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Presenta:

 

 

Da un’idea di Yuri Lucia

 

 

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Di Yuri Lucia

 

 

OPERAZIONE TEMPESTA

 

N4

 

 

Seconda Caduta

 

 

1

 

 

12 Luglio - Quartier generale del Centro Informazioni Militare, 68 km da Milano

 

 

“Ancora niente?”, chiese il Capitano Samuele Mazzati senza distogliere lo sguardo dallo schermo, il volto ancora segnato dai fatti accaduto 11 giorni prima, nei pressi della vecchia base Tuono.

“Ancora niente”, confermò l’analista di dati Alberto Fosco.

La notizia fu accolta da Mazzati con una smorfia di disappunto. Sapeva che la colpa non era di Fosco. La colpa era di Ravenna, che pareva essere fin troppo intelligente per loro e della spia che gli passava notizie sui movimenti del CIM.

Aveva parlato del suo sospetto solo con il Colonnello Stabile e con nessun altro, perché non aveva idea di chi potersi fidare e di chi no. Stabile d’altro canto aveva ripreso l’argomento una sola volta, convenendo con lui sulla necessità di tenere la cosa tra loro due fin quando non avessero avuto maggiori prove, “se c’è una fuga d’informazioni, aveva spiegato Mazzati al superiore, deve aver lasciato una qualche traccia. Tra di loro deve esserci un esperto informatico, non escludo che gli vengano inviati dati sensibili criptati, nascosti in qualche modo ai nostri controlli. Solitamente i file con un livello di segretezza superiore a 3 vengono memorizzati in hard disk o supporti d’altro tipo ma abbiamo comunque un flusso in uscita che comprende le informazioni con un livello di sicurezza basso o non secretate. Ci serviamo di una infrarete dedicata ma qualcuno, qualcuno di esperto, può aver trovato il modo di usarla, nascondere i dati che gli servono, magari mimetizzandoli e l’informatico di Ravenna poi li recupera con tutta tranquillità. Inserirsi nella nostra rete non è facile ma non impossibile.”

“Questo non mi consola e non mi dice nulla di utile. Continui a cercare, dobbiamo trovare qualcosa. Qualsiasi cosa”, l’altro assentì e Samuele Mazzati lasciò il suo uomo al lavoro che gli era stato affidato. Era un elemento di provata lealtà il Tenente Franco Rivera, anche se a quel punto non era più veramente sicuro di chi potersi fidare e di chi no. Persino nel momento in cui si trovava a camminare per i corridoi del C.I.M. sentiva su di sé lo sgradevole sguardo dell’invisibile infiltrato che pareva farsi beffe di lui.

Prendimi se puoi, gli era sembrato di sentirsi dire un paio di volte mentre passava vicino ad un gruppo di tecnici in pausa pranzo o ad un paio di guardie che stavano di sentinella. Doveva controllarsi, evitare di scivolare nella paranoia ma era difficile non farlo. Un uomo ed un manipolo di seguaci stava mettendo in scacco le più prestigiose organizzazioni militari e paramilitari d’Europa e sembrava fosse impossibile arrivare a lui.

Inoltre ora era ancora più pericoloso di quanto non lo fosse inizialmente.

“E gli abbiamo messo in mano noi altre armi…”, disse quasi in un sussurro. Uno del personale della base alzò lo sguardo su di lui con aria interrogativa, distolto dalle sue carte proprio da quel mormorio. Durò solo un istante, il tempo che uno sguardo gelido di Mazzati lo spingesse a tornare alle proprie mansioni.

Ci manca solo che ora comincino a prendermi per matto”, si rimproverò nei suoi pensieri.

Si diresse al garage della base e prese la sua vettura personale.

C’era una cosa che doveva fare, qualcuno con cui doveva  assolutamente parlare e che forse avrebbe potuto aiutarli.

Il tempo stringeva, lo sentiva.

Ravenna aveva in mente qualcosa di grosso, lo sapeva. Tutto quello che aveva fatto fino a quel momento era solo una serie di preparativi per l’obbiettivo finale. Dovevano capire in tempo cosa avesse in mente, era l’unico modo per fermarlo. Giocare d’anticipo.

Mise in moto la sua Fiat Bravo, di un anonimo color verde. Fece qualche capriccio, come spesso accadeva ultimamente e si disse che avrebbe dovuto portare la macchina dal meccanico presto o tardi altrimenti sarebbe rimasto a piedi un giorno di quelli.

 

Andrea Gaggioli era un uomo sulla quarantina, sebbene non si potesse definire “bello”, aveva la fama di essere una specie di playboy nell’ambiente. Samuele Mazzati dovette riconoscere che fisicamente si manteneva piuttosto bene e che i suoi modi di fare disinvolti e amichevoli avevano un che di accattivante. L’uomo invitò il militare a prendere posto al tavolino del caffè milanese dove si erano incontrati.

