Yuri Lucia
presenta
Di Yuri Lucia
CAPITOLO
PRIMO
L’inizio
del Viaggio.
III
Anno
del Signore 1119, Regno di Inghilterra. – Contea di Rose Hill
1
Renato
non conosceva il ballo a cui una giovane ed attraente servetta l’aveva
invitato.
Ad
accompagnare la danza un duo di fiati costituito da un flauto ed una siringa
simile a quella suonata dai pastori, a cui s’univa un ragazzotto dall’aspetto
robusto che percuoteva con la punta delle dita un tamburo fatto di pelle
d’asino.
Il
cacciatore non riusciva a star dietro alla ragazza, non più vecchia di quindici
anni e pertanto in età da marito che gli faceva gli occhi dolci e gli elargiva
un largo sorriso che metteva in mostra una chiostra di denti ben formata, cosa
assai rara, e d’un piacevole bianco. Forse era suo uso pulirli con grani di
sale ed erba. I capelli biondi come il grano d’estate erano indice del sangue
sassone di quella femmina che trasudava una selvaggia sensualità. I lineamenti
erano spigolosi ma c’era una barbara grazia negli atteggiamenti, sfacciati e
vagamente mascolini, come s’addiceva ad una discendente dei prodi sassoni.
Rothgar
sollevò il corno traboccante di idromele e gli strizzò l’occhio complice.
Renato sorrise imbarazzato. Per certo non era indifferente alle grazie della
fanciulla che forse lo reputava un possibile sposo. William non gliela avrebbe
mai rifiutata qualora lui l’avesse chiesta per sé.
Il
Conte di Rose era impegnato a raccontare i dettagli della caccia alle bestie
infernali che avevano fino al giorno prima infestato la contea e che erano
stati la cagione della morte del fratellastro e di tanti altri abitanti di quei
luoghi. Quella sera s’erano alternati tutti i partecipanti a quell’impresa nel
narrare gli accadimenti prodigiosi e la cosa incredibile era che nessuno aveva
esagerato nel descrivere quanto realmente successo. Solo Renato s’era sottratto
a quel rito, aumentando l’aura di mistero e fascino che circondava quel
misterioso salvatore giunto da lontano. Era stato vano l’addurre, con onestà,
la sua reticenza alla timidezza del suo animo. Non era avvezzo a quel tipo di
cerimonie, anche se avrebbe mentito a sé stesso nel dirsi che non apprezzava
quella festa scandita dai ritmi primigeni che quegli uomini e quelle donne
avevano ereditato dai propri avi. Reminiscenze di canti tribali trasportati in
musica e solo vagamente ingentiliti dalle influenze normanne. La vita cortese
non aveva stemperato completamente la ruvidezza degli antichi invasori, ora a
loro volta assediati ed impegnati a cercar di sopravvivere nella nuova
Angliaterra.
“Non
siete sposato, nevvero?” Ci volle qualche istante perché Renato riuscisse a
decifrare quello che la piccola donna che stava conducendo la loro sfrenata
danza avesse detto. L’accento gli rendeva ardua l’impresa. “No.” Rispose semplicemente
lui, strappandole una risata carica di deliziose promesse. “Questo è un bene,” disse lei,” Nostro Signore non mi perdonerebbe di certo se seducessi un uomo
sposato.”
L’italiano
era sorpreso da tanta spregiudicatezza e pensò che anche per le donne sassoni
quella ragazza doveva essere considerata particolarmente intraprendente.
Non
se ne curò più di tanto perché sapeva essere la vita troppo breve ed incerta e,
tutto sommato, le persone che avevano il coraggio di viverla con un sorriso
d’ironica sfida sulla labbra gli erano sempre state simpatiche.
“Non
fatevi sentire,” la ammonì privo
d’ogni cattiveria o risentimento,”
non so com reagirebbero i vostri conterranei nel sentirvi pronunciare siffatte
parole e sospetto che già l’avermi invitato alle danze con tanta facilità non
passerà inosservato.”
“Oh,
non temete! Ai sassoni piace bere! Idromele e birra. Tutto ciò che annebbi la
mente e confonda i sensi e a giudicare da come biascicano e dondolano
pesantemente direi che sono stati accontentati. Nessuno presterà troppa
attenzione ad una piccola, impudente serva.”
“E
graziosa.”
“Come?”
Era stata lei stavolta a non capire le parole dell’uomo.
“Graziosa,” ripeté paziente,” graziosa e divertente.”
“Non
mi chiedete se sono sposata?”
“Lo
siete?”
“No.”
“Vi
piacerebbe esserlo?”
“Che
domande? Certo! Magari con un uomo
virile e attraente come voi.” Lo provocò mordicchiandosi velocemente il labbro
inferiore mentre descrivevano un ampio cerchio nella parte centrale della sala
dei banchetti.
“Non
sono così attraente.”
“Siete
ingiusto con voi stesso.”
“E
voi una buona adulatrice.”
Risero
entrambi fragorosamente, inducendo Rothgar, che li osservava dal fondo della
sala, a pensare che la servetta forse avrebbe trovato presto marito e Renato
una moglie ben felice di seguirlo nelle lontane e leggendarie terre italiche.
