difficilmente
ho incontrato persone con una morale così spiccata ed integra come quella del
Signor Kent. È una sorta di anacronismo vivente, sembra saltato fuori da un
film anni’40, tutto d’un pezzo, però con le sue zone d’ombra. Credo che il
Signor Kent abbia dei segreti ma tutto sommato chi non ne ha.”
“Lei
collaborerebbe con lui?”
“Ho
proposto al Signor Kent proprio questo.”
“E
gli ha dato delle informazioni classificate.”
“Non
sono autorizzato a parlarne.”
“Forse
non era nemmeno autorizzato a condividerle con lui.”
“Se
fosse come dice lei ma del resto, non ho in nessun modo confermato questa sua
ipotesi.”
L’uomo
gli si fece d’appresso e gli allungò un folder in cui erano racchiusi dei
fogli, “Lo consideri un segno di buona volontà.”
“Per
cosa?”
“Una
collaborazione,” sorrise King Faraday.
Dopo
un attimo di esitazione Matt prese i documenti e li sistemò sul sedile di
fianco, “Non significa che collaborerò con lei o che tanto meno condividerò con
lei alcun tipo di informazione. Soprattutto visto che non so nulla di lei, a
parte un nome che per quanto ne so potrebbe essere fittizio.”
“King
Faraday, 505 Sierra, Papa, Bravo. Fascicoli dal 15 al 22, archivio 104.
Controlli pure.”
“Lo
farò. Immaginò che sarà lei a mettersi in contatto con me.”
“A
tempo debito. Le auguro una buona serata.”, senza aggiungere altro si voltò e
si allontanò dalla vettura, lasciando Matt a riflettere su quello strano
incontro.
V
Lex Luthor versò dell’altro liquore nel bicchiere di Amanda Weller che lo sorseggiò con un sorriso felino stampato sul
volto, “La Signorina Lane sarà contrariata per aver annullato il tuo
appuntamento di stasera.”
Lex,
pragmatico come sempre, “Avrà trovato modo di consolarsi nel letto di qualcun
altro. Forse il suo editor.”
“La
fai spiare?”, chiese lei tra l’incredulo ed il divertito.
“Io?”, con aria finto innocente,” Sia mai! Lo sanno tutti che Perry
White la fotte sin dal primo giorno in cui ha cominciato a lavorare per il Daily Planet. L’etica professionale di Lois Lane è alquanto
discutibile, non è un mistero. Non servono spie con lei, è uno scandaloso libro
aperto.”
“Eppure
le hai accordato un certo grado di fiducia, visto che le permetti di entrare in
casa tua.”
“Meno
di quel che tu creda, mia cara. Quando qualcuno è pericoloso è bene tenerselo
vicino. La Lane aveva iniziato ad investigare un po’ troppo da vicino su certe
mie attività.”
“Attività
connesse a qualcosa di illecito suppongo,” lo punzecchiò lei.
“Attività
connesse alla mia collaborazione con i Servizi Segreti, compreso il tuo. Se si
sapesse che i satelliti Pinkerton in orbita sono più
di quelli dichiarati, il Governo sarebbe nei guai. Specie se si scoprisse che gli
extra hanno i loro indiscreti occhi puntati proprio qui, in casa nostra. Ho
voluto tenerla sotto controllo e poi, lo ammetto, ho un debole per lei. Bella,
spregiudicata, furba anche se meno di quel che crede, intelligente. Come non si
può essere attratti da qualcuno così?”
“E
di me? Non puoi innamorarti di me?”, chiese maliziosa allungato il piede verso
di lui. Lex lo afferrò con delicatezza, iniziando un
lento, sensuale massaggio.
“Innamorarsi
di te sarebbe il più grande errore che un uomo potrebbe mai commettere. Tu sei
furba esattamente tanto quanto credi di esserlo. Sei una regina della
manipolazione, basta guardare in quale modo di sei fatta strada e come hai
distrutto i tuoi nemici.”
“Sono
solo voci di invidiosi,” protestò senza convinzione lei.
