Presenta:
Da
un’idea di Yuri Lucia
Di
Yuri Lucia
OPERAZIONE
TEMPESTA
N
4
Seconda
Caduta
7
23
Luglio - quartier Generale del CIM, 68 km da Milano
Il Grande orologio sulla parete scandiva il conto alla
rovescia che avrebbe segnato l’inizio ipotetico dell’attacco che Ravenna aveva
ordito ai danni dei leader delle maggiori potenze mondiali: il Presidente degli
USA, il Cancelliere Tedesco ed il Premier Russo. Insieme a loro ci sarebbero
stati il Presidente del Consiglio italiano, il Primo Ministro del Regno Unito
il Presidente francese, il Presidente del Consiglio Europeo, il Primo Ministro
del Giappone ed uno dei membri della casa imperiale, i rappresentanti dei
governi cinese, israeliano e dei paesi della Lega Araba e relativi
ambasciatori.
Sarebbero state presenti altre grandi personalità
internazionali ma il quello era l’obbiettivo primario di Ravenna e c’erano solo
due momenti possibili in cui sarebbero stati disponibili tutti quanti nello
stesso luogo ovvero alla cerimonia d’apertura ufficiale e alla Cena di Gala che
si sarebbe svolta nella fortezza sforzesca.
Stabile rivolse un saluto marziale ai colleghi
ufficiali delle forze alleate che fecero il loro ingresso in quel momento. Il
Colonnello Kopfe, a capo della base Ramstain, convertita negli ultimi anni da base degli
americani a nuovo centro nevralgico dell’AME, il Generale Alvin Penrose delle forze statunitensi, il Capitano Robert Clements, nuovo capo dell’Intelligence Militare degli USA,
il Colonnello Hughes-Hallet della RAF e Judith Southerly, Direttore dell’M-7, Nicolas Blanche,
Direttore del Servizio Informazioni Interforze Europee.
Gli ultimi a fare il loro ingresso furono
rispettivamente Vasili Petrovich, ex KGB e capo dei
nuovi servizi segreti della CSI e Chang Ho, generale
dell’esercito cinese a capo dei servizi di vigilanza internazionale volti a
proteggere gli interessi esteri della Cina e, ovviamente, i suoi diplomatici e
politici che si trovassero in viaggio.
C’erano anche il Generale Arturo Longari che
rappresentava i servizi segreti italiani, impeccabile e marziale come sempre,
ed il Ministro Fulvio Armeni, decisamente poco a suo agio in quella situazione
visto che doveva rappresentare il Governo Italiano.
Quando avevano spiegato la situazione ai vari omologhi
dei paesi ospiti all’evento avrebbe voluto morire. Inaspettatamente aveva
incassato la solidarietà degli USA, “è successa la stessa cosa anche a noi
tutto sommato”, aveva ammesso pragmaticamente l’uomo. Per il resto era stato
tutta una serie di sguardi accusatori che si erano inferociti ancor di più nel
momento in cui espose loro il piano ideato da Stabile.
Non fu facile mettere d’accordo tutti ma si insistette
sulla possibilità che nessuno sarebbe stato al sicuro che non avessero preso
Ravenna in quell’occasione.
Il Premier Russo aveva ricontattato personalmente
Armeni che era saltato sulla sua sedia vedendone comparire il severo volto
sullo schermo lì, nella sala privata delle video-conferenze.
“Se mi presto a
questa sciarada,” aveva spiegato
mentre l’uomo di fiducia di Armeni traduceva al Ministro cosa uno dei due
uomini più potenti del mondo stava dicendo,”
vogliamo in primis l’assicurazione che nessun progetto del genere sarà mai più
messo in cantiere senza aver informato debitamente i paesi alleati e vista la
situazione creata, non c’è margine di trattativa su questo, ed inoltre vogliamo
accesso ai dati dell’arma in questione. O questo, oppure il problema per quanto
ci riguarda è vostro e noi ci limiteremo a rimanercene a casa nostra.”
Sostanzialmente fu questo il succo del discorso di
tutti gli altri e ad ognuno di loro, a secondo dell’importanza, promise
qualcosa, un pezzo dell’arma che ora sembravano tutti bramare.
