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Presenta:

 

 

Da un’idea di Yuri Lucia

 

 

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Di Yuri Lucia

 

 

OPERAZIONE TEMPESTA

 

N3 pt I

 

 

S’abbatte una folgore.

 

 

1

 

20 Maggio 2015, il luogo noto come La Grotta – In qualche parte tra Umbria e Toscana

 

 

Melissa Toffàn si lasciò scappare una risata quando vide che Remo Rizzato, allungatosi per prenderle un bicchiere d’acqua, quasi perse l’equilibrio, rischiando di finire sul pavimento. Sarebbe stata una breve corsa ma il risultato non avrebbe di certo perso comicità per questo agli occhi della ragazza.

“Sei poco gentile a sghignazzare sulle altrui sventure. Potresti darmi una mano a risalire?” Remo si stava puntellando con un braccio e aveva l’aria di chi fosse poco contento della propria posizione.

Lei lo afferrò per la spalla e lo riporto sulla brandina.

“Non prendertela. È che eri così buffo mentre lottavi per non sbattere il tuo bel faccino in terra.”

“Ma davvero?”

“Davvero. Ti dispiace se fumo?”

“Di solito non amo chi lo fa a letto ma se è tuo costume per rilassarti dopo il sesso, fai pure.”

“Come sei accondiscendente.”

“Tutto sommato rimango tuo prigioniero.”

Lei rise divertita: “Pensavo ti fossi ormai unito volontariamente alla causa.”

“Siete voi a non pensarla così. Non mi è sfuggito come il team degli armadi mi guarda. Né tanto meno loro si sono preoccupati di nascondere i propri pensieri riguardo la mia presenza qui e per quanto riguarda il resto della truppa, nonostante i modi amichevoli, si capisce che non vi fidiate di me.”

“Quello che pensiamo di te ha poca importanza. Gli passò l’indice sul labbro inferiore, indugiando un po’ su di esso in un gesto di tenerezza. Il Professor Ravenna ti voleva qui è questo è tutto ciò che conta.”

“Vedo che non ti affanni nemmeno a far finta di fidarti di me, le rispose un po’ piccato, e per quanto riguarda il Professore, potrà anche avermi voluto qui ma non è certo così ingenuo da spalancare le porte del regno al primo venuto.”

“Di cosa ti lamenti? Lo ammonì scherzosa lei. D’accordo, sei in prova, ma tutto sommato non ti trattiamo mica male, non credi? Ci sono stati prigionieri trattati molto peggio di te nella storia dell’umanità e poi, credimi, quando capirai il disegno del Professore, sarai completamente d’accordo con lui. Dentro di te una voce ti dice ‘è un terrorista, un terrorista fuori di testa e tu lo stai fiancheggiando anziché scappare e denunciarlo, rivelando dove si trova il suo pericoloso covo, l’enfasi data a quelle parole ed il tentativo di imitare il suo accento romano strappò nonostante la situazione un sorriso a Remo, ma le cose, mio bello scienziato, non sono mai come possono sembrare ad una prima occhiata e sono convinta che se sotto, sotto non avessi avuto anche tu motivo di crederlo, avresti già tentato qualche colpo di testa.”

“Forse.” Ammise lui.

“Quel forse è l’inizio di tutto. Lo è stato per ognuno di noi anche se, a differenza di te, abbiamo  avuto tempo e modo di capire che lui aveva ragione. Sei arrivato quando gli eventi ormai si stanno succedendo rapidamente e per questo siamo ben disposti verso di te, nonostante tutti i tuoi dubbi.”

“Grazie.”

“Il che non significa che, per l’appunto come dicevi tu, ti apriremo le porte del regno subito. Dovrai comunque guadagnarti il tuo mazzo di chiavi e lo farai dimostrandoci se sei o no un uomo d’onore.”

Lei posò il capo sul petto di lui e Remo la strinse a sé. Gli piaceva il suo profumo. Lavanda, un’essenza molto delicata e lieve, poche gocce appena che non coprivano l’odore della pelle ma si mescolavano ad essa rendendolo solo più appetibile. Melissa si girò su di un fianco e lui non resistette, andando a cercare con la mano una delle sue belle e morbide natiche. Al tatto erano rotonde ed elastiche e non resistette alla tentazione di dargli un pizzicotto che suscitò in lei un nuovo moto di ilarità.

“Hai ancora voglia?”

