Di
Yuri Lucia
Prologo: l’Arrivo di uno sconosciuto.
“Enrico,” spiegò con la sua voce bassa e
arrochita dal tempo il vecchio Rothgar, un massiccio ufficiale della guardia
personale del Duca di Rose Hills,”
sta facendo del suo meglio per favorire una reale integrazione tra i Normanni e
noi Sassoni. Dio me ne scampi se solo fino a qualche anno prima avessi mai
pensato di dire una cosa del genere: ma è uno dei migliori Re, forse il
migliore, che questo disgraziato regno d’Inghilterra ha avuto dal giorno della
sua nascita. Sta tentando di rafforzare il suo governo senza ledere la dignità
di nessuna delle due fazioni, ammodernando nel contempo le nostre istituzioni,
quali l’amministrazione della giustizia. Più che il chierico, dovrebbero chiamarlo l’avvocato!” Sorrise, evidenziando la mancanza di un incisivo e di un paio di
molari, ed una chiostra assai ingiallita dal mangiare, dalle intemperie e dal
trascorrere degli anni.” Ormai, i
Normanni non sono più gli stessi dei tempi dell’invasione. Hanno perso molta
della loro alterigia, anche se gli piace giocare la parte degli aristocratici,
è delle loro usanze originarie conservano ancora ben poco. Lo hanno definitivamente
dimostrato con il loro scarso interesse nelle questioni riguardanti i loro cugini nel lontano regno delle Due
Sicilie. A tal proposito, sono vere le storie che riguardano quelle terre?
Davvero vi scorrono fiumi di latte e di miele?” Scrutò il suo compagno di
cavalcata, in sella ad un baio il cui manto era d’un colore marrone scuro,
venato saltuariamente da striature che parevano d’un giallo smorto simile a
quello di certe salse con cui si condivano i cibi nelle case dei nobili. Egli
si limitò a scrollare le spalle e disse:
“Latte
e miele? Anche quelle terre hanno i loro problemi, non crediate il contrario.
Tuttavia, è certo che Iddio Onnipotente sia stato generoso nell’elargire
bellezza e grazia alle coste così come ai ruvidi e montuosi entroterra. Vi
prego,” invitò lui,” continuate.” Invito che il vecchio
soldato, dopo aver rimuginato un poco sulle parole udite, accolse.
“La
Contea di Rose Hills è sempre stata la più influente tra quelle che
costituivano il vecchio Regno d’Anglia Orientale, e a Dommoncheaster, la nostra
ormai caduta capitale, non si prendevano decisioni senza prima aver consultato
i Conti di Rose. Del resto erano loro a fornire gran parte dei finanziamenti
all’esercito, nonché il maggior numero di soldati che lo componevano e quando i
vichinghi, quei maiali,” sputò in
terra e si segnò subito con la croce la fronte,” martoriavano le nostre terre, furono i Conti di Rose a
difenderci. Ormai i Sette Regni non esistono più, anche se non sono in pochi a
rimpiangerli, ed è bene che il mio popolo lo accetti. Così come noi venimmo dal
mare a queste lande, così ormai i Normanni vi si sono stabiliti. L’Anglaland, o come la chiamano a Londra,
l’Inghilterra, ha bisogno di un nuovo popolo che la abiti ed esso nascerà
dall’unione di Sassoni, Angli e Normanni. Sempre che a Dio piaccia. Enrico sa
quanto l’avere dalla propria parte l’ultima famiglia nobile Anglosassone che
conserva un reale potere politico e militare nelle proprie mani sia importante
per questo suo processo di unificazione.
Se
i Conti di Rose appoggeranno il Re, la via che porterà alla nascita dei nuovi
inglesi sarà ben più breve e assai meno tortuosa, non come questo vecchio
sentiero periglioso che abbiamo intrapreso.
È
per questo che siete qui, gentile Signore. Il Re ha voluto con tutte le sue
forze che voi giungeste qui dalle terre di Francia dove il vostro operato per
liberare la neo-edificata Fontenay,”
pronunciò in modo stentato quel nome, per via delle difficoltà che aveva
nell’usare la lingua dei franchi,” è
giunta alle sue orecchie e mediante i legami, se pur deboli, che ancora
condivide con la nobiltà di quelle terre, con cui si sta invero preparando
battaglia, vi ha fatto convocare qui.”
L’altro
non replicò. Stava giocando una partita particolarmente infida e pericolosa.
Papa
Gelasio II l’aveva avuto caro al cuore, perché era stato uno degli eroi che,
insieme agli altri dell’Ordine di San Michele Guerriero, aveva contribuito a
liberarlo dalla sua prigionia romana di quasi due anni prima. L’Ordine aveva
ricevuto, in ricompensa per la liberazione e per aver vendicato l’onore della
Chiesa di Cristo e del suo Vescovo, nuovi finanziamenti che ne avevano
rimpinguato le casse, nonostante il momento di crisi politica ed economica che
si trovava ad affrontare il successore di Pietro, ed una sua lettera, giunta alle
corti più importanti d’Europa, conferiva nuovo vigore alla Crociata Silenziosa in cui l’Ordine era impegnato da diverso tempo.
Purtroppo
il pontificato di Gelasio, un uomo la cui saggezza e purezza d’intenti aveva
imparato ad apprezzare, era stato breve e l’Antipapa sembrava più forte che
mai. Per sua fortuna, Gregorio VIII, ben più potente di Callisto II che non si
era chiaramente pronunciato sull’Ordine, sembrava disinteressato alle vicende
della segreta missione a cui lui, ed i suoi confratelli, erano votati.
Chi
avrebbe tratto dunque vantaggio dalle azioni che stavano compiendo? L’Antipapa
o il Papa?
E
a chi si dovevano mostrare fedeli, arrivati a quel punto? Con Gelasio II
avevano fatto una scelta ben precisa ma l’affronto subito dal buon vecchio segnava
una situazione troppo netta per non intervenire mentre ora era tutto confuso ed
i contorni delle vicende assai meno certi.
Forse
l’amicizia di un monarca potente come Enrico I poteva in qualche modo
giovargli. Chiedere ospitalità per una o due generazioni in quell’isola
apparentemente al riparo dalle macchinazioni che minavano il Soglio pontificio,
poteva giocare a favore dell’Ordine stesso che, in virtù del suo statuto,
poteva invocare la neutralità nelle questioni interne al papato e proseguire
per la sua via: l’estirpazione del male; si strinse nel mantello, maledicendo
silenziosamente la nebbiolina che con la sua umidità lo stava angustiando da
più d’un ora abbondante e rimpianse le italiche terre, la madrepatria in preda
a grandi sconvolgimenti che ora gli pareva tristemente troppo lontana.
Aveva
una missione. Era a quella che il suo pensiero doveva fissarsi. Al suo
conseguimento e null’altro.
“E,” disse più che altro per vincere il
languore,” debellare i mostri che
hanno ucciso alcuni appartenenti alla famiglia dei Rose sarebbe un buon modo,
per Enrico, di guadagnarsene favori e simpatie.”
“Il
giovane Domenico da Theodford era un figlio illegittimi del vecchio Conte e,
tuttavia, questi gli era ugualmente affezionato. Non fu riconosciuto per
ragioni di convenienza politica, visto la scandalo che ne sarebbe conseguito se
fosse stata riconosciuta la relazione che aveva avuto con una nobildonna
normanna sposata. Il frutto del peccato venne mandato sin da piccolo in un
convento e li ha vissuto in tranquillità, almeno fin quando i mostri non
arrivarono. A tal proposito: perché siete convinti trattarsi più d’uno?” Chiese
il sassone.