“I russi sapevano del Folgore,” gli spiegò tranquillo Stabile,”
abbiamo condotto dei test in Cecenia con il benestare del governo in quel
momento a loro simpatizzante e anche se abbiamo pagato per mantenere il
silenzio sull’operazione, i ceceni li hanno comunque informati e ma non erano
riusciti a carpire le informazioni che i loro amici avrebbero voluto sulla
nostra arma. Ora che hanno capito il pieno potenziale del Folgore e vogliono
una seconda occasione.”
Lì, in quella sala in cui sarebbero state coordinate
le azioni delle varie forze in campo, era stato concordato che sarebbe stato
proprio Germano Stabile a svolgere il ruolo di direttore d’orchestra, visto che
era l’unico fino a quel momento ad essere stato in grado di carpire
informazioni concrete su quel pericoloso terrorista che aveva messo in scacco
praticamente tutti.
I malumori erano palpabilissimi ma nonostante tutto si
era fatto buon viso a cattivo gioco visto che l’occasione era ghiotta, non solo
per catturare Ravenna ma per poter mettere mano ad informazioni che avrebbero
garantito un progresso tecnologico in campo bellico non indifferente.
Ai russi sarebbero andati i dati del Crocea Mors, agli americani quelli relativi l’Egida.
I cinesi volevano invece i progetti del Rapace, gli
Israeliani quelli relativi ai missili di Sermoneta.
Gli inglesi ed i francesi avevano chiesto invece che
l’Italia si ritirasse da un paio di importanti gare d’appalto per la fornitura
di veicoli militari ad alcune nazioni favorendole così in quell’affare.
Stabile era disgustato dall’avidità con cui quegli
uomini si volevano gettare sul Folgore, sul Rapace di Remo Rizzato e in quegli
istanti era perfettamente capace di capire lo sdegno dell’ingegnere
nell’apprendere che l’eccezionale velivolo da lui concepito era stato
convertito in un’arma.
“Signore? Tutto bene?”, chiese preoccupato Samuele Mazzati nel vedere il superiore così assorto.
“Tutto bene,” replicò seccamente lui.
Samuele non aveva detto nulla al Colonnello del suo
incontro con il Gaggioli perché ancora non era ben sicuro di come procedere.
Remo era in contatto con l’amico.
Samuele aveva deciso di seguire le raccomandazioni di Andrea, evitare di
comunicare a chicchessia quella notizia perché, se non si fosse prima trovata
la spia di Ravenna nel CIM, ne sarebbe andata la vita dell’uomo. Sapeva che
Stabile lo avrebbe degradato e forse addirittura espulso ma non avendo idea di
chi fossero gli occhi e le orecchi del capo di Minerva non voleva rischiare.
Il piano era semplice, i leader delle potenze mondiali
sarebbero stati dirottati in un luogo sicuro all’ultimo momento e tutto
l’impianto di difesa milanese si sarebbe scatenato contro gli uomini di Ravenna
al momento opportuno. Remo avrebbe potuto fare la differenza, Remo che aveva
avvertito Andrea di alcuni suoi sospetti. Remo che ora sapeva di Samuele.
“Ravenna reputa
i capi di stato che interverranno all’Expo responsabili dell’instabilità
politica ed economica che ha investito i Paesi Occidentali. Vuole eliminarli
perché è convinto che questo potrebbe innescare un processo di ripresa ma non
si rende conto che così peggiorerà solo la situazione.”, questo era il messaggio
che gli aveva indirizzato.
“Siamo noi tre
soli che possiamo fermare quel pazzo,” pensò per nulla felice dell’idea
Samuele Mazzati. Il giovane capitano doveva capire
alla svelta chi tra tutti, stesse passando delle informazioni a Ravenna. Poteva
andarne del successo della missione.
8
Benedetti passò in rassegna gli uomini sotto lo
sguardo compiaciuto del Professor Ravenna.
