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Di Yuri Lucia

 

CAPITOLO PRIMO

 

L’inizio del Viaggio.

 

II

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anno del Signore 1119, Regno di Inghilterra. – Contea di Rose  Hill

 

 

1

 

 

Il vento ululò, gelido e spietato, spirando dalle lontane coste e vincendo la scarsa resistenza offerta dalle colline del luogo, le così dette Black Hills.

“Di tutta la Contea, spiegò Rothgar, questo è il luogo meno amato e percorso, sia per il bosco che praticamente circonda le Black Hills con il suo intrico d’alberi che paiono gigantesche e deformi dita protese verso l’alto, sia per le storie che si tramandano di padre in figlio. Qui, generazioni addietro, i nostri avi incontrarono la resistenza delle popolazioni indigene che s’opposero fiere al loro avanzare. I loro sforzi suscitarono l’ammirazione dei miei antenati ma fu vana e si dice che uno dei sacerdoti dei loro culti lanciò una maledizione contro coloro i quali avrebbero abitato quelle terre. Secoli dopo, i Normanni compirono un eccidio, radendo al suolo il villaggio che sorgeva ai piedi di quel colle solitario, Death Head Hill. Ovviamente il nome non era quello al tempo ma dopo che donne e bambini vennero passati a fil di spada dagli invasori e che le loro teste furono infilate su lunghe picche, non si riuscì a chiamarlo in altro modo. Una crudeltà insolita persino per i Normanni di quei giorni, disse senza riuscire a trattenere un certo disprezzo che, nonostante i buoni propositi di pacificazione con i nuovi occupanti dell’Inghilterra, probabilmente ancora covava nel suo cuore, alimentato da tutta una vita d’ostilità e diffidenza nei loro confronti, e che gli abitanti attribuirono alla maleficio che secondo loro gravava qui. Effettivamente Black Hills non è esattamente una parte di Rose Hills, pur trovandosi al suo interno. La chiamano anche la terra di nessuno.”

Renato Antonio da Cave assentì con grande serietà, mentre scrutava i contorni dei colli illuminati dai deboli raggi solari.

“Il nome rende bene l’idea.” Convenne con il sassone.

“Siete sicuro che li troveremo qui?”

“Hanno bisogno di un luogo dove nascondersi. Hanno bisogno di un posto per riorganizzarsi e decidere quale sarà la prossima tappa della loro infernale carovana.

C’è un bosco dove possono cacciare animali il cui sangue attenuerà per un po’ la loro sete e l’infamia di questo luogo terrà lontani gli indesiderati.”

“Qui, però, in realtà qualcuno ci vive. I più poveri della Contea, da alcuni anni, vengono a cercare qui un luogo dove insediarsi e non essendo reclamate da nessuno, nemmeno dal Conte, fanno loro queste terre coltivandole o adibendole a pascolo.” Rothgar si strinse nel pesante mantello di lana. Il vento gli lambì improvviso una gunacia barbuta, strappandogli un brivido che lo mal dispose per qualche istante, ricordandogli che non era più il giovanotto di un tempo, sicuramente in grado di sopportare un po’ di freddo.

“Conviene usare il passato, amico mio.”

“Sono tutti morti?”

“O peggio.”

“Stavolta abbiamo con noi molti più uomini.” Da Moorchester si erano uniti ad alcuni soldati della Contea, quindici duri veterani per cui Rothgar aveva garantito personalmente. Renato aveva suggerito di non portarne di più perché un gruppo troppo numeroso difficilmente avrebbe potuto spostarsi con la rapidità di cui la sua caccia necessitava. Erano passate due notti dai fatti della piccola cittadina che si erano lasciati alle spalle.

“Se qui è accaduto quello che sospetto, ne avremo bisogno così come loro avranno bisogno di tutto il loro coraggio e tutta la loro disciplina.”

“Saranno all’altezza. Qui non siamo molto distanti da Moorechester.” Osservò il sassone.

“Si, ed è anche per questo che ho sospettato fossero qui. La ragazza ha seguito un cammino che ho pensato avessero percorso anche i mostri che l’hanno maledetta.”

“Non siamo distanti nemmeno da Rose Hill.” Fu il commento preoccupato di Rothgar.

“Vero.”

“Temete possano tentare un attacco lì?”

“Perché no?”

“Oserebbero tanto”?