“Semplice.
Nemmeno un mostro del tipo che cerchiamo attualmente avrebbe potuto prendere un
luogo come l’abbazia di Santa Ermengarda completamente da solo. C’era una
guarnigione ben nutrita posta a sua difesa, atta a scoraggiare assalti di
briganti. Inoltre uno solo non avrebbe mai compiuto quella strage. Troppe cose
non collimano con l’idea che sia solo e poi, questi mostri, quando possono
s’aiutano procurandosi dei compagni di disgrazia.”
“Avete
molta esperienza nel cacciarli?”
“Sin
da bambino.” Fu la laconica risposta, mentre sfiorava con la punta delle dita
l’asta della sua lancia.
CAPITOLO
PRIMO
L’inizio
del Viaggio.
I
Anno
del Signore 1119, Regno di Inghilterra.
1
Domenico
Theodford era morto sei mesi prima del suo arrivo, proprio mentre si trovava
nelle terre dei franchi. Sei mesi erano molto tempo per qualcuno che volesse
dileguarsi, facendo perdere le proprie tracce ed un isola che si vantava del
proprio isolamento dal resto del continente, era il luogo ideale per quel
qualcuno. L’errore di base era stato uccidere Theodford, segno che o ignorava
le origini della propria vittima o, magari, si era trattato d’un piano non
andato a buon fine. Se i Conti di Rose non avessero chiesto soddisfazione al
loro desiderio di vendetta, probabilmente lui non si sarebbe mai trovato lì. Arrivarono
in vista del villaggio di Moorchester.
“Spiegatemi
come avete intuito che questo fosse il posto giusto da dove iniziare le vostre
ricerche.” Chiese Rothgar sinceramente stupito.
“Le
tracce che abbiamo seguito dall’Abbazia erano deboli, è vero,” spiegò Renato,” ma ci hanno portato a Long Bridge e da li questo era uno dei
posti più logici, per la distanza, dove dirigersi per quegli esseri: una centro
abitato con un numero sufficiente di potenziali vittime, vigilato ma non
impossibile da infiltrare;” omise
molti particolari del suo ragionamento pensando fosse assai meglio tenerseli
per sé.” E poi, ho avuto molta
fortuna.” Guardò l’uomo che li precedeva nella cavalcata, uno dei soldati che
Rotghar aveva mandato in avanscoperta in cerca di notizie. Notizie che erano
giunte tutt’altro che inattese all’orecchio di Renato da Cave, Cavaliere
dell’Ordine Segreto di San Michele Trionfante e cacciatore di mostri al
servizio del Pastore dei cristiani e di Dio stesso.
Rothgar,
un veterano rotto a diverse esperienze, dovette riconoscere l’inusuale talento
di quell’uomo dallo sguardo apparentemente distratto e dai modi semplici e
confidenziali.
Renato
dal canto suo aveva imparato ad apprezzare le doti del sassone, così come la
sincera lealtà che lo legava ai suoi signori. Gli dispiacque tenerlo all’oscuro
di così tante cose ma del resto, lui aveva una missione precisa e meno gli
altri sapevano, meglio sarebbe stato per lui.
Prudenza
e silenzio gli erano stati raccomandati da chi aveva dato inizio alla sua
caccia, caccia che lo aveva portato dalle coste pugliesi fin lì.
Moorchester
era nei possedimenti dei Conti, non molto distante da Rose Hill, il centro
della contea.
Nella
mente di Renato si delineava via, via uno scenario sempre più preciso.
Arrivarono
in vista del piccolo centro, circondato da un’alta palizzata di legno e
sorvegliato, ai quattro angoli, da torri provviste di piazzola per gli arceri.
“Dunque
è successo due giorni fa?” Chiese per avere ulteriore conferma, conferma che
Rothgar gli diede: “Si, due giorni fa.”
“Il
ragazzo è ancora vivo?”
“Si,
almeno così riferisce il mio uomo.”
“Quando
ci raggiungeranno gli altri?”
“Serve
almeno un giorno al mio messo per raggiungerli. Un giorno e mezzo perché
arrivino qui.”
“Troppo
tempo. Gli uomini della città, in quanto capitano della guardia del Conte, vi
devono obbedienza, vero?”
“Si.
Tuttavia devo anticiparvi che non troverete soldati professionisti. Moorchester
è una città nata su una via di scambi commerciali tra Rose Hill e la contea
confinante. Ci sono artigiani, mercanti, qualche pastore ed agricoltore,
locandieri ma soldati, ben pochi. Hanno una guardia cittadina formata da
volontari.”
“Ce
li faremo bastare.” Sorrise lui accomodante.
“Spero
che bastino. Non potremmo invece attendere l’arrivo dei miei uomini?”
“Vorrei
poterlo fare e lo farei, se pensassi che il rischio sia troppo grande ma non
posso permettermi di lasciarmi sfuggire quell’essere.”
“Parlate
al singolare. Non è il branco di cui ipotizzavamo l’esistenza prima?”
“Le
tracce che portavano in questa direzione erano troppo poche. Il branco
probabilmente ha preso una direzione diversa e questo deve essere un membro
isolato del gruppo. Voglio poterlo interrogare, primo di eliminarlo. Potrebbe
dirmi qualcosa di utile per affrontare gli altri.”
Una
delle guardie civiche di cui prima parlava il soldato sassone gli stava
correndo incontro su un cavallo troppo vecchio per essere lanciato al galoppo.
Si fece riconoscere sventolando un panno con i colori della contea e, una volta
fattosi d’appresso al terzetto e rallentata la sua cavalcatura:
“Nobili
signori! Il vostro arrivo è la risposta alle preghiere elevate a Nostro
Signore! In città già il Capovillaggio v’aspetta.”
La
guardia fece da guida agli uomini inviati in missione dal Conte , conducendoli
così in città.
2
Renato
Antonio da Cave, figlio di Bartolomeo da Roma, era alto un metro e settantadue,
piuttosto piazzato, senza essere pingue, il capo ornato da una riccioli scuri
legati in un’ordinata coda, due sopraciglia folte sopra occhi neri, il naso
leggermente aquilino, una corta barba con sprazzi di bianco a sottolineare la
sua mascella volitiva, grandi e forti mani attraversate da vene azzurrine, una
carnagione arrossata dal sole, durante i suoi viaggi. Gli abiti sobri,
costituiti da una camicia di lana grezza e da brache marrone scuro, da un paio
di stivali di cuoio più scuri, da una sorta di giacca di pelli d’animale e un
mantello nero provvisto di cappuccio. Indossava dei lunghi guanti e portava con
sé una spada simile a quella che utilizzavano gli antichi romani ed una lunga
lancia dalla punta di ferro. Alla sella del cavallo aveva legato l’elmetto,
provvisto di guanciali ruotabili e di un corto cimiero ornato da una coda di
lupo.
Il
giovine che stava di fronte a lui era disorientato dal suo tono impersonale e
freddo, dallo sguardo disinteressato e dall’aspetto che non era certo quello
del grande guerriero. Il padre, capo della guardia della città, gli si era
raccomandato di raccontare tutto a quel signore che godeva della protezione del
Conte in persone e che era accompagnato dal capo della Guardia dei Rose.