“L’unità da sbarco, le nostre Aquile Ardite,” disse divertito da quel nomignolo che
era stato coniato solo pochi giorni prima durante uno dei pasti nella sala
mensa del loro rifugio,” sarà
imbarcata sullo 02,” la notizia fece
storcere il naso a Parisi che però, eccettuato per quel piccolo segno di insofferenza
mantenne il suo stoico contegno,”
Sergente Parisi, a lei è affidato il comando del Sergente Mariani e del
Caporale Minghetti. Al vostro gruppo si unirà una
seconda squadra, i Falchi Silenziosi,”
non trattenne una risatina che contagiò quasi tutti gli altri presenti,” ah proposito, complimenti per i nomi,” fece all’indirizzo di Quattrini che
ricambiò con un mezzo inchino,” ne
hai di fantasia eh? Comunque, l’unità comandata dal Capitano Toffàn che comprende il suddetto Sergente Quattrini ed il
Sergente Colussi viaggerà con voi. Dovrete stringervi fin quando lo 02 non vi
porterà in posizione da dove inizierà la vostra missione. Lo 02 ha il compito
di passare dietro le linee nemiche mentre lo 01, ovvero io ed il Tenente Scarano terremo occupate le forze nemiche. Lo 02 vi porterà
vicino all’ingresso della Centrale Operativa che gestisce le difese della
Fortezza degli Sforza. I Falchi Silenziosi hanno il compito di disattivarle, le
Aquile Ardite devono neutralizzare qualsiasi minaccia ai Falchi, costi quel che
costi,” quelle parole le aveva
pronunciate con estrema serietà,”
sono stato chiaro?” Un coro di sì
accolse la sua domanda,” L’equipaggio
dello 02 sarà costituito da Remo e dal Professor Ravenna.”
Alessandro indugiò per pochi istanti sui volti di Parisi
e Mariani. Entrambi erano sempre stati poco convinti dell’inserimento di Remo
all’interno del gruppo Minerva e diffidavano di lui. L’idea che sarebbe stato
lui a trasportarli e che il Professor Ravenna sarebbe stato solo con lui
nell’abitacolo non gli piaceva affatto. Tuttavia non dissero una sola parola al
riguardo, limitandosi ad annuire sebbene con poca convinzione.
I presenti furono licenziati, in modo che potessero
riposare un po’ prima dei preparativi per la missione.
Melissa seguì Remo e, allegramente, picchettò sulla
sua spalla, “Sono qui per metterti in guardia,” fece lei con un sorriso
malizioso.
“Da cosa?”, chiese lui.
“Se mi sballotterai troppo durante il viaggio, puoi
scordarti di poter ancora beneficiare della mia presenza nel tuo letto.”
Remo non riuscì a trattenere una risatina divertita e,
dopo averle preso la mano con dolcezza, “E mi lasceresti da solo, nel gelo
della mia stanza, sulla mia scomoda branda solo per un po’ di turbolenza?”
Melissa non rispose immediatamente e dopo una pausa
chiese, con espressione seria, “Perché non mi hai mai parlato di tua moglie?”
“Ex moglie,” corresse lui.
“Comunque non hai mai nemmeno accennato al tuo
matrimonio.”
“Pensi che sia saggio parlare della tua ex moglie alla
tua nuova ragazza?”
“Mi consideri la tua ragazza?”, c’era del
compiacimento in quella domanda.
“Non ti considero una botta e via, o tanto meno una
semplice storia di sesso. Non siamo amici con benefici, se si dice così, non
dal mio punto di vista per lo meno. Sai perfettamente
che sono estremamente attratto da te e mi piaci. E si, provo qualcosa. Ero
innamorato di mia moglie e siamo stati felici per un po’ di tempo ma il mio
lavoro era anche la mia ossessione e l’impegno che profusi nel portare a
termine la creazione del Rapace mi allontanò da lei. Il fallimento da parte del
committente nell’aggiudicarsi l’appalto con la Protezione Civile mi causò una
forte depressione e il resto della storia sicuramente già lo sai. Abbiamo
cercato di lasciarci senza rancori ma non è stato semplice.”
Lei gli si fece vicina e, delicatamente, premette le
sue labbra contro le sue, “Non c’è bisogno che tu mi dica altro. A meno che tu
non voglia. Nemmeno per me sei solo una storia di sesso. Non sono quel tipo di
ragazza,” gli strizzò l’occhio,” e anche se ancora non so cosa siamo
esattamente mi piacerebbe avere un po’ di tempo tutto per noi due quando avremo
terminato la missione.”
Remo la strinse a sé e ripeté, “Quando avremo
terminato la missione.”
