Yuri Lucia

 

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Presenta :

 

 

YEAR ONE

 

 

A Tony Esposito non piaceva per nulla quella situazione. Herrera non era uomo da lasciarsi intimidire facilmente e se alla polizia aveva spifferato buona parte dei segreti legati allo spostamento dei proventi sulle scommesse, significava che chi lo aveva intimidito lo aveva fatto per bene. Gli era stata provocata una lussazione della mascella, la rottura di tre dita della mano sinistra, la frattura di quattro costole e tutta una serie di spiacevoli ematomi e lividi lungo il corpo.

Ora Robert era un “collaboratore” di giustizia e grazie alle leggi “speciali” di Gotham, era stato impossibile persino per loro raggiungerlo. La Seduta comunque non lo voleva morto. Non ancora. Al momento c’erano cose ben più importanti di cui preoccuparsi. Tony s’accese una sigaretta, cercando riparo dalla pioggia appiattendosi contro la facciata di un alto edificio. Le linee usali su cui viaggiava il denaro delle scommesse era compromesso, non c’era dubbio, ed ora il trasporto doveva seguire un nuovo corso: dalla fonte ai depositi del porto; un tempo ci si stipava l’hashish proveniente dal Medioriente e la coca dalla Colombia ma i tempi cambiavano e con essi le necessità. Tony Esposito maledì silenziosamente Galluzzi che l’aveva mandato lì. Ormai delle gang ispaniche non ci si poteva più fidare: erano state decimate e quelle che rimanevano o erano troppo occupate a farsi la guerra a vicenda, o erano troppo terrorizzate dal “Santero Tenebroso” per accettare di lavorare ancora per la Seduta; Tony stava facendo il lavoro che aveva fatto suo padre prima di lui, solo che negli anni si era abituato al ruolo di dirigente e conosceva poco quello di manovale. C’era la festa per i diciotto anni del suo ultimo figlio, Don, e lui se la stava perdendo a causa dell’improvvisa ed urgente “riunione d’affari”. La moglie l’aveva guardato con aria interrogativa e preoccupata. Ovviamente Santina sapeva, come tutte le donne di famiglia, cosa fossero delle “riunioni d’affari” e aveva sentito parecchie storie sul Cavaliere Oscuro.

“Stai attento, Tony. Glielo sussurrò mentre gli dava un bacio sulla guancia e gli metteva al collo una medaglietta con sopra inciso il volto di San Nicola da Bari, città di cui erano originari i nonni di Santina. Questa ti proteggerà.” Lui rise bonario e divertito, la strinse a sé e la baciò con passione rassicurandola: “ Tina è solo una piccola riunione, improrogabile purtroppo, ma pur sempre una riunione. Non è la prima volta che ne faccio una, anche se è passato un po’ di tempo.”

Uscendo dette un bacio sulla testa del suo ragazzo che l’anno prossimo sarebbe andato al College. Luke non sapeva nulla della vita del padre, a differenza di suo fratello maggiore Mark. Luke semplicemente non era tagliato per quella vita e Tony ne era felice. Lo attendeva la facoltà di Ingegneria ad Harvard. “Ci faremo un viaggetto tu ed io in montagna il mese prossimo. Prepara i fucili perché si va a caccia.” Gli piaceva passare del tempo con il suo ragazzo.

Tony aspirò il fumo dalla sigaretta e pensò che ormai non c’entrava più niente con la strada e forse, questa, era la vera debolezza della Seduta: aver delegato per anni i propri compiti, appaltandoli ad “esterni” che con le famiglie centravano poco e niente; la radio mandò il segnale che qualcuno provava a contattarlo e Tony la portò vicino l’orecchio: “Qui T.J.Hooker in ascolto, parlate, passo.” Il nome in codice era una scelta del suo subalterno, cosa per la quale lo avrebbe volentieri strozzato.

“T.J.Hooker qui parla Poker d’Assi, abbiamo un problema. Le postazioni due e cinque non rispondono agli appelli. Sto mandando degli uomini a controllare, passo.”