“Si.”

“Era molto che non lo facevi?”

“Troppo tempo.”

“Sei carino. Come mai dopo tua moglie non hai avuto altre compagne?”

“Ho avuto qualcuna, sporadicamente ma soffrivo troppo.”

“La domanda era troppo personale?”

“Chiederlo ora è come chiudere la stalla dopo la proverbiale fuga dei buoi, non credi?”

Risero entrambi.

“Se mi facessi perdonare con una replica del balletto di prima?”

“Non avrei nulla da obbiettare.”

Lei gli salì sopra ed iniziò a strofinare il suo pube contro il ventre di Remo che fu attraversato in quel momento da un potente brivido, un brivido che si spanse piacevolmente dalla schiena fin nel suo cervello.

 

Remo s’infilò un paio di pantaloni ed una camicia che gli erano state comprate su ordine di Ravenna. Mise su anche un giacchino procuratogli per via del freddo che faceva nella base segreta di Minerva. Gli avevano portato biancheria pulita, altre due paia di pantaloni della sua misura debitamente accorciati, t-shirt, magliette, una giacca a vento ed un giaccone pesante, persino due pigiami. “Non si può certo dire che mi abbiano lasciato in mutante”, tentò di ironizzare con sé stesso. Melissa aveva lasciato la sua stanza, il che significava che il resto della squadra avrebbe saputo che tra loro era successo qualcosa. Dubitava che uomini grandi, grossi e vaccinati potessero credero che avessero passato due ore insieme a parlare del tempo. Come l’avrebbero presa? Alcuni di loro bene, altri male, altri non ci avrebbero fatto troppo caso probabilmente ma capire chi rientrava in quale categoria non era semplice come potesse sembrare. Le dinamiche dei rapporti personali all’interno di Minerva ancora non gli erano completamente chiari.

Aveva pensato che Melissa, per via del suo ruolo, potesse essere l’infiltrato di cui sospettava ma durante il loro ‘colloquio’ privato non aveva accennato a nulla che potesse insospettirlo.

Che temesse d’essere ascoltata? Magari c’erano delle cimici lì.

Stai diventando paranoico”, si rimproverò mentalmente.

Un informatore doveva esserci ma l’averne rivelato l’esistenza poteva averlo spiazzato.

Aveva giocato d’azzardo ma non poteva fare altrimenti se voleva guadagnarsi la fiducia di Ravenna e scoprire quale fosse il suo vero piano.

A cosa punti veramente, Professore?” Non espresse ad alta voce quella domanda.

Uscì dalla sua stanza e incontrò quasi subito lo sguardo di Parisi, e l’espressione sul suo volto era lontana dall’essere definita ‘amichevole’. L’incursore si alzò e Remo non poté far a meno d’essere impressionato dalla mole, costituita in gran parte da muscoli, che cominciò ad avanzare tra di loro.

Ci siamo,” pensò preoccupato, forse ho trovato qualcuno che aveva delle mire su Melissa”, quando il Sergente arrivò a pochi passi da lui vide un oggetto volargli contro, oggetto che istintivamente prese al volo e frapposto fra lui e Parisi, c’era un casco. Uno dei caschi dei piloti del Folgore.

“Remo, sei pronto per un giro?” Alessandro, il pilota, sorrideva poco distante, tenendo stretto al fianco il proprio casco, già indosso la tuta da volo.

“Fare un giro ora, è la cosa che più desidero al mondo.” Parisi non gli staccava gli occhi di dosso, nemmeno quando raggiunse Alessandro. “Salvato dalla campanella”, disse a sé stesso.

 

Nell’abitacolo del Folgore, Remo avvertì un senso di sicurezza che da giorni gli era sconosciuto, quasi tutte le cose fossero al posto giusto. Era lui il padre di quel mostro volante ed era come se avvertisse che lì nulla potesse accadergli. Era così che si sentiva Martino Scarano? L’artigliere dagli occhi di rapace provava le stesse cose quando entrava dentro il Folgore?

“Mi hai salvato prima.” Ammise con gratitudine Remo.

“Sergio è un buon diavolo ma prende troppe cose sul personale”, replicò con noncuranza l’altro.

“Intendi il fatto che sia andato a letto con Melissa?” Chissà se Alessandro ne era già a conoscenza, si chiese ma in una base tanto piccola era difficile che non fosse così.