“Potrebbero, se convinti di riuscire nel loro intento e, per quanto ne sappiamo, sono ancora ignari della battuta di caccia che li vede come oggetto della cerca.”

Renato si scusò con il compagno, chiedendo congedo e s’allontanò verso delle frasche nei pressi delle quali si slacciò i legacci che tenevano fermi le brache.

Iniziò ad orinare, sollevando così una tremolante colonna di vapore e provocando uno scroscio cagione della fuga d’un lepre selvatico pochi istanti prima acquattato lì vicino.

Aveva bisogno di focalizzare la sua attenzione su alcuni particolari e quel momento di solitudine, nonostante la compagnia di Rothgar gli fosse gradita, gli garantivano il silenzio e la quiete di cui aveva bisogno. Il tempo stringeva e doveva concludere entro poche notti la sua caccia, altrimenti avrebbe avuto un bel problema, specie in quel frangente, con tutti quanti quei testimoni intorno.

Tornò dal compagno. “Le febbri che hanno colpito Longbridge, il villaggio di Agata, hanno fatto vittime anche altrove?”

Rothgar provò una fitta nel sentir nominare la bambina che avevano salvato dalla maledizione dei non morti.

“Si. Temevano un’epidemia ben più grande ed un tributo superiore di vite rispetto a quanto pagato. Per bontà di Nostro Signore invece, alla fine, i lutti ed i danni sono stati contenuti oltre ogni nostra più rosea speranza.”

“Vi dispiacerebbe parlarmene un po’.”

Renato ascoltò con attenzione le parole di Rothgar, convinto che vi avrebbe trovato la chiave per risolvere i suoi problemi.

 

2

 

Il rumore dei colpi alla porta spinse il padrone di casa ad aprire. Dapprima un timido spiraglio da cui, diffidente, lanciò un’occhiata verso lo straniero avvolto in pesante mantello di lana tinto di nero.

“Che volete?” Domandò sgarbato.

“Un po’ di cristiana carità, fece con voce tremolante e segnata dall’accento straniero, per un pellegrino che viene da terre lontane. Sono diretto verso la chiesa dell’Immacolata Concezione di Rose Hill per adorare la reliquia che si dice venga dalla Vera Croce. Un giaciglio per la notte, anche un po’ di paglia andrà bene. Domani, prima che il sole sorga, toglierò il disturbo.”

L’uomo, un contadino dal fisico possente e tarchiato, il capo ornato da una zazzera biondiccia ed unta, valutò quella richiesta e, con fare molto più accomodante e tono quasi gentile:

“Perdonate i modi rustici e sbrigativi ma di questi tempi, con tanti briganti che girano per le nostre terre, si è portati subito a pensare il male delle facce nuove che vediamo arrivare. Voi però non avete certo l’aria, o i modi, del lestofante. Stanotte dormirete con me e la mia famiglia, ‘si che ci scalderemo dandoci conforto l’un con l’altro e se vorrete potrete dividere preghiere e pasto con noi, al nostro desco.”

“La vostra generosità è un dono prezioso che accetto con immensa gioia. Possano le benedizioni del Signore Onnipotente accompagnare voi ed i vostri congiunti.”

Il pellegrino entrò rispondendo così all’invito del sorridente padrone di casa che lo condusse alla mensa ove stava la sua famiglia. Una moglie corpulenta quasi quanto il marito, quattro figlie magre e allampanate. Una coppia di vecchi che se ne stava seduti poco distanti. Le fiamme scoppiettavano nel focolare, divorando veloci un ceppo. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Grandi sorrisi si dipinsero sui loro volti sporchi di fuliggine e le bocche si aprirono rivelando chiostre ingiallite a cui mancavano diversi denti.

Salutò con cordiale rispetto tutti i presenti, otto compreso il marito ne contò.

Venne fatto accomodare su d’un vecchio sgabello le cui gambe minacciavano di rompersi da un momento all’altro e gli venne servita della carne essiccata con un pezzo di formaggio.

“Mangiate.” L’incoraggiò la matrona. La stanza era piccola ed era praticamente l’ambiente principale di casa, a parte quella specie di anticamera per cui era passato. Le due piccole finestre erano state chiuse da pelli animali e a dar man forte al focolare c’era un braciere poco distante. Dormivano lì. Mangiavano lì. La vita di chi era stato in quella casa si svolgeva tutta quanta lì. La legnaia era esterna, probabilmente sul retro.