9
Andrea era estremamente preoccupato. Temeva che il
coinvolgimento di Mazzati potesse rappresentare un
pericolo per il suo amico. Ingollò un po’ di caffè, gli occhi fissi allo
schermo del portatile in attesa che giungesse un nuovo messaggio. Remo si era
fidato subito del giovane Capitano. Il ragionamento era semplice. Se fosse
stato un uomo di Ravenna e avesse scoperto che loro erano in comunicazione lo
avrebbe comunicato subito al capo di Minerva ed invece a Remo non era successo
nulla. “Per il momento”, pensò
Andrea. Prese una sigaretta e la portò alla bocca. Dopo qualche attimo
d’indecisione l’accese maledicendosi. Era sulla buona strada per smettere ma
tutta quella storia l’aveva posto sotto un tale stress che aveva assolutamente
bisogno di uno sfogo.
Prese alcune boccate e cacciò fuori un’alta e sottile
colonna di fumo che tremolò per effetto dell’aria in entrata dalla finestra.
Fuori Milano era caotica e frenetica come sempre, una città alla quale non si
era mai completamente abituato, il suo cuore ancora nella sua Fiesole. Sapeva
benissimo che non sarebbe mai riuscito a tornare a vivere lì, ormai era un uomo
metropolitano e la dimensione di un piccolo centro abitato dai ritmi pacati gli
sarebbe andata stretta in una o due settimane.
Spene la sigaretta nel posacenere che la figlia gli
aveva fatto quando andava in terza elementare. Un oggetto in das, colorato di verde e giallo, tutt’altro che piacevole a
guardarsi ma per lui era l’oggetto più prezioso del mondo. “Papà non fumare
più”, aveva scritto nella sua grafia infantile sul bordo e lui non poté far a
meno di sorridere amaramente.
Avrebbe voluto chiamare la sua ex e sentire come
stavano i bambini. Invece tornò a concentrarsi sullo schermo.
Melissa si era addormentata al suo fianco,
l’espressione placida e serena, come se non fosse in procinto di iniziare una missione
suicida. Così la definiva nella sua mente Remo perché non era possibile pensare
altrimenti. “Lo sai che anche con due
esemplari di Folgore non puoi riuscire nel tuo piano. Sanno che stai arrivando!
Sarà un massacro,” si era detto Remo più volte. Passò un dito lungo la
guancia della donna, sfiorandone con dolcezza la superficie. Si sentiva
lacerato dentro. Avrebbe voluto prenderla e urlare che era tutta una follia,
metterla a conoscenza delle sue intenzioni, farla rinsavire e mettere fine a
quella storia ma sapeva che si sarebbe condannato a morte. Lei era leale a
Ravenna, completamente. Non le aveva mai chiesto come e perché fosse entrata a
far parte di quell’organizzazione, di cosa la legasse profondamente a
quell’uomo. Conosceva solo la storia di Alessandro ma degli altri ignorava
praticamente tutto.
Ravenna era un uomo carismatico, doveva riconoscerlo.
Lui stesso aveva ne aveva subito l’indiscutibile fascino e di certo sapeva dove
far leva per accattivarsi la solidarietà e la simpatia di chi lo ascoltava.
Inoltre non aveva completamente torto. Nemmeno Remo simpatizzava troppo per i
capi del mondo occidentale, o per il lavoro svolto dai servizi segreti, o
approvava la situazione politica del suo Paese. C’erano tanti motivi in realtà
per sostenere la causa di Ravenna, così tanti e facili da trovare che
cominciava a temere di essere in procinto di cedere e aderire anche lui a
Minerva. Tuttavia Ravenna aveva ucciso delle persone, dei soldati innocenti, e
il suo piano era sostanzialmente quello di gettare il mondo ulteriormente nel
caos. Cosa sarebbe successo se fosse riuscito nel suo scopo? Non osava nemmeno
immaginarlo.
Ravenna non lo aveva ancora scoperto, non aveva idea
del fatto che fosse in comunicazione con Andrea. Trovare il modo non era stato
semplice ma c’era riuscito, anche se con grande rischio personale. Voleva che
l’amico conservasse la testimonianza di quanto gli stava accadendo e, al
momento opportuno avvertisse le autorità ma le cose erano andate meglio di
quanto sperasse. Samuele Mazzati si era rivelato
essere all’altezza delle sue aspettative. Arguto e determinato aveva seguito le
tracce di Remo arrivando ad Andrea. L’uomo sospettava che dentro il CIM ci
fosse un uomo di Ravenna, qualcuno che gli passava informazioni vitali. Poiché
Remo non aveva idea alcuna di chi fosse non si era azzardato a mettersi in
contatto diretto con l’agenzia.