Samuele aveva detto lo stretto necessario al telefono, incentivandolo con la sola frase, “se vuole sapere cosa è successo al suo amico Remo”.

Andrea e Remo erano amici e colleghi da molto tempo ed il primo aveva subito denunciato presso la polizia la scomparsa dell’altro, cercando ogni giorno informazioni sullo stato delle ricerche. Aveva persino ingaggiato una specie di investigatore privato, temendo un caso di rapimento legato al lavoro che Remo Rizzato svolgeva.

Era un uomo intelligente, non c’era che dire, non gli c’era voluto molto per intuire la verità, seppure a grandi linee e priva di particolari. Andrea Gaggioli era da troppo tempo in quell’ambiente per non capire che al di là di tutto erano persone a rischio.

I due si erano salutati in modo educato e formale, poi Gaggioli aveva ordinato due caffè ed avevano atteso che l’ordine venisse portato.

La cameriera servì le bevande calde e fumanti e dopo aver incassato la mancia dai due clienti ed averli ringraziati si congedò.

Per un po’ tutto quello che Andrea fece fu girare il liquido nero nella sua tazzina, rimirandone il piccolo vortice che il moto circolare del suo cucchiaino produceva. Samuele Mazzati attese paziente, intenzionato a concedere all’altro tutto il tempo di cui aveva bisogno per riflettere su quanto stava accadendo. Benché sentisse l’urgenza di risolvere la sua situazione, non poteva mettere fretta a quell’uomo. Non desiderava né indisporlo, né farlo chiudere.

“Lei è un militare, non è vero?”

La domanda era stata rivolta con calma, con tono pacato ma allo stesso tempo con una sfumatura che lasciava capire che non si aspettava una risposta diversa da un si e Samuele lo accontentò, “è così evidente?”, chiese.

“No. A dire il vero no. Lei si mimetizza abbastanza ma a rigore di logica solo due persone possono contattarmi a questo punto per parlarmi di Remo. O i rapitori, se qualcuno l’avesse rapito, o qualcuno legato agli ambienti militari. Remo ha lavorato a diversi progetti segreti ed una sua sparizione, ovviamente, avrebbe delle possibili ripercussioni che le Forze Armate ed i Servizi Segreti non possono ignorare. Se fosse stato uno dei rapitori, credo, avrebbe gestito il nostro incontro in modo molto diverso. Punto sul militare.”

“Lavoro per un’Agenzia segreta Professor Gaggioli. Non posso dirle molto altro per motivi di sicurezza ma lei può di certo capirmi. L’Agenzia lavora per le Forze Armate e ne è parte, questo posso dirlo invece. Ha fotografato bene la situazione. La sparizione del Signor Remo Rizzato è qualcosa che ci interessa da molto vicino ma, vede, devo prima dirle una cosa, qualcosa che deve rimanere strettamente confidenziale tra di noi e che in realtà non sarei autorizzato a dirle”, prese una pausa per studiare la reazione dell’altro che si limitò ad alzare un sopracciglio, incuriosito per quell’affermazione.

“La prego, vada pure avanti”, lo invitò e Samuele accolse l’invito.

 

2

 

 

12 Luglio – Rifugio Antiatomico (Seconda Base di Minerva), non distante dalla Base Tuono

 

Lo 02 era lì, davanti agli occhi degli adepti di Ravenna, bello e terrificante nelle sue linee aereodinamiche, semplici ed eleganti, uno spettacolo che ipnotizzava Scarano, i cui occhi sembravano letteralmente divorare il convertiplano, correndo nervosamente e avidamente dalla coda all’arma, il Crocea Mors, innestato nella torretta, che ora faceva mostra di sé sul muso del nuovo Folgore Celeste.

“La nostra piccola flotta aerea oggi si arricchisce di un nuovo elemento, nella voce di Elio Costante Ravenna c’era una tenera soddisfazione, una calda gioia, come di chi da l’annuncio di una nuova nascita, un fratello per il nostro Folgore Celeste, il Folgore II. Fino ad ora, grazie a questo capolavoro della moderna scienza, con un gesto teatrale indicò il Folgore Celeste, figlio della mente di questo nostro confratello, indicò con una mossa discreta e molto signorile Remo, curando di enfatizzare la parola confratello, abbiamo ottenuto grandi vittorie. Il vostro coraggio, la vostra abnegazione alla causa sono innegabile e sono motivo d’orgoglio per me, e mi sento onorato di poter lottare al fianco di uomini e donne quali voi siete. Tuttavia, grazie a questo nostro nuovo acquisto, le possibilità di realizzare quel sogno da noi tutti condiviso aumentano e la vittoria finale, quella più importante ora è più vicina”, ci fu un altro applauso a quelle parole, applauso al quale Ravenna replicò con un compiaciuto sorriso.