Ingollò
l’idromele e sorrise. Pensò che la vita fosse strana e carica di bizzarre
coincidenze. Ripensò all’incontro con la famiglia durante la mattinata, a come
aveva stretto con forza sua figlia e sua moglie. Loro, non abituate a tali
slanci affettuosi l’avevano guardato come se avessero avuto a che fare con una
persona completamente diversa, forse chiedendosi se non avesse dato di matto.
Per un guerriero come lui non era facile mostrare i propri sentimenti e si era
sempre detto che addirittura poteva essere pericoloso mostrarsi troppo teneri,
persino con i propri famigliari.
Ma
l’incontro con la piccola e sfortunata Agata aveva cambiato molte cose.
Fissò
la giovane servetta che pestava allegramente il pavimento con i suoi piccoli
piedi nudi. Era molto carina e giovane. Sospirò e decise che l’indomani avrebbe
parlato a Renato per dirgli il suo piccolo segreto.
2
San
Martino dei Sassoni era la più importante abbazia di Rose Hill. Così chiamata
in onore di un avo dei Conti, convertitosi alla Vera Fede quando la maggior
parte dei suoi fratelli era ancora dedita ai culti e alle superstizioni pagane.
Culti e superstizioni non del tutto dimenticate però dai discendenti dei
guerrieri Sassoni, a giudicare da alcuni piccoli simboli che, nonostante il
buio, non sfuggirono all’attenzione di Renato che, avvolto nel suo mantello,
avanzava silenzioso tra le ombre.
Erano
stati intagliati nella pietra, sulla volta del portale, ghiande e pungitopo,
sempreverdi stilizzati, candele e persino l’accenno di un volto barbuto che
avrebbe potuto benissimo appartenere ad uno dei foschi dei adorati dagli avi di
quelle genti.
La
luna non sarebbe stata visibile per metà soltanto di lì a tre giorni e dunque
doveva sbrigarsi. Il tempo, il suo tempo, stringeva.
In
città erano tutti quanti storditi per i festeggiamenti tranne le guardie in
servizio che però si trovavano alle mura difensive, il che gli aveva dato modo
di muoversi in quella tarda ora, con tanta libertà e sicurezza. Solo un paio di
volte s’era dovuto appiattire contro una parete, ora d’una casa, ora d’una
stalla, per evitare d’incrociare il cammino con qualcuno, la prima volta un
ubriaco che mal diceva un qualche presunto amante della moglie nella sua lingua
aspra e rustica, senza risparmiare alle orecchie di Renato volgarità di alcun
tipo, almeno per quanto concerneva quelle che identificò essere tali e poi, un
altro ubriaco che invece, placido e silenzioso, barcollò fino ad un vicolo ove
orinò sonoramente per smaltire la sbornia.
Prima
del sorgere del sole doveva portare a termine il proprio proposito perché non
ci sarebbero state altre occasioni. Tornare indietro sarebbe stato difficile,
se non impossibile.
La
città era, sebbene piccola, ben costruita ed organizzata, a testimonianza che
quei sassoni avevano comunque appreso diverse consuetudini di quella che gli
uomini definivano civiltà.
Prima
del loro arrivo ivi si trovavano i resti d’un campo romano, i cui edifici in
pietra erano stati inglobati nel palazzo dei Conti, la costruzione più grande
ed imponente.
Le
strade si dipanavano dal centro, il palazzo per l’appunto, allargandosi a
raggiera e dividendo la città in nove parti, un numero non casuale sospettò.
Ai
piedi di San Martino vide il luogo meta del suo segreto pellegrinaggio
notturno.
Una
piccola costruzione circolare, come si usava nei tempi antichi, fatta di
blocchi di pietra scura, con un unico grande ingresso bloccato da una solida
porta di legno.
In
realtà un altro ingresso c’era ed era subito balzato agli occhi esperti di
Renato.
3
Le
donne si strinsero intorno alla loro padrona. Due di loro erano molto giovani,
quella più anziana doveva essere stata a capo della servitù mentre la Contessa
di Hill s’ergeva senza mostrare segno di timore alcuno nei confronti dell’uomo
che aveva violato la casa in cui s’era ritirata dal mondo per vivere in
clausura.
“Sabina
di Rose Hill, vi rendo omaggio e chiedo a voi perdono per questa visita
inattesa.” Renato usò un tono di sincero rammarico e chinò rispettosamente il
capo rivolgendosi alla nobildonna.
“Inatteso
è ben poco. Invero calarvi dalla canna fumaria del camino è stato un azzardo
non da poco, specie conoscendo il valore del sacro voto da me abbracciato.”
“Capisco
e non posso non sentirmi in colpa ma il dovere a cui sono chiamato, Madonna,
supera per importanza persino tale voto.”
“Mi
era stato riferito da una delle dame di palazzo che eravate un uomo d’aspetto
insolito e dai modi cortesi, in contrasto con la ruvidezza e la rusticità che
ad un primo sguardo ispirate. Avete lo sguardo di chi è certo di non essere in
fallo e, avendo voi salvato di fatto mio figlio e la nostra amata contea, posso
solo accogliervi in questo mio misero eremo e soddisfare ogni vostra curiosità,
che deve essere ‘si grande da spingervi a osare tanto. Sapete bene che anche in
virtù del vostro operato, se qualcuno scoprisse questa vostra intrusione, non
vi sarebbe permesso di lasciare vivo Rose Hill.”