Tony digrignò i denti. Si mormorava che il Cavaliere Oscuro fosse in realtà la copertura d’un gruppo di russi ben armati ed organizzati che stavano dando la scalata ai vertici della criminalità gotamita servendosi della paura come mezzo per diffondere panico e disinformazione. Non si era aspettato una serata tranquilla, a dispetto di quanto detto alla sua donna per tranquillizzarla, trovarsi però così presto nell’azione era un altro paio di maniche. Dominic Galluzzi non era nei paraggi, ed era lui che avrebbe dovuto coordinare l’azione, stando alle gerarchie della famiglia invece era Don Paul in persona che aveva predisposto quell’operazione. Un piano che faceva acqua da tutte le parti, si era detto Tony, guardandosi però bene dal dirlo al vecchio patriarca. I cecchini erano appostati sui tetti di due vecchi edifici da cui potevano tenere sotto tiro il magazzino del porto dove stavano portando i soldi. Si erano serviti d’un portavalori per il trasporto fino all’isolato più vicino, da lì il danaro era stato fatto uscire mentre le guardie giurate caricavano i soldi presi dal bancomat che stava all’interno di una biblioteca pubblica. Anche gli uomini di Esposito erano vestiti da Guardie Giurate e nessuno avrebbe capito nulla guardandoli trafficare intorno al furgone. Si erano cambiati rapidamente passando per il retro di una tavola calda che godeva della loro protezione e, valigette alla mano, erano arrivati al porto. Era la quinta consegna a partire dalle undici di sera ed ormai erano le quattro. “Ci siamo! Vediamo chi c’è davvero dietro tutta questa storia.”

“Poker d’Assi, si sentì ridicolo nell’usare quel nome,qui T.J.Hooker, come procede il controllo?” Nessuna risposta. Passati quattro minuti, Tony fece un cenno a due dei suoi migliori uomini: Jon e Bob; i due capirono subito ed il gruppetto si aprì a ventaglio, dirigendosi verso il magazzino. I cecchini non avevano sparato quindi o non avevano visto niente, o erano stati neutralizzati. Possibile? Se così fosse stato era vero il sospetto che nutrivano molti: c’era una talpa nell’organizzazione; Jon avrebbe preso il lato destro, Bob quello sinistro e lui si sarebbe diretto al centro; chiamò attraverso la radio: “Casa base, qui T.J.Hooker, siamo in avvicinamento per sopralluogo, state tranquilli e non fate le feste. Ripeto, siamo noi, tenete i cani, passo.”

Ti diverti a giocare con la tua radiolina, Tony? Sembri un bimbetto spaventato mentre parli, lo sai?” Tony si irrigidì. Si bloccò per un istante ma poi, prudente e rivoltella alla mano, proseguì.

“Figlio di puttana, a chi hai preso la radio?”

Un buon leader si preoccupa dei suoi uomini, Tony ma chi si preoccuperà per te? Galluzzi ti ha mandato qui, in una specie di missione suicida organizzata alla meno peggio, senza sapere nemmeno che cosa voleva veramente ottenere e tu? Non sei stato nemmeno consultato. Dai retta a me, Tony, sono finiti i tempi della Seduta.

“Ad essere finito sei solo tu, bastardo.” Minacciò senza alcuna convinzione il mafioso.

Bob fu il primo. Venne preso alle spalle, una prese soffocante, l’arteria carotidea compressa in modo tale da bloccare l’afflusso di sangue al cervello, il buio che calò rapido ed il corpo inerte che venne gettato sopra alcuni sacchi della spazzatura.

Jon e Tony continuavano ad avanzare, evitando di parlarsi alla radio per non far ascoltare all’uomo che speravano di mettere in trappola la loro conversazione.

Jon cambiò percorso e tentò di passare dal retro. Fatti che furono pochi passi in direzione dell’uscita sul retro, emise un grido. Chiodi a tre punte in terra che perforarono la suola delle sue costose scarpe italiane e penetrarono nelle carni. Venne facilmente e rapidamente disarmato, il braccio messo in chiave dietro la schiena, un violento calcio al ginocchio che lo fece crollare il avanti e poi, anche per lui, una pesante coltre di nero.

Tony avanzava, chiedendosi cosa stessero facendo i suoi due uomini più fidati e da quanto stava succedendo tutto quanto. Se aveva neutralizzato gli uomini sui tetti e quelli nelle postazioni di terra, compreso il controllore non poteva essere una persona sola: impossibile; nessuno avrebbe potuto essere tanto rapido e silenzioso al tempo stesso. Doveva essere un commando. Non c’era alcun dubbio. Esplose subito i colpi con la sua arma quando vide la sagoma emergere dalla notte, proprio sulla sommità del tetto.

Quella non funziona con me, Tony.” Lo ammonì affatto tranquillo l’ombra.

Tony si voltò e cominciò a correre ma qualcosa lo colpì alle gambe costringendolo ad un ruzzolone in terra. S’era procurato diverse escoriazioni e dalla bocca perdeva sangue. Mancava un dente all’appello ma non ebbe il tempo di rendersene conto.