 

Versò del vino nella coppa che Remo stringeva tra le mani. “Alessandro insiste nel dire che sei pronto, specialmente dopo il successo dell’ultima missione e che dovresti essere tu a pilotare il Folgore Celeste”, gli disse Ravenna in tono paterno.

“Perché è derivato direttamente dal prototipo di Rapace che hanno usato come modello?”

“Consideralo come un figlio nato direttamente dalla tua mente.”

“Come Minerva partorita dalla mente di Giove eh?, così ora sarei niente meno che il Padre degli dei in persona!”, fece lui con amara autoironia.

“Sei un uomo molto intelligente e lo sai. Perché ti affliggi ancora amico mio? Non sei del tutto persuaso dalla mia causa?”

“Sono più che persuaso, ora che so di cosa sono capaci. Quando ho realizzato che volevano produrre in gran numero il Folgore Celeste non ho più potuto negare l’evidenza dei fatti. Hanno pervertito lo scopo primario del Rapace, facendone uno strumento di morte e volevano utilizzarlo anche per poter controllare il territorio e colpire chiunque fosse un potenziale pericolo per loro”, le sue parole vibravano di risentita rabbia.

“Sono abituati a fare così. Usano tutto quello che gli è comodo senza riguardo alcuno per i sentimenti delle persone che vi sono legate. Del resto è parte del gioco, un gioco a cui voglio porre termine perché è divenuto letale per tutto questo nostro mondo.”

“E come farai?”

“Semplice, ucciderò i capi di stato dei paesi più influenti.”

Nella stanza dove si trovavano, destinata in origine ad ospitare il Presidente della Repubblica, calò un silenzio assordante, che per alcuni istanti divorò ogni pensiero o considerazione nata dalla mente di Remo che, con voce tremolante, “è dunque questo il tuo scopo? È per questo che dicevi che il momento si avvicinava? Per la riunione che si terrà a Milano, durante l’Expò? A questo ti servivano tutti quei miglioramenti che hai apportato al Folgore, per superare la rete di sicurezza intorno a loro?”

“Sono colpevoli di numerosi crimini, lo sai? Hanno portato questo mondo sull’orlo della catastrofe ripetutamente negli ultimi anni. La crisi economica, l’inconsistente lotta al terrorismo, il potere nelle mani delle lobbies, tutte le guerre che si combattono e quelle che potevano esplodere tra occidente ed oriente. Non si può curare il pianeta se non si estirpa prima la causa del suo malessere.”

“Proponi un intervento radicale, pericoloso, le cui conseguenze potrebbero essere diverse da quelle che ti aspetti, osservò pacato Remo, l’instabilità che si verrebbe a creare dopo un simile atto non oso nemmeno immaginarla. Non è improbabile che si inneschi un’escalation.”

“L’immobilismo ci ucciderà, Remo. Se il prezzo da pagare è spingere l’attuale situazione globale al collasso, sono pronto a pagarlo”, Ravenna lo aveva affermato con assoluta tranquillità, senza accenti drammatici, esponendo le sue idee in modo calmo e lucido.

“Capisco, fu il semplice commento di Remo, a questo punto non posso tirarmi indietro, nemmeno volendo. Del resto no lo voglio. Penso veramente quello che ho detto sui modi delle persone che mi avevano incaricato di spiarti. C’è solo un particolare che dovremmo definire,” aveva atteso sino a quel momento per prendere l’argomento.

“Vuoi parlare della spia che sta nei nostri ranghi, vero?”, Remo non si sorprese nel sentire quella domanda retorica pronunciata da Ravenna. Quella questione era rimasta aperta sin da quando era avvenuto il loro primo incontro.

“Ti accingi a qualcosa di tanto estremo ed impegnativo. Come puoi farlo sapendo che uno dei tuoi è un traditore?”

Ravenna sorrise, “Remo, fino ad ora la spia non è riuscita a passare informazioni particolarmente importanti ai nostri nemici. Questo mi va più che bene.”

“Ti va bene, fece Remo senza smettere di guardarlo negli occhi, perché la spia ha fatto trapelare solo le notizie che tu volevi.”

“Esattamente. Mi va bene così perché non devono brancolare nel buio.”

“Devono dirigersi la dove dici tu. Gli lanci delle briciole di pane sperando che arrivino sull’orlo del precipizio senza accorgersene mentre sono intenti a cercarle. Vero?”

“Sei un uomo sveglio. Questa tua qualità ti farà arrivare lontano. Ora, se me lo permetti, ho alcune faccende da sbrigare. Il grande giorno si avvicina, Remo.”

Ravenna uscì dalla stanza lasciando l’ingegnere da solo con i suoi pensieri.

Devo muovermi in fretta”, spinto dall’urgenza della situazione.

 

3

 

12 Luglio - Piazza Oberdan, Milano

 

Gaggioli aveva ascoltato con grande attenzione il racconto di Mazzati, senza mai interromperlo, senza mai lasciare che nulla trapelasse dai suoi sguardi, dai suoi gesti. L’espressione del suo volto era a dir poco neutra e attese alcuni minuti prima di rispondere quando il racconto dell’altro finì.