Sabina
aveva detto il vero, senza intenti intimidatori verso Renato da Cave che aveva
prestato rispettosa attenzione alle parole pronunciate.
“Per
questa vostra grazia, vi sarò eternamente grato ma una ancora ve ne devo
chiedere. Perdonate l’ardire.”
La
Contessa si concesse un sorriso. Nonostante l’età il suo volto era ancora
pregno di grazia e il trascorrere degli anni l’aveva ripagata dei segni che
inevitabilmente lasciva infondendo nei grandi occhi azzurri saggezza e
comprensione. Renato si disse che un tempo doveva aver avuto splendidi capelli
biondi, da vera sassone di razza quale era, ad incorniciare quel volto, lunghe
ciocche da tempo tagliate e quanto ne rimaneva, nascosto da un velo candido.
“Impudente.” Quasi un affettuoso vezzeggiativo più
che un vero rimprovero.” Eppure si
dice che la fortuna giaccia volentieri con l’uomo audace. Chiedete.”
“Vorrei
poter continuare a parlare con voi ma da solo.”
Le
tre donne ebbero un sussulto tra lo sdegno e la paura. Si voltarono subito a
cercare con lo sguardo un cenno della loro amata Signora. Si sarebbero subito
precipitate fuori a dare l’allarme se così avesse desiderato anzi, si sarebbero
gettate esse stesse contro quel guerriero venuto da terre lontane che osava
stare nella casa ove, per il bene della cittadina e della contea tutta la
nobildonna s’era ritirata a condurre una vita di preghiera e meditazione.
“Sia.” Fu la secca risposta. Tranquillizzò le
dame con un semplice gesto, invitandole ad uscire, loro che avevano il permesso
di condividere con lei la clausura ma non l’obbligo a rispettarla.
Silenziose
ed obbedienti, le fedeli donne imboccarono l’uscio, una dopo l’altra, in mesta
peregrinazione. “Non una parola con
nessuno.” Ricordò alla sua cameriera più anziana mentre questa si congedava con
una rispettosa reverenza.
“Erano
molto scosse. Mi dispiace averle spaventate così.”
“Se
temete possano tentare qualche azzardo e dare gli allarmi rasserenatevi: sono
fedeli e non contravverrebbero mai ad un mio esplicito ordine; non lo farebbero
nemmeno se da questo significasse la mia morte.”
Renato
accettò le rassicurazioni della Contessa.
L’ambiente
in cui si trovavano non era molto grande e non offriva punto alcuno in cui,
volendo, ci si sarebbe potuti nascondere. Le mura di pietra gravavano
pesantemente su di loro, come se da un momento all’altro si fossero dovute
chiudere in una morsa soffocante ed eterna. L’arredo era ridotto
all’essenziale: dei giacigli di paglia, alcune coperte di lana grezza, un
inginocchiatoio, un leggio su cui stava una miniatura delle Sacre Scritture, un
tavolo di quercia ed un’arca in cui dovevano essere riposte le stoviglie; c’era
una grande croce di legno su cui era dipinto il Cristo sofferente ed un’icona
che rappresentava un qualche santo locale, forse Martino il Sassone, al
cospetto della Gloria Divina. Solo quattro feritoie, una per parete,
insufficienti a permettere il passaggio d’un essere umano, coperte da scuranti
di legno.
“Vostro
figlio è davvero coraggioso, sapete?” Le disse rompendo il silenzio calato tra
loro.
“Ne
sono orgogliosa. Ha ripreso la tempra di suo padre, il Conte di Rose.”
“So
che il Conte, così come suo figlio, era particolarmente amato dal popolo.”
“Dio
lo abbia in gloria. Era un vero guerriero sassone, feroce e spietato in
battaglia ma il suo cuore batteva per il popolo. Ha dato loro tutto, cercando
di tenere alle porte gli stenti e le fame che hanno colpito altri regni della
Bretagna. William è come lui anche in questo. È devoto al suo popolo.”
“Eppure,
nonostante la barba che gli orna le guance, è ancora un ragazzo. Vostro marito,
pace all’anima sua, è salito al cospetto dell’Onnipotente troppo presto e ha
lasciato a governare queste terre un erede troppo giovane.”
“Insinuate
che mio figlio non sia degno del titolo e del ruolo di Conte di Rose Hill?” La
voce tradì l’irritazione provata nel sentire quell’affermazione.
“Insinuo
che, in terre attraversate da grandi cambiamenti come le vostre, non deve
essere semplice per William essere il Conte e far fronte a tutte le
responsabilità da questo derivate. Voi, di contro, avete l’esperienza. Avete
vissuto a lungo con vostro marito e solo Dio sa quanto le donne siano
sottovalutate in quest’epoca.”
“Cosa
state cercando di dirmi?” I suoi occhi s’erano stretti a voler scrutare meglio
la figura di quello sconosciuto male illuminata dalle torce che brillavano
appese al muro.
“La
vostra mente è acuta e perspicace e questo non è un mistero per nessuno a Rose
Hill e di certo, avrete imparato l’arte del governare dal vostro sposo, così
bene da divenire una guida preziosa per vostro figlio. Lui stava imparando e
presto sarebbe stato pronto a camminare da solo lungo il sentiero di
responsabilità proprio di chi è chiamato al comando.