“Sei andato a letto con Melissa?” Pareva genuinamente divertito dalla cosa ma non c’era sorpresa nelle sue parole.

“Direi che più che altro lei mi ha portato a letto.”

Alessandro accese la strumentazione di bordo, controllando un panello dopo l’altro con accuratezza e diligenza, come suo solito.

“Melissa è una donna molto bella. Non bella come una fotomodella o un’attrice. Ha dalla sua la bellezza sottile che viene dal fascino. Tutti, quando l’abbiamo conosciuta, ci abbiamo fatto un pensiero sopra. Tutti tranne Ravenna e Martino. Il Professore non è tipo da andare dietro a quelle che potrebbero essergli figlie e Martino, beh, a parte l’artiglieria gli piacciono le tettone e le culone.”

“Davvero?” Fu Remo ad esprimere sorpresa. Non riusciva a pensare a Martino come ad un essere umano con voglie e bisogni tipici delle persone normali. Sembrava che l’unica cosa che gli importasse fossero gli armamenti del Folgore.

“Concentrati, oggi sei tu alla guida. Premette uno switch, commutando i comandi di guida alla postazione di Remo. Non pensare che gli uomini di Minerva abbiano fatto voto di castità. Semplicemente non possiamo dare sfogo ai nostri desideri quando vogliamo. Inoltre, per questioni legate alla professionalità, abbiamo fatto un mutuo accordo: Melissa non si tocca; c’è il rischio di rimanere troppo coinvolti sul piano personale. Parisi è innamorato di lei, o almeno così credo. Quell’armadio grande e grosso ha un cuore, un cuore più tenero di quanto non dia a vedere. Sei pronto?”

“Si.” Remo avviò i motori del Folgore e cominciò a farlo ad avanzare fino a raggiungere il pozzo di decollo. Fece variare l’assetto delle eliche in modo da iniziare la salita. Immaginarsi Sergio Parisi come un uomo capace di pensieri romantici gli risultava davvero difficile.

“Oggi faremo un bel giro e ripasseremo le manovre più importanti.”

“D’accordo.” Alessandro era divenuto il maestro di volo di Remo. Ravenna era stato chiaro: Remo doveva imparare a volare come Alessandro. Remo sapeva pilotare gli elicotteri e lo faceva piuttosto bene ma Alessandro era su un altro piano. Quando Alessandro manovrava il Folgore, allora tutte le potenzialità di quella meravigliosa, terrificante arma parevano manifestarsi al loro massimo.

Non serviva molta immaginazione per capire che Alessandro era comunque in grado di pilotare al meglio qualsiasi altro tipo di elicotteri, solo che quando sedeva sul sedile del Folgore sembrava davvero in grado di poter compiere qualsiasi impresa.

“Stai attento al terreno sotto di te e continua a volare in modalità elicottero. Stai attento anche a Parisi.”

“Credi potrebbe cercare di accopparmi?”

“Non lo credo. Ne sono certo.” Disse con allegria.

 

 

2

 

20 Maggio 2015 – La base del CIM nei pressi di Milano

 

Il Capitano Mazzati evitò per poco un operaio che stava trasportando dell’attrezzatura con un muletto. Questi s’affrettò a scusarsi ma il giovane Capitano lo rassicurò con un cenno della mano e aggiunse, “scusami tu, ero preso dai miei pensieri”, gli elargì un sorriso rassicurante e riprese il proprio cammino. I lavori per l’istallazione dei nuovi sistemi di sicurezza proseguivano da due giorni. Il Colonnello voleva che quella base fosse a prova di infiltrazione. Mazzati non riusciva a smettere di pensare alle sue congetture e riuscire a capire il vero obbiettivo di Ravenna per lui era divenuta una priorità assoluta. Tra l’altro era preoccupato per Remo. La mancanza di notizie da parte di quest’ultimo era tutt’altro che rasserenante.

Gli sembrava un tipo sveglio ed in gamba ma mandarlo come spia tra gli uomini di Minerva forse era stato un azzardo, un azzardo che magari aveva pagato con la vita.

No, Ravenna non l’avrebbe ucciso a sangue freddo. Non era il tipo. Magari l’avrebbe sequestrato ma non ucciso o almeno così si ripeteva.