Il fatto che Samuele avesse contattato Andrea, anziché
mettersi a spiarlo per capire se fosse in contatto con lui aveva suggerito a
Remo che poteva fidarsi di quell’uomo.
“Cosa vuoi?
Cos’hai veramente in mente?”, Remo non riusciva a darsi pace e ad accettare
che Ravenna fosse disposto a sacrificare tutti i suoi uomini per quella pazzia.
Nonostante tutto, l’ingegnere ammirava quei fedeli
seguaci del Professore. Erano idealisti, erano puri in un certo senso anche se
avevano le mani lorde di sangue, Melissa compresa. Non meritavano la fine verso
cui il loro condottiero li stava portando. Dette un bacio sulla testa di
Melissa e chiuse gli occhi, per dormire un po’ con lei, per lasciarsi andare,
per dimenticare per qualche istante tutta quella storia e fingere che andasse
tutto bene. Scivolò nel sogno con grande rapidità e lì rivisse, anche se
leggermente distorti, tutti gli accadimenti occorsigli da quando era stato
“arruolato” da Ravenna. Le loro conversazioni riecheggiarono nella dimensione
onirica, ogni parole detta, “…l’Idra. L’idra affrontata da Giove ed Ercole,”
quella frase venne ripetuta un numero apparentemente infinito di volte nel
tempo del sonno.
10
Il Centro Comando del CIM era pienamente operativo. Un
bunker costruito sotto la vecchia fabbrica dell’Alfa. Spesse pareti di cemento
e porte d’acciaio avvolgevano i presenti, quindici tecnici, dieci soldati di
guardia, i capi dei più importanti servizi segreti del pianeta, i
rappresentanti del Governo e delle Forze Armate Italiane e loro, Samuele e
Germano. Il Capitano, roso da dubbi ed incertezze, ed il Colonnello, che
sembrava essere scolpito nella roccia tanto era saldo e freddo in quel momento.
Diversi tra i presenti alzarono lo sguardo verso uno dei grandi orologi che
stavano su una delle pareti, deglutendo per il nervosismo e l’attesa ma non
lui. I suoi occhi rimasero fissi sugli grandi schermi che trasmettevano le
immagini della Fortezza degli Sforza.
“Ci siamo,”
aveva detto nel suo tedesco spigoloso il Professor Mauser, invitato a
partecipare a quell’operazione su richiesta del Colonnello Kopfe.
Per quell’uomo era una questione personale, visto che Ravenna ed il Folgore
avevano distrutto il suo prototipo di Eurofighter X,
un progetto multimilionario a cui si era dedicato anima e corpo per anni. Per
lui era stato quasi come vedersi uccidere un figlio sotto gli occhi e non poter
far nulla. Il rancore covato nei confronti di Ravenna e della sua
organizzazione aveva assunto quasi un aspetto patologico. Per via dell’amicizia
che lo legava all’ufficiale tedesco aveva ottenuto di poter essere presente in
veste di “consulente tecnico”.
In realtà era lì per gustare la vendetta che aveva
atteso da mesi.
Samuele era a disagio nell’avere quell’uomo lì, l’odio
che emanava era quasi palpabile e rappresentava una sgradevole distrazione.
“Chi sei?”,
si era chiesto più volte cercando di individuare la spia di Ravenna. Remo
condivideva i suoi sospetti ma chi poteva essere l’uomo che Minerva aveva
all’interno del CIM? Come aveva fatto a sfuggire ai severi controlli a cui
l’agenzia sottoponeva tutti i suoi componenti dalla diserzione di Ravenna? Remo
gli aveva detto una cosa, una cosa che lo aveva colpito molto, il messaggio che
aveva letto diceva, “forse ci siamo posti
le domande sbagliate”.
Che avesse ragione? Ma quale era la domanda giusta?
Come aveva fatto Ravenna a mantenere segreta l’identità del suo uomo e come
questi faceva ad avere accesso ad informazioni segretate a così alto livello?
Quell’uomo era incredibile, sembrava potesse essere capace di ogni impresa,
anche quelle apparentemente impossibili.