Finalmente ci incontriamo di persona.” L’ombra era alta ed imponente, non mostrava alcun segno di paura o di deferenza nei confronti di Tony Esposito, lo trattava con la sufficienza con cui si trattano i bambini e allora, l’uomo, capì che le storie sul Cavaliere Oscuro non erano frutto di farneticazioni: erano una folla realtà.

 

 

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BATMAN

 

( Creato da Bob Kane e Bill Finger)

 

In the Begin

 

Di Yuri Lucia

 

N.2

 

… a knight…

 

 

I Villa Wayne, Line Count, Gotham City, New York City – 20 anni prima degli eventi narrati. novembre.

 

 

Il clima era stato piuttosto generoso in quell’inizio di Novembre. Le giornate erano ancora calde e luminose e le foglie cadute a terra parevano avvampare di luce propria che trasmettevano tutta all’ambiente circostante. Martha Kane s’accese una sigaretta, mentre osservava il figlio giocare con la piccola Rachel, la figlia di una delle domestiche di Villa Wyane.

“Odio questo dannato posto.” Esordì secca e fredda, come suo uso.

Thomas Wayne, la mano poggiata su un’antica panca di pietra del giardino, fece spallucce: “Non vedo dove sia la novità. Osservò con distacco. Non c’è mai stato un giorno in cui tu non abbia avuto a che ridire sulla villa di famiglia.”

“La villa della tua famiglia.” Sottolineò lei.

“Della nostra famiglia, corresse lui, quella che abbiamo formato io e te quando ci siamo sposati.”

“Bruce mi sembra sereno.” Cambiò improvvisamente discorso, quasi non avesse provato nessun interesse rispetto a quanto affermato dal marito che, paziente, decise di assecondarla.

“Il dottore dice che sta facendo dei grandi passi avanti.”

“Ha superato il trauma?”

“Secondo lui lo sta metabolizzando. Dice che è normale, e sano, che ora reagisca in questo modo. Non riesce a parlarne ancora con noi perché prova vergogna.”

“Vergogna per cosa?”

“Per non aver saputo gestire la situazione, per essere andato nel panico, per essere stato ritrovato sporco della propria urina e delle proprie feci.”

“Gesù! Martha si pentì subito di quello scatto. Temeva che Bruce potesse averla sentita. Si sincerò che il suo bambino stesse continuando a giocare con la sua nuova amica e poi tornò a parlare con Thomas. È solo un bambino. Nessuno da lui si sarebbe aspettato nulla di diverso dalla reazione che ha avuto.”

“Non per Bruce. Il dottore mi ha spiegato che spesso i bambini si sentono gravati da responsabilità molto più grandi di loro. I genitori non lo fanno a posta ma senza volerlo fanno sentire il bambino in dovere di essere sempre all’altezza di certe aspettative. Bruce è l’erede di una famiglia molto ricca ed importante e non potevamo non aspettarci che, intelligente com’è, questo lui lo avvertisse come una sorta di impegno a cui far fronte. Bruce era indifeso e non è riuscito a cavarsela da solo in quella situazione e questo ha generato in lui vergogna e frustrazione ma ora, a quanto sembra, le sta affrontando entrambe.”

“Siamo sicuri che il suo psichiatra stia facendo bene?” Martha pronunciò quelle parole con la voce sensibilmente alterata dalla paura.

“So a cosa pensi. Credi che io stesso non ci pensi? Non c’è un giorno solo della mia vita in cui non mi chieda se non stiamo sbagliando qualcosa. Credimi, è il miglior psichiatra degli Stati Uniti e non solo.”

 

Bruce stava lanciando la sua palla da baseball a Rachel, cercando di insegnarle le regole base del gioco. Passare del tempo con lei gli piaceva molto perché non faceva mai domande e perché sapeva sempre metterlo di buon umore. Era da poco che era ritornato a frequentare Villa Wayne. Per mesi non era riuscito nemmeno a pronunciarne il nome ma ora tutto sembrava passato, come in un brutto sogno. Questo era  stato: un brutto sogno; solo che non era successo di notte ma in pieno giorno e la tenebra l’aveva rapito dal mondo dei vivi per trascinarlo in un incubo ad occhi aperti. Il dottore era stato molto comprensivo con lui e aveva ascoltato tutto quello che Bruce gli raccontava, sul terrore che aveva provato, sul senso di vergogna, sull’odio che provava. Bruce provava anche quello dentro di sé: odio e rabbia; ogni volta che ricordava quello che aveva passato, come quelle disgustose creature lo avevano attaccato costringendolo a terra, desiderava poter prendere a pugni qualcuno, chiunque, pur di potersi sfogare.