Poi
è arrivata la pestilenza. La stessa che nell’ultimo anno ha sconvolto questa
parte di Bretagna e che alla fine ha reclamato il suo triste tributo anche qui.
Quanti
sono morti a Rose Hill? Mi è stato detto decine e decine di persone e persino
voi, Sabina di Rose Hill, che portate il nome di un’illustre santa, siete stata
colpita dal morbo giacendo per settimane in un letto di morte salvo poi, quando
ormai le preghiere parevano rimanere inascoltate e le speranze erano ormai
perse, alzarvi e tornare al mondo. Viva. Sana. Nessuna traccia del malanno che
vi stava trascinando nell’oltretomba. Un miracolo. Doveva essere così, per
forza.
Nessuno
trovò da obbiettare che, per ringraziare il Signore Iddio della sua
misericordia, abbracciaste una vita di clausura in questo luogo, dove vi
sareste dedicata alla preghiera, vivendo con semplicità ed in povertà. Del
resto, da qui è facile far pervenire i vostri messaggi a William, i consigli
sulla complessa e sottile arte della diplomazia nei rapporti con i normanni, le
decisioni più sagge da prendere nei confronti del popolo, in attesa che la
saggezza del rampollo di Hill maturi.
Eppure,
Contessa, sappiamo entrambi che non c’è stata nessuna grazia. Nessun intervento
Divino.”
La
Contessa fu scossa da un tremore. Rabbia e paura mescolate insieme, al punto da
essere indistinguibili l’una dall’altra.
“Perché
non dovrei dare ora l’allarmi e farvi trucidare?” Sibilò lei.
“Perché
siete la stessa donna dal nobile animo che per anni ha vissuto al fianco del
Conte e che ha a cuore solo il benessere del figlio e del popolo.
Sono
venuti molti guaritori alla vostra porta. Impostori e ciarlatani che
proponevano improbabili rimedi, tutti rivelatisi inefficaci. Persino i sapienti
di Rose Hill non sapevano cosa fare per guarirvi, figurarsi gente di quella
risma. Lui è entrato così a palazzo. In mezzo ai guaritori, sotto lo sguardo di
tutti. Chiedere di rimanere da solo con la moribonda perché gli serviva
concentrazione e raccoglimento per quello che doveva fare è stato facile.
Vi
ha promesso, una volta soli, di rigenerare le vostre forze e darvi una nuova
vita in luogo di quella che stavate perdendo. Vi ha mostrato ciò che era e cosa
poteva fare, per convincervi e voi, pur di poter continuare ad aiutare vostro
figlio, temendo che la vostra scomparsa avrebbe potuto sfavorirlo, accettaste.”
Renato
sapeva che quello era il momento decisivo. Nell’animo della donna s’agitavano
diversi guerrieri che combattevano tra loro in un duello senza esclusione di
colpi. Rimorso, senso del dovere, autoconservazione, paura erano questi i loro
nomi e a secondo di chi avrebbe vinto la missione del soldato dell’Ordine di
San Michele Guerriero sarebbe continuata oppure no.
“Cosa
avreste fatto al posto mio?” Una
lacrima scivolò rapida lungo la candida
guancia, traversandola sino al mento e di lì fin al pavimento, dove
silenziosamente s’infranse.” I
normanni hanno cambiato queste terre e ci hanno quasi ridotto alla fame, come
nemmeno i loro cugini vichinghi erano riusciti. Rose Hill è stato un baluardo
per tutti i Sassoni di Bretagna, un luogo dove abbiamo ancora la nostra dignità
e la nostra libertà. Tuttavia i tempi sono cambiati ed è ora di entrare a far
parte a tutti gli effetti dell’Inghilterra dove normanni e sassoni saranno
un’unica cosa. Non si può pretendere che il nostro popolo lo faccia dall’oggi
al domani, non senza una guida e solo William di Rose può rappresentare quella
guida. Inoltre lui è solo un ragazzo, si! Lo so bene! Pare solo ieri che
giocavo a rincorrerlo insieme ai servi di casa.” La bella bocca s’allargò in un materno sorriso carico di
tenerezza.” La sua lingua era
adulatrice e le sue parole, nel momento della disperazione, erano dolci come il
miele. Mi promise una salvezza che nessuno poteva darmi. La possibilità di
continuare a proteggere mio figlio. Dunque cosa avrei dovuto fare?”
“Accettaste,” fece comprensivo Renato,” e non posso biasimarvi. Nessuno
potrebbe.”
“Come
lo avete capito?”
“Ho
mentito.”
“Mentito?”
“Colui
il quale abbiamo ucciso non era l’artefice degli abomini, non era il loro
signore ma solo un fantoccio la cui esistenza era giustificata proprio
dall’allontanare il cacciatore dalla vera preda. Non a caso si muovono le
legioni di coloro i quali bevono il sangue. Essi non sono sciocchi e
pianificano attentamente le proprie mosse. Questo li rende veramente
pericolosi. C’era una grande epidemia in queste terre, adatta a coprire le loro
tracce e soprattutto a reclutare. Si spostano di sovente, è vero ma quando
necessita permangono anche per lungo tempo nello stesso luogo e allora,
convertono alla loro vita chi possa essergli utile, ‘si da garantirsi appoggio
e protezione.