“Guarda
caso il tuo diretto rivale al posto di direttore è scomparso senza lasciare
traccia e due anni fa, il Capo della Commissione Interna è stato ritrovato
morto, con una freccia conficcata nel collo. Lo sapevano tutti che era in
procinto di incriminarti per le tue azioni che ha sempre definito poco
professionali.”
“Tu
credi che sarei qui se non provassi qualcosa per te?”, cinguettò lei
scimmiottando lo stereotipo della ragazza ingenua.
“Tu
sei qui perché sai che è il modo migliore per controllarmi.”
“Tu
mi ferisci. Rischio molto, lo sai. Se i miei capi lo scoprissero…”
“I
tuoi capi ne sono perfettamente a conoscenza. Non dubito che l’idea sia tua ma
di certo loro hanno acconsentito. Amanda, tesoro, sono molte cose ma non
ingenuo. Nessun rancore, ovviamente, Io avrei fatto lo stesso.”
“Se
ne sei convinto perché mi hai lasciato avvicinare così?”
“Che
scelta avrei avuto? Mi avrebbero messo comunque qualcuno alle costole, meglio
tu che un altro. E poi sei terribilmente sexy,” aggiunse mordicchiandole il
piede. Amanda ridacchiò, una risata spontanea, sincera.
“Ti
ringrazio per avermi avvertito delle attività del Signor Trevor. Devo ammettere
che ha avuto del fegato.”
“Ti
piace e capisco perché. È perspicace, un buon osservatore, una mente
investigativa. Sta mettendo velocemente insieme i pezzi.”
“Tu
condividi la sua teoria?”
“Assolutamente.”
“Per
questo mi hai chiesto di non punirlo e di dargli l’accesso ai tuoi satelliti.”
“Può
scoprire molto più con la nostra collaborazione ed è quello che intendo fare.”
“Perché?”
“Perché
quando questa faccenda esploderà, e lo farà, voglio avere il maggior numero di
informazioni possibili. La conoscenza è potere Amanda e tu, meglio degli altri,
dovresti saperlo.”
“Versamene
ancora,” chiese protendendo verso di lui il bicchiere. Il suo ospite la
accontentò subito.
“Ha
contattato un giornalista, Clark Kent.”
“Lo
conosco,” rispose la Weller,” è uno
degli uomini di punta del Daily Star. Sta conducendo
un’indagine sull’Intergang, indagine che gli sta
procurando diversi problemi.”
“Dovreste
indagare anche voi su di loro.”
“Su
un gruppo di criminali organizzati? Le nostre priorità sono altre.”
“Non
credo che siano solo dei delinquenti strutturati in una sorta di Mafia. Li
state sottovalutando troppo.”
“In
quale modo credi che l’Intergang centri con le
indagini di Travor.”
“Non
ne ho idea ma secondo lui un collegamento esiste. Tra l’altro sono certo che
abbia offerto qualcosa al Signor Kent per incoraggiare una collaborazione.”
“Informazioni
riservate?”
“Possibile.”
“Non
me ne ha parlato.”
“Te
ne sorprendi?”, i due risero insieme.
Lex Luthor le tolse il bicchiere e la spinse con gentilezza
indietro. Amanda Weller si ritrovò tra i morbidi
cuscini di quel grande divano circolare e provò un brivido lungo la schiena
quando lui le baciò un capezzolo. Lex aveva ragione
su tutto. Averlo avvicinato era parte della sua strategia per tenere sotto
controllo un uomo potenzialmente pericoloso per il Governo e per avere un
accesso privilegiato ai Pinkerton, o meglio, alle
loro informazioni che lei riceveva integralmente, a differenza dei suoi capi
che, a loro insaputa, potevano contare solo su di una versione maneggiata di
essi. Però Lex sbagliava su di una cosa. Alla Weller lui piaceva davvero. Era un uomo affascinante,
diabolicamente erotico, desiderabile. I due amanti si baciarono per un po’. “Mi
farai uccidere dal tuo misterioso arciere quando ti sarai stufata di me?”,
chiese lui con un sorriso sbarazzino.
“Solo
se smetterai di soddisfarmi,” minacciò allegramente lei.