“Voi non mangiate?” Chiese il viandante.

“Abbiamo già consumato ma vi prego, raccontateci di voi e da dove venite.” Fece il contadino, con tono compiacente.

“Mi chiamo Antonio e vengo da Roma.”

“La città del Santo Padre!” Esclamò con meraviglia una delle ragazze, la cui veste lacera e consunta lasciava intravedere dalla scollatura un seno generoso e non ancora intaccato dallo scorrere del tempo.

Lo sguardo severo dei genitori mortificarono l’entusiasmo e la curiosità, spegnendoli prima che potesse prodursi in altre domande.

“La città del Santo Padre.” Confermò tranquillo lui.

La conversazione non fu molto lunga e la famiglia si preparò al sonno. Venne tirata fuori della paglia da un sacco e vennero preparati dei giacigli alla meno peggio.

“Dormirete tra me e mia moglie.” Asserì con un tono al limite dell’euforico il villico.

Si sarebbe aspettato parole di ringraziamento da parte del pellegrino che veniva da Roma.

Si ritrovò, invece, la punta del suo coltello da caccia infilato nel cervello, dopo averlo fatto passare dal sotto mento. Gli occhi si rovesciarono e cadde all’indietro senza vita. Era stato un gesto rapido e fluido, favorito dalla vicinanza. Talmente rapido che la moglie non realizzò subito cosa fosse accaduto e dette a Renato il tempo di mozzarle la testa. Una rapida rotazione del corpo e daga decapitò la donna. Il capo rotolò verso i restanti famigliari che già soffiavano mostrando le zanne, gli occhi anneriti, come se della pece si fosse calata improvvisamente su di essi. Piccole sfere rosse lo scrutavano malevoli ed ostili da quel mare nero.

“Non fatelo. Non provateci. Non servirebbe a niente.”

Lo stupore bloccò l’iniziativa di quegli esseri.

“Chi sei?” Mormorò il vecchio.

“Quello che ha approfittato dell’ingordigia dei vostri carnefici. Non mi hanno ucciso subito per farmi rilassare e darmi modo d’essere preda più facile. Non hanno chiamato gli altri per non dividere l’imprevisto bottino. Quanti giorni sono che non bevete sangue umano?”

Ci fu uno scambio di sguardi preoccupati e stupiti.

“Come fai a sapere tutte queste cose?” Chiese la ragazza dal seno florido.

“Questo non è importante. Voglio sapere dove sono gli altri. Non vale la pena proteggerli.”

“Cosa ti rende tanto sicuro che potrai cavartela anche con noi.”

“Guarda fuori dalla finestra.”

La giovinetta fece un cenno ad una delle sorelle, dal volto più scavato dal suo, e questa dopo aver scostato la pelle, ebbe come un sussulto: “ce ne sono altri fuori!”; sembravano tutti meravigliati.

“Un trucco per ingannare i vostri sensi.” Spiegò con calma Renato.

“Tu sei un diavolo dell’inferno!” Sentenziò la giovine.

“Può darsi ma dovete decidere in fretta. Potete darmi le informazioni che voglio e morire in pace, oppure me le prenderò, utilizzando metodi che non vi piacerebbe conoscere.”

“E se facessimo un patto?”

“Non vi lascerò mai andare, e voi non potete fuggire. Inoltre non vale la pena continuare questa vita, non credete? Ascoltate, fate la cosa giusta: vendicatevi di chi vi ha fatto questo.”

“Come fai a sapere che non siamo …”

“I due vecchi lì, in realtà sono i vostri veri genitori, giusto? La somiglianza è forte e siete tutti magri come ci si aspetterebbe da chi vive tra gli stenti. Inoltre i vostri vestiti erano di fattura diversa rispetto a quella di loro due. Indicò i due cadaveri riversi in terra. Anche l’accento era diverso. Sono venuti con l’essere che vi ha fatto divenire così. Si aspettavano che chi venisse da fuori sarebbe stato attirato da questo capanno, vero? Loro dovevano controllare che tutto andasse bene e che il nascondiglio del vostro artefice non venisse trovato. Lui dove si trova?”

“Dorme nella chiesa sconsacrata in cima al colle!” Scoppiò in lacrime la ragazza.