Come
venni a sapere che il morbo era giunto nella stessa Rose Hill m’informai se
qualcuno della famiglia del Conte ne fosse stato afflitto. La storia della
vostra tribolazione e della miracolosa guarigione mi hanno fatto subito
sospettare. L’essere aveva tutti i vantaggi dal far quello che ha fatto e ha
avuto il tempo, sapendomi sulle sue tracce, di piazzarne di false che mi
portassero vicino ma mai al vero obbiettivo.
Vi
ha chiesto danari e protezione. Vi ha chiesto un luogo dove potersi nascondere
e voi l’avete concesso.”
“Lui
ha ucciso per colpa mia, vero?” Cadde in ginocchio, nascondendo il volto tra le
mani, ormai in lacrime e sconvolta da diversi sussulti.
“Avrebbe
ucciso comunque. È la sua natura. Uccise il giovane Domenico da Theodford solo
per far si che poi il Conte cercasse vendetta ed ingaggiasse me. Presto o tardi
sarei arrivato anche qui, a Rose Hill, lo sapeva e dunque tanto valeva farmi
seguire le tracce che lui voleva seguissi. La ragazzina che convertì, Agata,
anche lei faceva parte del piano, sebbene inconsapevolmente. Quando si è
convertiti, voi lo sapete ormai, s’instaura un legame speciale tra Artefice ed
Iniziato, legame che è molto forte soprattutto all’inizio, al punto che i due
riescono a trovarsi anche se si trovassero a grandi distanze. Agata ne era inconsapevole
ma seguendo l’istinto s’era avvicinata al luogo dove in quel momento si trovava
veramente l’Artefice e dove l’Artefice stesso voleva io arrivassi. Il piccolo
villaggio dove avrei trovato il suo fantoccio, leale fino alla morte, per farmi
credere d’aver adempiuto alla mia missione. Ora però è finita. Compirò il mio
dovere e mi prenderò la sua vita.”
“E
di me che ne sarà?”
“Posso
intuire cosa abbiate fatto. Vi siete rinchiusa in questa casa per sfuggire gli
sguardi e grazie alla clausura avete avuto una scusa perfetta per giustificare
la vostra impossibilità a muovervi durante il giorno. I vostri servi più fedeli
vi hanno aiutata a nutrirvi, vero? Vi hanno donato il loro sangue che, insieme
a quello di diversi animali, probabilmente, vi ha tenuta viva fino ad ora. Non
avete mai ucciso.”
“Ho
fatto di tutto per evitarlo!” Esclamò lei battendosi il petto.
“Ed
io vi credo. Perciò questo faremo. Voi vivrete.”
“Davvero?”
La Contessa era incredula nell’udire quelle parole. S’era preparata
silenziosamente ad affrontare il proprio destino ma non pensava d’incontrare la
carità di quello straniero che però, subito, aggiunse: “Si ma solo fino a
quando William non avrà raggiunto i vent’anni. A quel punto, mia Signora,
farete ciò che è giusto.”
L’elegante
figura della bella Sabina, nonostante i poveri panni di cui s’era vestita,
manteneva tutto il fascino e la nobiltà che durante la sua precedente vita
l’avevano resa famosa persino alle corti normanne. Ondeggiò, quasi fosse un
fuscello mosso dal vento e quando sembrò stesse per cadere in terra, si
sostenne poggiandosi ad una delle pareti. Pensò lungamente a quanto detto
dall’altro e, alla fine: “Proponete un giusto accordo. Fin troppo generoso per
chi come me vive nel peccato mortale.”
“Non
vivete nel peccato,” le disse
sincero,” perché state sopprimendo i
vostri istinti con tutta la volontà che avete. Il troppo amore è stata la
vostra unica colpa. Troppo amore verso vostro figlio e verso il vostro popolo.
Tuttavia sapete anche voi che per il vostro stesso bene, e per il bene della
casata dei Rose, dovete porre fine alla vita che il mostro v’ha offerto prima
che sia troppo tardi.
Controllarvi
per sempre è impresa assai ardua e presto o tardi potreste commettere un atto
di cui vi pentireste amaramente che vi priverebbe per sempre dell’anima.”
“Sia.
Io, Sabina di Rose Hill vi giuro, per l’Onnipotente e per tutti i Santi,
l’indomani del ventesimo compleanno di mio figlio, il Conte di Rose, conoscerò
la fine per mia stessa mano. Vi basta la mia parola?”
“Non
era necessaria, mia Signora. Ora, ve ne prego, ditemi lui dove si trova.”
Lei
fece un cenno d’assenso con il capo e poi rivelò tutto quello che doveva a
Renato da Cave.
4
Quasi
nessuno conosceva l’esistenza delle camere sotterranee, site sotto il palazzo
di Rose che prendevano il nome di Casa degli Spettri. Erano lì prima
dell’arrivo dei Sassoni, costruite ai tempi in cui i re locali erano ancora
devoti al culto degli dei britannici.Gli antichi Romani fortificarono nelle
immediate vicinanze di quel luogo, sopra, pare a quello che un tempo era stato
uno dei cerchi di pietra di quei popoli che la loro venuta aveva costretto a
fuggire verso il nord. I primi guerrieri dai capelli biondi e dagli occhi
azzurri giunti in quei luoghi cominciarono ad utilizzare la Casa degli Spettri
per adorare i propri dei e rendere onore agli spiriti degli avi.