“Tutti abbiamo bisogno di far uscire i sentimenti cattivi, ogni tanto.” Gli diceva l’uomo con la sua voce calma e gentile.

Bruce però aveva paura che tutta quel suo bisogno di urlare e menar le mani lo avrebbero reso cattivo, trasformandolo in un’altra persona.

“Accadrà solo se tu lo vorrai. Bruce Wayne è sempre lì, con te, ed io ci sto parlando in questo momento.” Queste erano le parole ascoltate durante l’ultima seduta.

 

 

II Gotham City, Little Venice, Appartamento di Sal Masucci – 5 Novembre, il presente.

 

 

Sal Masucci ingollò un po’ del suo bourbon mentre osservava il profilo imponente ed aggraziato dello Schwartz Buildin. “Impressionante, vero?” Chiese con lo sguardo fisso all’edificio.

“Non credevo fossi qui per conversare d’architettura.” Tagliò corto Match Malone con il suo solito scortese pragmatismo. Masucci si voltò verso di lui sorridendo divertito. Altri lo avrebbero trovato un affronto intollerabile ma Sal era un uomo moderno, non un boss da operetta. Certe usanze per lui appartenevano ai tempi andati ed erano buone solo per cerimonie arcaiche come quelle della Seduta, in cui si giocava ad interpretare il Padrino alla vecchia maniera. Lui era cresciuto in un mondo fatto di titoli azionari, compravendita di immobili, obbligazioni del tesoro, e-commerce, e-baking, internet, fibre ottiche e palmari. Match Malone era il suo brutale braccio lungo le strade e svolgeva bene il proprio lavoro dunque si poteva tranquillamente soprassedere sopra la sua occasionale mancanza di garbo.

“No, concesse mentre posava il bicchiere sul comodino e si versava un altro po’ di liquore, effettivamente siamo qui per parlare di ieri. Vuoi un goccio anche tu?”

“Non bevo mai in servizio.” La secca risposta che provocò in Masucci un nuovo moto di ilarità. Il boss alzò le mani, i palmi rivolti in avanti e alzò eloquentemente il sopraciglio a dire “come preferisci” tu e, dopo aver ripreso il bicchiere e aver un po’ fatto rimescolare il liquido al suo interno: “Sono interessato alla tua opinione su quanto accaduto ieri e, soprattutto, su cosa accadrà ora.”

“Ci stiamo muovendo sul filo di lana. Pascucci senior ed il nipote si sentono chiamati in causa perché sarebbero loro i responsabili di tutto questo, visto che i Mastropaolo sono stati fatti fuori da loro. Galluzzi è ovviamente poco felice di aver saputo che suo nipote Dom lo sta praticamente pugnalando alle spalle ed è smanioso di liberarsene. I Consalvo si stanno mantenendo neutrali ed Arganese, beh, lui è un mastino della vecchia scuola. Credo sia il più pericoloso di tutti e tema ora una tua ascesa in termini d’importanza ai vertici della Seduta.”

“E ne ha ragione?”

“Certo che si. Masucci, puoi mentire agli altri o anche a te stesso ma non ha me. Sappiamo entrambi che è una scalata al potere quella che ambisci. Aver scoperto di Anna Laura e Dominic è stato il tuo grande colpo di fortuna, sei addirittura riuscito ad addossare la colpa di quanto accaduto a tuo cugino Mark a loro.”

“Non credi siano stati loro?” Chiese divertito.

“Lo sappiamo entrambi che non sono stati loro.”

“E chi sarebbe stato?” Lo incalzò senza aggressività.

“Questo non ha importanza. Non è il mio compito saperlo. Il mio lavoro consiste nell’aiutarti e nel rendere i tuoi progetti facili da realizzarsi e direi che con il lavoro che ho fatto, ti ho portato a buon punto.”

“Credi sarò il nuovo boss dei boss?”

“Credo che l’unico ostacolo sarà Gennaro Arganese ma di lui ci occuperemo a tempo debito.”

“Sei uno pronto a tutto, eh?”

“L’esercito mi ha insegnato ad esserlo.”

“Non voglio però una guerra intestina. Voglio raggiungere il potere senza spargimenti di sangue. La Seduta sarà anche antiquata ma si è mossa sempre su presupposti più che giusti: la nostra forza è l’unità; se togli l’unità alle cinque famiglie sarà la loro fine, diceva sempre Carmine Falcone e lui sapeva di cosa parlava. Era un uomo incredibilmente all’avanguardia, pur appartenendo in modo inequivocabile ad un mondo ormai finito.”