“Sissignore,” recitò nuovamente il ragazzo,
ripetendo ancora una volta la risposta già data in precedenza,” erano in due, mi hanno sopraffatto
prendendomi all’improvviso,” non
sfuggì a Renato una nota di vergogna nella voce del giovane,” e mi hanno immobilizzato, mordendomi
sul collo,” mostrò i segni, come già
aveva fatto,” e poi si sono
dileguati, credendomi morto. Erano esseri orribili, dagli occhi di brace ed i
denti aguzzi come coltelli!” L’enfasi
che aggiunse a quelle parole era esagerata, anche per quel tipo di racconto e
nemmeno questo sfuggì a Renato, così come gli sguardi che il giovane lanciava
di soppiatto al padre, presente all’interrogatorio.” Confesso d’aver temuto per la mia stessa vita! Devo ringraziare
Dio e tutti i Santi per essere ancora qui per potervi raccontare di questo
indicibile orrore.”
Renato
meditò attentamente sulle parole del giovane, mentre Rothgar lo scrutava,
tentando di indovinarne i pensieri, e dopo alcuni secondi di silenzio, con
grande semplicità chiese:
“Lei
che aspetto aveva?”
Il
ragazzo, la cui carnagione risentiva ancora degli effetti dell’attacco subito,
riuscì ad impallidire ulteriormente e chiese, balbettando: “lei?”
“Lei,” confermò Renato,” perché si trattava di una lei, peraltro sola. Voglio sapere che
aspetto ha.”
Il
padre del giovane, un uomo voluminoso, che aveva superato la quarantina,
rivolse subito uno sguardo interrogativo a Rothgar che gli fece cenno di
rimanere in silenzio.
“Messere,
io non capisco,” tentò di difendersi,” perché affermate che?...”
“Perché,” lo interruppe senza troppi
complimenti,” le tracce che ci hanno
portato qui sono di una sola creatura ed il luogo è ben vigilato. Tuo padre,” indicò l’uomo con l’indice,” ha organizzato bene il servizio di
sorveglianza del perimetro cittadino e le mura sono solide, prive di varchi incustoditi.
Per introdursi nel villaggio, senza ingaggiare un combattimento e senza che
nessuno se ne accorgesse, quella cosa è riuscita a farsi aprire la porta da
qualcuno. Da te, ragazzo. E se gli hai aperto la porta spontaneamente, è stato
perché non aveva un aspetto pericoloso, vero? Cos’era? Una vecchia signora in
ambasce? Una donna dall’aspetto materno e rasserenante? O forse era una
giovinetta?” Il ragazzo tremava e
Renato inarcò un sopraciglio.” Era
una giovinetta. Tu l’hai fatta entrare perché era una ragazza giovane. Cosa ti
ha detto? Che era stata derubata lungo la via? Che si era smarrita? Che aveva
bisogno d’aiuto?”
“Basta
così!” Tuonò il di lui padre.” State dando del bugiardo a mio
figlio?!” Renato con un gesto trattenne Rothgar dall’intervenire e senza né
accusa, né recriminazione controbatté:
“Sto dicendo che vostro figlio è un giovane che ama molto la famiglia e
probabilmente nutre per voi un grande rispetto, così forte che ha avuto paura
della vergogna che avrebbe potuto procurarvi se aveste saputo subito cosa era
successo. Magari ha anche temuto che al villaggio lo potessero additare come
incapace e stupido. Stupido lo è stato ma della stupidità di cui delle volte la
gioventù e l’orgoglio ci fa macchiare. L’avevate assegnato voi stesso alla cura
della porta ovest, vero? Ed è stato lui ad insistere per entrare nella guardia
della città. Un figlio che vuole compiacere un padre è una cosa naturale,” fece comprensivo,” ed è altrettanto naturale che non volesse deludervi. Era solo e
concentrato sul suo compito per questo non avrebbe mai aperto facilmente ad un
uomo che si fosse avvicinato alle mura, non prima di aver chiamato i suoi
compagni per accertarsi delle sue reali intenzioni. Ha aperto la porta da solo,
credendo d’avere a che fare con qualcuno d’indifeso. Lei era una ragazza ai
suoi occhi, probabilmente una ragazza attraente,” gli lanciò un’occhiata che confermò anche questa sua tesi,” e lo ha avvicinato facendo leva su
questo. Poi lo ha attaccato, suggendogli il sangue, affamata e lo ha
abbandonato dopo essersene nutrita. Dunque, ragazzo, è andata così?”
“Si
…” Pianse amare lacrime di costernazione sotto lo sguardo allibito del padre.
“Johan!
Perché non lo hai detto subito?...” Il padre non riuscì a dire altro.
“Johan,” intervenne subito Renato, deciso a
sfruttare quel momento, prima che il ragazzo crollando si chiudesse in sé,” devi descrivermela, ora. È l’unico
modo che hai per fare ammenda della tua menzogna.”
Il
giovine parve sul punto di spezzarsi, talmente era fragile in quel momento la
sua mente, piegata dall’umiliazione che avvertiva per essersi fatto ingannare
dalla creatura e, peggio, perché l’inganno perpetrato a sua volta da lui stesso
per mascherare il proprio fallimento era stato rivelato direttamente alle
orecchie del padre.
“Era
più bassa di me, di circa due spanne e mezzo. Non poteva avere più di tredici o
quattordici anni. Sembrava in età da marito. Il suo corpo era esile come un
legno nel canneto e pareva che il vento che, in quel giorno, soffiava gelido
potesse portarsela via con il suo soffio. I capelli erano neri come la notte,
corti, e contrastavano con la sua carnagione pallida, quasi esangue. I suoi
occhi erano grandi e scuri e …” Sembrò incapace di trovare altre parole.
“Ti
ha detto il suo nome?” Chiese paziente Renato.
“Agata.”
Pronunciò con un filo di voce.
Renato
assentì soddisfatto e, con fermezza: “Mostrami le braccia. Tira su le maniche
della camicia”.
Di
nuovo il ragazzo parve disorientato ma non trovò alcun conforto nello sguardo
paterno che fissava mortificato il pavimento di pietra.
“Coraggio
giovane, fai come ti dice.” Consigliò con altrettanta fermezza Rotghar.
Scoperte
che furono, le braccia vennero esaminate dal cacciatore di mostri.
“Ora
calati le brache.” A tale richiesta stavolta il padre ebbe una reazione che fu
subito smorzata dal vicino Capitano della guardia.
Invano
il ragazzo tentò di borbottare qualcosa ma, vinto, alla fine cedette.
Si
coprì il volto con entrambe le mani, singhiozzando mentre Renato ispezionava le
sue parti basse.
Soddisfatto
l’uomo lo invitò a coprire le nudità e, rivolgendosi al padre di lui:
“Portatelo a casa, curatevi che dorma la notte, ben coperto, ‘si da sudare
parecchio e dategli da mangiare solo zuppe a base di verdura, evitando la
carne. Aggiungeteci distillati di rosa selvatica, biancospino ed aglio. Fatelo
riposare. Tutto questo per almeno tre giorni e dopo di ché, battetelo
severamente, ‘si da ricordarsi di diffidare anche innanzi all’apparente
innocenza.” Poi, fattosi d’appresso
il costernato genitore, al suo orecchio mormorò:” Non troppo forte, però. È pur
sempre un ragazzo e il suo errore non è stato compiuto in malafede, per quanto
sia stato grave.” Gli dette una pacca di solidale comprensione ed uscì dalla
tenda con Rothgar al suo fianco.