Fece lo slalom tra alcuni scatoloni e si disse che il Colonnello non sarebbe stato contento di tutta quella confusione. Avrebbe parlato con il capo operaio avvertendolo di procedere in modo più ordinato nel proprio lavoro. Non amava stare con il fiato sul collo alle persone ma gli sarebbe dispiaciuto vedere quell’uomo fatto oggetto dei rimproveri del suo superiore. Il Colonnello Stabile era una brava persona ma non era molto tollerante nei confronti di certe cose.

Alla fine, lo raggiunse nel Cento di Comando. Lo trovò esattamente come lo aveva lasciato: intento a studiare una mappa che riportava tutti i luoghi in cui Folgore Celeste si era ‘abbattuto’; una seri di puntini rossi testimoniava il potere distruttivo di quell’arma.

Il Colonnello era accigliato e aveva l’aria stanca, sebbene paresse tutt’altro che intenzionato a cedere. Era una questione di dovere e non solo. Stabile aveva lavorato a stretto contatto con Ravenna e non gli aveva perdonato il tradimento perpetrato ai danni del Progetto Ercole.

L’uomo poteva anche fingere che non fosse così ma Mazzati lo aveva capito quanto bastava per sapere quando qualcosa lo coinvolgeva a livello personale e la questione Ravenna lo coinvolgeva molto su quel piano.

“Lei vede lo stesso schema che vedo io, vero?” Chiese Stabile.

“Sta chiaramente seguendo una sorta di cammino di tipo iniziatico, rispose con franchezza Mazzati, ogni passo lo porta a divenire più forte. Un po’ come lo dodici fatiche di Ercole. Quell’uomo ama i simbolismi e se poi questi si sposano con obbiettivi concreti, meglio ancora.”

“Dodici fatiche e fino ad ora quante ne ha compiute?”

“Dieci.”

“Se la sua intuizione è giusta, ne mancherebbe solo una prima della sua mossa finale.”

“Lei ha un’idea di quale possa essere?”

“Ne parleremo tra un momento. Voglio prima chiederle, secondo lei qual è il prossimo potenziamento che cercherà.”

Samuele si aspettava quella domanda: “Qualcosa di connesso all’obbiettivo successivo, come tutti gli altri. Voleva essere certo di riuscire in un’impresa particolarmente difficile, persino per il Folgore. Gli serve qualcosa per potenziarlo ulteriormente.”

“Cosa c’è di più potente di una folgore.”

Solo allora Samuele Mazzati capì: “ammesso e non concesso che l’obbiettivo sia quello, potremmo spostarlo dal deposito e portarlo in una località segreta.”

“Località segreta che troverebbe comunque. Quell’uomo non è stupido e da tempo sospetto che Minerva non sia solo quella che conosciamo.”

“Uomini qui?” Samuele espresse con prudenza quel dubbio.

“Lei è intelligente, Capitano. Sa benissimo che questo spiegherebbe il suo essere sempre davanti a noi. Credevamo di sapere tutto sul nostro personale ma potrebbe essere quello che lui vuole farci credere. Trasferiremo il suo ‘obbiettivo’, solo per tendergli una trappola.”

“Vuole portarlo allo scoperto.”

“Potrebbe essere l’ultima occasione che abbiamo. Si sollevò dal grande tavolo-schermo su cui era piegato e porse a Mazzati una busta, busta già aperta. Sopra c’era quello che rimaneva di un sigillo che conosceva bene e che indicava massimo livello di segretezza. Queste notizie sono ‘classificate’ ma ancora per poco. Saranno presto di dominio pubblico ma temo che Ravenna già sapesse in qualche modo.”

Samuele estrasse i fogli all’interno del plico e li lesse con grande attenzione.

“Mio Dio …” riuscì solo a mormorare.

“Quello è il suo obbiettivo finale. Il colpo più ardito mai tentato nella storia del terrorismo e Folgore non gli basta. Nemmeno con gli attuali potenziamenti. Vuole di più, vuole essere certo di riuscire nel suo intento e lanciare un messaggio a tutto il mondo.”

“Non può essere così…”

“Folle? O determinato? La follia di cui soffre Ravenna è una follia lucida che non ha alterato le sue facoltà intellettuali. Lo ha ampiamente dimostrato in questi mesi. Se c’è qualcuno che può riuscire in tale impresa quello è proprio lui.”

Samuele Mazzati rimase lì, ad osservare basito la comunicazione segreta ricevuta dal CIM, chiedendosi se fossero o no in grado di fermare quell’uomo.