Quando
il popolo abbracciò il culto del Vero Dio, parve dimenticarsene all’improvviso
e ciò che era noto a tutti divenne un segreto custodito da pochi.
Per
gli uomini che s’erano alternati, una generazione dopo l’altra, al ruolo di Conte,
erano un buon nascondiglio dove porre al riparo da eventuali pericoli i propri
famigliari ma anche un luogo lontano dallo sguardo di Dio e dei suoi ministri
dove rendere omaggio alle antiche divinità mai del tutto dimenticata.
Anche
il padre di William, Hangest, era, come i suoi uomini più fidati, ancora dedito
ad alcune pratiche pagane, poiché probabilmente, nell’incertezza della vita,
preferiva tenere un piede in due staffe. William era diverso: ci si era curati
non venisse accostato in alcun modo a quelle pratiche, anche se con grande
dolore per il vecchio Conte; forse avrebbe sposato una nobile Normanna e se
orecchie o occhi del sangue dei nuovi dominatori avessero saputo, allora
l’unione dei due popoli si sarebbe fatta ben più difficile.
La
crudeltà con cui Carlo Magno aveva cristianizzato i Sassoni in terra d’Alemagna
era ben nota in tutte la Britagna e di certo era stato uno spauracchio efficace
nel tenere instradati gli uomini e le donne dai capelli biondi sulla via
segnata dal Cristo e dal suo sacrificio.
L’artefice
osservava affascinato gli ornamenti incisi nella pietra, primitivi ma carichi
d’un fascino semplice ed atavico che gli procurava una certa gioia, tale da
alleviare in parte i morsi della fame che cominciavano ad attanagliarlo. Erano
giorni che non s’azzardava ad uscire per cacciare e questo lo cominciava ad
indebolire ma era necessario per la buona riuscita del suo piano.
A
parte la Contessa non c’erano più altri suoi simili in quelle terre e appena ne
avrebbe avuto l’opportunità avrebbe ripreso a reclutare, formando una nuova
famiglia intorno a sé.
Sacrificarli
tutti gli era stato doloroso. Indurire il proprio cuore aveva avuto un costo:
un
profondo rimorso ed una solitudine che spietate pungolavano senza sosta il suo
animo; sopravvivere però era stato un imperativo che sminuiva qualsiasi altra
necessità o legame. Soprattutto, sopravvivere e rimanere libero.
I
cacciatori dell’Ordine di San Michele gli si erano avvicinati troppo ad Efeso e
ancora di più in terra di Francia, al punto che quasi aveva sentito le loro
calde mani mortali stringersi intorno al suo freddo collo nelle cui vene
scorreva la vita senza fine.
Scattò
con la rapidità d’una serpe che s’avventava sulla preda, avvertito all’ultimo
dall’udito.
“Hai
compiuto un azzardo di troppo!” Sibilò
l’artefice con selvaggia soddisfazione mentre sbatteva Renato da Cave contro la
pietra. Questi mandò un suono sordo dalla bocca mentre l’altro lo inchiodava
alla parete tenendolo per la gola.
Sorrise
con cattiveria, scoprendo i denti aguzzi, usciti fuori in risposta al pericolo.” Che c’è? Il cacciatore era così sicuro
di sé da esser venuto qui, nella mia tana, senza procurarsi adeguata compagnia?” Si beffò di lui con compiacimento.” A tal punto la necessità di mantenere
il segreto sulla reale natura della tua missione? Sei arrivato a rischiare la
tua vita? IDIOTA! Pensavi che il fatto che fossi qui, nascosto, m’avesse
indebolito al punto da rendermi un facile bersaglio? Se avessi capito subito
che razza di stupido eri, non avrei messo in piedi tutto questo maledetto
artificio per te! Ti avrei attirato in trappola e t’avrei subito scannato!”
“L’avresti
fatto comunque,” disse in un sussurro
Renato,” perché volevi farci credere
d’essere morto. Ma io sapevo, artefice, che non eri tu quello che ho ucciso.
L’ho capito ancora prima d’ucciderlo lì, nelle maledette Black Hills, e ho
finto di stare al tuo gioco per prenderti in trappola.”
“In
trappola?” L’artefice era incredulo e
rovescio il capo indietro, producendosi in una stridula risata di disprezzo.” Chi di noi due ti sembra in trappola?
Eh, coraggioso soldato di Cristo?”
“Nel
nome di Dio e del suo sommo Pontefice, sono qui per sapere da te dove si
trovano la Reliquia ed il libro.”
Il
volto del mostro si irrigidì e lo sguardo dei due si incrociò con tale
intensità che parve quasi che il tempo stesso si sfaldasse in quell’angusta
camera illuminata da alcune torce.
“Tu?...”
“So
che insieme al libro c’era anche una reliquia, la cui natura ignoro ma che
sembrerebbe essere importante per la tua gente, al punto che non avete esitato
a sacrificare molti di voi per proteggerne il segreto dell’esistenza. So che
chi l’aveva in custodia prima di voi, reputava provenire dal Regno di Prete
Gianni.”
Il
labbro superiore dell’artefice tremò per lo sdegno e la rabbia. Tutti quei
sacrifici e loro sapevano comunque.
“Cani.”
“Ci
sei andato vicino.”