3
Berardo
di Dover non si era mai sentito a suo agio in quella città di Sassoni. Lui che
era per tre quarti del suo sangue normanno, aveva percepito più d’una volta
l’aperta ostilità degli abitanti, ostilità trattenuta più dal rispetto per
l’anziano abate del convento di San Sebastiano che non per l’abito che
indossava.
Non
avrebbero mai dovuto mandarlo lì, a completare il suo percorso per divenire un
amanuense ma così era stato deciso dal Vescovo di Dover che in un colpo solo
aveva accontentato le richieste provenute dalla abbazia di Rose Hill, bisognosa
di almeno due nuovi novizi che li aiutassero nei quotidiani lavori, e aveva
alleggerito San Giovanni in Dover d’una bocca da sfamare.
Berardo
doveva ammettere che i confratelli erano gentili con lui e che fin tanto che
rimaneva nella sala dove venivano vergati i grandi volumi rilegati in pelle, si
sentiva al sicuro.
Gli
piaceva il suo lavoro d’amanuense, l’odore della pergamena, l’inchiostro, le
eleganti geometrie che prendevano vita da ogni suo movimento e di cui era
maestro dal talento indiscusso, nonostante la giovane età.
Quando
era morto l’abate era stato davvero addolorato. Era un uomo buono, dai modi
umili e dal carattere allegro e generoso. Pensava che davvero fosse stato
toccato dalla Grazia Divina. Le lotte interne per la successione gli erano
parse indegne ma mai avrebbe creduto che si sarebbero risolte in quel modo:
mandare lui a dare supporto a quella coppia di guerrieri; uno era il Capo delle
Guardie di Rose Hill, e l’aveva visto in almeno altre due occasioni. L’altro
veniva da terre straniere, dalle terre del Papa. Doveva trattarsi di un uomo di
alto rango o di grande prestigio avendo con sé un documento firmato dal Santo
Padre in persona che raccomandava a tutti i buoni e devoti cristiani che lo
avessero incontrato di offrirgli aiuto e sostengo.
Tuttavia,
quando gli era stato spiegato, se pur sommariamente, a cosa stavano dando la
caccia quei due uomini, si sentì svenire. Aveva sentito tante storie, da
bambino, su esseri demoniaci e orripilanti ma mai avrebbe creduto, in vita sua,
di essere sul punto di vederne uno.
“Andrai
più che bene, fratello.” Gli aveva detto sorridendo Renato quando gli aveva
obbiettato che forse la sua giovane età e la sua inesperienza in tale campo lo
rendeva il candidato meno adatto a dar loro conforto ed aiuto per la missione
che s’accingevano a compiere.
Il
terzetto camminava per le strade di Moorchester, ognuno avvolto nel proprio
mantello, in attesa dell’alba.
“Perché
avete chiesto a quel ragazzo di mostrarvi le braccia e le proprie vergogne?”
Chiese Rothgar.
“Per
vedere se l’essere lo avesse morso altrove, oltre che al collo.”
“Non
c’è il rischio che il ragazzo sia stato …”
il monaco s’era voluto inserire nella conversazione per vincere la paura
che sembrava non volesse allentare la sua presa e, dopo un attimo di pausa,
scegliendo il termine che gli pareva più appropriato:” maledetto dalla creatura?”
Renato
gli lanciò un’occhiata interrogativa, dovuta all’accento dell’uomo che gli
rendeva difficile capire cosa stesse dicendo, poi, dopo aver dedotto il senso
della domanda, scosse la testa:
“No,
no. Non c’è pericolo. Non è così che accade.”
Il
monaco, incuriosito, chiese: “Mi è stato detto dal padre del ragazzo della
vostra, come chiamarla, ispezione.”
“Alludete
al fatto che l’ho fatto spogliare?”
“Si.”
Ammise imbarazzato il religioso.
“I
mostri che sto cercando sono come i ragni.”
Anche
Rothgar lanciò uno sguardo incuriosito in direzione di Renato.
“I
ragni, come molti predatori, non si nutrono di cadaveri, anzi, nel loro caso la
preda deve essere viva. Per questo gli inoculano un veleno che, anziché
uccidere, paralizza in modo da poter consumare il proprio pasto con
tranquillità.
Quegli
esseri fanno la stessa cosa: iniettano, con il morso, un veleno; la differenza
sta nel fatto che tale veleno non paralizza ma rilassa. I muscoli perdono
forza, la nebbia scende sulle menti, quasi un sonno irresistibile
s’impossessasse di esse. In questo modo possono penetrare i vasi delle loro
vittime senza romperli e questo spiega perché esse raramente, una volta aggredite,
riescano a ribellarsi o a dare l’allarme. L’effetto del veleno cambia in poco
tempo ed il cuore del malcapitato comincia a battere sempre più velocemente ed
un crescente senso d’eccitazione lo pervade. Il sangue corre molto più
velocemente, vene ed arterie si gonfiano rendendo la suzione più semplice alla
creatura. Questo brusco virare dal torpore all’eccitazione fa provare un
piacere fortissimo, sperimentato raramente in vita propria. Ora, questi mostri
posseggono un particolare carisma. C’è qualcosa nella loro voce, nei loro
movimenti, persino nel loro odore che può spingere ad abbassare la guardia,
confondere i pensieri un po’ come noi, cacciando taluni uccelli, ci serviamo
della luce riflessa degli specchietti per distrarli. Tale carisma non può
spingere però qualcuno a compiere azioni contro la propria volontà, specie se
complesse a meno che l’essere non s’avvalga dell’inganno per supportare le
proprie richieste. Il problema è con le vittime. Il piacere indotto dal morso
può creare una dipendenza. Bastano pochi morsi, due o tre, ed i soggetti meno
forti cominciano ad avvertire forte il desiderio di sperimentare ancora
l’esperienza.” Berardo si segnò
rapidamente, quasi a voler cacciare le immagini conturbanti che si formarono
nella sua mente nonostante la sua espressione rivelasse il suo desiderio di
sapere ancora di più.” Su queste
persone, il carisma di quei diavoli ha una presa molto più forte. Al punto che
se il soggetto è sufficientemente suggestionabile, può essere spinto ad agire
anche contro la propria volontà, fino al punto di farsi del male o addirittura
di farne alle persone a lui care. Le vittime non vengono mai morse due volte
nello stesso punto e questo perché dopo il morso la vena collassa quasi subito
divenendo inservibile per un po’. Allora
vengono scelte altre sedi per il morso. La piega dei gomiti, delle ginocchia,
l’inguine.” Berardo si segnò
nuovamente ma s’avvicinò per ascoltare meglio, così come Rotghar.” Il veleno viene rilasciato in una
certa dose ad ogni morso ed ecco perché, se vogliono indurre rapidamente la
dipendenza, mordono più d’una volta il disgraziato di turno in pochi minuti.”
“Pensavi
potesse averlo fatto con il ragazzo?” Chiese il sassone.