“Potrei e dovrei denunciarvi tutti,” disse con tono di voce moderato dopo aver sorseggiato quanto rimaneva del suo caffè.

“Comprendo il suo disappunto, fece con sincerità Samuele Mazzati, ma lei deve capire che ci trovavamo in una posizione difficile.”

“Ed il risultato è che ora siete ancora più disperati, visto che lei è arrivato a spiattellare tutto ad un civile, pur di ricevere aiuto per districare una faccenda che altrimenti da solo non potrebbe. Lei ed i suoi superiori avete messo la vita di un uomo, un uomo buono ed onesto che a questa Nazione ha solo fatto del bene, nelle mani di un terrorista che per quanto fosse un tempo uno stimato scienziato, stimato anche dal sottoscritto, è pur sempre un terrorista. Gli avete affidato il compito della spia quando lui non lo è.”

“Sarebbe stato rapito comunque.”

“No se lo aveste protetto anziché spingerlo nelle fauci del lupo. Lei si rende conto che potrebbe essere morto vero? Lo sa che il suo sangue è sulle sue mani.”

“So che lo sarebbe se fosse morto si ma non lo è. Remo Rizzato è ancora vivo.”

“E lei come fa ad esserne certo?”

“Perché si è messo in contatto con lei.”

Andrea Gaggioli sospirò e incrociò le braccia, “e quest’affermazione? Da dove nasce?”

“Lei non è turbato dalla mia visita. Ha indovinato che sono un militare ma si aspettava una nostra visita presto o tardi. Aveva assunto un investigatore privato per indagare sulla scomparsa del suo amico, il suo migliore amico. Poi ha fatto interrompere le ricerche. È stato tutto improvviso ed è avvenuto undici giorni fa il che significa che Remo ha trovato il modo di contattarla, vero?”

Andrea lo fissò con aria severa, “questo è un gioco pericoloso.”

“Se Remo le ha chiesto di non contattarci, proseguì imperterrito Samuele Mazzati,può esserci solo un motivo. Ha capito anche lui che qualcuno sta passando informazioni a Ravenna. Fin quando non sarà certo di sapere qual è l’obbiettivo del Professore non la contatterà più, vero? Voleva però essere sicuro che qualcuno sapesse e in caso gli fosse successo qualcosa lei avrebbe comunque avvertito il CIM, spia o non spia. Le ha dato un tempo massimo di attesa? Credo di si. Mi ascolti, è importante quello che ho da dirle. Remo ha ragione. L’organizzazione è compromessa ed io stesso non so più di chi fidarmi. Le chiedo di rivolgersi a me quando riceverà le informazioni.”

Andrea inarcò un sopracciglio, “lei lavora molto di fantasia. Ho licenziato l’investigatore semplicemente perché non ero soddisfatto del lavoro svolto ma, ammettendo che tutto questo suo castello di carte avesse un qualche fondamento, chi le dice che mi potrei fidare di lei? Se davvero l’organizzazione fosse stata compromessa, per quel che ne so io, lei potrebbe essere la spia.”

“Se è arrivato a fare un’ammissione per via ipotetica come questa è perché pensa che io non sia la spia. La spia non avrebbe corso rischi e l’avrebbe già eliminata.”

“Questo  metterebbe in allarme Remo.”

“Solo nel momento in cui dovesse scoprirlo ma lei non ci ha parlato direttamente, vero? Lui deve averle inviato un messaggio. Un sms o una mail, giusto? La spia potrebbe limitarsi a rubarle il cellulare o estorcerle la password della casella di posta prima di ucciderla ed il gioco sarebbe fatto. Remo non saprebbe mai nulla e loro continuerebbero ad utilizzarlo. La prego, deve fidarsi di me. La vita di Remo Rizzato è in pericolo e con la sua la vita di non so nemmeno quante persone.”

Andrea si rinchiuse nuovamente nel suo meditabondo silenzio per cercare di capire cosa fosse o meno giusto fare arrivati a quel punto e stavolta fu Samuele ad attendere pazientemente.

 

4

 

18 Luglio – Municipio di Milano

 

Il Sindaco Elisa Forti scambiò un’occhiata preoccupata con il Ministro degli Interni, Fulvio Armeni che a sua volta cercò un riscontro nel Capo dei Servizi Segreti Militari, il Generale Arturo Longari.

Il Capitano Germano Stabile era lì, di fronte a loro, l’aria severa di chi non ha tempo o tanto meno voglia di perdersi in lunghe discussioni.

“La notizia è certa?”, Elisa Forti non riuscì a nascondere un tremito nella voce.

“Si”, replicò secco Stabile.

“Conosco il Capitano da anni ormai, intervenne Longari, quando il CIM è stato formato sono stato uno di quelli che caldeggiò la sua elezione a Direttore. Di certo non affermerebbe qualcosa di tanto grave a cuor leggero.”