“Come ha fatto
un uomo, per quanto intelligente ed abile come lui, a mettere in piedi una
cellula eversiva come Minerva praticamente sotto gli occhi del CIM e poi rubare
il Folgore?”, Samuele si meravigliò del fatto che quella domanda se la
fosse posta poche volte. Aveva quasi dato per scontato che la risposta fosse, “Perché quell’uomo può tutto,” ma non
poteva essere così.
Nessun uomo poteva compiere un’impresa del genere. “Allora come ci sei riuscito?” si
domandò.
“Sta iniziando!”, la voce dal tono severo del Generale
Longari lo aveva riportato al presente ed il suo sguardo si alzò come quello
degli altri verso gli schermi.
11
Remo occupava il pozzetto del pilota, il Professor
Ravenna invece sedeva alla postazione dell’artigliere. Fino a quel momento,
grazie al suo basso profilo e alle proprietà dell’Egida che garantivano una
scarsa visibilità ai radar, volando a bassa quota erano riusciti ad apprestarsi
al perimetro delle difese nemiche senza essere “visti”. Presto lo 01 sarebbe
entrato in azione, concentrando su di sé l’attenzione delle forze congiunte e
loro avrebbero potuto portare l’attacco prestabilito al Palazzo Sforzesco dove
era in corso la cena dei Capi di Stato. Ravenna voleva ucciderli tutti, o
almeno così diceva.
Remo non poteva credere che quella fosse la verità, “Sei più intelligente di così”, si diceva
dentro. Non poteva credere che quello fosse il piano di Ravenna. Si stavano
avvicinando al bersaglio. Il Professor Ravenna era silenzioso, rinchiuso nel
suo mondo di pensieri e riflessioni che Remo avrebbe voluto saper penetrare.
L’inferno si scatenò all’improvviso. Il sistema
anti-missile di Sermoneta entrò in azione appena in tempo o questa volta
nemmeno l’Egida avrebbe salvato il Folgore 02 dalla distruzione. I quattro
missili MBB vennero distrutti prima di raggiungere l’EVA ma un Tow che veniva dal basso riuscì a colpire il ventre. I
sistemi di compensazione aiutarono Remo a mantenere il controllo, “l’Egida
ventrale è stata compromessa!” urlò dopo
aver controllato sul monitor integrato della plancia,” Un altro colpo e saremo in serio pericolo. Come state? Aquile,
Falchi, mi sentite?!”,
“Commando Aquile, stiamo tutti bene, nessun ferito,”
rispose attraverso il comunicatore intorno il Sergente Parisi,
“Idem,” rispose sinteticamente Melissa a nome dei Flachi.
Remo mise in atto una manovra evasiva. Sugli schermi
venivano mostrati i dati raccolti dai sensori e dal radar del Folgore. 2 caccia
identificati come Tornado in un assetto sconosciuto, 2 Elicotteri Comanche, 2
Apache e 8 Mangusta stavano cercando di intrappolarli in una killing-zone da cui nemmeno loro sarebbero riusciti a
fuggire se non fosse stato per l’estrema manovrabilità del velivolo.
“Spari!”, urlò Remo a Ravenna quando dal loro
nascondiglio sbucarono dei carri russi che iniziarono a bersagliare il Folgore.
Ravenna non reagì, allora Remo tentò di prendere il
controllo delle armi, inizialmente senza successo. Imprecò a denti stretti e
rapidamente inserì il codice di sblocco dei sistemi del Folgore prendendone
completamente il comando.
Usò la pistola I.E. per neutralizzare tre degli
elicotteri che li stavano inseguendo. Quelli, “accecati” e privati delle loro
capacità offensiva non poterono far altro che ritirarsi ed atterrare. Remo non
voleva usare il Crocea Mors, non voleva uccidere
nessuno anche se non voleva morire o tanto meno lasciare che i suoi compagni
morissero, “MERDA!”, imprecò nuovamente e passo alla coppia di gattling a tre canne rotanti che costituivano l’armamento
secondario del Folgore. Aprì il fuoco suoi carri e su di un paio di veicoli a
ruote armati di batterie di missili terra-aria.
Loro non avrebbero dovuto individuarli così
velocemente, non se lo 01 avesse adempiuto al suo compito attirando su di sé le
difese preposte contro Minerva.
Fu allora, nel bel mezzo dello scontro, che le parole
di Ravenna tornarono in mente a Remo, il racconto di come Zeus ed Ercole
sconfissero l’Idra.