Fu
improvviso. Con una velocità che l’artefice era stato incapace di prevedere,
Renato gli piantò il ginocchio nello sterno mandandolo a finire con la nuca
contro il muro alle spalle. Quando si scosse dal dolore provato, ricevette una
serie velocissima di colpi al volto e quando il corpo aveva smesso di soffrire
come accadeva a quelli della sua specie, si era trovato con entrambe le
ginocchia spezzate.
“Non
è possibile…” Guardò gli occhi di Renato trasfigurati.
“Sono
stato al tuo gioco anche per questo, idiota. Mi serviva tempo. Tempo per
giungere a questa notte in cui potevo affrontarti alla pari.”
“Tu
… Tu … non puoi esistere! SIETE ESTINTI! Figli di …” Renato lo zittì con un
violento calcio sferrato alla guancia.
“Le
notizie al riguardo erano volutamente esagerate. Siamo stati noi a metterle in
giro.”
“Allora
tu non sei veramente…”
“Certo
che lo sono, lurida sanguisuga. Sono veramente un fedele soldato di S. Michele
ed un devoto seguace della Santa Causa.”
“Ma
tu sei …”
“Una
cosa non esclude l’altra. A differenza vostra noi non siamo schiavi di una
particolare fame che ci spinge a fare vittime tra le umane genti. Siamo liberi
di scegliere. È equo. Voi siete immortali, noi no. Noi possiamo vivere in mezzo
a loro perché siamo come loro, tranne alcune notti del mese. Possiamo camminare
di giorno senza tema alcuna ed avere progenie, accoppiandoci con loro e questo
lo sai perché? Perché voi siete maledetti e noi no. Noi, mio povero artefice,
siamo stati benedetti, con un dono divino che ci rende eccellenti cacciatori e
dunque eccomi qui, non servo di due padroni ma di uno solo: il Dio che ha
creato tutti noi.”
“Dio
ha creato anche noi!” Trovò la forza
di urlargli l’artefice la cui bocca grondava di sangue nero.” Noi siamo i suoi figli prediletti! Noi
siamo benedetti con la vita che non conosce morte!”
“Dio
ha revocato l’immortalità ai viventi, dicono per punizione ma non è così.
Questo passo delle Sacre Scritture è stato equivocato da molti ma in pochi
abbiamo il privilegio di conoscerlo per come è realmente: all’uomo fu chiesto
di scegliere, se possedere il dono dell’immortalità in questa vita o la
possibilità di distinguere il bene dal male; agli uomini fu dato di mangiare il
frutto da cui è derivato il peccato originale ma anche la conoscenza e la
comprensione dell’universo. Vizio e Virtù, mio povero stupido, illuso. La tua
gente possiede un’immortalità che non gli spetta e c’è un prezzo da pagare per
questo. Il come sia stato possibile rimane un mistero e forse le leggende del
tuo popolo che vi vuole figli di Caino e Lilith sono vere.”
“Che
Dio ti maledica! BLASFEMO CANE RABBIOSO!”
“Che
Dio ti perdoni, lurida aberrazione della razza umana! Ed ora dimmi! Dove hai
nascosto il libro e la reliquia!”
L’artefice,
per un ultima volta sostenne il suo sguardo, con aria di sfida.
“Credevi
fossero con me? DAVVERO?! Pensavi che sarei stato così stupido da rischiare di
farmeli togliere?! MAI! Sono al sicuro, oh, credimi! Sono al sicuro amico mio!
E tu, ricorda queste mie parole! Ti illudi d’essere uno di loro ma non lo sei!
NON LO SARAI MAI! Sei come me figlio della notte e ciò che condanna il tuo
popolo è la mancanza di coraggio nell’ammetterlo ed ecco perché DIO PADRE
ONNIPOTENTE non vi ha concesso la Suprema Benedizione della Vita Perpetua!
Siete intrappolati tra due mondi! Incapaci di riscattarvi dal Peccato Originale
come abbiamo fatto noi con il rito del Battesimo di Sangue!” Segnò la fronte con l’antico gesto tramandato tra la sua gente.” Puoi scimmiottare quello in cui credo,
ridicolizzarlo con le tue parole sprezzanti ma non cambiare la verità. C’è un
Unico Vero Dio: ed il suo Amore infinito è per noi! Non per voi! Né per gli
umani!”
Renato
lo guardò divertito. “La tua gente crede che il battesimo del sangue sia un
rito di liberazione, vero? Allora rispondimi, se così fosse perché Dio
l’avrebbe dovuto donare a voi? Che alla fine dei conti siete stati umani, umani
peccatori, schiavi delle debolezze che odiate tanto.”
“Chi
può dirlo? I suoi intenti sono misteriosi,”
ammise,” ed il suo fine
imperscrutabile. Ed io chi sono per tentare di indovinarlo? Ci sarà però un
giorno in cui tutto sarà rivelato, in cui il vento della fine soffierà su ogni
cosa e allora, allora noi saremo elevati e liberati definitivamente. Fino ad
allora so per certo che quello che stai cercando deve rimanere nascosto perché
se finisse nella mani dei mortali che servi con tanta devozione, allora sul
mondo cadrebbe una tenebra diversa da quella dolce e protettiva che dispensa la
Notte ma una senza il conforto della luce degli astri e della Luna.