Il Ministro Armeni aveva l’aria tirata di chi si trovava perennemente sotto il fuoco incrociato e così effettivamente era, “l’attuale esecutivo non gode certo di grande popolarità in casa, ammise in riferimento al fatto che si trattava del quarto Governo formato senza le elezioni, ed i malumori sono al loro massimo storico. Abbiamo emergenze da affrontare a cui non riusciamo a far fronte e sulla scena internazionale attualmente non possiamo dire di ricoprire un ruolo di spicco. Se accadesse qualcosa del genere qui in Italia…”, non terminò la frase, quasi temesse che il solo parlarne avrebbe portato al disastro.

“L’unica cosa sensata da fare è chiedere aiuto”, commentò senza troppi giri di parole Stabile.

“E a chi?”, chiese il Sindaco.

“Ovviamente all’AME e agli altri Servizi Segreti dei Paesi alleati. Su quest’ultimi possiamo già contare per quanto riguarda l’intelligence sul territorio, si tratterà solo di spiegargli esattamente cosa sta succedendo.”

“Che abbiamo peso il controllo di un arma sperimentale di cui sapevano poco o niente”, fece il Ministro preoccupato.

“Arma che abbiamo sviluppato in base ad accordi presi ed accettati dai Paesi dell’EU e quelli del blocco Atlantico”, puntualizzò Stabile.

“Concordo con Stabile, la sicurezza degli ospiti internazionali ha la priorità,” affermò vigoroso il Capo dei Servizi Segreti.

“Potremmo annullare o rinviare l’evento,” tentò di ipotizzare il Ministro provocando l’immediata reazione del Sindaco, “scherza?! Dopo tutto quello che abbiamo speso per organizzare l’Expo e tutto quello che ci è costato in termini di immagine! Se annullassimo l’evento ora che figura ci faremmo?!”

Stabile era disgustato. Il Sindaco era talmente miope da non capire la gravità della situazione e pensava solo alla propria poltrona, “il Sindaco non sbaglia, anche se ad essere sbagliati sono le motivazioni, spiegò il Capitano Stabile, se annulliamo l’evento perderemo l’occasione di attirare Ravenna in trappola. Dobbiamo prenderlo e riappropriarci del Folgore o distruggerlo. Se gli togliamo l’obbiettivo per il cui conseguimento si è preparato così duramente, non potrà far altro che trovarsene un altro e solo Dio sa cosa potrebbe essere. Ha dimostrato di poter eseguire delle azioni lampo di precisione chirurgica, colpendo specifici bersagli. Fino ad ora avevamo una traccia, se pur flebile, di quelli che potevano essere i suoi obbiettivi ma se tornassimo a brancolare completamente nel buio? Immaginate cosa potrebbe accadere? Se invece lo attiriamo sul nostro terreno, avendo tempo e modo di prepararci, sarà diverso. Folgore Celeste è un’arma eccezionale ma non imbattibile. Quello che la rende veramente temibile è il fattore sorpresa e stavolta questo gioca a nostro favore e non del nostro avversario.”

Le due cariche pubbliche erano perplesse, indecise sul da farsi, ognuna preoccupata più di quanto la scelta sbagliata avrebbe potuto significare per la propria così detta carriera che non del quadro più generale. Erano indecisi e deboli, questo Germano Stabile lo sapeva bene. L’unica persona di polso, a parte lui, a parlare fu Arturo Longari, “dobbiamo accordare a Stabile massima fiducia perché ha colto nel segno. Minerva ha conseguito sin troppe vittorie e impedirgli di tentare questa folle missione significherebbe solo spingerli a cercarne una nuova. Stavolta siamo riusciti a scoprire i loro piani ma la prossima? No, io dico che il ragionamento del Capitano Stabile è quello più sensato. Dobbiamo trasformare l’evento in una trappola e chiudere una volta per tutte la partita con Ravenna ed i suoi uomini”, il Sindaco ed il Ministro rifletterono con attenzione su quelle parole, nessuno dei due disposto a rischiare la propria poltrona in caso qualcosa fosse andato male ma entrambi concordarono che la linea d’azione proposta era l’unica praticabile.

Il Capitano Ravenna fu congedato, rimandato ad un nuovo incontro che si sarebbe svolto il giorno dopo per stabilire i dettagli dell’operazione.

Uscì dal Municipio, senza la sua uniforme, in un’anonima auto, una Bravo grigio scuro.

Aveva visto ancora una volta l’inefficienza dei governanti del suo Paese, quell’inefficienza che stava guidando l’Italia alla rovina.

Strinse con forza i denti e si disse che non doveva pensarci e concentrarsi completamente sull’obbiettivo che si era prefissato.

 

5

 

Alessandro Benedetti studiò ancora una volta le mappe insieme a Scarano e Remo.