“Carmine Falcone parlava con la saggezza dell’esperienza, esperienza che aveva maturato sulla sua pelle. Possiamo ottenere quello che desideri solo togliendo potere alla Seduta, almeno parte del suo potere e trasformarla in qualcosa di diverso. Se vuoi il comando generale, la Seduta deve affidartelo e solo dimostrando la loro inefficacia nel combattere questa crisi interna potrai ottenerlo.”

“Dunque mi stai dicendo che dovrei lasciare che questi russi continuino a spadroneggiare nei nostri territori?”

“Sto dicendo che forse li dovresti aiutare.”

Calò il silenzio nella stanza. Malone attese senza fretta che l’altro parlasse per primo.

“Si tratta di un gioco un bel po’ pericoloso.”

“Si tratta dell’unica mossa che puoi fare. Dominic e Laura sono momentaneamente spariti e non riusciamo a rintracciarli. Sicuramente, presto o tardi, metteremo le mani su di loro ora che sappiamo cosa sta accadendo ma per adesso l’unica carta da giocare e quella del commando russo. Lascia che facciano ancora danni, anzi, lascia che colpiscano obbiettivi strategicamente importanti.”

“E quali sarebbero?”

“Presto colpiranno i vostri depositi denaro.”

“Come fai a dirlo?”

“Una questione di tattica. Stanno alzando il tiro dopo aver spezzato il vostro controllo lungo le strade di Gotham. Ormai state appaltando a nuovi gruppi che non sono, per forza di cose, affidabili quanto i vecchi. Adesso siete vulnerabili e questo è il momento di cominciare a colpirvi nelle vostre risorse finanziare.”

“Vogliono colpire i nostri portafogli?”

“Vogliono colpire il gigante ai piedi che lo sostengono.”

“Noi non siamo un gigante d’argilla.”

“Ma siete indeboliti.”

“Se gli permetto di far questo, sarà un grande problema. Perderemo tutti quanti molto.”

“Se gli permetti di far questo, perderete molto e proprio per questo le altre quattro famiglie si rivolgeranno all’unica persona che ha saputo fare qualcosa durante questo ultimo anno: tu; i soldi potranno essere accumulati nuovamente e troverete più di un modo per ammortare la perdita.

Quello che conta, Masucci, è che alla fine di questa storia sarai l’eroe della situazione.”

Masucci era raggiante: “Bene, ma c’è un problema.”

“Quale?”

“Dopo che Herrera è stato arrestato, l’altra sera, la Seduta ha deciso di assoldare uno tosto per occuparsi di questi vigilantes russi.”

“Chi?”

“Un certo Brown. Malone, il volto impassibile, seguiva con attenzione le parole di Masucci. Si tratta di uno che faceva i lavori più sporchi per le mafie rumene e russe, un tizio veramente poco raccomandabile ma pare che in Nevada abbia fatto i miracoli in una guerra per il controllo di alcuni casinò a Las Vegas. I rumeni dovevano un favore ad Arganese e hanno mandato qui il Boywonder.”

“Boywonder?”

“Lo chiamano così. Lavorerete insieme.”

“Molto bene.”

“Bene?”

“Averlo vicino mi aiuterà a controllare che non faccia troppo bene il suo lavoro, almeno fino a quando non ci farà comodo così.”

“Malone, sei impagabile. Alzò il bicchiere come a voler brindare in suo onore. Solo una cosa: davvero sei convinto non esista nessun Cavaliere Oscuro?”

“Forse c’è un pazzo che va in giro a giocare al vigilante. Perché no? Ma credo che il grosso lo abbiano fatto i russi e che il Cavaliere Oscuro lo abbiano usato come spauracchio per diffondere paura e caos. Del resto, non è possibile che un uomo da solo possa fare quello che sta facendo quest’uomo.”

Masucci assentì compiaciuto.

 

 

 

 

 

 

 

III Wayne & Wayne Building, Gotham, N.Y.C. – 12 Ottobre, 20 anni prima degli eventi narrati.