Hai
un ultima possibilità, figlio della Luna d’Argento. Riscatta te stesso e le tue
genti. Unisciti a me e aiutami. Volta le spalle a chi ti caccerebbe senza pietà
sapendo cosa sei realmente! Abbraccia la notte, in attesa della Quarta venuta,
quando le porte del Paradiso ci saranno spalancate e potremo davvero camminare
nella luce del giorno, senza timore alcuno.”
“Oh
figlio della Luna Scarlatta, che parole cariche di pietà quelle che mi rivolgi.
Tali da non consentirmi di odiarti più di quanto non abbia fatto fino ad ora, e
a spingermi quasi a perdonarti gli innumerevoli omicidi di cui ti macchiasti.
Quasi. Perché vedo ancora davanti ai miei occhi la povera Agata, usata come una
pedina nel tuo gioco e la famiglia di contadini vittima delle tue meschine
macchinazioni stringersi insieme prima di incontrare la fine per mano mia.
Quanti sono morti? Quanti tra i mortali che disprezzi e quanti tra i simili
tuoi che a parole sembri amare tanto?”
“Ho
fatto ciò che annecessitava!” Tentò un’ultima strozzata difesa.
“Così
come ora farò io.” Replicò con spietata freddezza.
5
Rowenna
era un nome che proveniva dalle genti che dimoravano le terre di Britagna prima
dei Romani, dei Sassoni e dei Normanni. La madre lo scelse per lei perché
sapeva che nelle sue vene scorreva in parte quel sangue, sangue indigeno,
precedente a quello portato da tutti gli invasori che avevano flagellato quelle
isole.
Era
bella. Una bellezza quasi animalesca pensò con ammirazione Renato mentre la
osservava da basso e le elargiva un sorriso in risposta a quello di lei.
“
Lei è mia figlia.” Aveva detto con
semplicità Rothgar.” La madre era una
delle dame della Vecchia Contessa ed io la coprì durante una notte in cui
passione e vino mi annebbiavano la mente. Non dico che non lo volessi,” ammise candidamente, così come solo
chi ha conosciuto tanta, troppa morte sa fare,” tuttavia fui troppo irruente ed imprudente ed ecco che pochi mesi
dopo nacque Rowenna. Non la riconobbi, per via del mio rango e del matrimonio
la cui onorabilità andava protetta ad ogni costo. Mia moglie sarebbe stata
disonorata se si fosse saputo che una serva qualsiasi m’aveva generato
progenie. Magari un figlio maschio sarebbe stato diverso. Oppure se avessi
ingravidato una donna mia pari per nascita, allora la gravità del fatto sarebbe
stata inferiore a quella che era. Per un sassone esistono delle rigide regole
comportamentali e per un guerriero sassone, queste regole sono ancora più
rigide. La piccola non ha mai saputo chi fosse il suo vero padre ma non le ho
fatto mai mancare nulla, in un modo o nell’altro e vederla donna pronta al
matrimonio mi rende felice. Non posso darti la mia benedizione alla luce del
sole perché sarebbe quasi come ammetterne la paternità ma posso dirvi, Renato
Antonio da Cave, che lei è sangue del mio sangue e che l’idea che un così forte
guerriero s’imparenti con me, mi rende fiero, anche se tale parentela andrà
tenuta nascosta.”
Rothgar,
oltre ai regali di rito, gli dette in segreto quella che era la dote per la
figlia illegittima, glieli consegnò durante un incontro privato. Si
accomiatarono l’uno dall’altro, lasciandosi come fratelli e promettendosi
vicendevolmente che se non si fossero potuti rincontrare in quella vita, di certo
l’avrebbero fatto nella prossima.
Purtroppo
il suo coltello non era stato efficace quanto avrebbe voluto per estirpare
all’artefice le notizie che cercava. Molti dei suoi segreti erano morti insieme
a lui.
Tuttavia
quello che aveva scoperto estorcendoglielo con la tortura, poteva essere molto
utile per i cercatori e per il Consiglio dell’Ordine.
In
Italia tuttavia, l’attendeva una situazione incerta. Come si sarebbe posto
quello che era stato l’Antipapa Callisto II nei confronti suoi e dell’Ordine?
Si erano battuti per Gelasio II in risposta ad un vincolo di fedeltà e ad un
sincero sentimento di stima per quell’uomo così mite ed umile.
Ormai
Gelasio era morto, strappato anzitempo al mondo e non si poteva condannare
l’Ordine di San Michele per quello che aveva fatto. Tuttavia non era detto che
avrebbero ricevuto dal nuovo Pontefice lo stesso sostegno ricevuto dai suoi
predecessori.
Sospirò.
“Quali
pensieri incupiscono i pensieri del mio Signore?” Chiese Rowenna carezzandogli
dolcemente la guancia.
La
tornò a fissare rapito dai suoi occhi. Quella notte avrebbe dovuto allontanarsi
da lei per far si che non s’accorgesse. Non poteva, non doveva sapere. Sarebbe
stato facile convincerla che sarebbe semplicemente andato a perlustrare la zona
circostante a dove avrebbero fatto campo. Difficile sarebbe stato farlo per più
notti. Tuttavia era felice di averla presa con sé. Sarebbe stata una moglie
perfetta e gli avrebbe dato una discendenza forte e all’altezza dei tempi bui
che parevano profilarsi.
“Con
voi al mio fianco, Madonna, nessun pensiero può lambire troppo al lungo il mio
cuore.”
Continua.