“Dalle informazioni che abbiamo apposteranno dei tiratori qui e qui, indicò con l’indice,senza contare gli agenti in borghese mescolati tra la folla. Di questi si occuperanno la nostra Intelligence e le Truppe da sbarco.

Noi dovremo aver a che fare con la controaerea, 20 camion M927 che trasportano altrettante stazioni di controllo AN-MSQ armate con PATRIOT, 10 postazioni SAMP/T, 30 cannoni Gatling Vulcan da 20 mm M163, 20 carri Ariete e, ciliegina sulla torta, i russi hanno prestato per l’occasione 10 Tunguska 2S6.

Ci sarà una bella copertura aerea. 6 F35, 6 EFA e 2 KC 767 per il rifornimento aereo.

Ci saranno anche 10 Mangusta, 8 Apache che hanno gentilmente messo a disposizione gli americani.

Ci saranno anche diversi droni da ricognizione, 30 in tutto.

Il COA sta facendo le cose in grande per l’evento il che significa un bel po’ di lavoro per noi.

A terra cercheranno di creare quanti più problemi possibili ai loro sistemi elettronici ma su di noi graverà parecchio lavoro.

Useremo le folgori per condurre un attacco da due lati, in modo da dividere le forze nemiche e spingerle ad aprire le maglie delle loro difese. Saranno i nostri uomini sul posto che elimineranno fisicamente i bersagli.

L’idea è questa il piano va studiato ancora e ancora ma abbiamo un mese di tempo per sistemare gli ultimi dettagli il che significa, signori, che da questo momento ci metteremo anima e corpo su questo lavoro.

I missili di Sermoneta ci garantiranno una buona protezione dai loro missili e l’Egida del Folgore ci garantisce notevole resistenza all’artiglieria pesante. Le loro protezioni non possono competere con il Crocea Mors ma dovete ricordarvi che non abbiamo colpi infiniti e che l’arma ha i suoi limiti.

Per ora è tutto, direi che possiamo concederci una doccia ed un pasto caldo.

Ci rivedremo tra due ore con il resto del gruppo per parlare ancora della missione.”

Scarano si congedò salutando marzialmente, i suoi occhi da rapace inquietanti come sempre.

Remo invece rimase e, dopo aver visto allontanarsi l’altro, si rivolse ad Alessandro in tono franco e senza preamboli, “è un suicidio.”

“Accidenti se vai dritto al sodo,” rispose quello con un sorriso divertito.

“Il piano fa acqua da tutte le parti e tu lo sai. Godiamo di un vantaggio tecnologico che però non ci da la supremazia assoluta, non con tutti questi armamenti in campo e senza contare che sanno che stiamo arrivando. Hanno capito che tutte le missioni precedenti di Minerva erano finalizzate al potenziamento del Folgore e la spia che c’è tra noi a quest’ora avrà sicuramente avvertito chi di dovere.”

“Non hanno mai avuto modo di conoscere nel dettaglio le nostre mosse, lo sai. Se c’è davvero un traditore tra noi non gli ha mai passato che poche informazioni.”

“A loro basta sapere quale sarà il nostro prossimo obbiettivo. Le altre volte avete sempre agito seguendo le direttive di Ravenna che vi comunicava le sue direttive con breve preavviso ma ora è diverso.”

“Remo, capisco le tue preoccupazioni ma personalmente non sono convinto che tra di noi ci sia un traditore. Mi fido di ognuno dei singoli appartenenti a Minerva e forse è ora che anche tu inizi a fare lo stesso. Sei uno di noi dopotutto.”

Remo si lasciò scappare un gemito di impazienza e scosse la testa, “forse io mi fido poco ma tu e Ravenna vi fidate decisamente troppo”, detto questo anche lui si avviò verso la propria stanza.

 

La sua mente era un turbinio di pensieri che, varcata la soglia, s’interruppe al momento i cui vide Melissa Toffàn seduta a gambe incrociate sulla sua branda.

“Sei pronto al grande giorno?”, le chiese lei che indossava una semplice t-shirt bianca e pantaloni mimetici, gli anfibi tolti e sistemati diligentemente ai piedi del letto.

“Il giorno per cui questa organizzazione è nata? No. Ho già espresso i miei dubbi ad Alessandro e non mancherò di farlo con Ravenna, anche se so benissimo che non servirà a nulla.”

“No, difatti ma hai il diritto ad esprimere il tuo dissenso”, convenne lei.

“Tu non hai nessuna esitazione? Credo davvero avremo una possibilità, anche una sola, di riuscita?”

“Credo che non dovresti sottovalutare Ravenna. Ha fatto quello che molti avrebbero reputato impossibile. Ha sottratto un arma sperimentale dalle mani dei servizi segreti, praticamente sotto il loro stesso naso e poi ha ripetuto una seconda volta l’impresa, e se non sbaglio c’eri anche tu, fece lei con un sorriso birichino, hanno provato a catturarlo sguinzagliandoli dietro tutti gli uomini del CIM mentre noi ci siamo introdotti nelle loro basi, senza essere visti, sabotate dall’interno, portato il Folgore all’estero per prendere uno dei migliori progettisti di armi viventi e fatto tornare l’arma indietro senza problema alcuno. Non ho dunque motivo di essere fiduciosa?”