 

 

Bruce fissò ammirato il panorama mozzafiato che si poteva godere dalle grandi finestre lì, al 53esimo piano del grattacielo che portava il nome della sua famiglia e che era la sede delle Wayne Enterprises, l’azienda fondata ottanta anni prima dal suo bisnonno. Il quartiere di Liberty Street si dischiudeva come un fiore tutto intorno all’imponente edificio, un incrocio tra architettura neo-gotica e modernismo, e l’omonima via che dava il nome al quartiere stesso brulicava di passanti, ognuno affaccendato e perso nei propri pensieri. Chissà dove andavano? Si chiese Bruce. Lanciò un’occhiata di sfuggita da sopra la spalla alla madre, Martha, che sedeva su una costosa poltroncina foderata di rosso, mentre la segretaria di suo padre, Marsha, appariva in evidente stato di disagio. L’interfono da cui poco prima era venuta la voce di Thomas Wayne che annunciava di essere ancora intento in un’importante riunione d’affari aveva un aspettò retrò ed antiquato che però al piccolo rampollo di casa Wayne piaceva molto, così come l’arredamento severo ed imponente di quella sala d’attesa, ove regnavano diverse tonalità di marrone e la cui ampia superficie era arredata da vasi cinesi di porcellana, bianchi e blu, conservati in delle solide teche di cristallo, e da grandi quadri che riproducevano l’epopea della famiglia Wayne, dagli inizi del secolo fino alla nascita di suo padre Thomas.

“Incredibile …” fece Martha Kane guardando il suo orologio e scoccando quasi subito un’occhiata omicida in direzione delle grandi porte che davano alla proibita sala riunioni, ove in quel momento il Consiglio d’Amministrazione ed il marito discutevano del futuro dell’azienda.

Marsha parve trincerarsi dietro la scrivania di mogano, come a temere che improvvisamente quella donna potesse esplodere e avventarsi contro di lei.

“Bruce!” L’inconfondibile accento inglese di Alfred Pennyworth rasserenò immediatamente l’umore di Bruce che si voltò in sua direzione solo per corrergli subito incontro.

“Alfred! Come stai?” Lo salutò festante.

“Io bene, ometto e vedo che anche tu sei in forma smagliante. Stai aspettando il tuo papà?”

“Si trova in riunione, una riunione super delicata! Aggiunse a voler sottolineare il tono ufficiale della cosa, provocando un sorriso di genuino divertimento nel britannico.Mamma non la sta prendendo bene, però.” Indicò con un gesto del capo che voleva essere impercettibile ma che invece fu notato anche dalla poco felice Martha Kane. Alfred gli strizzò l’occhio, gli fece una carezza sul capo, scompigliandogli un po’ i capelli e, con fare sicuro si diresse verso la donna.

“Ciao, Martha.”

“Alfred.” Replicò controvoglia lei, distogliendo lo sguardo da lui.

“Il Sig.re Wayne è intento in una riunione delicata, lo sai?”

“Il Sig.re Wayne sapeva che oggi avevo un impegno importante e gli avevo chiesto di occuparsi di suo figlio, visto che non ha provveduto a reperire una nuova babysitter per Bruce.” Se avesse voluto nascondere il malcontento nelle sue parole, quello era stato un tentativo andato male.

“Cosa aveva che non andava la vecchia?”

Martha lanciò un’occhiata in direzione di Bruce che era tornato a guardare il panorama fuori dalla finestra. Sinceratasi che fosse sufficientemente lontano per non sentire:

“La piccola baldracca, si portava a casa il suo ragazzo.”

“Capisco il tuo malcontento ma sono cose che possono succedere…”

“E si portava anche l’amico del ragazzo.”

“Ah.” Alfred non riuscì a trattenere un sorriso divertito.

“Cosa ci trovi di divertente? Quella manifestazione d’ilarità l’aveva decisamente maldisposta, persino più di quanto non fosse già nei confronti dell’uomo che, con la sua mera presenza, era per lei fonte di inquietudine. Sai che Bruce avrebbe potuto assistere ad uno spettacolo decisamente poco adatto per un bambino? Se alla signorina piace farsi infilare allo spiedo non m’interessa ma il suo vizietto lo soddisfa a casa sua, non sul mio divano. Piccola bagascia…”

“Non c’è più il personale di una volta.” Si limitò a commentare Alfred.

“Come mai ci mette tutto questo tempo?” Martha aveva preferito cambiare discorso.

“Stanno discutendo sui titoli azionari dell’azienda che sono in mano a Carmine Falcone.”

“Quale è il problema? Perché non glieli tolgono?”

“Non è così facile, Martha. Carmine Falcone è un mafioso, lo sanno tutti, anzi, è il re della mafia di Gotham ma non è mai stato condannato per questo. Non ci sono le prove e dunque è a tutti gli effetti innocente fino a prova contraria. Questo però non ha impedito lo scandalo quando si è scoperto che il recente, massiccio acquisto delle azioni della Wayne Ent è avvenuto ad opera di una grande società che fa capo ad un nipote di Falcone. Un brutto guaio per i titoli in borsa che ne hanno risentito negativamente.”