“NO!” urlò quello.
“Signore, ostilità iniziate! Gli Eurofighter
Tornado hanno attaccato il bersaglio ma senza risultati. Un Mangusta riporta di
aver colpito il Folgore ma non sono riusciti ad abbatterlo,” comunicò uno degli
addetti alle comunicazioni.
“L’Egida non può essere distrutta tanto facilmente,” commentò Stabile,” ed il sistema anti-missile di Sermoneta rende ancora più
difficile tirare giù quei bastardi ma ormai hanno le ore contate. Sono caduti
in trappola.”
Il Professor Mouser sembrava
eccitato da quella notizia, Kopfe assentì
soddisfatto, pregustando già la sua vendetta, soddisfazione a cui sembravano
unirsi gli altri presenti, tranne Mazzati. Il
Capitano Samuele Mazzati osservò lo schermo, le
immagini incerte e tremolanti trasmesse dalle riprese dei veicoli e dei
velivoli sul teatro delle operazioni e quelle più nitide dei satelliti spia.
“Dov’è?”, chiese all’improvviso.
“Dov’è cosa?”, chiese il Generale Longari.
“L’altro Folgore. Perché non interviene per sostenere
il gemello in pericolo?”, il suo telefono vibrò e lui, nonostante il momento,
non esitò a rispondere perché sapeva chi lo stava chiamando. Andrea Gaggioli
gli riferì il messaggio di Remo e lui rimase impietrito ma non disse nulla, non
una sola parola.
“E così, quando abbiamo avviato il sistema operativo
del computer del Folgore 02 ti sei garantito una back door per bypassare
l’artigliere e prendere il controllo assoluto dell’elicottero. È così che hai
comunicato con il tuo contatto esterno? Tramite i sistemi informatici del
Folgore 02? ”
chiese Ravenna con un sorriso divertito sul volto, nessun risentimento nel tono
di voce,” Cancellavi ogni traccia dei
messaggi che gli inviavi dopo essere passato attraverso che cosa? Il Deepnet? Ho sottovalutato le tue capacità di informatico,
decisamente.”
“VOLEVI SACRIFICARCI TUTTI PER IL TUO PIANO?!”, urlò
invece in risposta Remo.
“Dei sacrifici, a volte, vanno fatti per quanto
dolorosi e poi contavo nelle tue abilità di pilota per portarci via di qui.”
“Lo 01 non doveva coprirci. Era il contrario, eravamo
noi a dover fungere da esca mentre loro compivano la vera missione! Gesù! Se
solo ci fossi arrivato prima. Melissa, mi senti?” disse attivando il collegamento con il comunicatore della donna e
con quello di Parisi,” Ascoltatemi,
la situazione è fuori controllo. Non so se ne eravate a conoscenza o no ma
stiamo fungendo da bersaglio e non so per quanto riuscirò ad evitare di essere
colpito. Ho bisogno della massima velocità e manovrabilità possibile, per
questo devo liberarmi di voi. Mi dispiace. Non voglio che siate catturati,
dunque vi scaricherò il più lontano possibile dopodiché fuggite, nascondetevi,
mantenete un profilo basso.”
“Ma cosa? ...”, chiese Melissa sbigottita.
“Melissa, non voglio che ti succeda niente, davvero.
Non voglio che a nessuno di voi accada nulla di male. Avete partecipato a tutto
questo in buona fede, convinti di fare la cosa migliore. Non meritate di essere
trascinati davanti ad un tribunale militare. Addio.”, lo disse con il cuore gonfio
di tristezza, nonostante la concitazione del momento. Mantenne la sua promessa
e, nonostante fosse pressato dalle forze nemiche riuscì a sganciare il modulo
trasporto truppa ad una ragionevole distanza di sicurezza. Da lì in poi aquile
e falchi si sarebbero dovuti prendere cura di sé stessi.
Riuscì a sfuggire alla rete che stavano nuovamente
stringendo intorno a lui e al Folgore sfruttando l’incredibile agilità della
sua creatura.
“Ora è tempo di chiudere questa storia,” disse nel
microfono del suo comunicatore.
“Lo credo anch’io,” rispose tranquillo Ravenna.
Remo si diresse verso il bersaglio dello 01 per
incontrare il suo destino.
Continua.