“Avete fatto tutto questo, è vero, e Ravenna è un uomo a dir poco geniale, si è rivelato un grande stratega e pianificatore ma siete riusciti in tutto questo anche per il vantaggio della segretezza e dell’imprevedibilità dei vostri scopi ora è diverso, potreste non possedere più tale privilegio e se loro si aspettano il nostro arrivo alla Fiera, ci sarà ben poco che potremo fare, Folgore o meno.”

“Ne abbiamo due ora”, disse allegramente lei.

Remo le si fece d’appresso, “non possiamo pensare seriamente di combattere contro tutto quanto il mondo”, replicò lui tristemente.

Lei aprì le gambe e lo afferrò con esse, attirandolo a sé e stringendolo in una morsa dalla quale l’uomo, ne era consapevole, non sarebbe mai riuscito a liberarsi con facilità.

“Tu non hai voglia?”, chiese lei in un sussurro.

“Non dirmi che questa situazione ti eccita?”, c’era un po’ di sorpresa e preoccupazione in quella domanda.

“Mi dovresti aver imparato a conoscere, no? Cosa sono per te?”

“Cosa vuoi dire?”

“Non giocare a questo gioco con me”, aveva pronunciato quelle parole come un monito che l’altro non intendeva sottovalutare o prendere poco seriamente.

“Mi confondi e mi spaventi. Mi hai rapito, portato qui, sei stata per un periodo uno dei miei carcerieri…”

“Ma ora non più perché sei rimasto con noi di tua sponte, no?”

“Ma se ci ripensassi sappiamo entrambi che non esiteresti un secondo a piazzarmi un proiettile nella nuca.”

“Nel tuo caso preferirei infilarti un coltello tra le costole. Arrivati a questo punto un tuo tradimento lo prenderei più come un fatto personale che non altro.”

“Delle volte mi chiedo se io sappia veramente chi tu sia. Non sono sicuro di aver mai visto la vera Melissa.”

“Difatti non l’hai fatto. Hai solo intravisto alcuni scorci.”

“Quello che lasci trapelare di te mi piace e mi attrae fortemente”, fatico nel dirlo mentre lei iniziò a passare la punta della lingua muovendola in minuscoli circoli al limitare delle sue labbra.

“Non abbastanza da farti dire se vuoi o no stare con me.”

“Credevo fossi uno spirito libero.”

“Sono uno spirito libero ma l’idea di avere una relazione seria non mi spaventa. E tu?”

“Io vengo da un matrimonio finito male.”

“Non è un buon modo per proseguire questa conversazione, lo sai?” era indubbiamente divertita dalle resistenze che lui, sempre più timidamente e con meno convinzione, metteva in campo.

Morse leggermente il suo mento passando la mano tra i suoi capelli. Lui iniziò ad ansimare, chiuse gli occhi e finalmente si lasciò andare.

 

6

 

Alessandro Benedetti fece il suo ingresso in quello che il Professor Elio Costante Ravenna definiva “il suo studio”, quella che doveva essere stata una postazione per l’ascolto di segnali radio dove la console era stata riadattata per fungere da scrivania, con una semplice tavola di legno laccato posata sopra, adornata da una pianta di gerani, una foto della moglie di Ravenna in una cornice d’argento, e su cui stavano una cartellina piena di documenti ed il portatile di Ravenna.

Alessandro sorrise nel vedere Ravenna intento nel giocare a Tetris sul portatile, “immagino che non te lo aspettassi”, sorrise l’ingegnere fondatore di Minerva distogliendo lo sguardo dallo schermo, gli occhiali calati sul naso per non affaticare gli occhi.

“Me l’aspettavo intento nella lettura di un qualche libro a dire il vero”, ammise Alessandro accomodandosi su di una sedia in risposta ad un cenno dell’uomo che, più di tutti, aveva considerato una guida nella sua vita.

“Ho finito tutti i libri che sono riuscito a portarmi dietro e, lo confesso, sono un patito di video-giochi, soprattutto quelli vecchi. Sai, mia moglie mi regalò una Console Coleco per il nostro decimo anniversario di matrimonio.  La comprò negli USA alla fine di una serie di lezioni che tenne al MIT. Era considerata, nel suo campo, una delle ricercatrici più giovani e promettenti. Già allora i suoi studi sui dispositivi gaussiani aveva suscitato grande interesse. Io ricordo solo che era bellissima, disse indicando con un lieve movimento del capo la foto, affascinante ed intelligente. Quando scartai il pacco mi sentivo come un bambino a Natale. Adoravo l’elettronica e al tempo quello era considerato un dispositivo all’avanguardia nel campo della ludica. Mi chiedevo cosa avessi fatto per meritarmi un angelo come quello”, la sua voce era venata da una dolce malinconia e riempita da un amore che sembrava non conoscere fine, nemmeno quella che la morte pareva sancire.