“Dovrebbe pensare di più a suo figlio…”

“Sei ingiusta con lui, Martha. Sulle sue spalle gravano molte responsabilità e sai che per farvi fronte ha rinunciato a tanto. L’azienda della sua famiglia si è ritrovata invischiata con la mafia. Cosa dovrebbe fare?”

“Che ipocrita pezzo di…” Martha fu zittita da un’occhiata di Alfred che con un cenno le ricordò la presenza sia di Bruce che della segretaria, in quel momento impegnata a rispondere ad una telefonata. Martha si dette della stupida per aver perso in quel modo il controllo ma dentro di lei c’erano talmente tanti sentimenti contrastanti.

“Anche tu, fece severo Alfred, non sei certo una genitrice esemplare. Quanto tempo trascorri con tuo figlio?”

“Come ti permetti? Sibilò tra i denti. Sai che sono impegnata con la fondazione! Credi che passi il mio tempo girovagando da un party all’altro come fa mio marito?”

“Trattieni lo sdegno di circostanza, la schernì cinico, perché con me non attacca. Sarai anche impegnata davvero con la fondazione ma quante volte l’hai usata come scusa?Dalla donna non arrivò alcuna risposta e Alfred ne studiò ancora una volta i ruvidi lineamenti, gli occhi blu scuro, così intensi nel fissare da essere, delle volte, intollerabili, i corti capelli neri che incorniciavano quel viso che esprimeva un’indomita voglia di vivere. Dammi retta, Martha, prima di accusare tuo marito, dovresti occuparti di più di tuo figlio e stare attenta ai giri che frequenti.”

 

 

Bruce guardava fuori dalla finestra, fingendo di non essersi accorto di nulla. Alfred era fatto così: ogni tanto rimproverava gli altri; c’era sempre qualcosa da recriminare e lui lo faceva con distacco, freddezza ed un sorriso canzonatorio sul volto. A Bruce era sempre piaciuto Alfred, con quella sua andatura claudicante, “il ricordo di un’avventura”, diceva sempre lui ma quale delle tante che diceva d’aver vissuto proprio non lo sapeva.

Gli dispiaceva essere un peso per sua madre ma da quando la sua ultima babysitter era stata cacciata sembrava che i suoi genitori facessero a gara per scaricarlo l’uno all’altro. Bruce non aveva detto niente riguardo i giochi della ragazza, giochi che non capiva molto, proprio perché sperava non la licenziassero. Infondo non era male, quando passava del tempo con lui e cucinava molto bene. Gli adulti, pensò, erano davvero tutti strani, ognuno molto diverso da come appariva.

Ognuno un oscuro, indecifrabile mistero.

 

 

 

IV Porto di Downtown, Gotham, N.Y.C. -  5 Novembre

 

Bullock salutò quasi con allegria Gordon che in quel momento stava scendendo dalla macchina. Il poliziotto si passò una mano tra i capelli e sistemò gli occhiali, squadrando con un misto di divertimento e disapprovazione il massiccio collega. “Dovresti provare a stirarli ogni tanto i vestiti, lo sai?Lo ammonì bonario. Ne guadagneresti in fascino e carisma.”

“Naaaa, le donne adorano l’uomo trasandato! Gli dice: hey dolcezza, ho altro da fare che non stirarmi le camice a quello pensaci tu! E poi, Jim, non punto a fare carriera come te.”

“Nemmeno io, se è per questo.” Puntualizzò avanzando verso il molo.

“Però la farai Jim, lo sappiamo tutti e due. Hai cervello, oltre che fegato, ed il cervello è quello che manca a me, metà dei miei colleghi e anche a quel pezzo di merda di Loeb.”

“Shhh … non dovresti lasciarti andare a simili considerazioni. Loeb ha molti galoppini che sarebbero felici di ingraziarselo facendo un po’ i delatori.”

“Vedi? È una cagata tutta questa storia, Jim. Siamo la polizia di New York ma con questa dannata storia di Gotham indipendente, cosa sta succedendo? Il nostro distretto ha guadagnato un’autonomia che non gli serviva ed è alla dipendenze di un coglione senza palle che ci dirige come se fossimo ad una passerella di moda. Inoltre adesso ci taglieranno i fondi, una volta deciso che la polizia di Gotham è un dipartimento a parte. E chi ci pagherà?”