“Hai fatto la cosa giusta.”

“Davvero?! Ora moriremo! Ti sembra giusto?! Non abbiamo chiesto noi questo!”

“No ma avete consumato ugualmente i vostri vicini, gli altri umani che prima abitavano qui, vero?”

“Si …”

“Allora capisci bene che l’unica cosa che posso fare e porre fine alle vostre sofferenze. Almeno, con questo atto di collaborazione, avete redento le vostre anime e potrò impartirvi una benedizione prima della vostra dipartita.”

La famiglia tremava e piangeva, e i suoi componenti si stringevano l’uno all’altro mentre Renato recitò la formula del perdono che aveva rivolto due giorni prima alla povera Agata.

 

 

3

 

“Fedele Rothgar, rispetto il tuo parere e capisco la tua preoccupazione ma la mia decisione è presa: voglio partecipare alla sortita per vendicare il povero Domenico da Theodford.” Il giovane William figlio di Hangest della famiglia Faryard, parlò con la fermezza e la risolutezza che ci sarebbe attesi dal nuovo Conte di Rose Hill. Era molto giovane, non aveva superato i quindici anni, e le guance erano coperte da una peluria ancora morbida e ben lontana dall’essere chiamata barba. Il fisico s’andava liberando timidamente dalle vestigia dell’adolescenza ed i capelli biondicci e la carnagione arrossata conferivano qualcosa di ancora vagamente infantile a quel volto lungo su cui campeggiavano due occhi d’un azzurro intenso, tale da rendere difficile il distogliere lo sguardo da essi.

“Mio Signore! Capisco la necessità, come Conte di Rose Hill, di esser presente al momento in cui le bestie ree della fine del vostro congiunto e di tanti abitanti di queste terre ma non è necessario che partecipiate a quest’azione.” Rothgar conosceva quel ragazzo sin da quando era un bambino e sapeva quanto testardo potesse essere quando lo desiderava.

Renato seguì con interesse quello scambio di battute e non invidiò il suo nuovo amico, il sassone capo delle Guardie della Contea che doveva tenere a bada l’irruenza di quel giovane che desiderava dimostrare al mondo d’essere ormai uomo e degno del proprio titolo.

In un altro momento avrebbe trovato encomiabile quell’atteggiamento. Tuttavia il giovane William poteva rivolarsi un imprevisto pericoloso per sé e per gli uomini che l’affiancavano. Guardò la spada che pendeva al suo fianco, assicurata alla cintura da un fodero di cuoio marrone scuro intrecciato. Pareva che il suo peso potesse sbilanciarlo da un momento all’altro, facendolo finire in terra.

“Il giovane Conte di Rose lo desidera, può unirsi a questa battuta di caccia.”

Rothgar lanciò un’occhiataccia verso Renato, essendosi aspettato da lui appoggio nel suo chiedere al proprio signore l’astensione da quell’impresa. L’italico non badò a quella reazione, limitandosi a rivolgergli un sorriso quasi impercettibile, come a dirgli “non preoccuparti, so quello che dico.”

“Molto bene, messere, allora se voi che siete l’esperto persecutore di questi mostri siete d’accordo, potrò mettere il mio braccio al servizio della vendetta per la mia famiglia.”

Esultò William, il cui largo sorriso lo fece apparire ancora più giovane di quanto non fosse.

“Però vi atterrete alle mie disposizioni.”

La tranquilla affermazione di Renato lasciò interdetto il giovane conte che non seppe subito cosa rispondere e cercò istintivamente con lo sguardo il volto di Rothgar che per tutta risposta rimase impassibile. Deglutì e usando il tono più autoritario di cui era capace: “Il Conte di Rose non prende ordini da nessuno nelle sue terre! Non di certo da uno straniero che è qui su invito del Conte stesso!” Era piccato e questo Renato l’aveva previsto ma non se ne curava più di tanto. Era abituato a quel genere di reazione e del resto il ragazzo doveva salvare la faccia davanti ai suoi uomini.

“Il Conte di Rose, fece ben attenzione a dare la giusta enfasi al titolo, sa bene che c’è una differenza tra il comando e la tirannide. Il comandante assume su di sé il peso delle decisioni che prende ma sa anche quando è il momento, per forza di cose, di delegare a qualcuno di più competente un compito. Il tiranno spesso porta alla rovina i propri sudditi perché non sa riconoscere i propri limiti.”