“Possibile,
visto che era ancora vivo. Se avesse voluto ucciderlo, avrebbe scelto
un’arteria e lo avrebbe dissanguato rapidamente o lo avrebbe lasciato lì, a
morire. Invece ha scelto una vena.”
“Perché
lo ha risparmiato secondo voi?”
“Perché
non è ancora del tutto trasformata.”
Il
religioso ed il soldato si scambiarono un’occhiata. Fu il primo a prendere la
parola.
“Cosa
intendete?”
“Questi
esseri non possono avere figli. Sono sterili. Anche accoppiandosi tra di loro,
il risultato è sempre lo stesso. Eppure agli esseri umani sono accomunati dal
desiderio di perpetrare la propria stirpe e hanno un solo modo per farlo.”
“Contagiando
con il morso?” Azzardò Berardo.
“Il
principio è giusto anche se non il mezzo utilizzato. Si tratta d’una
superstizione. Le vittime a cui viene succhiato il sangue, al più, divengono
succubi. Vi ho già spiegato quale è il procedimento. No, deve avvenire il
contrario. L’iniziato, termine con cui chiamano gli uomini e le donne
prescelti, devono bere il sangue del loro artefice, termine con cui è indicato
colui il quale li ha scelti e li trasmuterà. Tale sangue viene bevuto dopo che
a loro volta il loro è stato bevuto, in quantità tale da lasciarli quasi morti.
Quasi. Il sangue dell’artefice, mischiato a quello dell’iniziato, viene fatto
bere a quest’ultimo che poi muore per il salasso subito. È allora che quello che
loro chiamano il balsamo prodigioso comincia ad agire, permeando i tessuti e
cambiandoli. Di solito, se il processo va come deve, il nuovo mostro si sveglia
dalla propria morte dopo tre o sette giorni.
Inizialmente
però, la propria anima non è persa, così come si è comunemente portati a
pensare. Questo, purtroppo per loro visto che deve fare i conti con gli istinti
oscuri e ferini che si fanno largo prepotentemente nella mente. Il bisogno di
sangue è forte e devono nutrirsi. Dopo la prima vittima, il sollievo provato
induce all’illusione che si possa acquisire un controllo su sé stessi ma è solo
illusione, per l’appunto. Quando la sete fa sentire ancora il suo oppressivo
morso è ancora più forte e feroce della prima volta e a quel punto, dopo la
seconda o terza vittima, l’essere è irrimediabilmente perduto.
Una
volta, un sant’uomo che viveva nei pressi di Genova venne tramutato contro la
propria volontà, aggredito, stordito e costretto a bere il balsamo. Tuttavia il
suo spirito era così forte che fuggì dal suo artefice e dopo averlo denunciato
alle locali autorità, si tolse la vita.
Poveretto,
s’infilò un paletto da solo nel cuore.”
“Veramente?”
Grande era la meraviglia di Berardo per il racconto di Renato.
“Io
ero lì. Al tempo ero solo un apprendista. Avevo iniziato da poco il mio cammino
ed ero con il mio mentore, l’uomo che mi ha insegnato tutto sull’arte della
caccia agli impuri.”
“Tu
pensi che questa ragazza sia stata trasformata da poco, nevvero?”
Renato
era ammirato dall’acutezza di Rothgar e gli rispose:
“Si.
Non ha ucciso il ragazzo, quando gli sarebbe convenuto farlo. Lo ha
risparmiato. Dal suo risveglio ad oggi, probabilmente, ha bevuto solo sangue di
animali incontrati lungo il suo cammino. Il sangue d’animale è solo un
paliativo per questi esseri e alla lunga non può sostituire più quello umano di
cui hanno bisogno per sopravvivere. La sete deve essere lancinante ma è
riuscita a mantenere il controllo, dimostrando una forte volontà. Non durerà.
Presto o tardi si lascerà andare ed ucciderà. L’istinto è troppo forte e il
bisogno di nutrimento persino di più. Inoltre si capisce che sia inesperta,
altrimenti non avremmo mai capito che era stato uno dei camminatori delle
tenebre ad aggredire il ragazzo.”
“Perché?”
La domanda venne da Berardo.
I
tre s’avvicinarono nei pressi d’un grande magazzino dove venivano ammassate le
provviste per l’inverno: grano, frutta, carne essiccata; Renato fece cenno loro
di fermarsi e scrutò attraverso il buio il profilo dell’edificio, quasi fosse
in cerca di qualcosa e poi, a bassa voce, rispose:
“Il
loro sangue ha, in piccola misura, proprietà curative. Se ne viene versata
qualche goccia su di una ferita, ad esempio, essa guarisce. È un processo
ingannevole. Se si tratta del colpo d’un pugnale, ad esempio, sotto rimarrà la cavità
procurata dalla lama. Tuttavia è un trucco efficace se si vuole coprire le
proprie tracce. Basta versare un po’ del proprio sangue maledetto sui fori
procurati dal morso”, si indicò con
indice e medio la giugulare,” ed il
gioco è fatto. Vi renderete conto che c’è qualcosa che non và solo se vi
rendeste conto che il cadavere è insolitamente leggero. Con i bambini tale
differenza è meno apprezzabile. Lei non conosce questo trucco. Non le è stato
insegnato. Non lo ha ancora scoperto.”
“Se
è così, è perché qualcuno l’ha trasmutata come dite voi,” osservò Rothgar, anche lui intento a studiare le forme del basso
edificio di legno e pietra,” deve
esserci per forza un artefice. Perché l’ha abbandonata?”
“Ottima
osservazione,” il complimento era sincero
e carico di stima,” ed effettivamente
gli artefici si prendono sempre cura dei loro iniziati. Gli fanno da maestro e
da genitore al medesimo tempo e l’iniziato entra a far parte del branco, questo
fin quando, una volta maturo, non manifesti apertamente il desiderio di
formarne uno suo. A Longbridge c’è stata un’epidemia, ricordate?”
“Si,
certo. Le ceneri delle pire erano ancora calde.”
“Poveri
disgraziati,” intervenne Berardo, il
tono della voce adeguatosi a quello dei due guerrieri,” ne ho sentito parlare. Pochi giorni da qui. Una vera tragedia.
Persino il locale monastero ne è stato colpito. Sono tutti, o quasi, morti per
delle violenti febbri. Abbiamo pregato molto per le loro anime.”
“La
ragazza viene da lì,” spiegò Renato,” l’hanno scelta tra i moribondi.
Probabile che le abbiano detto che era l’unico modo per salvarsi e la
poveretta, confusa dalla malattia e dalla paura ha accettato, senza capire bene
a cosa andava incontro.”
“Hanno
portato loro la pestilenza?” Berardo
trattenne a stento un gridolino d’indignazione e sgomento.” E se anche lei diffondesse il morbo?” Non riuscì a non nascondere
il timore e lanciò un’occhiata carica di paura al magazzino.