VI
Il
Centro di Raccolta ed Elaborazione dati era un caos. I corridoi erano tutti un
via vai di analisti ed operativi a rapporto, la rete era sovraccarica per via
delle informazioni che si rincorrevano l’una con l’altra incontrollate, ogni
schermo acceso e sintonizzato su uno dei principali notiziari del Paese.
“Merda!”,
si lasciò scappare Etta.
“Mantini
la calma,” la invitò Diana.
“E
come faccio? Praticamente è successo sotto il nostro naso! Lo sai che
salteranno delle teste per questo.”
“Non
siamo l’unico centro per l’analisi delle informazioni e tra l’altro siamo
deputati a raccogliere dati provenienti dall’estero e non dall’interno.”
“Ma
se raccogliamo informazioni che riguardano possibili attacchi sul territorio
dobbiamo subito passarle alle agenzie competenti e siamo autorizzati ad
investigare di nostra iniziativa. Probabilmente i segni c’erano ma aveva
ragione Matt. Siamo accecati dai regolamenti e dalla necessità di fare contenti
i nostri superiori. Non ci siamo accorti di niente e sta accadendo qualcosa di
grave almeno quanto l’11.”
“Le
autorità competenti stanno reagendo prontamente.”
“Questo
lo dici tu! Los Angeles è un buco nero da tre ore. Non abbiamo la benché minima
idea di cosa stia succedendo lì. Le principali cariche dello Stato erano lì
oggi!”
Matt
Travor fece il suo ingresso nell’ufficio, con aria
trafelata, un fascicolo in mano, l’aria di chi avrebbe volentieri mollato tutto
per fuggirsene in un posto lontano. Invece non disse una parola, prese posto
alla sua scrivania ed iniziò a vagliare le informazioni che arrivavano alla sua
postazione.
“Secondo
te sono i jiadhisti? L’Isis magari?”, chiese Diana al
suo indirizzo.
“Nessuno
dei due. Sono quelli dell’Intergang. Quel figlio di
puttana di Kent aveva ragione.”
“Il
giornalista che hai contattato settimane fa?”
“Proprio
lui. L’Intergang non è un semplice gruppo criminale.
Avremmo dovuto capirlo subito. Negli ultimi anni c’è stato un aumento della
vendita di armi importate illegalmente in questo paese. Roba proveniente dai
Balcani, dalla Romania, dalla Bulgaria, dall’Indocina. I destinatari erano
piccole bande locali e pensavano tutti che le avrebbero usate nelle loro guerre
per il controllo del territorio ma in realtà era l’Intergang
che li usava per armarsi senza farsi notare. Hanno messo assieme un fottuto
esercito proprio in casa nostra ed ora lo stanno usando.”
“Per
fare cosa?” chiese Etta.
“Per
affermare un principio. Possono colpire quando e come vogliono. Se non fosse
stato per l’allarme dato da quell’ex operativo i danni sarebbero stati persino
maggiori.”
“Come
fai a dirlo? Non sappiamo cosa stia accadendo di preciso. Siamo praticamente
ciechi!”, insistette Etta.
“Allora
diciamo che lo sto sperando.”
Diana
tenne gli occhi fissi sull’uomo, “Matt, credi che tutto questo centri con le
tue teorie sugli avvistamenti degli ultimi anni?”
“Forse
un collegamento c’è,” disse pensando all’episodio dei Cuchilos.
“E
quale sarebbe?”
“Io
non ne ho…”
“GESÙ!”
l’esclamazione di uno dei capi settore fece voltare all’unisono quasi tutte le
teste della sezione verso gli schermi.
Per
diversi minuti tutti pensare di essere preda di una qualche sorta di
allucinazione dovuta allo stress, un fenomeno simile all’isteria di massa ma
non era così.
Tutti
osservavano in silenzio, occhi sgranati, bocca aperta.
Solo
uno tra di loro sorrideva, un senso di sollievo e trionfo a sostenerlo.
“Benvenuto…”,
disse guardando l’immagine dell’uomo volante che, in diretta nazionale, aveva
impedito ad un elicottero di precipitare a terra.
Continua.