“Volete dire che sono un incapace?” Gli uomini della guardia personale del Conte e quelli che fino a quel momento avevano seguito Renato e Rothgar a quel punto s’aspettarono che il loro signore andasse in escandescenza, ordinando gli di arrestare l’uomo venuto da Roma ma quest’ultimo, senza perdere la calma o il garbo, anticipò la reazione: “Voglio dire che solo il Signore Iddio è infallibile. Le creature nate dal suo amore, nobili o meno che siano, no. Non credete?”

William inarcò il sopraciglio: “Siete un teologo?”

“Sono un cacciatore che si dedica al proprio compito sin da quando voi eravate un infante. Compito, vostra grazia, che mi è stato assegnato dal Successore di Pietro in persona. Cosa che immagino voi sappiate bene.” Non era stata pronunciata come una minaccia quell’ultima affermazione ma con la dolcezza e la pazienza con cui un padre avrebbe spiegato una elementare verità della vita al figlio.

“Io …quell’esitare fece capire a Renato che forse il giovane non aveva ben riflettuto sul quale fosse il suo compito e la sua posizione in quelle terre. Sono stato informato di chi siete …”

“Allora saprete senza dubbio che un Soldato dell’Ordine di San Michele Arcangelo non si reca in nessun luogo con lo scopo di sfidare la locale e legittima, sottolineò in modo discreto quell’ultima parola, autorità che ivi regna ma solo per estirpare il male e voi che siete coraggioso e anche saggio, si soffermò appena un istante su quell’aggettivo, capirete che se vi darò delle disposizioni è solo in base alla mia esperienza e solo per il buon compimento della missione. Vero?”

“Si.” William si sentì sconfitto. Pur essendo il Conte di Rose non era riuscito a tener testa allo straniero ma prima che lo sconforto potesse calare su di lui: “Allora, aggiunse Renato, ora che tutto è stato chiarito, mio Signore, accordiamoci sulle manovre che voi ed i vostri uomini vi appresterete a mettere in atto, in modo da non dare alle oscenità che dimorano in quella grotta,indicò il luogo che la famiglia convertita gli aveva rivelato essere il nascondiglio dell’artefice prima di morire, di infligger danno alle nostre forze.”

William riacquistò il sorriso e la fiducia in sé ed assentì con vigore. Mentre si allontanavano per far farsi presso ad un faggio che sarebbe stato testimone delle loro strategie, Rothgar si fece d’appresso a Renato e, sottovoce: “Dovreste insegnarmi come fate! È un buon ragazzo e sarà un ottimo capo, un giorno, ma adesso è difficile imbrigliare il suo impeto”;

“Quando questa storia sarà terminata, sarò ben lieto sull’erudirvi riguardo i miei mezzi.” Fece laconico e divertito Renato.

 

 

4

 

Renato sfoderò rapido la sua corta spada, tagliando la gola al mostro che l’aveva assalito. “Due”, contò mentalmente. Puntò l’arma davanti a sé eseguendo un affondo amicidiale. La lama penetrò nel torace, maciullando il cuore del suo aggressore. Quello emise un gorgoglio incomprensibile, i neri occhi sbarrati per la sorpresa. Con un rapido e violento calcio che fracassò lo sterno dell’essere, lo allontanò da sé e finì il lavoro mozzandogli la testa con un fendente. Recuperò subito l’asta, sfilandola dal cranio della sua prima vittima. Si aiutò poggiando il piede sul volto le cui mandibole erano ancora spalancate.

“Con questi, fanno sette in totale.” Disse a Rothgar che stava pulendo con un panno la sua spada.

“Quanti credete ce ne siano ancora?”

“Difficile dirlo. Non mi avete saputo dare una stima degli abitanti del posto e c’è da considerare anche tutti gli altri disgraziati che avranno reclutato nei mesi passati.”

“Sicuro che sia stato un bene attacarli?”

“Non si aspettavano un’azione in forze e fuori c’è il sole. Inoltre, se come sospetto hanno convertito tutti, non hanno più sangue umano per ristararsi. Sono al minimo della forza. Dunque, uomini, animo! E proseguiamo nel massacro!” Incitò agitando in alto la lancia. Ci fu un grido di gioia da parte degli uomini che lasciò interdette il loro giovane Signore. Rothgar non se ne meravigliò. Il sangue dei Conti, non era un mistero, s’era mescolato con altre stirpi ma il volgo, come quello da cui proveniva lui, era rimasto molto più sassone degli stessi Rose. Erano, alla fine, ancora i feroci e selvaggi guerrieri provenienti da oltre mare che il re del Powys aveva chiamato come mercenari secoli prima.