Alessandro assentì con il capo, “lei è stato davvero fortunato, Signore. Non tutti hanno la fortuna di vivere una storia così.”

Ravenna sorrise, “sai qual è l’ultimo libro che ho letto?”

“Nossignore, non ne ho idea.”

“Il Don Chisciotte, un’edizione tascabile economica e non quella Ibarra che sempre il mio angelo mi regalò per i nostri 25 anni. Quella non ho potuto portarla con me e comunque qui non sarebbe stato un posto adatto per qualcosa di così prezioso e delicato. Comunque il tascabile che Quattrini ha gentilmente comprato per me ha fatto il suo dovere. Sai cosa mi piaceva di quel personaggio?”

“Mi dica Signore”, fece con vivo interesse Alessandro.

“Il suo ostinarsi a combattere per quella che molti avrebbero considerato una causa persa, il voler credere che il mondo potesse essere un posto migliore ove erano gli alti ideali di una cavalleria defunta da tempo insieme ad essi ad essere la regola e non l’eccezione. Non importa quanto le sue imprese siano destinate inevitabilmente a fallire, non importa il fatto che è l’epoca stessa nella quale vive a decretarne la sconfitta. Lui si rialza sempre, incurante di tutto e tutti, dedito completamente al suo sogno, anche se è un sogno delirante.”

“Signore, è così che si vede? Come un Don Chisciotte?”

“Non ho questa pretesa. Lui era un uomo buono, malato ma onesto e buono. Io non posso dire altrettanto della mia persona”, sorrise debolmente e stancamente.

“Pensa che la sua impresa sia destinata alla sconfitta? O che i suoi ideali siano un sogno delirante?”

“Penso che ci scontriamo con un mondo molto più cattivo e martoriato di quanto noi stessi non siamo disposti ad ammettere. Penso che in comune al buon Alonso ho l’aver dedicato questa impresa alla mia Dulcinea”, lo sguardo si posò nuovamente sulla foto, indugiando con tenerezza su di essa.

“Io penso che lei, con rispetto parlando, abbia avuto le palle per fare quello che andava fatto da un bel pezzo. Ha dato uno schiaffo in faccia a quegli imbecilli anestetizzati, troppo interessati ai giochi di politica per fare il proprio dovere ed è per questo che ora la temono. Ha sbattuto in faccia loro la realtà, la loro inettitudine, il loro non essere invincibili o intaccabili come credevano. La sua Dulcinea può essere orgogliosa di lei”, sorrise lui convinto.

Ravenna lo fissò negli occhi quasi con gratitudine per quelle parole, “tu sei uno degli uomini più arguti che io conosca, ragazzo mio. Mi hai seguito fin qui senza far domande ma sono certo che qualcuna tu te la sia posta.”

“Si”, ammise lui.

“Sai anche tu che il piano così come l’ho esposto fino ad ora presenta diverse falle.”

“So che non ci sta portando a lottare con i mulini a vento”, disse in tono deciso.

Ravenna assentì soddisfatto, “molto bene.  Sai qual è dunque l’altra differenza tra me è Don Chisciotte?”

“Lei è lucido, Signore. Sa bene quello che sta facendo.”

“Sai perché Remo è con noi?”

Alessandro rimase in silenzio per qualche istante, “confesso che non ne ho la minima idea.”

“Anche tu pensi che l’averlo reclutato sia stata una mossa avventata?”

“Lo ha fatto con una ragione precisa, di questo ne sono certo.”

“Non ti sbagli. Una ragione c’è, Alessandro e non è detto che ti piacerà. Tu provi delle simpatie per lui, vero?”

“Signorsì ma indipendentemente da queste, Signore, eseguirò i suoi ordini. Qualsiasi essi siano”, disse con grande serietà e determinazione.

“Ho bisogno di te, Alessandro. Ora più che mai. Il momento si sta avvicinando, tutto quello per cui ho lottato, per cui ho voltato le spalle alla mia carriera, alla mia vecchia vita, alla possibilità di rivedere la casa dove ho vissuto tanti momenti felici con mia moglie, la possibilità di rivedere i miei stessi figli ed i miei nipoti. Quando l’ora arriverà, dovrai eseguire i miei ordini. Qualsiasi essi siano. Mi capisci?”

“Non dubiti di me, Signore. Sono con lei, sempre.”

Ravenna sorrise soddisfatto. Era giunto il tempo di condividere con il suo uomo più fidato il piano che sin dall’inizio aveva ideato. Il piano per dare al mondo una possibilità di sopravvivere e non affondare nelle barbarie che sembravano premere alle porte.

 

 

Continua.