“Anche
questa è superstizione.” Lo rassicurò
Renato.” Fin tanto che bevono sangue
umano con una certa regolarità questi abomini non invecchiano, non muoiono e
sono immuni da veleni e malanni. Proprio perché immuni ai demoni portatori dei
malanni, non possono portarli con sé. Non sono loro a portare le malattie, come
pensano in alcuni luoghi d’Europa ma sono loro a seguirne le rotte. Vanno nei
luoghi dove si spande il contagio in quanto territori di caccia ideali:
difficile distinguere un morto vittima del malanno ed uno della loro fame;
inoltre è anche un luogo eccellente per reclutare, per il motivo che vi
spiegavo prima. È facile convincere chi non ha niente da perdere, specie
forzandolo con il proprio infernale carisma. Questi voraci parassiti raramente
si fermano in un luogo per troppo tempo perché, alla lunga, la loro presenza
sarebbe notata e dunque dopo un certo periodo di tempo riprendono il loro
scellerato girovagare. Capita delle volte che i loro iniziati si risveglino
dopo un periodo di tempo superiore ai sette giorni. Poiché superato il settimo
giorno raramente rischiano la permanenza, non avendo la certezza che l’iniziato
abbia completato la metamorfosi o sia invece definitivamente morto, gli
piantano un paletto nel cuore.”
“E
perché mai?” Berardo era stupito.
“Per
non lasciare indietro un mostro sprovvisto del necessario addestramento, facile
da catturare e che potrebbe divenire una fonte d’informazioni pericolose per
gli umani.” Era stato Rothgar a dare la risposta questa volta e Renato assentì
compiaciuto.
“Sareste
stato un ottimo cacciatore.” Asserì con grande serietà.
“Ringrazio
Iddio di non esserlo. Non vi invidio, messere.”
“Ed
ora che faremo?” Berardo era sempre
più preoccupato.” Vi siete fermato
qui, come se sospettaste che la povera disgraziata si trovi li dentro. Perché
avete questo sentore? Non potrebbe essere scappata da qui? E se è vero quegli
esseri piantano un paletto nel petto di quelli che non sono sicuri siano stati
mutati, perché lei è qui?”
“
Non è scappata. Non saprebbe dove andare. Questa è la prima città che incontra
dopo giorni. È un centro abitato che le offre la possibilità di predare esseri
umani e questo lo sa, nonostante le sue remore. Ormai ha aggredito un
guardiano, lasciandolo in vita e non può non sospettare che abbia rivelato
particolari su di lei. Si aspetterà una battuta di caccia nei boschi e perciò
si è nascosta qui, nel cuore di questo bel centro abitato. Il magazzino ha
anche un piano sotterraneo, vero? Una cantina.”
“Si,
messer Renato.” Confermò Rothgar.
“Il
sole è anatema per queste creature e dunque avrà bisogno di un luogo in cui
ripararsi dai suoi effetti nefasti. Un luogo oscuro, nascosto, in cui dormire
di giorno e da cui poter uscire la notte. E per rispondere alla vostra ultima
domanda, fratello, chi può dirlo? Forse il suo artefice non ha avuto il tempo
di farlo. Chissà cosa è successo a Long bridge.”
4
Gli
uomini della locale guardia erano stati radunati rapidamente e, come ordinato
loro, si erano messi a disposizione di Renato e Rothgar. Quest’ultimo aveva
obbiettato: “Perché non diamo semplicemente fuoco al magazzino? Se davvero si
trova lì, la faremo fuori in modo sicuro.”
“Lei
è nella cantina. Per quanto ne sappiamo il fuoco potrebbe anche non arrivare
sin lì e tenendo conto della resistenza di cui è dotata, sopravviverebbe. E
poi, troppo rischioso. Basterebbe un po’ di vento e l’intera Moorchester
diverebbe un rogo.”
“Allora
perché non aspettare che arrivino i miei uomini?”
“Lei
potrebbe scappare nel frattempo e questo non posso permetterlo. Conto ancora di
scoprire qualcosa sui chi l’ha trasmutata. Mi bastano anche poche
informazioni.”
Berardo
invece si era sentito sollevato quando gli era stato detto che non avrebbe
dovuto entrare con loro.
“Non
si è ancora completamente trasformata e la sua anima non è totalmente persa.
Purtroppo il demone che ora vive in lei, sebbene non abbia ancora il completo
controllo, può farsi scudo di essa. Le sue preghiere e gli esorcismi non lo
indebolirebbero ma lo farebbero solo arrabbiare di più, un po’ come se
pungolasse un toro sui testicoli.”
Al
frate la spiegazione andò benissimo e non insistette, nonostante una parte di
lui provasse una morbosa curiosità: vedere una delle diaboliche creature di
satana di cui spesso sentiva parlare nelle prediche; si limitò di buon grado ad
impartire la benedizione agli uomini e alle armi, mentre Renato spiegava:
“Quando entreremo, avvertirà quasi subito la nostra presenza, per quanto
tenteremo di muoverci in silenzio. Siamo troppi per nasconderci da lei e dunque
dovremo agire contando sulla rapidità, circondandola il più velocemente
possibile. I loro occhi sono molto sensibili alla luce e per proteggersi da una
fonte luminosa altrimenti intollerabile, come le torce che useremo, si forma
quasi istantaneamente una patina nera che li copre completamente, lasciando
solo intravedere le pupille, che divengono rosse ed estremamente ristrette. In
questo stato sono quasi completamente ciechi ma hanno un tatto sviluppato e si
acuisce ulteriormente per supplire alla mancanza di vista. Sentirà la stessa
aria che sposteremo per muoverci e le vibrazioni attraverso il pavimento le
diranno esattamente dove siamo. È inesperta ma la paura la farà agire d’istinto
ed il loro istinto è quello del predatore. Vi mostrerà i denti e vedrete che
presa dalla frenesia che la pervaderà rapida, le gengive si ritireranno e che
proprio in corrispondenza dei canini,”
mostrò loro i denti per un istante,”
spunteranno due zanne aguzze, strette e lunghe, simili a quelle d’un serpente.
Basterà un morso, anche breve, per farvi accasciare in terra, inermi. State
attenti anche alle unghie. Se ne formano, sopra le sue, altre più lunghe ed
acuminate. Non può trasmettere il suo veleno tramite quelle ma se vi fa
sanguinare, sentirà l’odore del sangue. Il suo naso è particolarmente sensibile
all’odore del sangue umano. Usate i sacchetti di pepe selvatico ed aglio
tritato. Apriteli e avrà una brutta sorpresa. Al culmine della rabbia non
sentono dolore e se la ferite il sangue smette quasi all’istante di sgorgare.
Non conviene dunque colpire a caso. Usate le picche per tenerla a distanza.
Mirate al cuore, assicurandovi di trapassarlo completamente, o alla testa, al
cervello. Randelli e coltellacci non produrrebbero un grosso effetto. È
giovane, poco nutrita e dunque non molto forte ma non sottovalutatela. Può
comunque tenere testa ad ognuno di voi. Forse parlerà, utilizzerà il suo
carisma per cercare di farvi abbassare la guardia. Non pensate alle sue parole,
focalizzate la mente su altro. Pregate, pensate alle vostre famiglie, al fatto
che quello che avete di fronte, nonostante l’aspetto, è una bestia famelica.
Una volta costretta con le spalle al muro, non tentate colpi di testa. Lasciate
che prima le parli. Siamo intesi?”
Tutti
assentirono con grande serietà. Qualcuno deglutì. Qualcuno si fece il segno
della croce.
Il
sole stava sorgendo ma faticava a far sentire la sua presenza, a causa della
coltre di nubi che attraversavano minacciose il cielo. Potevano contare su un
alleato meno potente di quanto il crociato avrebbe sperato.