“E massacro sia!” Non riuscì a trattenersi Rothgar con un ghigno di soddisfazione sul viso.

“Rothgar …” William quasi balbettò quelle parole, non riconoscendo il misurato e poco loquace Capitano della Guardia che in quegli anni gli era stato al fianco. Teneva in mano la spada e aveva un piccolo scudo di legno con rinforzi di ferro pitturato di bianco sull’altro braccio. La lunga veste s’era macchiata del sangue dei loro nemici e la sua iniziale baldanza s’era spenta quando aveva fronteggiato le zanne e le lunghe unghie acuminate di quelle creature figlie della notte.

“Animo, giovane Signore, lo incoraggiò il maturo sassone, vostro padre era inarrestabile durante la pugna. Io lo so bene perché più d’una volta ci siamo ritrovati spalla a spalla nella mischia. Voi siete suo figlio e buon sangue non mente. Avere paura, al primo combattimento, è normale. Qui non stiamo giocando alla giostra o tirando colpi in un allenamento. Qui si uccide sul serio. Rimanete concentrato e al mio fianco e vedrete che andrà tutto bene. Per il resto siete stato addestrato a menar colpi come si deve e dunque avanti! Mostriamo alla progenie dell’inferno chi sono i coraggiosi sassoni e che il loro Signore, il Conte di Rose, non teme nessuno!”.

Come rinfrancato da quelle parole, prese ad avanzare, con il passo sicuro e lo sguardo attento a catturare ogni movimento.

Ebbe occasione di dimostrare il proprio valore ben presto. Un maschio, piazzato e muscoloso, lo tentò di aggredirlo al fianco ma William ruotò il busto e fece penetrare la punta della sua spada nella bocca spalancata di lui. La spinta che muoveva il pesante corpo fece si che la testa venisse trapassata da parte a parte. William colpì con l’orlo dello scudo, colpendolo in un occhio e allontanandolo da sé. La lama fu liberata come da un fodero di carne ed osso e con un urlo di soddisfazione spacco il capo in due come se fosse stato un frutto. L’essere s’accasciò in terra, priva della sua vita oscura.

Rothgar e Renato si scambiarono un’occhiata d’intesa. Entrambi, rispettivamente ascia e lancia alla mano e accortisi prima del ragazzo del tentativo d’assalto, erano stati pronti a scattare in caso la reazione di quest’ultimo fosse stato troppo lento nel reagire ma evidentemente i precetti di Rothgar erano stati ben appresi dal Conte ed il suo spirito non inferiore alle aspettative.

“Ci siamo, ora entreremo nel cuore del loro nido. Avvertì con grande serietà Renato.Fino ad ora ci hanno assalito a piccoli gruppi ma per difendere il loro artefice si stringeranno a formare un muro di non-morti che dovremo superare, attenti a non farci ghermire da unghie e zanne. Faranno del tutto per ammazzarvi. Vi si getteranno addosso di peso, tentando attacchi suicidi. Siate rapidi e siate attenti!” Un corale sì gli dette conferma che i sassoni che aveva con sé erano davvero guerrieri esperti e pronti a tutto.

Come aveva previsto, entrarono in contatto visivo con quello che sembrava un anello difensivo. Alcune delle creature brandivano randelli e falci, armi da contadini. Dietro ad essi Renato intravide l’artefice che rispondeva alla descrizione della povera Agata. Lo spazio s’era ulteriormente ridotto ed in quella grotta si poteva tentare solo una manovra a cuneo. Fu Rothgar a fare da punta. Con un grido incitò alla carica ed un attimo prima di muovere il primo passo lanciò l’ascia dritta in mezzo alla faccia di una delle bestie estraendo rapido la spada.

Gli uomini corsero verso i mostri, dieci in tutto, e li soverchiò con la velocità dell’attacco a cui non erano preparati. Renato, che copriva il fianco sinistro di Rothgar, si liberò di uno di loro assestandogli una ginocchiata tra le costole, che si fracassarono, e con una gomitata lo affidò alle cure di un robusto soldato alle sue spalle.