“Gotham è impazzita, Bullock, lo so bene. Fece triste e rassegnato Gordon.Per le strade c’è il caos. Come avverrà la divisione? Le linee della metro chi le gestirà? New York o Gotham? Se Gotham proseguirà sulla sua strada la Grande Mela ha fatto già sapere che chiederà che gli venga pagata la cessione di stazioni, binari e treni senza contare che il personale che rimarrà a lavorare qui dovrà essere pagato dal nuovo Municipio che di fatto, ancora non esiste. Il gas? La luce? L’acqua? Chi erogherà questi servizi? Le compagnie di taxi? Il trasporto delle merci e le consegne pacchi? La posta? E cosa faremo? Metteremo dei varchi alle strade per segnare i confini tra Gotham e New York? Gesù, il muro di Berlino è caduto da anni e noi lo stiamo ergendo nuovamente, qui! Non posso credere che al Congresso e alla Corte Suprema abbiano dato la benedizione a questa follia!”

“Gotham e New York City, le città siamesi le chiamavano, aggiunse serio Bullock, solo che ora una delle siamesi ha deciso di staccarsi a forza dalla gemella e sai una cosa? Credo che il cuore non stia da questa parte e quando si renderanno conto della cazzata che hanno fatto…”

“Loeb punta all’Ufficio Affari Distrettuali e non si accontenterà della carica di Amministratore Speciale. Il bastardo vuole la carica di Sindaco di Gotham e se continua così, la otterrà davvero.”

Se oltre a Gotham, Gotham City avrà un altro sindaco, affondi con tutte le scarpe, giù nel mar blu e profondo.” Bullock recitò l’antica filastrocca che un tempo conoscevano quasi tutti a Gotham e che faceva riferimento al sindaco di New York da cui derivava il nome di quel distretto e a cui era legata gran parte della storia. Il sindaco Gotham venne nominato, al tempo, sindaco “onorario” della “città di Gotham”, una carica scherzosa, ed il giorno in cui venne insignito di tale carica, qualcuno pronunciò quelle parole che divennero una filastrocca. Ora a Jim sembravano vere come non mai.

“Che situazione di merda.” Ammise Gordon.

“Avresti dovuto rimanertene a Chicago. Non capisco perché tu sia ritornato qui. Cioè, lo capisco Jim ma ti avevano proposto Manhattan! Li si che saresti stato bene.”

Gordon sorrise stancamente. No, in realtà non poteva capire anche se apprezzava lo sforzo di Bullock di farlo. Era un buon poliziotto, forse dai modi un po’ troppo spicci e disinvolti, ma era onesto, solido, affidabile e amava il proprio lavoro. Gordon si chiese si ancora amasse o meno quel lavoro.

“Allora? Aggiornamenti?” Cambiò argomento scuotendosi dai propri pensieri.

Bullock ghignò cattivo, un bagliore di crudele divertimento negli occhi: “Il tipo si è letteralmente cagato addosso, Jim e credimi, vedere un mafioso navigato che regala un simile spettacolino e quasi meglio del giorno di 13esima!”

Entrarono nell’edificio del molo dove la soffiata gli aveva avvertiti che i mafiosi stavano trasferendo i soldi delle scommesse, dopo la retata al ristorante francese. La stessa voce registrata, atona e monotona, che raccontava per filo e per sogno orari, modalità e protagonisti di quel movimento di danaro.

Gordon e Bullock avanzarono verso Esposito che stava ammanettato ad una vecchia ed ormai inutilizzata condotta del gas. L’odore che ne veniva confermava quando aveva detto Bullock.

“Montoya ci ammazzerà, quando scoprirà che invece di portarlo subito in centrale l’ho tenuto qui. Dobbiamo sbrigarci.”

“Hai fatto bene, Jim. Se quei federali di merda ci mettono sopra le mani, abbiamo chiuso.”

L’uomo aveva il volto tumefatto, ‘si da apparire come una grottesca maschera di lividi e sangue. Due delle dita della mano sinistra erano state rotte e si erano gonfiate in modo impressionante.

“Batman…” sussurrò con le labbra spaccate prima ancora che gli venisse rivolta la prima domanda.

“Come?” Chiese Gordon.

“Mi ha detto di dirvi che è stato lui … Batman … ha detto questa è la mia città, con la sua voce bassa e roca, e mentre mi malmenava, minacciando la mia famiglia, mi ha detto che porterà l’inferno su Gotham se fosse necessario per purificarla …”

Gordon e Bullock si scambiarono una rapida occhiata e il primo disse:

“Ci siamo. È iniziata.”

 

 

 

Fine dell’Episodio.

 

 

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