Renato
si piegò sul ginocchio, dopo aver infisso la sua lancia in terra e, raccoltosi
in preghiera recitò: “Oh Dio dei Cieli, Signore degli Eserciti che regni nella
Gerusalemme Celeste a te mi rivolgo, umile ed indegno, per ricevere la
benedizione della forza e del coraggio. A te chiedo di porre la tua creatura,
Michele condottiero d’angeli e dalla spada fiammeggiante, al mio fianco ‘si da
ispirare le mie azioni ed essermi sprone ad avanzare senza ritirarmi. Rendete,
o santi e beati, sicuro il mio passo e private di paura il mio cuore.
Benedicite i miei compagni d’arme e fate ‘si che possano tornare sani e salvi
alle loro famiglie, ai loro cari o che possano morire con onore, servendo il
Signore, e poter così essere assunti in Cielo, come martiri della Fede.” A
quelle ultime parole qualcuno sudò freddo. Rothgar si segnò quasi
contemporaneamente a Renato.
“Questa
è la preghiera che dicono quelli del tuo ordine prima di iniziare una caccia?”
“Questo
è il canto di guerra che intoniamo, prima d’una battaglia.” I due veterani si
scambiarono un sorriso di rispettosa intesa e, alla testa di sette uomini
armati di lunghe pertiche terminanti in punte di ferro, penetrarono nel
magazzino, sotto la sguardo attento di Berardo che, in silenzio, pregò con
sincero interesse a ‘che potessero compiere con successo la propria missione e
tornare a casa.
Renato,
alla testa del gruppo, seguito da Rothgar che era pronto a difendergli il
fianco destro, avanzò, torcia alla mano, illuminando il cammino attraverso
l’ambiente dove erano ammassate le scorte alimentari. Un’idea dei borgomastri
del luogo che in questo modo, nei mesi più rigidi, garantivano alla popolazione
la possibilità di poter comunque consumare almeno un pasto al giorno, specie
alle famiglie meno abbienti o comunque più sfortunate. Ognuno contribuiva in
proporzione alle proprie possibilità, nobili e ricchi compresi Renato, in un
altro momento, avrebbe ammirato quel comportamento avveduto e civile ma era
concentrato sulla botola davanti a sé.
Vi
erano solo quattro grandi finestre chiuse però da pesanti battenti, bloccati a
loro volta da spesse tavole di legno in modo da impedire ad eventuali ladri di
intrufolarsi nel locale durante la notte.
Il
buio avvolgeva tutto pesantemente e confermò l’idea del cacciatore che fosse un
nascondiglio ideale per uno di quegli orrori.
Gli
stivali pestarono il freddo pavimento di pietra su cui s’erano accumulati terriccio
e paglia. Alcuni topi, spaventati dalla loro presenza presero la via della
fuga, la stessa che volevano tagliare alla giovane dannata a cui stavano dando
la caccia.
Scesero,
dopo aver gettato una torcia accesa sul fondo, in modo da illuminare la cantina
dove venivano conservate le botti con gli oli ed il vino. Teneva la sua lancia
pronta a colpire, in ogni istante.
Fu
un attimo e dal buio arrivò il violento assalto.
5
La
punta della lancia le aveva lacerato la guancia destra. Renato l’aveva fatta
scattare a frusta ben prima che lei potesse farsi sufficientemente vicina ‘si
da poterlo mordere o anche solo graffiare.
Era
basita dalla rapidità con cui l’uomo aveva reagito.
“Sapevo
che l’avresti fatto.” Sembrò che
avesse letto il suo pensiero quando, con calma, pronunciò quelle parole. La sua
tranquillità strideva con l’irrequietezza e la paura degli uomini che erano con
lui. Solo l’altro uomo dall’aspetto maturo, un sassone, era altrettanto
controllato. Non le sfuggì che, dispostisi con diligenza e velocità, nonostante
i timori, a semicerchio la stavano costringendo con le spalle al muro. Lui
proseguì.” Ho dato la caccia a molti
altri come te.”
“Davvero?”
La domanda le era sfuggita, spontanea e carica di stupore.
“Davvero.” Assicurò lui.” Lo faccio da molto tempo, da prima che tu nascessi e, credimi,
sono divenuto abbastanza bravo nel mio lavoro.”
“Vuoi
uccidermi?” La sua voce tremò, come la fiamma di una candela sfiorata dal
vento.
Nonostante
quegli occhi atterrenti e le zanne, il suo era il volto di una bambina. Era
donna da troppo poco tempo per aver perso l’innocenza, nonostante avesse
assaggiato il sangue umano. Renato la guardò, senza odio o disprezzo.
“Non
lo voglio. Se potessi, piccola mia, ti lascerei andare.” Lei aprì la bocca, come per dire qualcosa ma esitò e l’uomo
aggiunse:” ma ti mentirei se ti dicessi
che lo farò. Hai aggredito un giovane, nutrendotene.”
“Ma
l’ho risparmiato!” Piagnucolò infantilmente, giustificandosi.
Rothgar
aveva una figlia dell’età di quella ragazza. Si sarebbe sposata la prossima
primavera e nonostante il suo carattere burbero e riservato le era molto
legato. Penso se al suo angelo fosse successa la stessa cosa. Il cuore,
nonostante fosse un uomo avvezzo alle asperità della vita, si strinse e provò
pietà per la giovinetta, arrivando ad immaginare cosa doveva provare Renato nel
compiere il suo dovere. Quest’ultimo: “Lo hai fatto perché sei una ragazza
forte e d’animo buono. Lo hai fatto perché sei ancora umana, nonostante quello
che ti hanno fatto. Sai benissimo che non durerà. Puoi sentire dentro di te il
cambiamento che continua, defraudandoti ogni momento sempre più dei tuoi freni,
delle inibizioni, del senso del bene e del male, alimentando la rabbia, l’odio
ed il desiderio. La fame cresce ed il demone che vive dentro di te urla. Quanto
ancora lo terrai sotto controllo? Giorni? Ore? La prossima volta che uscirai
per andare a cacciare, ucciderai. Non lo farai intenzionalmente ma lo farai ed
allora sarai perduta per sempre. Vuoi questo?”
Lei
singhiozzò, asciugando le lacrime scivolate sin al labbro superiore con il
dorso della mano.
“No
…” Rispose.
“Lo
sapevo. Sei una brava ragazza.”
“Se
lo fossi stata …”
“Non
dirlo.” Fu con grande tenerezza che
pronunciò quelle parole.” Chiunque
avrebbe accettato al tuo posto. Anche io, se non avessi avuto ben chiaro cosa
mi veniva offerto, avrei acconsentito ad essere trasmutato. Loro non vogliono iniziati recalcitranti nei
loro ranghi ma si servono, spesso, dell’inganno per far proseliti. Tu eri
spaventata, vero? Il morbo che ha falciato la gente a Longbridge t’aveva
colpita.”
“Ho
visto i miei genitori, i miei fratelli, le mie sorelle, il mio promesso sposo
cadere, uno dopo l’altro, inesorabilmente.”