Puntò all’artefice che, con grande disappunto si ritrovò la lancia di Renato nello stomaco. La afferrò con entrambe le mani e il guerriero di San Michele Arcangelo, forte dello slancio preso, lo inchiodò la muro, il braccio circondato da una protezione di cuoio rinforzato alla gola.

Renato fece un gesto che l’artefice non capì. Avvicinò il capo a lui ed annusò.

“Che stai facendo?!” Chiese con stupore.

“Solo assicurarmi d’una cosa. V’è andata male stavolta.” Mosse la lancia per allargare la ferita e prima che quello potesse tentare qualsiasi mossa gli assestò una violenta testata sul naso e, messe distanza tra loro, usò nuovamente il suo gladio, spiccandogli il capo dalle spalle.

 

5

 

“Il giovane Conte William ha avuto bisogno di qualche istante per riprendersi.” Comunicò Rothgar che era tornato dalle frasche a cui aveva accompagnato il suo Signore.

“Normale. Il primo scontro è sempre un trauma per tutti.” Concesse comprensivo Renato.

Entrambi si voltarono a vedere un altro corpo che avvampava. Dalle carni si levò una fiamma verdastra.

“Succede così quando li espone al sole?”

“Si, se sono stati convertiti da sufficiente tempo. Già dal risveglio il sole li ferisce e li indebolisce ma ad un anno di distanza, è questo che gli succede se permangono più di qualche istante sotto i suoi raggi.”

“Volete proprio essere sicuro che siano morti.”

“Capita che alcune di quelle creature cadano in una catalessi ingannevole, un meccanismo di difesa che fa abbassare lo guardia a chi li caccia.”

“Però vi siete sincerato che li decapitassimo tutti.”

“La sicurezza non è mai troppa.” Sorrise Renato.

“Ed ora cosa farete?”

“Riprenderò al più presto il mio viaggio.”

“Non prima d’aver usufruito dell’ospitalità dei Rose, spero.”

“S’intende.”

“Per certo il Conte v’inviterà ad un banchetto che indirà in vostro onore.”

“Sono emozionato. Non mi capita spesso di essere invitato a feste o tanto meno che siano in mio onore.”

“Invero se qualcuno si è guadagnato una mangiata ed una bevuta alla salute quello siete proprio voi. Sicuro che non v’interesserebbe un incarico qui nella nostra Contea?”

“Mi piacerebbe e mi piacerebbe molto lavorare con voi, Rothgar. Siete un guerriero ammirevole ma ho una missione, una missione che viene direttamente dal Signore Onnipotente per bocca del suo santo vescovo e dunque dovrò declinare l’offerta.”

“Me lo aspettavo ma è comunque un peccato.” Rothgar posò la sua mano sulla spalla di Renato in un gesto d’amicizia che l’altro apprezzò contro cambiando.

“Nobile Renato, William era tornato, ancora pallido e sudato ma di nuovo pienamente padrone di sé, a voi il merito d’aver vendicato il nome di Domenico da Theodford.”

“Vostra grazia è troppo buona con me, che sono solo un povero servo del Signore.”

“Sarete un servo del Signore, ma avete dimostrato abilità e coraggio degni d’onore ed è obbligo per me offrirvi ospitalità presso la mia dimore, confermò le previsioni di Rothgar,e pur intuendo che gli ordini che v’ha impartito il Papa v’impongano di riprendere rapidamente il viaggio, spero che possiate comunque concedermi il piacere di potervi avere al mio desco.”

“Il Conte di Rose mantiene fede alle usanze cortesi e alla generosità dei suoi ancestori che alle mie orecchie giunsero essere come leggendarie. È vero che i miei ordini m’impongono soggiorni assai brevi dopo il compimento d’una missione, tuttavia in mancanza di ulteriori disposizioni, m’è concesso un po’ di riposo dopo aver adempiuto al sacro dovere. Dunque, vostra grazia, sarò felice d’usufruire della vostra ospitalità.”

“Potrete usufruirne per quanto ne volete!” Fece con autentica contentezza il ragazzo.

“Credo che una notte sia sufficiente, anche se avrei avuto piacere nel trattenermi di più.”

Il terzetto s’avviò così verso le cavalcature che attendevano poco distanti.

 

 

Fine.