Lo strazio impregnava ogni parola, ogni sillaba, mentre dolorosamente ricordava
quei giorni.” Quando loro sono
arrivati, ero sdraiata a terra, nella capanna comune dove ci portavano a
morire, vicino alla mia sorellina. Per lei era troppo tardi, mi dissero. Per me
c’era speranza. SPERANZA!” Un
rabbioso sorriso beffardo, per un attimo, le deformò il volto. Con amarezza
proseguì:” Lui mi parlò. La sua voce
era così suadente e calda. Sembrava rasserenarmi mentre intorno a me era solo
morte e dolore.” Per un istante il
suo sguardo vagò senza meta nella cantina, come se non si trovasse realmente lì
ma fosse tornata nell’inferno di paura a cui la malattia l’aveva condannata.” Se solo avessi immaginato …” Si coprì
il volto per la vergogna.
“Non
potevi. Nessuno può. Lui come era? Puoi descrivermelo?”
Lei
assentì: “Il suo cranio era privo di capelli, come se non li avesse mai avuti e
non v’erano né barba, né baffi su quel suo volto emaciato, lungo ed affilato
come la lama d’una falce. Solo due sopraciglia, folte, in modo eccezionale,
sopra due occhi scuri e molto vicini ad un naso adunco, come il becco d’un
rapace. Sul dorso della mani, aveva della peluria, così nera da contrastare con
la pelle, del color del latte. Parlava con un accento che quasi mi rendeva
difficile comprendere ciò che mi diceva ed i suoi modi erano gentili, come
quelli d’un nobiluomo. Io …”
s’interruppe, la voce rotta da una serie di singulti, le mani che tremavano,” non avrei mai creduto possibile che
fosse …”
Strinse
gli occhi, come se stesse cercando di scacciare un incubo che la tormentava.
Anche
gli uomini presenti, proprio come Rothgar, avevano dei figli e delle figlie.
Erano scesi col timore d’affrontare un mostro ed ora si ritrovavano a
contemplare una vittima. Mormorano, ognuno dentro il silenzio della propria
testa, una preghiera, a che Dio potesse aiutare quella sventurata.
Renato
la fissò, ringraziandola: “Quello che mi hai detto mi tornerà molto utile.”
“E
come? Quando mi sono svegliata, non sapevo nemmeno dove fossero.”
“Quanti
erano?”
“Cinque
in tutto.”
“Quando
trasmutano qualcuno, se non sono certi di essere riusciti nell’opera, piantano
un paletto nel petto del malcapitato per impedire, nel caso, che si risvegli
dopo averlo lasciato al proprio destino. Tu sei qui e da sola. Quando ti sei
svegliata loro non c’erano. Non hai idea di cosa possa essere successo?”
“Quando
mi sono svegliata …” un tremito la
pervase, scuotendola violentemente,”
c’erano solo cadaveri intorno a me ed i fuochi ancora bruciavano. Non c’era
nessuno. Io aveva, “ faticò non poco
nel trovare le parole e nel ricordare,”
un paletto piantato qui.” Indicò un
punto vicino al suo cuore. Cercai il corpo di mia sorella ma doveva essere
stato accatastato insieme agli altri divorati dalle fiamme …” Le ultime parole
sfumarono nel silenzio.
“Non
temere. Li troverò.” La rassicurò lui.
Con
grande dignità, nonostante la paura, lei chiese “Lo farai ora?”
“Devo.”
Spiegò lui con amorevole pazienza.
“Andrò
all’inferno?”
“No!” S’affrettò lui.” No, bambina mia. Non ci andrai. Credimi. Ora ascoltami bene.
Appartengo ad un ordine antico, istituito dai successori di Pietro nei giorni
bui. Mi sono stati conferiti, in virtù di questo, delle prerogative speciali.” Alzò la mano destra, dopo aver passato
l’asta nell’altra, e dopo aver segnato l’aria con la croce, in tono solenne:” In nomine patris, filii et spiritus
sancti. In nomine Crux Sanctis Patris Benedictis, per il Signore, dal Signore e
con il Signore.
Io,
Renato da Cave, Maestro Cacciatore, Crociato e Soldato dell’Ordine di San
Michele Guerriero, per i poteri conferitimi dal Papa, dai suoi Vescovi e dalla
Santa Romana Chiesa, dichiaro te, Agata di Long Bridge, donna giusta e retta ed
il tuo animo incorrotto, sebbene ingannato dal vile demone. Per le
inconfutabili prove, nonostante la maledizione, di rettitudine che hai dato,
assolvo i tuoi peccati ed accolgo il tuo evidente e sincero pentimento come una
benedizione.
Elevo
la mia preghiera all’Onnipotente Signore degli Eserciti che è anche Padre
amorevole, perché la sua mano e lesta ad impugnare lo scudiscio per punire
l’empio, l’iniquo, il malvagio ma ancora più rapida è nell’aprirsi in una
carezza per il figlio che, pentito, chiede il suo aiuto.
Poiché
grande è stata la pena a cui sei stata sottoposta, la tua dipartita ti condurrà
direttamente in cielo, ove tra i beati ed i santi, potrai godere dell’eterna
beatitudine e rincontrare, un giorno, i tuoi cari.
Riposa
in pace, Amen.”
Passò
la lancia a Rotghar ed estratta la spada si fece vicino alla fanciulla in lacrime.
“Prima
promettetemi una cosa …” Fece lei con un filo di voce.
“Chiedi
pure, figlia mia.”
“Quando
lo troverete …”
“Pagherà.
Pagherà per tutto quello che ha fatto e anche di più. Te lo giuro sul mio
onore.”
La
ragazza assentì ed il suo viso si rilassò, improvvisamente. Le palpebre si
chiusero sui suoi occhi neri come la pece e alzò leggermente il capo, per
porgere meglio il collo.
“Vai
in Paradiso, piccola e coraggiosa donna.”
Il
colpo fu preciso e veloce.
6
“Possiamo
seppellirla in territorio consacrato?” Chiese dubbioso il frate mentre
osservava il composto e quieto drappello d’uomini che, issata in spalla la
cassa di legno che era stata portata fin lì, si preparava a condurre la
dipartita ragazzina al luogo dove avrebbe riposato.
“Certamente.
È stata assolta dal peccato.”
“Potete
farlo?”
“Credete
io abbia mentito?” Nessun rancore in quella domanda.
“Oh,
vi prego! Non pensiate nemmeno io possa insinuare qualcosa del genere!” Si
affrettò a spiegare Berardo.
“Allora,
come vi ho già detto, potete seppellirla in un terreno sacro. Per sicurezza le
ho anche piantato un paletto nel cuore. Non correrete nessun rischio perché non
può risorgere e poi, per fortuna, la sua anima è con Dio ora.”
“Sia
lodato l’Onnipotente per la sua generosità.”
I
tre uomini elevarono un amen all’unisono e dopo che il cistercense si fu
congedato, Rothgar affermò: “Non vedeva l’ora che questo momento giungesse, sin
da quando si è unito a noi.” C’era una punta di disprezzo in quelle parole.
“Non
è il suo mondo. È un amanuense e avrebbero dovuto inviarci qualcuno con più
esperienza ma tanto è successo. Recriminare è inutile.” Tentò di conciliare.
“Ed
ora?”
“Ora
riprende la caccia. Dobbiamo trovare chi ha fatto questo a quella poveretta.”
“E
voi sapete dove andare?”
“Diciamo
che ho un sospetto.”
Renato
e Rothgar salirono sulle rispettive cavalcature e ripresero la via.
Fine
episodio.
Yuri Lucia
Per
informazioni, commenti, proposte, scrivete pure a spider_man2332@yahoo.com